PREMESSA
Qualsiasi attività motoria o sportiva può portare ad un risultato prestativo se
determinati fattori fisiologici e funzionalità della macchina umana vengono
sodisfatti, quando ciò non avviene, vuoi per mancanza di cultura in materia o
semplicemente l'incapacità di applicare praticamente quanto appreso solo in teoria, si
crea una situazione in cui “remiamo” contro le esigenze del nostro organismo. Nelle
antiche arti marziali i concetti di recupero, periodizzazione ecc. anche se con
terminologie e credenze diverse questi concetti sono stati scoperti ed applicati molti
secoli prima che fossero studiati da noi occidentali. Questa tesi si offre l'onorevole
compito di analizzare dal punto di vista teorico le caratteristiche di un allenamento
che possa dirsi ottimale, analizzando il recupero, le componenti del carico, vari tipi
di periodizzazione ed aspetti legati allo stretching, per concludere con alcune
possibili proposte di lavoro in un ambiente di arti marziali. Si parla di possibili
proposte in quanto le basi teoriche della scienza del movimento sono comuni a tutti
gli studiosi e preparatori, ma la loro applicazione pratica può variare a seconda del
tecnico che si trovi a programmare un dato lavoro. L'obbiettivo quindi è capire
perché determinati allenamenti, metodi ecc. debbano essere applicati in un certo
modo piuttosto che proporsi di “fare” un semplice copia ed incolla di metodi
trasmessi dal proprio insegnante, senza tuttavia carpirne il significato fisiologico di
quella determinata azione.
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INTRODUZIONE
Pratico sport fino da bambino, anche se il primo ed unico che vi sia rimasto
costantemente sino ad ora nella mia vita sono le arti marziali. Iniziato come attività
ricreativa all'età di 15 anni, mi ritrovo ora a far parte di una federazione la Plum
Blossom Federatin che conta al suo interno più di 100 scuole nel mondo e solo in
Italia più di 18, e non solo ve ne faccio parte, ma rappresento la suddetta scuola qui
in Lombardia. Ormai sono passati sette anni dal primo giorni di insegnamento,
diverse sono state le mie esperienze presso strutture sportive, e centri ricreativi. Le
problematiche più comuni che ho avuto modo di notare nel mio percorso , sono non
tanto la mancanza di conoscenze in sé dell'allenamento, quanto l'erronea
interpretazione che alcuni tecnici hanno dell'allenamento. Cosa che purtroppo è
comune anche in altri ambiti.
L'obbiettivo di questa tesi è analizzare dal punto di vista teorico il perché
dell'importanza del recupero, del dosaggio del carico di lavoro (aspetti che non
dovrebbero essere presi alla leggera), e dal punto di vista pratico del perché fare
determinati esercizi piuttosto che altri. Con principianti, bambini o allievi intermedi.
Proponendo delle ipotesi di lavoro, che ipotesi rimarranno, infatti date le premesse
teoriche, molteplici posso essere le varianti di impostazione di un allenamento, in
quanto due tecnici sportivi con stesso bagaglio culturale arriveranno a formulare
ipotesi di lavoro differenti, ma l'importante è che si tenga sempre conto dei concetti
di teoria dell'allenamento, la programmazione, metodi e mezzi. Il concetto che deve
emergere ed essere sempre tenuto a mente, è il perché io insegnate faccio quel
determinato allenamento?. Tutto quello scritto in questa tesi è riferito sempre al
mondo marziale, e che come detto, viene presa ad esempio la scuola presso cui il
sottoscritto fa parte.
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CAPITOLO I
L'ALLENAMENTO
1.1 Obbiettivi dell'allenamento
Principale obbiettivo è il condizionamento fisico e psichico. In gergo tecnico nelle
arti marziali con il termine condizionamento si intende il voler condizionare il
proprio corpo a compiere movimenti in determinati angoli di movimento che
normalmente e senza allenamento non sarebbero naturali, si raggiunge questo scopo
anche con l'utilizzo di sequenze di tecniche predeterminate tramandate da insegnate
ad allievo, queste sequenze sono chiamate “forme”, queste sequenze di movimenti
sono concatenate e prestabilite con diversi training di azione e di estrinsecazione di
energia, ma nel condizionamento rientrano anche alcuni esercizi di irrobustimento da
impatto che vogliono creare una sorta di allenamento psichico di sopportazione del
dolore ed un irrobustimento che avviene non solo a livello muscolare ma sopratutto
osseo data dalla risultante di piccole micro fratture le quali danno il via ad una
maggiore calcificazione ossea rendendo la zona interessata più densa, e grazie ad una
contrazione delle strutture muscolari circostanti a tale zona è possibile creare una
sorta i maglia protettiva contro gli urti.
1.2 Condizionamento fisico
Va detto che anche chi si esercita a fare una divaricata frontale di 180° sta
condizionando le sue gambe ad essere più elastiche. Ma è anche possibile
condizionarsi per effettuare in modo continuativo, 100 piegamenti sulle braccia.
Possiamo quindi dire che alla luce di quanto detto col termine condizionamento ci si
riferisce ad un range di allenamento molto vasto, è lecito quindi fare una distinzione
tra il condizionamento fisico, che chiama in cause le capacità condizionali, da quelle
che invece possiamo dire essere accessorie come il condizionamento da impatto o il
mantenere una posizione (statica) colpendo un sacco col pugno ruotando il busto
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(mobilità dinamica, forza esplosiva). Tutto il condizionamento “accessorio” sarebbe
il sommarsi si tutte le capacità condizionali e coordinative che ci permettono di
ottenere un dato movimento nelle discipline marziali. Nella teoria dell'allenamento
questa capacità viene chiamata “capacità speciale o coordinazione speciale” vedremo
infatti come l'allenamento si imposti prima su un lavoro, e su un riscaldamento
generale, per passare ad un lavoro speciale per lo sport praticato nel nostro caso le
tecniche delle arti marziali.
Tra tutti gli stili di kung fu esistenti questa tesi se pur prendendo in considerazione
altri stili, si occuperà principalmente di uno stile chiamato Choy Li Fut il motivo di
tale interesse deriva dal fatto che il suddetto stile è considerato il più fisiologico in
termini di posizioni e tecniche, le sue posizioni, sono notevolmente sicure rispetto a
quelle che si enfatizzano nello shaolin o nel wushu moderno, dove i legamenti e
capsule articolari sono portate a sopportare sollecitazioni di torsione e taglio non
indifferenti, non per altro certe sequenze possono essere svolte solo in giovane età; e
comunque vi è necessaria una buona dote di elasticità muscolare. Non è così per lo
stile descritto dove si cerca l'efficacia anche in tarda età. Questo è quel che dovrebbe
essere, ma in un contesto sportivo le cose sono ben diverse, difatti ci si trova ad avere
davanti a se dilettanti che svolgono tutto questo per puro piacere, squadre composte
da Sandaisti (combattenti) o formisti. È qui che bisogna iniziare a ragionare per
specificità. Inanzi tutto trovandoci di fronte ad una classe di atleti (dora in avanti mi
riferirò a loro come allievi) bisogna stabilire il loro punto di partenza e gli obbiettivi
dell'allenamento da perseguire, è abbastanza difficile indirizzare un allievo in una
direzione piuttosto che in un'altra, all'inizio sarà opportuno creare una classe
specifica dove tutti gli allievi possano allenarsi per raggiungere delle capacità
atletiche minime, magari utilizzando degli esami o delle gare per verificarne il
raggiungimento, solo all'ora si potrà passare a classi più specializzate inerenti una
specialità piuttosto che un'altra. L' obbiettivo è comprende da un lato fattori organico
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muscolari (capacità condizionali) e prestativi, dall'altro le capacità coordinative,
queste ultime si trovano al centro del processo di apprendimento motorio
rappresentano il fulcro di tutto l'allenamento.
“È dimostrato come il maggiore o minore sviluppo delle capacità coordinative
influenza sia il processo di apprendimento che il risultato della prestazione (Dal
Motor Coordinatio in Sport and Exercise bologna – aula abisdale di Santa lucia 23/24 settembre
2000)”[
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]
Obbiettivi cognitivi e di apprendimento comprendono nozioni nel settore tecnico,
importantissimi per comprendere il perché dell'utilizzo di una tecnica piuttosto che
un'altra, questo porterà l'allievo a comprendere la meccanica del corpo e come
utilizzarlo in situazioni diverse da quella che gli viene abitualmente illustrata
adattandosi ad ogni situazione, Questi obbiettivi comprendono anche informazioni di
base su come ottimizzare efficacemente l'allenamento.
1.3 Contenuto dell'allenamento
Fattore limitante nel stabilirlo è sempre il tempo e l'obbiettivo, facendo un discorso
generale, potrebbe essere impostato con 20'/30' di riscaldamento incrementale nel
quale si prendano in considerazione esercizi tecnici e di rafforzamento, in sostanza
un vero e proprio interval training utilizzando esercizi di sviluppo generale, e
successivamente 40' dedicati alla parte centrale e 10' di defaticamento. Qualsiasi sia
la specializzazione gli esercizi a carattere generale devono sempre essere svolti, per
prevenire infortuni (come si vedrà più avanti) questi si basano sul miglioramento di
fattori psicofisici della prestazione e della capacità e abilità tecnico tattiche, ma
sopratutto vanno effettuati perché rappresentano la base su cui verranno costruiti gli
1 Atti Convegno di Studio Motor Coordination in Sport and Exercese (Bologna – Aula Absidale
Santa Lucia 23/24 settembre 2000)
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esercizi a carattere speciale i quali perfezionano in forma specifica componenti
parziali della capacità di prestazione sportiva. Infine ci sono gli esercizi di gara da
prevedere per quei allievi che partecipano a competizioni, si persegue il
miglioramento in forma complessa e integrata delle componenti della prestazione,
strettamente riferita alla disciplina di riferimento (ci si riferisco sempre a formisti o
sandaisti )
Come mezzi di allenamento sarà utilizzato il proprio corpo (esercizi a corpo libero),
quello del compagno, attrezzi (vari tipi di armi o ghire). Tappetini, colpitori. Una
volta stabiliti i mezzi, bisognerà stabilire il carico di allenamento.
1.4 Componenti del carico di allenamento
Figura 1.1 Componenti del carico di allenamento
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2 Componenti del carico di allenamento (secondo Weineck, 2005, 27)
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Carico di
allenamento
Intensità dello stimolo Durata dello stimolo
Densità dello stimolo
Complessità dello stimolo
Volume dello stimolo
Frequenza dello stimolo