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Introduzione
Una parte considerevole di questa ricerca è dedicata alla ginnastica ritmica.
Infatti, il primo capitolo tratta dei diversi approcci allo sport ma, aprendo alla
dimensione spaziale dello stesso, funge da ponte per parlare, appunto, della
ginnastica ritmica, in quanto se ne analizzeranno la nascita, la graduale diffusione
fino ad oggi, in cui è riconosciuta come disciplina olimpica, e in Valle d‟Aosta, e
se ne proporrà la pratica in quanto disciplina formativa in ambito scolastico.
L'intento di questa ricerca è certamente quello di capire i fondamenti dello
sport in generale e dei suoi obiettivi formativi, ma si cerca anche di perseguire tale
intento soprattutto attraverso lo studio di uno sport particolare.
Da qui la struttura di questo lavoro. Tutto il primo capitolo sarà dedicato allo
sport in generale, analizzandolo come fenomeno complesso, tracciandone un
diagramma storico e percorrendo infine la strada della sua diffusione e del suo
impatto nella società, con i suoi risvolti problematici (per esempio, il teppismo
calcistico) e le sue difficoltà (concernenti, ad esempio, il divieto olimpico alle
donne da parte dello stesso de Coubertin).
La strada della diffusione dal secondo capitolo in poi sarà la direttrice di
marcia esplicitata e chiarita, non solo sottesa ai due capitoli che seguono: essa
disegna la linea del percorso successivo della ricerca che concretamente si
interesserà, come si è detto, della ginnastica ritmica, intesa come modello per
descrivere le potenzialità dello sport, di ogni sport. Infatti la ritmica è analizzata
certamente con l'intento di farla conoscere, di farne capire la natura, ma anche di
proporla come sport praticabile nella scuola. In tal modo la trattazione sulla
ginnastica ritmica realizza un obiettivo pedagogico, perché propone questo sport
come formativo.
D'altro canto, il mettere la disciplina della ritmica in relazione con il territorio
in cui è nato, allargando lo sguardo ai luoghi e poi all'evoluzione della pratica
sportiva stessa, oltre a consentire un discorso attinente alle scienze geografiche
(già peraltro affrontato per lo sport in generale), permette un approfondimento
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della sua natura, rivelandone l'intima connessione con la musica all'interno di due
Conservatori: quello di Ginevra, tra Ottocento e Novecento, e quello di Torino
(unito però anche alla ginnastica), dei primi del Novecento.
L'analisi di questa disciplina sportiva sarà condotta, come si è detto, partendo
dal suo legame con i luoghi da cui ha avuto origine, per poi osservarne lo sviluppo
geografico. Ma saranno analizzati anche lo sviluppo tecnico e quello socio-
culturale, attraverso lo studio delle innovazioni significative che hanno dato a tale
sport il volto odierno, e la documentazione relativa ai tempi, ai luoghi, ai vari
livelli delle manifestazioni e alla consistenza numerica di praticanti e spettatori.
Prima della parte finale, che espone una proposta didattica, ho dedicato una
parte della trattazione alla Valle d'Aosta, anche guidata dall'impostazione
antropico - geografica che è una delle articolazioni tematiche importanti del mio
lavoro. In Valle d'Aosta, infatti, tale disciplina riveste un ruolo importante tra gli
sport giovanili, come rivela la presenza di ben quattro società sportive che se ne
occupano in Aosta e nei comuni limitrofi, oltre che in alta e bassa Valle. La
distribuzione nel territorio dimostra non solo una volontà tenace da parte degli
operatori, che sono tutti privati cittadini, ma soprattutto il consenso degli abitanti
che partecipano e iscrivono i loro figli ai corsi.
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1. Gli approcci al fenomeno
sportivo
1.1 Lo sport come fenomeno complesso
Da sempre lo sport è stato etichettato come fenomeno tipico delle società
moderne. È infatti dall‟istituzione delle Olimpiadi Moderne, nel 1896, che il
fenomeno sportivo, inteso come sistema coordinato e organizzato di attività
standardizzate di matrice ludico-fisica, e dal particolare spirito che lo
contraddistingue1, prende il sopravvento come fenomeno di tipo sociale,
seguendo il suo sviluppo e la sua storia naturale. Pertanto, gli elementi sportivi
relativi all‟epoca pre-moderna, sono definiti presportivi.
La riflessione sullo sport parte dalla distinzione tra questo e il gioco; lo sport,
infatti, è definito come un sistema di pratiche e interazioni caratterizzate da
serietà di atteggiamenti da parte degli attori, all’interno di un contesto
drammatico e fatidico, segnato da dinamiche di fisicità agonistica ampiamente
formalizzate e orientate alla produzione di un esito chiaro e repertabile2. In
sintesi, lo sport è orientato alla competitività, richiede come fine ultimo il
raggiungimento di un risultato, tramite regole rigidamente prestabilite. Il gioco, al
contrario, è un‟attività che ha piacere in sé, un momento ludico, non solo per i
bambini ma anche per gli adulti, come alternativa al tempo organizzato del lavoro.
Si possono distinguere differenti tipi di sport praticati:
ξ Discipline “tradizionali”;
ξ Sport “di squadra”;
ξ Attività “emergenti” (ad esempio sport equestri, pentathlon moderno,
canoa).
1
P. Russo (2004), Sport e società, Carocci Editore, Roma: pag. 7.
2
Ivi, pag. 21
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L‟interesse per lo sport è arrivato da diverse discipline che ne hanno analizzato
differenti aspetti; il fenomeno sportivo, infatti, è ricco di complesse e diversificate
sfumature che ne fanno un oggetto di studio articolato ed interessante. In effetti, la
disciplina sportiva può essere letta da diversi punti di vista, analizzandone aspetti
molto differenti tra loro. Si tratta, in sostanza, di un fenomeno multidisciplinare,
che integra discipline anche molto diverse tra loro.
Ad esempio, se facciamo riferimento all‟analisi storica, possiamo ricercare le
origini antiche dello sport in generale o delle varie discipline sportive,
ricostruendo gli aspetti fondamentali di una particolare pratica sportiva.
Si può inoltre analizzare lo sport da un punto di vista statistico-demografico,
riferendosi al numero di praticanti di un determinato settore, o al rapporto tra
sport, popolazione e numero di medaglie conquistate in un grande evento come le
Olimpiadi. In Italia, le analisi statistiche sul fenomeno sportivo sono condotte in
particolar modo dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (abbr. CONI). Inoltre,
diversi studiosi si sono occupati di ricerca demografica in relazione allo sport; in
particolare Antonio Mussino ha centrato la sua analisi sull‟associazionismo
sportivo in Italia, mentre Bruno Rossi Mori, ha comparato i dati ISTAT e i dati in
possesso del CONI in relazione alla pratica di attività fisica nel nostro paese.
Lo sport può essere letto anche da un punto di vista psicologico; la percezione
che un atleta ha di sé, il vissuto, e il modo in cui influenzano la competitività,
oppure lo sport come deterrente di problematiche di tipo sociale, alimentare.
Un grande contributo agli studi del fenomeno sportivo è stato dato dalla
sociologia dello sport, che lo analizza da un punto di vista socio-culturale, come
fenomeno tipico di alcune culture.
Gli studi dello sport da parte della geografia sono relativamente recenti, e
fanno riferimento soprattutto a ricerche nell‟ambito della cultura anglosassone; il
motivo, probabilmente, si lega sia all’origine dello sport con il più alto numero di
praticanti e simpatizzanti, il calcio, sia per il legame che lo studio del fenomeno
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sportivo ha nei confronti dell’aspetto educativo3. La pratica sportiva, infatti, è
profondamente legata al territorio e agli spazi in cui è praticata, oltre che alle
condizioni socioeconomiche di uno specifico Paese e al turismo.
Qualsiasi sport ha un legame con lo spazio circostante. Nella mia tesi ho voluto
analizzare in particolare l‟influenza della ginnastica ritmica nel territorio dove è
maggiormente seguita e praticata, descrivendone anche le peculiarità, la storia e
utilizzandola anche in una proposta didattica per la scuola primaria.
Prima però di passare alla ginnastica ritmica, è utile fare riferimento allo sport
in generale e alle sue varie sfumature, evidenziando quindi l‟aspetto
multidisciplinare citato in precedenza.
1.2 Un approccio storico
Molti Stati, nelle mitografie nazionali, tentano di rivendicare le origini e la
preesistenza di determinati sport rispetto ad altri, collegando gli antichi giochi agli
sport moderni. È il caso, ad esempio, del football, rivendicato dai francesi, dagli
italiani, dagli inglesi e dagli svizzeri. L‟unica cosa certa è che molti sport derivano
da antiche pratiche ludiche, connotate inizialmente da una buona dose di violenza
e aggressività, non solo nell‟antichità classica (Grecia e Roma), ma
quest‟approccio si protrae ancora nell‟Ottocento. Tutto ciò è dovuto soprattutto
alla mancanza (o all‟inosservanza) di regole, che invece connotano lo sport
moderno. In quel modo, il gioco cominciò a essere visto come un fattore di
civilizzazione e un veicolo di educazione4.
I primi a pensare all‟eliminazione della violenza nel gioco introducendo delle
regole prestabilite sono stati gli Illuministi, tra la fine del Seicento e l‟inizio del
Settecento. Così nell‟Europa continentale, fra la fine del Settecento e l‟inizio
dell‟Ottocento, si comincia a sviluppare una corrente di pensiero sull‟attività
3
A. M. Pioletti (a cura di) (2008), Luoghi, tempi, numeri dello sport, un approccio
multidisciplinare ad un fenomeno complesso, Pàtron Editore, Bologna. Pag. 136.
4
S. Pivato (1994), L’era dello sport, Giunti Editore, Firenze: pag. 16.
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ludica volta alla formazione di un‟identità nazionale, pensiero che prenderà piede
anche in Italia negli anni del fascismo. In Gran Bretagna, invece, all‟inizio del
XIX secolo, si delineano nuove idee sulla pratica ludica come valorizzatrice della
funzione educativa. In tal modo, gli educatori inglesi promossero norme e codici
finalizzati a regolare una serie di giochi preesistenti o nuovi.
Proprio nei college furono scritte e diffuse le regole di gran parte degli sport
dell’età contemporanea: dal rugby, al football, al polo5.
Affermatosi nell’Inghilterra vittoriana, il modello sportivo britannico si
espande con la velocità propria della nuova civiltà industriale, conquistando
dapprima le èlite e poi i ceti inferiori6.
Tra i più convinti assertori del modello educativo anglosassone troviamo il
barone Pierre de Coubertin (1863-1937), il quale riteneva che la grandezza
dell‟Impero britannico derivasse proprio dal suo sistema pedagogico, e dall‟ampio
spazio dedicato alle discipline sportive. Fu il primo a proporre una “rinascita”
degli antichi giochi olimpici, ricostruendo il mito di Olimpia; rinascita che
culminerà nell‟istituzione delle Olimpiadi moderne, la cui prima edizione fu
disputata ad Atene nel 1896.
Le modalità di diffusione dello sport fuori dalla Gran Bretagna sono le stesse
dell‟espansione industriale, nei primi anni del Novecento. L‟Inghilterra, infatti,
era vista come la realtà depositaria di usi, costumi e nuovi stili di vita, e anche
dello sport.
La pratica sportiva che più si è diffusa nel mondo è stata il football, spesso
praticata ad imitazione dei commercianti inglesi che occupavano il tempo con
questo gioco dopo lo sbarco nelle città in cui si fermavano.
5
Ivi, pag. 20.
6
Ivi, pag. 29.
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1.2.1 La diffusione dello sport in Italia
Anche in Italia ci fu un‟ampia diffusione, anche se si verificarono circostanze
diverse; il processo di sportivizzazione si verificò in condizioni originali rispetto
agli altri paesi.
(…)Lo sviluppo delle istituzioni sportive richiama, in un complesso gioco di
rispecchiamento, quello più complessivo del sistema paese, in un’epoca di
accentuata competizione tra le nazioni, ma anche di progressiva convergenza
intorno ad alcuni passaggi comuni, relativi alla costruzione di una società
borghese prima e successivamente di massa (…)7.
È a Torino che ha inizio ufficialmente la pratica sportiva, tramite l‟inserimento
della ginnastica. In particolare, nel 1833, il ginnasiarca svizzero Rudolf Obermann
(1812-1869), viene chiamato dal governo sabaudo ad insegnare ginnastica nella
Reale Accademia Militare e nella Scuola di Artiglieria a Torino. Ma già l‟anno
seguente insegna ginnastica ai figli delle famiglie ricche e benestanti, togliendo
quindi alle pratiche ginniche l‟icona esclusiva della militarizzazione.
Il 17 marzo 1844 viene fondata la Reale Società Ginnastica di Torino, diretta
appunto da Obermann ed esistente ancora oggi. Obermann contribuì, tramite un
programma tecnico per le donne, anche allo sviluppo della ginnastica femminile,
oggi quasi preminente rispetto alla maschile, ma allora poco considerata per l‟idea
della donna diffusa all‟epoca.
Con la riforma Casati8, la ginnastica viene resa obbligatoria negli istituti
d‟istruzione secondaria, e nel 1861 verrà istituito un corso magistrale gratuito
presso la Società Ginnastica Torino, che rimarrà per molto tempo l‟unica struttura
abilitante all‟insegnamento della ginnastica in Italia.
Per stimolare la creazione di nuove società ginnastiche, venne istituita la
Federazione Ginnastica d‟Italia. La federazione, con a capo Luigi Pelloux, ha per
7
A cura di A. M. Pioletti (2008), Luoghi, tempi, numeri dello sport, un approccio
multidisciplinare ad un fenomeno complesso; saggio di F. Bonini e V. Verratti, “Le istituzioni
sportive italiane: un modello in prospettiva storica”: cit. Pag. 27.
8
l. 13 novembre 1859, n. 3725.
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iscopo l’unione di tutte le forze ginnastiche e la diffusione degli esercizi e dei
giochi ginnastici quale mezzo di educazione fisica, morale e militare del paese; in
tal modo essa viene in aiuto al governo nell’attuazione della legge 7 luglio 1878
sull’obbligo della ginnastica educativa e di preparazione militare nelle scuole 9.
Con la riforma dei programmi del 1886, si comincia a parlare di “educazione
fisica” e compaiono, oltre a esercizi ginnastici, giochi a carattere sportivo, come il
football e il lawn tennis. Da un lato ci sono quindi i sostenitori del modello
britannico, legato alla ginnastica e alla scuola, e dall‟altro il mondo dello sport,
due movimenti in tensione tra loro. Già dagli anni Settanta dell‟Ottocento molte
società di ginnastica avevano aperto al loro interno sezioni di nuoto, scherma,
lotta e molte altre discipline. La Federazione Ginnastica non poteva più
controllarle, perché iniziavano a diventare autonome, con loro campionati e
regolamenti. Si cominciano così a creare le rispettive federazioni nazionali dello
sport, inizialmente deboli e come associazioni non riconosciute.
Si può quindi affermare che molte discipline sportive “nascono” dalle antiche
pratiche ginniche, e la Federazione Ginnastica d‟Italia è stata la prima
Federazione nazionale sportiva ad essere istituita. Al di fuori di questa si sviluppa
anche l‟associazionismo sportivo cattolico, con la costituzione nel 1907 della
Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane.
I primi dieci anni del Novecento sono quindi fondamentali per l‟incremento
dello sport in Italia, che culminerà con la creazione del Comitato Olimpico
Nazionale Italiano nel 1926, facente parte di un organismo internazionale, il CIO
(Comitato Internazionale Olimpico).
Tra le due guerre mondiali, le vittorie conquistate alle Olimpiadi dall‟Italia,
contribuirono ad accrescere l‟interesse delle istituzioni verso lo sport. Con il
fascismo lo sport inizia ad assumere caratteristiche di massa; l‟importanza che
Mussolini attribuì allo sport come strumento di propaganda del regime, risultò
9
A cura di A. M. Pioletti (2008), Luoghi, tempi, numeri dello sport, un approccio
multidisciplinare ad un fenomeno complesso: saggio di F. Bonini e V. Verratti, “Le istituzioni
sportive italiane: un modello in prospettiva storica” cit. pag. 31.
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evidente con lo svolgersi della Coppa Rimet, nella sua seconda edizione, nel 1934.
Fu l‟occasione per mostrare al mondo la capacità organizzativa del fascismo,
tramite la costruzione di stadi (Milano, Bologna, Firenze). Inoltre, la vittoria della
nazionale contro la Cecoslovacchia, consacrò l‟Italia tra le più alte potenze
calcistiche.
Naturalmente la stampa di regime esaltò la vittoria non solo sportiva, ma anche
legata agli ideali del fascismo rispetto a quelli della democrazia; la vittoria dell’
eccellenza atletica e spirituale della gioventù fascista proprio nella capitale del
Paese che ha identità e metodi antifascisti10.
L‟importanza che il regime fascista diede allo sport è da riferirsi non solo alla
dimensione organizzativa ma soprattutto ai risvolti ideologici. Lo sport diventò
un‟attività educativa, con lo scopo di alimentare valori in sintonia con quelli
fascisti. Vennero ristrutturate le organizzazioni di base, in particolare quelle
giovanili, mettendo fuorilegge l‟associazionismo sportivo socialista e cattolico, e
creando, nel 1928, la “Carta dello Sport”.
Nell‟Opera Nazionale Balilla l‟attività ginnica era indirizzata alla formazione
militare, così come nei Fasci Giovanili. Per gli universitari furono creati i
Littoriali dello sport, e per le donne le Piccole italiane (dai 6 ai 12 anni) e le
Giovani italiane (dai 12 ai 18 anni). In particolare, sullo sport femminile, ci
furono aspre critiche da parte della chiesa, che sosteneva che facesse assumere un
aspetto mascolino e distraesse dai doveri della famiglia e dalla cura dei figli.
Il 29 luglio 1948 lo sport mondiale si riunì per le Olimpiadi a Londra, dove
però erano assenti molte potenze di rilievo, come Giappone e Germania, sconfitte
dalla guerra e quindi non invitate, e l‟Unione Sovietica. L‟Italia, dopo un‟iniziale
preclusione da parte degli inglesi, riuscì ad essere ammessa tra le nazioni
partecipanti.
Il fascismo aveva portato con sé l‟ideale di sport militaristico ma, dopo il 1946,
sia a livello di concezione politica governativa, che nei programmi delle diverse
10
S. Pivato (1994), L’era dello sport: cit. pag. 102.
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società ginnico-sportive, si produce uno strappo definitivo con la tradizione
militarista11. Ci si sposta su contenuti diversi, come le esigenze dell‟individuo
adulto in termini di equilibrio e sanità fisica e psichica, mantenendo comunque gli
ideali legati alle finalità educative dello sport nei confronti dei fanciulli.
Anche a livello scolastico ci furono alcune difficoltà nel ripristino
dell‟educazione fisica: venne sciolta la Gioventù Italiana del Littorio e la
Ginnastica ritornò tra le competenze del Ministero della Pubblica Istruzione,
istituendo inoltre l‟Ufficio Speciale per l‟Educazione fisica. La gestione degli
impianti passò in mano ad un Commissariato denominato “Gioventù Italiana”.
La concezione dello sport mutò radicalmente nell‟era repubblicana: non era più
considerato un corruttore dello Stato o strumentalizzato per fini nazionalistici, ma
trovò il suo spazio anche nella scuola, “rubando” il possesso esclusivo al CONI e
alle Federazioni.
Nell‟Ottobre 1959 lo sport, venne infatti introdotto negli istituti scolastici,
inizialmente come facoltativo.
Il 19 ottobre del 1967, una circolare del Ministero dello sport e della gioventù
legittima la sportivizzazione dell‟educazione fisica e sportiva nei licei12. Nel 1980
l‟insegnamento della ginnastica viene reso obbligatorio in tutti gli istituti statali.
1.3 Un approccio sociologico
La sociologia dello sport è nata, così come molte altre sociologie
specialistiche, da una differenziazione. In particolare fa riferimento alle sociologie
settoriali all‟interno della dimensione delle pratiche quotidiane, dette anche
“pratiche non strumentali”, ed è in queste condizioni che si sviluppa il cosiddetto
11
P. Ferrara (1992), L’Italia in palestra, storia,documenti e immagini della ginnastica dal 1833 al
1973, La Meridiana Editori, Roma: pag. 282.
12
Circulaire du 19 octobre 1967: Isctrucion officielles du ministre aux professeurs et maîtres
d’education physique et sportive, “Bullettin Officiel de l‟Education Nationale, 41, 2 novembre
1967. Citato in A. Noto e L. Rossi (A cura di) (1992), Coroginnica,La Meridiana Editori, Roma:
saggio di G. Marin, (L‟USGF e l‟educazione scolastica, pag. 163).