Tecniche FEM per l’imposizione delle condizioni al contorno basate sui PML e sugli Elementi Infiniti
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Introduzione 3 INTRODUZIONE Nello studio di fenomeni elettromagnetici, attraverso software che eseguono l’analisi con il metodo degli elementi finiti (FEM), il dominio di studio può essere racchiuso con delle condizioni di assorbimento. In questa tesi si descriveranno due metodi per imporre condizioni al contorno attraverso tecniche FEM: l’uso del PML (Perfectly Matched Layers o Strati Perfettamente Accoppiati) e le condizioni al contorno agli Elementi Infiniti. Il PML è una tecnica proposta abbastanza di recente da Berenger (1994) e viene utilizzata come dominio addizionale a quello di studio per assorbire le onde elettromagnetiche nella loro propagazione. Il metodo agli Elementi Infiniti è usato soprattutto per problematiche di magnetostatica a basse frequenze e serve per approssimare, con un’adeguata mesh, domini illimitati o di tipo semi-infinito nei software che utilizzano il metodo FEM. In questo lavoro di tesi si sono implementati dei modelli con il metodo agli elementi finiti attraverso l’utilizzo del software COMSOL, programma che utilizza il linguaggio Femlab, tramite il quale si possono studiare multi fisiche connesse in singole geometrie, per verificare il funzionamento delle condizioni al contorno applicate e il comportamento dei fenomeni elettromagnetici in presenza o meno delle tecniche analizzate in questa trattazione. Nel primo capitolo si descrivono le onde elettromagnetiche, le loro proprietà e i fenomeni ad esse connesse come la loro propagazione, la polarizzazione, l’energia trasportata, l’assorbimento e la riflessione; temi fondamentali per l’analisi del funzionamento del PML. Nel secondo capitolo è esposto il metodo FEM, la trattazione del PML dal punto di vista fisico e matematico e la filosofia della tecnica che sta alla base degli Elementi Infiniti. Introduzione 4 Nel terzo capitolo è spiegato il funzionamento del COMSOL e vi è la trattazione riguardo l’implementazione dei modelli, con tecniche FEM, dove sono stati usati il PML e il metodo degli Elementi Infiniti. Capitolo 1 5 CAPITOLO 1 LE ONDE ELETTROMAGNETICHE 1.1 Introduzione alle onde La propagazione di una grandezza fisica tramite onde è uno dei fenomeni più caratteristici e importanti della Fisica. Esistono vari tipi di onde, alcune hanno bisogno di un mezzo materiale per propagarsi come le onde sismiche o le onde sulla superficie di un liquido altre, invece, non hanno bisogno di un mezzo materiale per la propagazione, tra queste vi sono le onde elettromagnetiche. Sono onde elettromagnetiche quelle utilizzate nelle trasmissioni radiotelevisive, le onde luminose visibili, infrarosse e ultraviolette o i raggi X. Tali onde si propagano nel vuoto con velocità = 3 ∙ 10 m/s e possono attraversare anche mezzi materiali, nei quali la propagazione avviene sempre con velocità inferiore a c. In generale si definisce come onda una qualsiasi perturbazione, impulsiva o periodica, che si propaga con una velocità ben definita. Le onde hanno origine da una sorgente, in cui si produce la perturbazione: questa può consistere in una vibrazione di un corpo materiale che mette in movimento le molecole di un mezzo (onde elastiche) o in un movimento di cariche elettriche (onde elettromagnetiche). Formalmente un’onda si riconduce alla perturbazione delle condizioni di equilibrio di un campo che descrive una proprietà di un sistema fisico. Si indica come campo una grandezza fisica che può essere definita in ogni istante in ciascun punto dello spazio. I campi trattati saranno il campo elettrico E (x,y,z,t) e il campo magnetico B (x,y,z,t), nel vuoto o in mezzi materiali, questi sono campi di tipo vettoriale; per definirli in un dato sistema cartesiano occorrono tre funzioni: Capitolo 1 6 Ex(x,y,z,t), Ey(x,y,z,t), Ez(x,y,z,t), Bx(x,y,z,t), By(x,y,z,t), Bz(x,y,z,t), Si definisce un’onda elettromagnetica come una perturbazione del campo elettrico e del campo magnetico, prodotta da cariche in moto, che si propaga nello spazio circostante. La perturbazione di un campo che, prodotta da una sorgente, si propaga nello spazio viene rappresentata con la funzione ξ(x,y,z,t), detta funzione d’onda. Il simbolo ξ può rappresentare, per esempio, sia lo spostamento di un elemento del sistema dalla posizione di equilibrio, che ha luogo in tutte le onde elastiche, che una variazione ∆p di pressione o ∆ρ di densità e anche una forza F o una potenza P. Una situazione particolare è costituita dalle cosiddette onde piane, descritte dalla funzione ξ(x,t), spazialmente unidimensionale, cioè dipendente dalla sola coordinata spaziale x oltre che dal tempo. Il nome di onda piana deriva dal fatto che la perturbazione in un certo istante t0 assume lo stesso valore ξ(x0,t0) in tutti i punti del piano di equazione x = x0, ortogonale all’asse di propagazione x e quindi parallelo al piano y,z. Limitandoci per ora a considerare soltanto onde piane, abbiamo trovato che la funzione d’onda soddisfa sempre all’equazione differenziale: = ovvero = [1.1] che è detta equazione delle onde piane o equazione di d’Alembert, il coefficiente v 2 è il quadrato della velocità di propagazione.[rif.1] La precedente equazione è una equazione differenziale alle derivate parziali del secondo ordine, omogenea, a coefficienti costanti, lineare nella funzione incognita ξ. L’origine fisica della proprietà di linearità nel caso delle onde elettromagnetiche deriva dalla linearità delle equazioni di Maxwell. Si dimostra che le funzioni soluzioni dell’[ 1.1] possono essere di qualsiasi tipo, però la dipendenza delle variabili x e t deve assumere una delle due forme: Capitolo 1 7 ξ