6
mercato globale. Ha inoltre focalizzato l’attenzione sulle diverse
tipologie di clienti, incrementando la propensione alla
personalizzazione dei prodotti e, di conseguenza la diffusione delle
tecnologie telematiche.
Per le imprese, dunque, appare rilevante l’utilità di un
controllo metodologico dell’informazione, al fine ultimo di
controllarne, analizzarne, elaborarne e trasmetterne i contenuti,
prescindendo da qualsivoglia vincolo di natura spazio-temporale.
La comunicazione integrata d’impresa permette di controllare
i vari flussi informativi circolanti all’interno dell’impresa in
rapporto ai vari pubblici attivatori/destinatari, in conformità di una
molteplicità di strumenti utilizzabili con differenti finalità.
Obiettivo della presente tesi è l’analisi della comunicazione
integrata d’impresa e l’evidenziazione dei vantaggi traibili dall’uso
dei servizi telematici.
A tal fine, il primo capitolo analizza la dinamicità degli attuali
sistemi impresa-mercato, evidenziando l’importanza
dell’informazione come risorsa soprattutto per il raggiungimento
7
della competitività strettamente connessa alla minimizzazione e alla
valorizzazione del tempo.
Il secondo capitolo ha come oggetto lo studio delle reti
telematiche, e più in particolare, delle caratteristiche fisiche, nonché
degli aspetti tecnici connessi alle modalità di trasmissione dei dati.
Inoltre, si analizzano le peculiarità dei diversi servizi telematici,
nonché gli ambiti di utilizzo e il ruolo di supporto che essi svolgono
nello sviluppo delle attività d’impresa.
Il terzo capitolo è incentrato sulla comunicazione diretta ai
pubblici esterni e, più in particolare, ai fini cui essa sottende e
soprattutto alle diverse forme secondo cui può essere attuata.
Il capitolo quarto è focalizzato sulla comunicazione interna,
dunque sugli strumenti telematici che ottimizzano la trasmissione di
dati e informazioni a fini precipuamente organizzativi.
Il quinto capitolo, infine, analizza la comunicazione d’impresa
indirizzata ai co-maker, dunque finalizzata ad affermare, su
orizzonti di lungo termine, rapporti preferenziali tra aziende
differenti.
8
CAPITOLO UNO
TELEMATICA E COMUNICAZIONE
INTEGRATA D’IMPRESA: SINERGIE
1.1 Evoluzione e dinamismo dei sistemi impresa-ambiente
“L’istituto aziendale, nel suo divenire tutto proteso al futuro, è
assiduamente sospinto da stimoli che lo incitano a più intense e
fruttuose attività, ma è anche trattenuto, nel suo pulsante fluire, da
vincoli economici e sociali che lo attardano su posizioni già
raggiunte o forse superate. Questi vincoli, che quasi come una
invincibile forza d’inerzia contrastano le nuove iniziative, non
permettono sovente di trarre rapido vantaggio da effimere
circostanze esterne o di adeguarsi, secondo convenienza, a nuove,
durevoli condizioni. Sono largamente noti i vincoli spesso costituiti
da immobilizzazioni patrimoniali o da abiti amministrativi, ma
spesso anche dovuti a rapporti costrittivi con altre aziende o a
pubblici interventi di imperio.
9
Il nostro istituto economico è una realtà operante: diviene
giorno per giorno, si costruisce continuamente, nelle sue strutture
sempre si rinnova e sempre si ricompie, nei processi economici
attuati sempre si trasforma e apertamente si manifesta come dettano
le circostanze mutevoli alle quali l’azienda deve adattarsi”
1
.
I cambiamenti intercorsi nell’ultimo periodo hanno modificato
il modo di concepire e di intendere l’impresa. Hanno altresì mutato
le modalità competitive, strategiche ed organizzative delle imprese,
le strutture, il ruolo e le funzioni che compongono l'azienda e
spesso, anche gli obiettivi della stessa.
Attualmente si denota lo scontro e l'incontro di contesti socio-
economici distanti fra loro, non solo dal punto di vista puramente
geografico, ma anche da quello culturale e d’impostazione delle
organizzazioni.
1
Gino Zappa, Le produzioni nell’economia delle imprese, Giuffrè Editore, Milano, 1956,
Tomo I, p. 38.
10
Un clima di perenne indecisione, imputabile agli schemi e alle
validità dei modelli gestionali sinora applicati, grava all’interno del
sistema economico aziendale. La complessità risultante è associata
a fattori competitivi
2
e ambientali
3
che assumono nella realtà
odierna un significato diverso rispetto al passato.
Un punto comune della trasformazione, cui si collega la
maggior parte delle evoluzioni riscontrabili, è dato
dall’innovazione, anche se sviluppata in tempi non recenti, della
maggioranza delle imprese che partendo dal tradizionale
orientamento al prodotto giungono, in numero sempre più
crescente, all'orientamento verso il cliente
4
.
Le cause e le conseguenze di tali cambiamenti sono molteplici.
Un primo aspetto, indicante un aumento di complessità, è
senz'altro la mutazione che è avvenuta in quello che è il terreno
2
Per un’analisi sulle strategie competitive associate alla complessità si consulti: Fabio Corno
(ed.), Strategie competitive per l’impresa in un mercato globale, CEDAM, Padova, 1992.
3
Si consulti Enrico Ciciotti, Competitività e territorio, La Nuova Italia Scientifica, Roma,
1993.
4
Per una visione più ampia sull’argomento si consultino: Gramma (ed.), Customer
Satisfaction, Isedi, Torino, 1993; Enrico Valdani, Bruno Busacca, Michele Costabile, La
soddisfazione del cliente, Egea, Milano, 1994.
11
competitivo di tutte le imprese: il mercato
5
. Il fenomeno più
evidente è la globalizzazione
6
di quest’ultimo. La globalizzazione
dei mercati genera oltre agli scontri con la concorrenza
7
su di un
campo limitato, sia come estensione geografica sia come numero di
contendenti, anche, in virtù di un più ampio quadro di riferimento,
scontri continui, svolti ad ampio raggio operativo. La
globalizzazione dei mercati implica, da parte dell’impresa, un
approccio ad essi altamente flessibile e capacità decisionali
immediate; non annulla invece le “naturali” differenze esistenti
all’interno dei vari mercati, imputabili a fasi diverse del loro ciclo
di vita e non da meno, a differenze d’origine culturale.
5
“ Il vero fatto nuovo di quest’epoca è la creazione di un mercato mondiale”. Antonio Fazio, il
Sole 24 ore, 2 gennaio, 1996.
6
“Un mercato si definisce globale se la posizione competitiva di un’impresa in un Paese è
significativamente influenzata dalla sua posizione in altri Paesi. In altri termini, un mercato o
un settore è globale se è possibile ottenere un vantaggio competitivo integrando le attività
aziendali a livello internazionale o anche mondiali”. Fabio Corno (ed.), Strategie competitive
per l’impresa in un mercato globale, op. cit., p. 17.
7
“ La prospettiva di una concorrenza più intensa già da sola pone sfide rilevanti alle imprese:
per rimanere competitive, trattenere i clienti, conservare i collaboratori e remunerare i capitali
in misura sufficiente molte di loro devono ripensare la strategia e l’organizzazione”. Claudio
Demattè, “Competizione senza confini e senza protezione di cambio”, Economia &
Management, n. 6, 1997, p. 8.
12
“L’evoluzione dei mercati, l’accelerata obsolescenza dei
prodotti dovuta allo sviluppo tecnologico, le crescenti esigenze dei
clienti, hanno, infatti, messo al centro dell’attenzione manageriale
la capacità delle aziende di innovare i prodotti e i servizi che sono
parte essenziale del rapporto con il mercato”
8
. Di fronte a tale
situazione, una prima risposta per far fronte alla turbolenta
complessità delineata, potrebbe essere l’adozione, per esempio, di
un prodotto predisposto con caratteristiche valide per tutti i mercati,
ma differenziato localmente. Si ha, in tal modo, un approccio basato
e centrato su due variabili: località e globalità
9
.
Le variabili località e globalità sono strettamente correlate.
Infatti, se si mantengono le caratteristiche del prodotto il più a
lungo possibile indifferenziate durante il processo di produzione, e
lo stesso prodotto configurato, in base alla domanda del mercato
locale, nelle fasi più avanzate, si ottengono notevoli vantaggi. La
chiave di volta per una personalizzazione del prodotto è quella di
8
Arturo Bellucci, “Nuovi prodotti e gestione dati”, Sistemi & Impresa, n. 1, 1997, p. 49.
9
“….in un mondo sempre più globale, il mantra della Nuova Era “pensare globalmente, agire
localmente” si è invertito; adesso suona “pensare localmente, agire globalmente”.” John
Naisbitt, Il paradosso globale, Franco Angeli Editore, Milano, 1996, p. 33.
13
avvicinare la differenziazione nel punto più a valle della catena di
produzione, ovvero alle singole unità locali
10
. Con tale tecnica,
considerando un prodotto composto da vari moduli indipendenti e
assemblabili secondo configurazioni diverse, si ha una riduzione del
tempo di produzione. E’ inoltre possibile individuare più facilmente
problemi di produzione inerenti i singoli moduli ed eliminarli al
fine di ottenere una migliore qualità di prodotto. Da ciò la tendenza
ad orientarsi verso la specializzazione degli impianti in termini di
produzione
11
.
10
“La tendenza identificabile in un processo di decentramento o addirittura di
esternalizzazione di attività in precedenza accentrate e interne alla grande impresa, è
rappresentato da due processi possibili:
a) Il processo di esternalizzazione di attività da una impresa centrale verso imprese
subfornitrici .
b) Il processo di decentramento organizzativo delle grandi imprese che si fanno piccole
imprese, cioè che hanno una unicità di struttura proprietaria e organizzativa, ma che tuttavia si
articolano al loro interno in unità organizzative”.
Federico Butera, Emanuele Invernizzi, Il manager a più dimensioni, Franco Angeli Editore,
Milano, 1993, p. 21.
11
Con una produzione centralizzata si possono raggiungere economie di scala, vale a dire la
diminuzione dei costi di produzione in rapporto alle unità prodotte. In altre parole risulta più
conveniente produrre in uno stesso luogo per rifornire, in seguito, un certo numero di mercati
nazionali o, ma non sempre, internazionali, anziché impostare singole unità produttive a
carattere locale. Da tenere in considerazione che una produzione centralizzata crea una
distanza, a volte enorme, a volte insuperabile, comunicativa tra molti clienti finali e la
produzione.
14
In questo contesto, particolare rilevanza assume anche la
logistica. Lo sviluppo sempre crescente di segmenti di target clienti
è, infatti, il più rilevante cambiamento della sua gestione strategica.
Si evince, da ciò, che una gestione logistica a livello globale
rappresenta un percorso di notevole complessità. Vi sono fondati
motivi per affermare che molte imprese devono ancora affrontare il
problema di gestire canali
12
globali. In particolare si deve tenere in
considerazione che una gestione logistica globale implica una scelta
tra una serie di possibili alternative, in base alla giusta
interpretazione da parte dell’azienda di modalità produttive, costi e
modalità di servizio da fornire per esaudire “esattamente quello che
vogliono i clienti, esattamente nel momento in cui lo vogliono”
13
.
12
In passato, ad esempio, il commercio si basava su localizzazioni relativamente fisse, con
materie prime provenienti dallo stesso luogo e con il relativo assemblaggio nei centri
industriali sparsi nella zona. Oggi il processo è meno vincolato. Le parti industriali possono
essere acquisite da una varietà di fonti diverse; l’assemblaggio dei prodotti e’ meno dipendente
dai circuiti con lunga tradizione industriale. Di vitale importanza sono, per il processo di
globalizzazione, le comunicazioni nel settore dei trasporti. Il minor costo dei trasporti, ottenuto
mediante elevati progressi tecnici, ha permesso, da un punto di vista economico, di servire
nuovi mercati o rifornirsi altrove. Da qui la scelta e la difficile gestione dei canali globali.
13
Joseph B. Fuller, James O’Conor, Richard Rawlinson, “Il vantaggio competitivo della
logistica”, Harvard Business Review, Gen/Feb, 1994, p. 63.
15
Un altro motivo che ha portato al cambiamento del quadro
economico è l'innovazione di prodotto
14
, che ne esalta alcuni
peculiari aspetti
15
quali la velocità d’introduzione nel mercato e la
qualità. Velocità di introduzione e ricerca della qualità fanno sì che
si cerchi continuamente di stimolare la domanda di novità da parte
del cliente. La rapidità e la qualità diventano allora punti cruciali al
fine di essere rapidi e tempestivi al fine di esaudire per primi i
bisogni dei clienti. Contemporaneamente a tutto ciò, si assiste alla
personalizzazione, sempre più marcata, del prodotto. Da parte delle
aziende vi è la propensione a scomporre il mercato in
microsegmenti con l’obiettivo di determinare la fascia clienti più
idonea, in termini di redditività, al tipo di bene posseduto. Il tutto
14
A questo proposito: Paolo Fedi, “Competere sul prodotto”, L’impresa, n. 6, 1995, pp. 46/48.
15
In riferimento alla possibile globalizzazione di un prodotto Jean-Jacques Lambin
(“Comunicazione d’impresa e modelli di marketing Europeo”, Sinergie, n. 43/44, 1997, pp.
107/108) scrive: “ Non tutti i prodotti hanno una vocazione universale e alcuni prodotti si
prestano meglio di altri ad una strategia di standardizzazione su scala Europea. In realtà la
“vocazione globale” di un prodotto o di una marca è strettamente legata al carattere di
universalità del vantaggio apportato, del servizio reso o della funzione esercitata. Nella stessa
misura in cui certi prodotti o servizi soddisfano in modo efficiente i bisogni di uno specifico
gruppo di individui o di organizzazioni all’interno di un mercato, perché quegli stessi prodotti
non dovrebbero avere altrettanto successo presso l’equivalente gruppo di acquirenti in altri
paesi fatte salve le esigenze di adattamento dei prodotti alle condizioni, alle particolarità o alle
leggi locali?”.
16
induce a rivedere piani gestionali ed organizzativi e a rivedere
globalmente
16
la catena del valore relativa ad ogni singolo prodotto.
E' cambiato, in linea di massima, anche l'orientamento
generale delle imprese: non più indirizzate verso il prodotto e/o
mercato ma, come detto prima, in virtù di una personalizzazione
sempre più evidente, verso il cliente. “Lo sviluppo dei mercati,
differenziati e personalizzati, innesca un mutamento profondo nelle
strutture delle organizzazioni produttive”
17
. A tal fine aumentano i
sistemi di contatto impresa-cliente, necessari per verificare la
soddisfazione di quest'ultimo ma, utili anche per individuare, da
parte dell’impresa, nuove esigenze: osservando e dialogando con il
cliente si hanno informazioni più esatte e puntuali. In virtù del
numero sempre crescente di imprese offerenti, è in aumento il
potere di contrattazione dei clienti data la loro possibilità di scelta
fra i fornitori. La fedeltà ad una marca o ad un prodotto è
determinata dal cliente, dalla sua capacità di percepire
16
Si consulti Michael E. Porter, Competizione globale, Petrini Editore, Torino, 1987.
17
Emanuele Invernizzi, Carmine Coccorese, Nuove tecnologie e sviluppo organizzativo nelle
imprese della grande distribuzione, in Giampiero Lugli, Emanuele Invernizzi, L'innovazione
tecnologica nel commercio, Franco Angeli Editore, Milano, 1987, p. 85.
17
continuamente un aumento del “valore” ricevuto. Appurato che il
cliente è il ricevente e nello stesso tempo l’emettitore di
informazioni, bisogna stabilire come creare i presupposti per la sua
conquista e per la sua fedeltà. Le aziende tendono quindi ad
incrementare le proprie capacità competitive attraverso
l’individuazione di fattori che determinano la soddisfazione del
cliente con il conseguente aggiornamento di metodologie gestionali.
E' questa la fase cui si tende alla richiesta di sistemi di gestione,
chiamati a mediare tra due varianti, quella della produzione e quella
del mercato, nessuna delle quali può essere elusa
18
. Sotto
quest'aspetto si elaborano strumenti d’informazione e di gestione
produttiva che tendono a razionalizzare la produzione, fornendo una
maggiore gamma di informazioni e di controllo, soprattutto per
gestire le variazioni di programma e per comprimere i costi, di
qualsiasi natura essi siano.
18
Le decisioni di cambiamento di programma sono frequenti e devono essere prese
rapidamente. Il contesto ambientale, fatto di piccoli lotti, rende più complessa la situazione e
quindi risulta più difficile prendere decisioni coerenti. Conseguenza di tutto ciò, è l’arresto dei
sistemi tradizionali di controllo della produzione, in misura maggiore o minore, a seconda della
priorità. La priorità di lavorazione degenera in un sistema a complessità crescente. Non si tratta
più di avere lavorazioni prioritarie perché urgenti, in quanto tutto diventa urgente e di
conseguenza con la stessa priorità.
18
Tali strumenti, se adeguatamente utilizzati, possono essere atti ad
aumentare la fedeltà del cliente verso la marca e a permettere un
ampliamento economico e non necessariamente fisico di tutta
l’attività commerciale.
Un valido supporto, dunque, all’evoluzione dei sistemi
economici è rappresentato dalle tecnologie dell’informazione. E’
prevalentemente grazie ad esse che si verificano scambi informativi
rapidi e, contemporaneamente, semplificazioni di procedure quali:
gestione di documenti, registrazioni d’ordini e analisi dei dati.
L'aumento della facilità d’accesso alle informazioni e del loro
quantitativo in circolazione
19
crea problemi di controllo e di
gestione, sia da parte di chi le emette sia da chi le riceve, al solo
scopo di protezione delle informazioni corrette e riservate.
19
Informazione e comunicazione possono essere viste come due momenti diversi
dell’interazione fra imprese e ambiente esterno caratterizzate da direzioni, motivazioni e flussi
differenti. Si può affermare che la differenza sta’ nella diversità del processo di trasformazione
ed elaborazione dei dati realizzati dalle due attività; in un’ottica puramente informativa il
soggetto emittente si limita alla elaborazione ed alla trasmissione di un determinato messaggio.
In una visione comunicativa la fornitura di informazioni è corredata da attività, a monte ed a
valle, complementari, che vanno dall’analisi dei bisogni informativi a considerazioni ex-post
degli effetti provocati dalla trasmissione di tali messaggi.