2
italiani, il De vita � un�opera complessa, eterogenea ed
articolata, che rispecchia la natura e gli interessi del suo autore.
Essa nacque dalla volont� di Ficino di insegnare agli uomini
di studio, ovvero a coloro che dedicavano la loro esistenza
all�attivit� pi� nobile e alta, la vita speculativa, come
conservare il pi� a lungo possibile lo spiritus, l�unico strumento
che essi avevano a disposizione per indagare la realt� e mettersi
in contatto con l�universo.
La corruzione dello spirito vitale era l�effetto pi� evidente ed
eclatante di una vera e propria sindrome patologica che
coinvolgeva non solo la sfera fisica, bens� anche l�attivit�
intellettuale dei malati. A tale sintomatologia Ficino dava il
nome di melanconia.
Dal punto di vista eziologico, la melanconia era provocata da
due cause endogene. Esse consistevano nella continua attivit� di
concentrazione degli studiosi sulla materia di studio e nel
modus vivendi dei letterati stessi, che sortivano l�effetto di
rendere la bile nera, un umore naturale del sangue, pi� secca e
atra. Tale alterazione qualitativa della bile nera naturale,
accompagnata molto spesso da una modificazione quantitativa,
sortiva l�effetto di trasformare la bile nera naturale in bile nera
adusta, che era la responsabile di una serie di impedimenti fisici
e di effetti negativi sull�attivit� mentale. Alla sintomatologia
derivante dalla bile nera adusta, gli antichi fisiologici avevano
conferito il nome di melanconia, estendendo all�insieme degli
effetti il nome precedentemente utilizzato per identificare la
causa di essi. Ficino si limit� a riprendere l�usanza senza nulla
eccepire. Cos� facendo, egli parl� di melanconia per indicare
3
l�insieme di ripercussioni fisiche e mentali derivanti ai letterati
dall�alterazione qualitativa e quantitativa dalla bile nera.
L�attribuzione della melanconia a due cause endogene fu il
risultato degli studi di Ficino in ambito medico e, pi�
precisamente, in ambito fisiologico. Tuttavia, anche
l�esperienza di Ficino in ambito astrologico gioc� un ruolo non
indifferente nell�elaborazione della dottrina delle cause della
melanconia.
Dal punto di vista astrologico, Ficino ricondusse la
melanconia agli effetti del pianeta Saturno sugli uomini di
studio. Gli intellettuali, per il fatto di avere scelto una
professione posta dalla tradizione astrologica sotto l�egida di
Saturno, dovevano essere considerati come tipi saturnini. Ci�
stava a significare che essi risentivano particolarmente degli
influssi che il pianeta pi� funesto dell�intero sistema solare
esercitava sulla parte fisica, sul temperamento e sull�attivit�
intellettuale degli individui nati durante il suo transito
sull�orizzonte celeste orientale o che avevano scelto di dedicarsi
ad attivit� posta sotto la sua tutela. In particolare, Saturno
esercitava un�azione negativa sulla bile nera dei letterati. La
bile nera era, infatti, associata a questo pianeta, per il fatto che
sia l�una che l�altro erano caratterizzati dalle qualit� fredda,
secca e scura. Di conseguenza, quando Saturno si trovava a
transitare in determinate costellazioni zodiacali o in determinate
posizioni nei confronti degli altri pianeti, la bile nera dei
letterati, gi� alterata qualitativamente e quantitativamente a
causa della loro attivit� e del loro modus vivendi, subiva
un�ulteriore trasformazione.
4
In definitiva, i letterati, per il fatto di essere posti sotto
l�egida di Saturno per la loro professione, di essere impegnati
costantemente nella concentrazione e di seguire un modus
vivendi sregolato, erano individui costituzionalmente
melanconici, ovvero permanentemente sofferenti di
un�alterazione qualitativa e di uno squilibrio quantitativo della
bile nera.
La costituzione melanconica aveva ripercussioni
fisionomiche e caratteriali. Gli individui costituzionalmente
melanconici erano, sovente, distinguibili dagli altri per avere
occhi e capelli neri, la carnagione scura, la statura bassa, la
corporatura gracile, il ventre gonfio, la pelle tesa e le vene in
rilievo. Dal punto di vista caratteriale, essi alternavano periodi
di ottimismo, di euforia e di filantropia, a periodi di atonia, di
pessimismo, di depressione, di prostrazione e di misantropia. La
melanconia sortiva un effetto negativo anche sulle facolt�
mentali degli individui. In tale modo, spesso capitava che i
letterati alternassero a periodi di frenetica attivit� e di
esaltazione periodi di letargia e di torpidezza.
Per ovviare agli inconvenienti dovuti alla melanconia o,
meglio, per evitare che dalla costituzione melanconica
derivassero malanni fisici, squilibri comportamentali e
difficolt� intellettuali, i letterati dovevano seguire la terapeutica
che Ficino illustr� all�interno del De vita, che, a tutti gli effetti,
fu una terapeutica di tipo magico-astrologico.
Secondo Ficino esistevano sette tipi di rimedi magico-
astrologici alla melanconia. Ognuno di essi era posto sotto la
tutela di uno dei sette dei planetari. La prima via, associata alla
5
Luna, consisteva nel possedere metalli e pietre ricolmi di celesti
virt�. La seconda, associata a Mercurio, nell�uso di sostanze
naturali appartenenti alle serie planetarie. La terza, posta sotto
la tutela di Venere, nell�inalazione di odori e profumi ripieni di
benefici influssi astrali. La quarta nello sfruttare i risvolti
benefici della musica, tradizionalmente connessa ad Apollo. I
restanti tre modi che consentivano di attirare e catturare gli
influssi astrali consistevano nel suscitare passioni che
riproducessero la violenza di Marte, nel proferire discorsi
razionali ispirati da Giove e nella contemplazione, che spettava
a Saturno.
I primi due trattati del De vita furono dedicati alla trattazione
di una sorta di dietetica, di igiene e di farmaceutica che Ficino
trasse dalla tradizione medica derivante da Ippocrate e Galeno,
passando attraverso Celso, Asclepiade di Bitinia, Archigene di
Apamea, Rufo di Efeso.
Ficino fu convinto che l�alimentazione fosse il primo e pi�
importante rimedio alla melanconia. Pertanto, diede ampio
rilievo all�enumerazione degli alimenti di origine vegetale e
animale aventi qualit� tali da contrastare efficacemente
l�alterazione qualitativa e quantitativa della bile nera. La regola
sottesa al discorso ficiniano consistette nell�affermazione che
un eccesso di qualit� fredda e secca era validamente
neutralizzato dall�ingestione di alimenti aventi una
complessione opposta, ovvero calda e umida. Di conseguenza,
l�autore consigli� ai malinconici letterati di evitare tutti gli
alimenti aventi le medesime caratteristiche fisiche e
morfologiche della bile nera, ovvero tutte le sostanze fredde,
6
secche e di colore scuro, e di preferire le sostanze aventi
caratteristiche opposte, ovvero tiepide, umide e di colore chiaro.
Tra le norme igienico-sanitarie prescritte ai letterati, ampio
rilievo fu dato alla temperanza, ovvero alla moderazione sia
nell�assunzione di cibi e bevande, che nella pratica di ogni
attivit�.
L�illustrazione della terapeutica a beneficio dei melanconici
letterati prosegu� anche nel terzo trattato, in modo, tuttavia,
originale e imprevedibile.
Ficino sostitu� alla spiegazione dei risultati della chirurgia,
terza branca della medicina tradizionale, l�illustrazione degli
effetti derivati dalla terapeutica magico-astrologica. Essa
consisteva nella fitoterapia, nella cromoterapia,
nell�aromaterapia, nell�uso di medicine astrologiche, nel
possesso di talismani e nel ricorso alla musica astrale o celeste.
Il principio fondamentale della terapeutica astrologica
ficiniana consisteva nel contrastare gli influssi negativi
provenienti da Saturno mediante l�uso di tutte le sostanze
naturali e la pratica delle attivit� appartenenti alle serie
planetarie gioviali, solari e venusiane. In altri termini, i letterati
melanconici avrebbero dovuto nutrirsi e circondarsi di quelle
sostanze naturali che Giove, il Sole e Venere donarono
all�umanit� per il proprio benessere e dedicarsi ad attivit�
gioviali, apollinee e venusiane, anche se con qualche cautela e
precauzione.
Cos�, i letterati melanconici avrebbero dovuto evitare di
alimentarsi di sostanze vegetali o animali appartenenti alla serie
saturnina e sostituirle con cibi gioviali, solari e venusiani.
7
Allo stesso modo, essi avrebbero dovuto evitare il contatto o
la vista di cose nere o soltanto scure, preferendo circondarsi e
vestirsi di colori appartenenti al ventaglio cromatico del verde e
del giallo-arancione.
Ancora, essi avrebbero dovuto evitare di inalare odori
stagnanti e viziati e odorare spesso il profumo e l�aroma di
sostanze appartenenti alle serie planetarie benefiche.
Ficino parlava, inoltre, della necessit� di ricorrere a medicine
astrologiche, ovvero a rimedi e composti ottenuti combinando,
in momenti astrologicamente propizi, erbe, piante, animali e,
perfino, metalli e pietre preziose appartenenti alle serie
planetarie positive.
Infine, largo spazio era concesso alla trattazione dei benefici
derivanti dal possesso di talismani e dal ricorso alla musica
astrale. In altri termini, il nucleo centrale della terapeutica
magico-astrologica ficiniana consisteva nel ricorso a una magia
spirituale, le cui parti fondamentali erano la magia talismanica e
la magia auricolare.
Pregiati manufatti ottenuti incidendo su determinate pietre
preziose raffinate raffigurazioni degli dei planetari, i talismani
erano oggetti dotati di un autentico potere magico, per il fatto di
essere stati costruiti utilizzando materiali accuratamente scelti e
in momenti astrologicamente propizi, di recare incise immagini
e simboli magici, di racchiudere in loro lo spirito planetario
attirato dal mago nel corso di un rito fatto di suffumicazioni, di
invocazioni ed evocazioni, di luci intermittenti. Il possesso di
un talismano personalizzato consentiva al ricco e aristocratico
committente di attirare su se stesso gli influssi positivi di un
8
determinato pianeta, ovvero del dio planetario in grado di
contrastare l�azione perniciosa e malefica del suo demone della
genitura e del suo demone della professione. Cos�, i saturnini
per nascita o elezione avrebbero potuto potenziare gli influssi
positivi e contrastare efficacemente gli effetti negativi derivanti
dal loro demone con l�energia sprigionata da talismani
appropriati.
Il medesimo principio stava alla base dell�attivit� canora e
musicale consigliata da Ficino ai melanconici.
La musica, a detta dell�autore, non soltanto aveva
ripercussioni positive sugli squilibri psichici e sull�instabilit�
emotiva dei melanconici letterati ma era addirittura in grado di
attirare e instillare in costoro l�armonia cosmica.
La melodia monocorde ottenuta dalla lira da braccio, infatti,
riproduceva e imitava la musica delle sfere di memoria
pitagorica, mentre l�intonazione di canti solenni in onore di
Giove, di canti ritmati e cadenzati in onore di Marte, di canti
profondi e gravi in onore di Saturno, di voci intermedie
dedicate alla Luna e la composizione e l�ascolto di suoni
minacciosi adatti a Marte, di suoni amabili e carezzevoli
dedicati a Mercurio, di musiche sensuali indirizzate a Venere,
attiravano sull�ascoltatore il benefico influsso di tali astri.
In definitiva, la terapeutica ficiniana fu una terapeutica
magica e astrologica, basata su pochi principi fondamentali ma
caratterizzata da aspetti vari e multiformi. Scopo di questo
lavoro � illustrarne i principi e raccontarne le forme, senza
dimenticare di ricercare quali fonti mediche e magico-
astrologiche, antiche, tardoantiche e medievali, appartenenti
9
alla cultura greca, all�Occidente latino e alla cultura islamica
medievale, Ficino sicuramente conobbe e utilizz�.
10
Capitolo I. Cenni preliminari sul De vita di Marsilio Ficino.
I.1 Notizie preliminari sul De vita.
Il giorno 3 di dicembre dell�anno 1489 nella stamperia
fiorentina di Antonio Miscomini
1
fu terminata la stampa di
un�opera di Marsilio Ficino destinata a divenire una delle sue
pi� diffuse per il numero di edizioni e traduzioni che ne
seguirono. All�editio princeps qualcuno - forse l�autore oppure
Filippo Valori
2
, che si fece carico di tutte le spese editoriali, o
forse ancora lo stampatore stesso - pose il titolo di Liber de vita.
In tres libros divisus. Primus de vita sana. Secundus de vita
longa. Tertius de vita coelitus. Tale scelta non fu casuale ma fu
rispettosa di ci� che Ficino aveva scritto nella dedica generale
dell�opera a Lorenzo de� Medici. In questo primo, importante
esordio l�autore aveva spiegato al suo potente signore e
patrocinatore di avere composto un libro intitolato De
litteratorum valetudine curanda per dare soddisfazione al
proprio padre, che fu medico, di avere, in seguito, compilato il
De vita longa a beneficio degli studiosi che desiderassero non
solo vivere bene ma anche a lungo, e di avere, infine, scritto il
De vita tum valida, tum longa coelitus comparanda, per svelare
1
Antonio Miscomini fu lo stampatore della Theologia Platonica, del De
vita, dei Commentaria in Plotinum e del De Lumine. Per le notizie
biografiche sui personaggi citati nel corso della tesi si � seguito: Marcel,
Raymond. Marsile Ficin. Paris, Les Belles Lettres, 1958 (d�ora in avanti
MF).
2
Figlio di Bartolomeo e fratello maggiore di Niccol�, Filippo Valori
(1454-1494) fu, oltre che allievo, amico intimo di Marsilio Ficino e a sue
spese furono stampate varie opere ficiniane.
11
il modo di godere degli influssi celesti
3
. Pertanto, l�ideatore del
titolo, chiunque fu, riprese senza alcuna sostanziale modifica i
titoli suggeriti da Ficino per il secondo e il terzo libro, assegn�
al primo libro il titolo di De vita sana e confer� ai tre saggi il
titolo generale di De vita, in modo tale da rendere manifesto
che si trattava di un�opera dedicata al tema della salute del
corpo. Nelle edizioni successive alla prima il titolo del primo
trattato venne accompagnato da un sottotitolo - De curanda
lit(t)eratorum valetudine ovvero De lit(t)eratorum valetudine
curanda ovvero De cura valetudinis eorum qui incumbunt
studio litterarum - che riprendeva l�intenzione ficiniana.
Il titolo completo offre un primo indizio utile a chiarire quale
� la struttura compositiva del De vita. Esso non deve essere
considerato come un�opera divisa in tre libri, bens� come tre
libri riuniti a formare un�unica opera. Consiste, infatti, di tre
trattati del tutto autonomi e indipendenti, che in data posteriore
alla loro composizione furono riuniti solo ed esclusivamente a
scopo editoriale. Ficino non fece mistero del fatto che i tre libri
sulla vita avevano visto la luce in tre momenti diversi e
particolari, n� nascose la propria ambizione di vederli riuniti in
un unico tomo. Anzi, egli stesso si adoper� nella ricerca di uno
sponsor e fu il vero e proprio promotore dell�iniziativa
editoriale. Di ci� vi � traccia nella lettera dedicatoria al
Magnifico, nella quale Marsilio confess� di non poter tollerare
oltre che i suoi tre scritti circolassero ancora separatamente e
3
Ficino, Marsilio. De vita. A cura di Albano Biondi e Giuliano Pisani.
Pordenone, Edizioni Biblioteca dell�Immagine, 1991, Proemio, p. 6 (d�ora
in avanti DV).
12
manifest� il desiderio di riunirli in un unico volume, in modo
da imitare la natura che riunisce le membra in un unico corpo
vivente
4
.
La gestazione dell�opera fu lunga e tutt�altro che priva di
ostacoli. La ricostruzione della genesi delle singole monografie
� cosa di non poco conto, dovendosi accontentare
prevalentemente delle notizie, spesso confuse e incoerenti,
contenute nelle epistole con le quali Ficino aggiornava amici e
colleghi sulla propria attivit� letteraria
5
.
In un�epistola senza data inviata a Bernardo Rucellai, detto
l�Oricellario
6
, il filosofo affermava con amarezza che il proprio
opuscolo De curanda literatorum valetudine aveva avuto
un�accoglienza non troppo benevola, probabilmente a causa
della sottigliezza dei ragionamenti condotti sull�umore
atrabiliare. Lo storico Arnaldo Della Torre, seguito da Paul
Oskar Kristeller e dalla maggior parte degli esperti in materia,
fece risalire tale epistola al 1480. Se cos� fosse, Marsilio
avrebbe composto quello che sarebbe divenuto il primo trattato
4
DV, Proemio, p. 8.
5
Per una pi� completa e accurata trattazione di tale tema si vedano: Della
Torre, Arnaldo, Storia dell’Accademia Platonica di Firenze, Firenze, G.
Carnesceschi, 1902; Kristeller, Paul Oskar, Supplementum ficinianum,
Florentiae, 1937, I, pp. LXXXIII-LXXXVI; MF, pp. 495 e sgg.; Marsilio
Ficino e il ritorno di Platone. Studi e documenti, a cura di G. C.
Garfagnini, Firenze, Olschki, 1986, I, pp. 133-136; DV, Introduzione, pp.
IX-XIV; Tarabochia Canavero, Alessandra. �Il De Triplici Vita di
Marsilio Ficino: una strana vicenda ermeneutica.� Rivista di filosofia
neoscolastica. LXIX, 1977, pp. 697-717; Ficino, Marsilio. Sulla vita. A
cura di Alessandra Tarabochia Canavero. Milano, Rusconi, 1995 (d�ora in
poi SV). Introduzione, pp. 16-17.
6
Genero di Lorenzo il Magnifico, per averne sposato la sorella nel 1466,
fu uno degli uomini pi� in vista della Firenze della met� del Quattrocento
e di tali possibilit� economiche da creare gli Orti Oricellari, nei quali gli
umanisti fiorentini usavano incontrarsi per discutere di filosofia.
13
del De vita poco tempo dopo la stesura di un altro suo scritto
medico, il Consilio contro la pestilentia del 1478-1479, e non
oltre il 1480. L�epistola proverebbe, dunque, con sufficiente
chiarezza che il primo trattato fu composto anteriormente agli
altri due e che per circa un decennio circol� autonomamente.
Questa vicenda editoriale sembra essere confermata anche da
quanto scritto nella lettera al lettore preposta al Liber VII
Epistolarum, nella quale Ficino rivelava di aver desiderato
aprire la raccolta delle epistole con un esordio sulla salute dei
letterati ma che tale prologo era cresciuto in modo tale da essere
divenuto un vero e proprio trattato successivamente inserito nel
De vita.
Dopo l�epistola inviata a Bernardo Rucellai, per molto tempo
il filosofo non dette pi� notizia dei propri studi su argomenti
medici. Si arriva cos� all�estate del 1489, periodo in cui Ficino
scrisse parecchie lettere riguardo alla propria attivit� letteraria.
In una missiva datata 8 agosto, egli informava Giovanni Pico
della Mirandola di avere da poco terminato la stesura di un
libretto intitolato De vita coelitus comparanda e di essersi negli
stessi giorni imbattuto in uno scritto di Arnaldo di Villanova
intitolato De retardanda senectute sui modi di ritardare
l�invecchiamento. Esattamente quindici giorni pi� tardi, il 23 di
agosto, riscriveva allo stesso e gli rendeva noto di essere
impegnato nella redazione di un trattato sui modi di prolungare
la vecchiaia e ritardare il momento della dipartita,
evidentemente sul modello di quello composto da Arnaldo. In
una lettera famosa datata 29 di agosto 1489, comunicava
14
all�Uranio
7
, di avere composto in tempi diversi tre monografie e
di volere unificarle in un Liber de vita. All�amico di vecchia
data, rinfrescava il ricordo delle tappe salienti della redazione
del De vita: al settimo settenario della sua vita, ovvero nel
1482, nell�anno in cui aveva pubblicato i libri su Platone - il che
conduce al 1484 - faceva risalire la stesura dell�opuscolo per la
cura della salute degli uomini di lettere, il De curanda
literatorum valetudine; successivamente, aveva composto un
De vita studiosis proroganda, sulle tecniche per il
prolungamento della vita a vantaggio delle persone dotate
d�ingegno, che alla data della lettera era stato da poco
terminato; a questi due, aveva, infine, aggiunto il De vita
coelitus comparanda, sui modi di beneficiare degli influssi
celesti favorevoli. Stando a questa lettera, dunque, il De
curanda litteratorum valetudine sarebbe stato composto
addirittura quattro anni dopo la lettera inviata all�Oricellario.
Tuttavia, � possibile ricondurre la stesura di questo trattato, se
non proprio al 1480, almeno a una data pi� vicina a questo
anno, prestando attenzione al fatto che Ficino intendeva dare
alle stampe la traduzione dei dialoghi platonici gi� nel 1482,
ovvero a quarantanove anni. Non �, invece, possibile trovare
una spiegazione plausibile all�altra informazione desumibile da
questa lettera, ovvero al fatto che il De vita coelitus
comparanda sarebbe stato l�ultimo dei trattati costituenti il De
vita al quale Ficino mise mano, e non gi� il secondo, come era
stato scritto al Mirandolese soltanto pochi giorni prima.
7
Sotto questo pseudonimo si celava Martino Preninger, vescovo di
Costanza, famoso canonista all�Universit� di Tubinga.
15
Tale finzione sui tempi e sull�ordine di composizione dei
singoli saggi fu riproposta nella dedica generale del De vita a
Lorenzo de� Medici, all�interno della quale l�autore sostenne di
aver composto prima il De litteratorum valetudine curanda, in
seguito (praeterea post haec) il De vita longa e infine (deinde)
il De vita tum valida, tum longa coelitus comparanda, tentando
di convincere che l�ordine di presentazione dei libri
corrispondeva all�ordine della loro composizione.
All�interno del capitolo conclusivo del De vita longa l�autore
inser� un�affermazione che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto
suffragare la finzione operata nel proemio generale. Scrisse,
infatti, di essere impegnato (componimus) nella stesura di un
commento a Plotino e che era sua volont� posporre questo
trattato a quelli che aveva gi� redatto (composuimus)
8
.
Infine, anche nel corso del De vita coelitus comparanda
Ficino fece riferimento al fatto di aver gi� composto due trattati,
intitolati De litteratorum cura e De vita longa
9
.
Ciononostante, in un punto preciso del De vita Ficino trad� i
propri propositi e forn� la prova del fatto che l�ordine di stampa
dei tre trattati non ne rispecchiava l�ordine compositivo. Nella
dedica del De vita coelitus comparanda al re d�Ungheria,
8
DV, II. 20.
9
Op. cit., III. 5.