Introduzione
L’obiettivo che mi prefiggo con questo lavoro è quello di rileggere I nostri ante-
nati di Italo Calvino, focalizzandomi sulla critica al presunto disimpegno del-
l’autore nel decennio in cui pubblica Il visconte dimezzato (1952), Il barone ram-
pante (1957) e Il Cavaliere inesistente (1959).
In particolare, mi concentrerò sulle analisi di critici che, sin dall’epoca della
pubblicazione, hanno saputo riconoscere, al di là del racconto fantastico e del-
l’ironia che caratterizza questa trilogia, la sua capacità di entrare in dialogo con
la società del tempo, di analizzare e descrivere con lucidità e lungimiranza i di-
versi prototipi dell’uomo contemporaneo, innegabilmente influenzato e muta-
to negli anni del dopoguerra, in particolar modo dopo il “boom economico” e
il repentino sviluppo tecnologico.
Inoltre, cercherò di mostrare come ognuno di questi romanzi, così come le
immagini da cui si sviluppano, siano in qualche modo suggerite dalla situazio-
ne politica italiana e internazionale, così come dalla vita dello stesso autore.
Infatti, prima di entrare nel merito della questione, presenterò una panoramica
sulla vita e sulle esperienze di Italo Calvino, in modo tale da poter poi riscon-
trarne l’influenza all’interno delle tre storie. Farò lo stesso con la situazione
politica ed economica dell’Italia del dopoguerra e della situazione internazio-
nale, caratterizzata, in questo decennio (’50-’60) dai rapporti tesi tra Stati Uniti
e Unione Sovietica, e delle loro aree d’influenza.
Per concludere il quadro generale attorno alla genesi di questi tre romanzi, de-
scriverò la situazione letteraria italiana in quel contesto storico, mettendo in
evidenza i punti di incontro e le discrepanze tra lo stile e la poetica di Calvino,
e quello degli autori del Neorealismo, l’unica “corrente” letteraria del dopo-
guerra.
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I. La vita e la storia
Per poter delineare un profilo di Italo Calvino, per comprendere la sua poetica
e la sua opera, è necessario conoscere ciò che lo ha influenzato come uomo e
come scrittore. Nonostante egli stesso fosse restio a parlare della propria vita,
è utile conoscere le sue esperienze giovanili, i luoghi della sua infanzia, i mu-
tamenti della società in cui è cresciuto ed è diventato uomo, gli avvenimenti
susseguitisi nel mondo, di cui è stato testimone e partecipe.
Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore
contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente.) Perciò dati biografici non
ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all’altra. Mi
chieda pure quel che vuol sapere, e Glielo dirò. Ma non le dirò mai la verità, di que-
sto può star sicura .
1
1.1 Italo Calvino – La vita
«Sono nato nel 1923 sotto un cielo in cui il Sole raggiante e il cupo Saturno
erano ospiti dell’armoniosa Bilancia». Inizia così, Italo Calvino, questa breve
biografia, inserita in una lettera all’editore Franco Maria Ricci, per il quale
scrisse una novella che accompagnava l’edizione iconografica dei Tarocchi .
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Nasce il 15 ottobre 1923, nel villaggio cubano di Santiago de Las Vegas, nei
pressi dell’Avana, da genitori italiani trasferitisi per lavoro. Suo padre Mario,
sanremese, è un agronomo, scienziato e professore universitario; sua madre
Eva (Evelina) Mameli, originaria di Sassari, è botanica e anch’essa docente
universitaria, dopo aver coperto il ruolo di assistente presso la cattedra di bo-
tanica nell’Università di Pavia nel 1915 . Qui, i genitori del futuro scrittore di
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-
rigono una Stazione Agronomica sperimentale per la produzione di canna da
zucchero e una scuola di Agraria .
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Mia madre era una donna molto severa, austera, rigida nelle sue idee tanto sulle pic-
cole che sulle grandi cose. Anche mio padre era molto austero e burbero ma la sua
severità era più rumorosa, collerica, intermittente. Mio padre come personaggio nar-
rativo viene meglio, sia come vecchio ligure molto radicato nel suo paesaggio, sia
Lettera a Germana Pescio Bottino, 9 giugno 1964.
1
Giuseppe Bonura, Invito alla lettura di Italo Calvino, Mursia, Milano 1972, p. 39.
2
Franco Di Carlo, Come leggere I nostri antenati, Mursia, Milano 1978, p.18.
3
Italo Calvino, Una pietra sopra: Discorsi di letteratura e società, Mondadori, Milano, versione e-
4
book 2015.
4
come uomo che aveva girato il mondo e che aveva vissuto la rivoluzione messicana
di Pancho Villa. Erano due personalità molto forti e caratterizzate .
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Nel 1925 la famiglia fa ritorno in Italia, a Sanremo, non consentendo al bam-
bino, di appena due anni, di crearsi dei veri ricordi, come l’Autore stesso rac-
conta:
Della mia nascita d’oltremare conservo solo un complicato dato anagrafico (che nel-
le brevi note bibliografiche sostituisco con quello più vero di: nato a Sanremo), un
certo bagaglio di memorie infantili, e il nome di battesimo che mia madre, preve-
dendo di farmi crescere in terra straniera, volle darmi perché non scordassi la patria
degli avi, e che invece in patria risuona bellicosamente nazionalista .
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Suo padre è «di famiglia mazziniana repubblicana anticlericale massonica, era
stato in gioventù anarchico kropotkiniano e poi socialista riformista»; anche
sua madre è laica, «cresciuta nella religione del dovere civile e della scienza» .
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Ad Italo Calvino, quindi, non viene impartita una educazione religiosa . Que
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sto atteggiamento agnostico, considerato all’epoca “anticonformista”, lo pre-
dispose al costante confronto con le ragioni altrui:
Non credo che questo mi abbia nuociuto: ci si abitua ad avere ostinazioni nelle pro-
prie abitudini, a trovarsi isolati per motivi giusti, a sopportare il disagio che ne deri-
va, a trovare la linea giusta per mantenere posizioni che non sono condivise dai più.
Ma soprattutto sono cresciuto tollerante verso le opinioni altrui, particolarmente nel
campo religioso [...]. E nello stesso tempo sono rimasto completamente privo di
quel gusto dell'anticlericalismo così frequente in chi è cresciuto in mezzo ai preti .
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Continua così la sua breve nota biografica nella lettera a Franco Maria Ricci:
«Passai i primi venticinque anni della mia vita nell’a quei tempi ancora verdeg-
giante Sanremo, che univa apporti cosmopoliti ed eccentrici alla chiusura
scontrosa della sua rustica concretezza; dagli uni e dagli altri aspetti restai se-
gnato per la vita» .
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Se una sera d’autunno uno scrittore, intervista di Ludovica Ripa di Meana, «l’Europeo», 17 no
5
-
vembre 1980, pp. 84-91.
Di Carlo, Come leggere cit., p. 19.
6
Italo Calvino, Una pietra sopra, cit., e-book 2015.
7
Di Carlo, Come leggere cit., pp. 19-20.
8
Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Cronologia, in Romanzi e Racconti, p. LXV .
9
Lettera a Franco Maria Ricci.
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5
Insieme ai genitori, Calvino cresce nella Villa Meridiana di Sanremo, che ospi-
ta la direzione della Stazione Sperimentale di Floricoltura . Vive circondato
11
da piante rare ed esotiche, immerso nel verde, nei boschi delle Prealpi liguri
che visita insieme al padre, in quei luoghi che ritorneranno nelle sue opere, a
partire da Il sentiero dei nidi di ragno. Viene affascinato dalla natura, ma la osser-
va con gli occhi “scientifici” del padre. Questo approccio “scientifico”, di cui
ci parla anche Bonura , lo si ritrova nelle minuziose descrizioni che Calvino ci
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regala nei suoi romanzi, elencando e descrivendo con precisione la flora dei
suoi luoghi d’infanzia. «È così spiegato il sentimento, meticoloso, scrupoloso,
scientifico della campagna, analizzata e scomposta nei suoi pur minimi parti-
colari. E dal padre apprende i nomi degli uccelli, delle piante, degli animali»
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che vediamo descritti nei suoi romanzi.
Nel 1934 inizia a frequentare il liceo classico «G. D. Cassini». In questi anni si
interessa al cinema e alla letteratura americana, disegna vignette e le pubblica
sul «Bertoldo». Dopo aver conseguito la maturità classica, si iscrive alla facoltà
Agraria di Torino, dove il padre è professore incaricato di agricoltura tropicale,
per continuare le tradizioni scientifiche della famiglia ; ma fa solo pochi esa
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mi, perché la sua vera vocazione è la letteratura . In questi anni legge Kipling,
15
Stevenson, Conrad e Nievo .
16
Il primo vero piacere della letteratura d’un vero libro lo provai abbastanza tardi: ave-
vo già dodici o tredici anni, e fu con Kipling, il primo e (soprattutto) il secondo libro
della Giungla. […] Da allora in poi avevo qualcosa da cercare nei libri: vedere se si
ripeteva quel piacere della lettura provato con Kipling (manoscritto inedito) .
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Calvino vive, nella sua giovinezza, l’ascesa del Fascismo e la Seconda Guerra
Mondiale. I rapporti della sua famiglia con il Fascismo sono complicati. Suo
padre, infatti, è costretto ad iscriversi al Partito Fascista e prestare giuramento
Bonura, Invito alla lettura cit., p. 19.
11
Bonura. Invito alla lettura., cit. p.20.
12
Di Carlo, Come leggere cit., p.20.
13
«Tra i miei familiari solo gli studi scientifici erano in onore […]. Io sono la pecora nera,
14
l’unico letterato della famiglia.». Di Carlo, Come leggere cit., p. 18.
Di Carlo, Come leggere cit., p.20.
15
Idem.
16
Calvino, Una pietra sopra cit., e-book 2015.
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al regime, per poter ottenere un incarico presso l’Università di Torino . I ge
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nitori però sono contrari al Fascismo, anche se la loro critica al regime sfuma
in una condanna generale della politica . Lo stesso Calvino, pur frequentando
19
le scuole valdesi, è obbligato a diventare balilla, negli anni tra il 1929 e 1933.
Calvino ricorda questo periodo con queste parole: «(...) vivevo in un mondo
agiato, sereno, avevo un'immagine del mondo variegata e ricca di sfumature
contrastanti, ma non la coscienza di conflitti accaniti» .
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Prima della guerra la sua ideologia è incerta, confusa, come egli stesso scrive:
«Fino a quando non scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, il mondo mi appa-
riva un arco di diverse gradazioni di moralità e di costume, non contrapposte
ma messe l’una a fianco dell’altra […]. Un quadro come questo non imponeva
affatto delle scelte categoriche come può sembrare ora» .
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L’estate in cui cominciavo a prender gusto alla giovinezza, alla società, alle ragazze,
ai libri, era il 1938: finì con Chamberlain e Hitler e Mussolini a Monaco. La “belle
époque” della Riviera era finita.
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L’8 settembre 1943 si sottrae all’arruolamento forzato nell’Esercito Fascista
della Repubblica di Salò e passa alcuni mesi nascosto. Insieme al fratello sedi-
cenne Floriano, si rifugia sulle Alpi Marittime, aggregandosi ai partigiani delle
Brigate «Garibaldi». Nella prefazione alla ristampa del Sentiero dei nidi di ragno,
nel giugno 1964, Calvino scrive:
Ero stato, prima d’andare coi partigiani, un giovane borghese sempre vissuto in fa-
miglia; il mio tranquillo antifascismo era prima di tutto opposizione al culto della
forza guerresca, una questione di stile, di sense of humour, e tutt’a un tratto la coeren-
za colle mie opinioni mi portava in mezzo alla violenza partigiana, a misurarmi su
quel metro. Fu un trauma, il primo… .
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Paola Govoni, La casa laboratorio dei Calvino Mameli, tra scienza, arte e letteratura. Con lettere
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inedite di Italo Calvino a Olga Resnevis, Signorelli, in Belfagor, 2012, pp.545-567.
Calvino, Una pietra sopra cit., e-book 2015.
19
«Il Paradosso», rivista di cultura giovanile, 23-24 settembre-dicembre 1960, pp. 11-18.
20
Risposta al questionario di un periodico milanese, «Il Paradosso», rivista di cultura giova
21
-
nile, 23-24, settembre-dicembre 1960, pp. 11-18.
Idem.
22
Germana Pescio Bottino, Calvino, La Nuova Italia, Firenze 1967, p. 4.
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