5
colpisce un singolo territorio ma minaccia il mondo intero
attaccando ovunque e in qualsiasi momento ed è in questo caso
religioso perché è di matrice islamica. Al Qaeda è un gruppo
terroristico moderno poichè utilizza telefoni cellulari, computer
portatili, siti internet, e inoltre ha capito che le nuove guerre sono
scontri spettacolari in cui la diffusione delle immagini da parte
dei media è una strategia centrale
2
.
Nel secondo capitolo verrà preso in esame il rapporto tra
terrorismo e comunicazione per capire qual è stato il ruolo
giocato dai media nelle varie strategie comunicative organizzate
da Bin Laden per terrorizzare il mondo a colpi di video messaggi
trasmessi sull’emittente satellitare araba Al Jazeera. In seguito,
dopo aver definito il cyberterrorismo ci si concentrerà
sull’analisi dell’uso di internet da parte delle organizzazioni
terroristiche islamiche.
Nel terzo capitolo si parlerà esclusivamente del network
satellitare arabo Al Jazeera poiché ha giocato, e continua a farlo,
2
Amadori A. Bin Lade. Chi è, cosa vuole e come comunica il profeta del terror. Libri
Scheiwiller, Milano 2002
6
un ruolo fondamentale nel far conoscere al mondo tutte le
vicende legate ad Al Qaeda, Bin Laden e la Jihad Globale.
Nel quarto ed ultimo capitolo, verranno presi in considerazione
gli effetti causati dai media e in particolar modo da Al Jazeera
nel rapporto tra potere politico e opinione pubblica mondiale.
7
Capitolo I
1.1 Il concetto di terrorismo
Per un’esauriente trattazione dell’argomento in esame è
necessario individuare preliminarmente una definizione del
termine terrorismo. La questione della definizione di terrorismo,
che fino ad oggi non ha trovato una soluzione definitiva, è
tornato recentemente di attualità in seguito al dilagare del
terrorismo islamico anche all'interno dei Paesi occidentali e alla
individuazione in Italia di persone e gruppi organizzati, collegati
ad organizzazioni, operanti all'estero, responsabili di crimini di
natura terroristica. Individuare una definizione precisa ed
esaustiva del concetto è impresa ardua, in quanto il fenomeno
può realizzarsi secondo modalità estremamente diverse, in
relazione sia alle ideologie che lo sottendono, ai territori in cui
vengono realizzate le azioni terroristiche ed alle diverse questioni
geopolitiche che attualmente caratterizzano la situazione
internazionale
3
. Non è semplice cogliere quali siano gli elementi
3
Bonanate L. Terrorismo Internazionale. Giunti, Firenze 2001
8
che consentono di qualificare un determinato episodio come un
atto di terrorismo.
La stessa percezione del fenomeno è non solo soggettiva (un atto
può essere percepito da alcuni come tipica espressione di
terrorismo, da altri come semplice forma di resistenza o protesta
di natura politica), ma è anche mutevole a seconda del periodo
storico e del contesto socio-politico al quale si fa riferimento, dei
diversi orientamenti politici esistenti. Nel nostro ordinamento si è
sviluppata una nozione di terrorismo di natura per così dire
sociologica, secondo cui l’atto terroristico sarebbe un atto
violento e intenzionale, rivolto contro un soggetto che ricopra
una carica istituzionale o contro soggetti indeterminati,
finalizzato a diffondere il terrore nella collettività e determinato
da ragioni politiche, purché non destinato all'eversione
dell'ordinamento democratico, vale a dire al sovvertimento delle
istituzioni democratiche di uno Stato. A livello internazionale,
sono numerosi gli strumenti elaborati al fine di contrastare il
fenomeno del terrorismo, nell’ambito dei quali un ruolo centrale
è rivestito dalla Convenzione europea per la repressione del
9
terrorismo, adottata a Stasburgo in seno al Consiglio d'Europa il
27 gennaio 1977
4
, la quale può essere considerata come un primo
approccio sistematico al problema.
La predetta Convenzione, in particolare, ha imposto agli Stati
aderenti (tra cui l'Italia) di adottare discipline volte ad agevolare i
procedimenti di estradizione. Ma occorre ricordare anche i
numerosi accordi che hanno consentito di disporre misure per il
congelamento dei beni e delle risorse finanziarie di taluni
soggetti ed organizzazioni, di ravvicinare le diverse legislazioni
nazionali in materia di reati terroristici. È pur vero che già alcuni
anni prima, gli Stati nazionali avevano iniziato a cooperare tra
loro per individuare degli strumenti di lotta al terrorismo, ma
nella maggior parte dei casi si era trattato di convenzioni che
avevano ad oggetto singole questioni e che, quindi, avevano
affrontato il problema in modo settoriale ed inadeguato
5
. Ebbene,
nonostante gli accordi internazionali intervenuti in materia di
terrorismo e la emanazione della predetta decisione quadro
dell'Unione europea sulla lotta contro il terrorismo , non esiste
4
Convenzione europea per la repressione del terrorismo, Strasburgo, 27 gennaio 1977
5
www.admin.ch
10
una definizione unica e indiscussa di terrorismo internazionale,
ma piuttosto una serie di parametri di valutazione che consentono
di accertare di volta in volta la sussistenza della finalità di
terrorismo internazionale.
Se si vuole, comunque, individuare una definizione in senso lato
di terrorismo, questo può essere inteso come l’insieme di tutte le
azioni compiute nell'ambito di lotte armate che non siano intese
semplicemente a colpire le forze armate avversarie, ma a
diffondere piuttosto la paura, il senso di disagio ed insicurezza
fra le popolazioni civili
6
. In tal senso l’attività terroristica è stata
sempre usata in passato al fine di indebolire la resistenza e la
volontà dei popoli nemici. Nella Seconda Guerra Mondiale
l'arma aerea è stata ampiamente usata al fine di terrorizzare le
popolazioni e fiaccarne, così, la resistenza, si pensi ai
bombardamenti tedeschi sull'Inghilterra e su Londra, in
particolare, che non venivano utilizzati per colpire postazioni o
insediamenti militari ma unicamente al fine di spargere il terrore
tra la popolazione civile ed indurre la Gran Bretagna alla resa.
6
Baudrillard J. Lo spirito del terrorismo. Mondatori, Milano 2002
11
Ma si possono ricordare anche i più terrificanti bombardamenti
atomici delle città giapponesi di Tokyo e Nagasaki
7
. L'elenco
potrebbe continuare ancora a lungo. In genere, però, nell’attività
di studio e ricerca si tende a restringere il concetto di terrorismo,
riferendolo all’azione di gruppi irregolari che non sono
inquadrati nell’ambito di strutture militari, i quali svolgono
azioni violente giungendo anche ad uccidere civili inermi. In
genere gli studiosi considerano come due gli elementi
costantemente presenti nel terrorismo: la politicità del fenomeno
e il ricorso sistematico alla violenza organizzata. Il terrorismo
8
è,
dunque, un fatto politico, alla base del quale vi è sempre una
motivazione di carattere ideologico. Esso si caratterizza, inoltre,
per una condotta particolarmente violenta, tale da indurre la
paura in un intero corpo sociale, creando al tempo stesso una
notevole sfiducia verso le istituzioni. Il terrorismo può, dunque,
in conclusione essere definito come un metodo di lotta fondato
sul sistematico ricorso alla violenza, con particolari connotazioni
oggettive e soggettive. Dal primo punto di vista esso si distingue
7
Rizzoli-Larousse. Enciclopedia multimediale. 2002
8
Fossati M. Terrorismo e terroristi. Bruno Mondadori, Milano 2003
12
per la modalità della condotta, la qualità della persona offesa
l'entità del danno e per il suo perdurante effetto nell'ambito
dell'assetto sociale. Esso è, infatti, caratterizzato dalla capacità di
colpire chiunque appartenga ad una data categoria sociale ed in
qualunque momento, secondo logiche spesso imprevedibili ed
anche a volte incomprensibili, per lo meno in un primo momento.
Sotto il profilo dell’elemento soggettivo, invece, si
contraddistingue per la motivazione ideologica che lo sorregge.
Alla base, dunque, vi è non tanto la politica, quanto l'ideologia,
potendosi avere manifestazioni terroristiche che non si
inseriscono in alcuna strategia politica, ma comunque sempre
ispirate da una motivazione ideologica. Per quanto poi, più
specificatamente, riguarda la condotta, è possibile osservare che
l'efferatezza e l'uso di tecniche particolarmente sanguinose
possono accompagnare qualunque altro tipo di reato, non
necessariamente di stampo terroristico. Tali elementi, tuttavia,
assumono in quest'ultimo caso una connotazione particolare,
trattandosi spesso di manifestazioni simboliche, realizzate più per
impressionare l'opinione pubblica, piuttosto che per ottenere
13
risultati concreti. Quest’ultimo aspetto consente di comprendere
quale importanza rivesta l'uso della stampa e dei mezzi di
comunicazione di massa per le organizzazioni terroristiche. I
terroristi, infatti, fin dall'inizio, cercano di dare la massima
risonanza possibile alle loro gesta, dando luogo così a quella che
è stata definita come eterogenesi dei fini: l'atto è compiuto non
tanto per quello che realizza in sé, quanto per fa si che gli organi
di informazione ne parlino ed che esso si trasformi in uno
strumento di propaganda ideologica
9
. Si pensi all’importanza che
la Tv araba AL Jazeera riveste per le azioni dei terroristi islamici
in Arabia Saudita, Iraq ed Egitto. Proprio tale aspetto costituisce
un’altra importante differenza tra il terrorista ed il delinquente
comune. Quest'ultimo, infatti, solitamente non ha alcun interesse
a divulgare il proprio atto criminale nell'opinione pubblica (anzi
rifugge da qualsiasi forma di clamore e pubblicità al fine di
nascondere i propri misfatti e non essere identificato), al
contrario del terrorista per il quale la pubblicizzazione delle
9
Ferri N. Il silenzio-stampa nei rapimenti e sulle operazioni terroristiche in Giust. Pen.
1979