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1. RISCHIO CATASTROFALE
a. Cos’è una Catastrofe?
La prima cosa che bisognerebbe fare prima di iniziare a parlare del rischio catastrofale è
dare una definizione di “Catastrofe”. Se prendessimo il vocabolario
1
, noteremmo che la
catastrofe è definita in tre modi: come un “avvenimento disastroso e sconvolge nte”, come
il momento decisivo in un’opera teatrale di natura drammatica e come punto centrale di
una teoria matematica, la “ Catastrophe Theory”, la quale si occupa di definire in modo
matematico dei fenomeni naturali e di spiegare come essi causano discontinuità in un
sistema.
Chiaramente noi metteremo da parte le ultime due definizioni e ci focalizzeremo sulla
prima.
Continuando a spulciare il vocabolario, troveremo poi che le Catastrofi sono tutti quegli
eventi di natura più’ o meno rara che colpiscono c ongiuntamente una grande quantità di
cose e persone causando numerosi ed ingenti danni.
Un'altra definizione ritenuta molto importante è quella data dal “Webster’s Third New
International Dictionary” il quale afferma che la catastrofe è “a momentous tragi c usually
sudden event marked by effects ranging from extreme misfortune to utter overthrow or
ruin”, cioè un evento tragico e improvviso che porta ad una totale demolizione o rovina.
Questi eventi possono essere studiati da punti di vista diversi:
1 Http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/C/catastrofe.shtml
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La classificazione più utilizzata in teoria è di solito quella che contrappone: Naturali e
“Man-made”.
I primi sono rappresentati dagli avvenimenti non provocati dall’uomo e quindi che si
manifestano in maniera “spontanea”, ovvero Terremoti, Alluvioni, Eruzioni vulcaniche,
Valanghe, Autocombustione, ecc. Questo tipo di catastrofi vengono suddivise in
sottogruppi: in Catastrofi “ Pandemiche”, come l'AIDS negli ultimi anni, in Ambientali (o
Geofisiche) e in Meteorologici (ed inoltre si suole dare importanza individuale agli impatti
con asteroidi), per dare maggior spessore alle cause che li scatena, puntualizzando se si
tratta di disaggi causati dalla situazione meteorologica, per esempio nel caso di pioggia
incessante che distrugge i raccolti.
Riprendendo, ora, una definizione di natura scientifica, le catastrofi naturali sono tutti
quegli avvenimenti che si verificano in seguito a una rottura nell’equilibrio di un
fenomeno. La causa di ciò’ è normalmente dovuta all’entrata in gioco di una nuova grande
forza, “ Causa Predisponente”, che sconvolge il sistema oppure all’entrata in gioco di una
forza anche infinitesimale, ma che riuscendo a rompere o comunque logorare l’equilibrio,
provoca un processo che porta ad eventi disastrosi, “ Causa Scatenante”. Quest’ultimo caso
viene studiato, con lo scopo di definire una previsione dell’evento, dalla matematica
EVENTI CATASTROFICII
NATURALI E
MAN-MADE
INSTANTANEI O
PROLUNGATI
PRESENZA O
MENO DI PERDITE
MISURABILI O
NON-MISURABILI
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definita di “R ené Thom”
2
.
Mentre nel caso di avvenimenti disastrosi non collegati a un
processo, non v'è alcuna matematica capace di prevederne gli effetti o la manifestazione
con assoluta precisione.
Il 2010 si è chiuso con un pesante bilancio a livello mondiale riguardante i disastri
naturali, qui presentiamo una parte di essi riguardante la prima metà dell'anno:
tra i quali il più pesante è stato proprio rappresentato dal terremoto in Cile con perdite
pari a 8000 milioni di US$
3
. In ogni modo anche il 2011 ha presentato già ad oggi molte
catastrofi naturali, tra le quali non si può evitare di menzionare il terremoto, di magnitudo
8.9, che l'11 Marzo ha scosso il Giappone e che ancora adesso provoca decessi anche a
causa dei suoi effetti sull'equilibrio delle centrali nucleari.
2 La matematica di René Thome è proprio alla base dello sviluppo della Teoria delle Catastrofi sopracitata, e che
rappresenta una delle teorie della “morfogenesi”, cioè applicazione dei risultati della topologia
all'interpretazione di fenomeni naturali.
3 Guy Carpenter - The World Catastrophe Reinsurance Market”, September 2010
Tabella1
Source: Guy Carpenter & Company, LLC, Munich Re, PCS ISO, Insurance Council of Australia,
French Federation of Insurance Companies
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Se guardiamo in particolar modo all'Italia, vediamo che essa è pesantemente esposta e
quindi colpita da catastrofi naturali, e nello specifico da Terremoti, Frane e Alluvioni; di
fatti, il 67% dei comuni italiani si trova in una zona a rischio di terremoto, e 50% delle
imprese italiane si trovano in aree a rischio di Alluvione e Frane, oltre a ciò 2 milioni di
persone si trovano in zone a rischio vulcanico.
In particolar modo, la regione più a rischio sembra essere proprio l'Umbria, in cui la
provincia di Perugia è esposta per il 90% dei suoi comuni a questi rischi. In ogni modo il
rischio più grande viene rappresentato sempre da avvenimenti di natura sismica, infatti, il
nostro paese è situato in un punto molto sensibile (vedi figura 1
4
), e di fatti, il 70% dei
4 "Il terremoto: un killer invisibile che può far davvero male!”, Giovanni
Saittohttp://www.terranostraonlus.eu/Geofisica.htm
Figura 1
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danni è causato proprio da questi fenomeni. Importanti, ma meno incisivi sono i danni da
Frane ed Alluvioni, che hanno come conseguenze (non marginali) 6000 decessi e più di 1
miliardo di Euro, la prima, e perdite per più dello 0,2% del PIL la seconda, con decessi pari
al 38% del totale europeo
5
. In generale, lo stato italiano spende all'incirca 4,6 miliardi di €
all'anno per poter affrontare tutte queste calamita e coprire le perdite derivanti, ma
purtroppo questo ammontare non è mai abbastanza ed è molto spesso mal gestito dallo
stato negli interventi.
Altra branca dei rischi catastrofici è quella legata ai cosiddetti avvenimenti “ Man-Made”
(o “ Human-Made”), cioè come dice la parola stessa “fatti, o meglio causati, dall'uomo”. In
questo particolare caso si parla di avvenimenti catastrofici letteralmente causati
dall'uomo o perlomeno consequenziali al suo intervento; basti pensare al disboscamento,
canalizzazione, piogge acide, esplosioni di qualsiasi genere, cambiamenti climatici, ecc.
Un’importante caratteristica che li distingue da quelli naturali è il fatto che i primi non
sono assolutamente prevedibili e quantificabili ex-ante, mentre quelli man-made in alcuni
casi sono prevedibili anche con una buona accuratezza.
Normalmente si suole suddividere questa categoria di catastrofi in base all'intenzionalità
dell'uomo nel provocarle:
o “Incidenti scientifici” possibili, cioè tutte quelle catastrofi, e quindi perdite,
consequenziali ad un incidente scientifico; classificati come:
▪ “strangelet scenario”, è il caso di contagio in seguito alla creazione
accidentale di una nube dannosa (germi letali, ecc)
▪ “Omnivorous Nanomachines”, uno scenario teorico in cui un incidente
scientifico da vita a nanomacchine.
▪ “Intelligenza artificiale”.
o Catastrofi “inattese”, cioè tutte quelle perdite e danni che sono conseguenza di un
comportamento dannoso dell'uomo.
▪ Riscaldamento del globo, causato dall’uso comune di gas nocivi per
l'atmosfera.
▪ Perdita della “Biodiversit{”, cioè tutti gli avvenimenti legati alla scarsità di
risorse.
▪ Etc.
o Catastrofi Intenzionali;
5 Guy Carpenter - The World Catastrophe Reinsurance Market 2006 - “Steep Peaks Overshadow Plateaus”
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▪ “Nuclear Winter”, cioè l’utilizzo di armi nucleari durante il periodo della
guerra fredda, tra USA e Russia.
▪ Terrorismo e “Bioterrorismo ”, per esempio con l'Antrace, ecc.
▪ “Cyberterrorism”, terrorismo legato alla diffusione di virus informatici che
comunque causano grandi ammontari di perdite e danni (negli USA i virus
causano in media 13miliardi di US$ all'anno). Collegata ad esso è la
“Digitization”, cioè la diffusione di “spying” online.
▪ Crisi Finanziarie, sono importanti soprattutto se sinergiche con altre
catastrofi.
o “Catastrophic synergies”, cioè la probabilit{ di un rischio di incidente scientifico
cresce in seguito ad un terremoto, per esempio. Caso lampante è l'aumentato
rischio nucleare, in seguito al terremoto in Giappone.
Continuando, questa categoria di rischi catastrofali è tutt'altro che marginale, infatti con i
suoi effetti sull'ambiente l'uomo sta causando molti danni e quindi perdite; secondo uno
studio i danni economici dovuti. Proviamo ora a confrontare le due categorie per capire
come esse incidano sul totale:
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Come si può vedere gli avvenimenti di natura “Man -Made” ricoprono ben
l’8,3% delle perdite totali, che non è affatto un valore marginale, in quanto il totale delle
perdite assicurate è pari a 43,475 milioni di US$, ergo 3,6 milioni di US$ sono dovuti a
questi fenomeni, ed in termini di danni economici si parla all'incirca di più di 20 miliardi
di US$
6
. Di contro, i rischi naturali rappresentano il 91,7% del totale delle perdite e quindi
un ammontare pari 39,809 US$. Questa maggiore importanza dei rischi naturali è
perlopiù dovuta al fatto che sono “più probabili” di quelli man -made, ma non è legata
6 “Il rischio catastrofale nel ramo danni ed il ruolo della riassicurazione”, Giuseppe Gionta
Tabella 2
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all'intensità, in quanto come si è visto in passato, le catastrofi di natura man-made hanno
causato ingenti valori di perdite.
Un altro importante aspetto delle catastrofi è che si è notata un’evoluzione e quindi una
progressiva crescita delle perdite ed anche della probabilità di accadimento. Se
definissimo un grafico delle perdite dal 1970 al 2006
7
:
noteremmo proprio che il numero di eventi catastrofici è aumentato considerevolmente
ed in media anche le perdite, in quanto nel 1995, 1999 e 2005 si hanno dei picchi
considerevolmente alti; questo è uno dei punti maggiormente preoccupanti.
b. Cos'è il Rischio Catastrofale?
Avendo messo in chiaro la natura delle catastrofi, ora possiamo chiaramente parlare del
“rischio catastrofale” in maniera più completa.
Se prendessimo l’articolo 105, quarto comma, della direttiva europea su Solvency II
8
,
vedremmo che il Rischio Catastrofale nell’assicurazione non vita è definito come:
7 “La Gestione dei Rischi Catastrofali ed il mondo Assicurativo”, Elisa Ricci, Università degli Studi di Torino,
Dicembre 2010
8
Solvency II è una nuova direttiva dell’Unione Europea per le compagnie di assicurazione che verrà introdotta
nel Gennaio del 2013. Questa regulatoria si occupa di definire l’assetto economico riguardante i rischi e il
capitale delle compagnie, richiedendo loro di applicare dei principi economici nel calcolo del requisito di
capitale. Inoltre, questa nuova direttiva si pone l’obiettivo di affrontare rischi non affrontati dalla precedente
Solvency I (che aveva già ristrutturato il regime di solvibilità delle assicurazioni nel 2002 con la direttiva 13),
quali il rischio di mercato e il rischio di credito.
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“Il rischio di perdita o di variazione sfavorevole del valore delle passività assicurative
derivante dall’ incertezza significativa delle ipotesi relative alla fissazione dei prezzi e alla
costituzione delle riserve in rapporto al verificarsi di eventi estremi o eccezionali (rischio
catastrofale per l’assicurazione non vita)”
Mentre nell’assicurazione Vita:
“Il rischio di perdita o di variazione sfavorevole del valore delle passivit{ assicurat icw
derivante dall’ incertezza significativa delle ipotesi relative alla fissazione dei prezzi e alla
costituzione delle riserve in rapporto al verificarsi di importanti epidemie nonché
all’insolita accumulazione di rischi che si verifica in tale circostanze”
Come si può vedere in entrambe le definizioni si parla di incertezza significativa, cioè di
non poca entità, legata al fatto che vi sono lacune o addirittura assoluta mancanza di
informazioni da utilizzare, a causa dell’eccezionalit{ e non prevedibilit{ degli eventi.
Quindi, come si può ben dedurre, questo rischio è quello derivante dal manifestarsi di una
delle catastrofi già discusse in precedenza. Ma cerchiamo di classificarlo in rapporto ad
altri rischi.
Sappiamo che un “Rischio” è definito come incertezza riguardo a delle entrate o in
maniera opposta, incertezza riguardo all'entità di perdite che abbiamo previsto. Questo
concetto lo possiamo ritrovare in qualsiasi ambiente, ma generalmente ha connotazioni
finanziarie o “non finanziarie”.
La definizione e gestione di qualsiasi rischio segue un processo ben definito
9
:
9 “Risk and Financial Catastrophe”, Fiancial and Capital Markets Series, Erik Banks