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Introduzione
Questa tesi si propone come obiettivo quello di analizzare le evoluzioni delle relazioni
tra Cina e Taiwan a partire dal 1949 ai giorni nostri e su tali basi ipotizzare quelli che
potrebbero essere i possibili scenari futuri. Per meglio comprendere tale evoluzione
sarà opportuno approfondire innanzitutto le vicende storiche che hanno portato alla
nascita della Repubblica di Cina (qui di seguito anche Taiwan e ROC) e della
Repubblica Popolare Cinese, (qui di seguito anche Cina Continentale, Cina e RPC) che
ne hanno influenzato i reciproci rapporti nel corso degli anni, e che hanno infine dato
vita oggi a quella singolare ambiguità dello status internazionale di Taiwan, sospeso per
l’appunto tra quello di provincia subordinata alla Repubblica Popolare Cinese e di
stato-nazione sovrano ed indipendente. Durante l’escursus storico verranno altresì
analizzate sia quelle che gli esperti delle relazioni internazionali chiamano
comunemente le variabili interne agli stati, che appunto definiscono il comportamento
degli stessi nel contesto internazionale, sia in che misura le variabile esterne hanno
contribuito e continuano a contribuire nella definizione della politica estera della Cina e
di Taiwan.
Nell’elaborato che segue verranno pertanto esaminate alcune variabili interne, come lo
straordinario sviluppo economico, inizialmente solo di Taiwan e poi anche cinese, le
diverse strade imboccate per la transizione democratica, la cultura confuciana di tutta la
popolazione cinese, e le principali variabili esterne, come il grado di influenza degli
Stati Uniti d’America e dell’ Occidente ed il ruolo dell’ONU nell’ambito della politica
internazionale.
2
.
CAPITOLO 1
LA NASCITA DELLE “DUE CINE”
3
Capitolo 1
La nascita delle “due Cine”
1.1 Il movimento nazionalista e la guerra civile
Con la caduta dell’impero (1911), inizia per la Cina un fase di transizione (l’età
repubblicana) caratterizzata da fragilità politica, debolezza sul piano internazionale e
tentativi di modernizzazione. In un quadro di anarchia e lotte interne si riorganizza il
Partito Nazionalista (Guomindang o Kuomintang). Sarà proprio questo movimento e la
sua evoluzione nel corso del tempo a determinare quella che impropriamente può essere
definita come la nascita di Taiwan. Cosa s’intende allora per nazionalismo? Si tratta di
un complesso e articolato sistema di idee e valori, nonché di esperienze politiche, ideali
e culturali, man mano modificatosi nel tempo, che trovò la propria sintesi e la massima
espressione nella figura di Sun Yat-sen. I suoi fondatori appartenevano per la gran parte
ad una generazione di intellettuali “che possedevano una educazione tradizionale ed una
solida erudizione, ma che avevano altresì un’indubbia ammirazione per la cultura
occidentale e soprattutto per il suo spirito scientifico”
1
, pur se al loro interno divisi
“sull’approccio nei confronti del potere nazionalista (integrazione totale o
collaborazione autonoma) e sulla visione del rapporto tra eredità culturale nazionale e
sapere occidentale (fautori di una totale radicalizzazione/occidentalizzazione o
sostenitori dell’esigenza di organizzare e di rivalutare la propria eredità naturale
1
L. De Giorgi, La Cina e la storia dal tardo impero ad oggi, Carrocci, Roma 2005, p. 127.
4
all’interno del modello di sapere occidentale)”
2
. Il riferimento e l’apprezzamento della
cultura occidentale viene però mitigato sempre di più nel tempo dall’esigenza di
salvezza nazionale contro eventuali invasioni straniere. Non a caso l’intento di Sun Yat-
sen diviene “da un lato la ricostituzione dell’Unità statale e dall’altro la resistenza, con
l’appoggio della Russia Sovietica, alla penetrazione delle potenze imperialistiche, la più
pericolosa delle quali era il Giappone”
3
.
La situazione non cambia radicalmente con la morte improvvisa ed inaspettata del suo
capo prestigioso e con l’avvento al vertice del partito nazionalista di Chiang Kai-shek
( 蒋介石). Costui, giovane cognato di Sun Yat-sen, era stato nominato dal suo
predecessore capo dell’Accademia Militare di Huangpu, presso Canton. E proprio
perché aveva l’assoluto controllo dell’esercito egli riuscì ad avere la meglio all’interno
dei contrasti sorti nel movimento rivoluzionario con la scomparsa del carismatico Sun
Yat-sen. Chiang Kai-shek intendeva assicurare uno sorta di continuità alla politica del
cognato dovendosi “dare immediata attuazione ai programmi lasciati incompiuti da Sun
Yat-sen, stabilendo la dittatura militare in attesa di passare alla tutela politica e al
governo costituzionale”
4
. Galvanizzato da tale scopo prefissatosi ed inneggiando
all’unità statale (cercando di superare così i contrasti nati all’interno del Guomindang)
dette inizio alla campagna militare di conquista del Nord; significativo è il suo proclama
alla popolazione prima della partenza della spedizione
5
.
2
Ivi, p. 127.
3
M. Salvadori, Il Novecento, Laterza Editori, Bari 2008, p. 27
4
P. Corradini, Cina popoli e società in cinque millenni di storia, Giunti, Milano 2005, p. 389.
5
“Il 5 luglio il Governo di Canton mi ha nominato generalissimo, me Jiang Zhong-zheng. Dopo che Sun Wen mi
ha messo a capo della Scuola Militare, perché vi insegnassi lo spirito rivoluzionario e l’arte militare, io ho
cercato di dare l’esempio che deve dare un buon cittadino. Ora, poiché l’obbedienza all’autorità è la prima virtù
civica, quella da cui dipendono la prosperità e la salvezza delle repubbliche, mi sono sforzato di praticare e di
inculcare lo spirito di obbedienza. Tale virtù è tanto più necessaria in quest’ora in quanto la nostra Repubblica
5
In politica estera, la piattaforma del Guomindang prevedeva l’adozione di misure ben
precise, quali: 1) l’annullamento di tutti i trattati iniqui, come quelli concernenti le
Concessioni straniere, l’extraterritorialità, il controllo doganale straniero, e di ogni tipo
di potere politico esercitato dagli stranieri in Cina e pregiudizievoli alla sua sovranità; 2)
il rapporto di favore con le Nazioni straniere che volontariamente rinunciassero ad ogni
privilegio speciale o che abrogassero volontariamente i trattati che ledevano i diritti
sovrani della Cina; 3) revisione dei prestiti esteri alla Cina in modo da non provocare
danni politici ed industriali al paese.
Inizialmente il Partito Comunista aderisce al Guomindang, pur conservando la propria
autonomia. Ma questa cooperazione fece nascere all’interno del Partito Comunista
delicati problemi di identità del partito stesso. Lo stesso Du-Xiu, segretario generale del
Partito Comunista, mise in dubbio che tale alleanza fosse compatibile con l’azione del
partito a favore degli operai e soprattutto delle masse contadine (ancora immerse in uno
stato di dipendenza semi-feudale) e che lo stesso frenasse di fatto la lotta sociale delle
masse popolari contro il padronato. Comunque già nel 1927 i diversi fini politici (i
comunisti miravano essenzialmente alla rivoluzione sociale) diedero luogo ad una serie
di tentativi insurrezionali e repressione violente. Il primo ebbe luogo il 18-22 marzo a
Shanghai; ad esso parteciparono 800 mila operai sotto la direzione dei sindacati
comunisti. Dopo che nel 1928 avevano stabilito il loro governo a Pechino, ricostituendo
l’unità statale, i nazionalisti cercarono senza successo di distruggere il partito
comunista, che si era organizzato sotto la guida di Mao Zedong. Questi spinse per
sta per essere obbligata a combattere contro i suoi nemici. Divenuto generalissimo per obbedienza,io, Zhong-
zheng, vi parlerò in virtù della mia nuova carica, a voi tutti, mie fratelli cinesi., così “J. Chesneaux, La Cina
contemporanea storia documentata dal 1895 ai giorni nostri, Editori Laterza, Bari 1963, pp. 270, 271.
6
l’adozione di provvedimenti atti a trasformare l’armata rossa in un entità politicizzata e
disciplinata, a ridistribuire i territori in mano ai proprietari terrieri in modo che ogni
contadino ne avesse una parte adeguata, a migliorare la condizione femminile nello
stato. Solo l’invasione giapponese del 1936 nel nord della Cina spinse,
temporaneamente, i nazionalisti e i comunisti a far fronte comune contro il nemico
esterno. Difatti con la disfatta giapponese del 1945 le tensioni tra le due fazioni
divennero sempre più forti fino a scatenare la guerra civile.
1.2 La disfatta nazionalista e la nascita della Repubblica Popolare
Cinese
Otto anni di guerra esterna di fatto indebolirono il regime nazionalista. Nel 1945 la crisi
economica fu generale, pur colpendo in modo particolare le zone costiere ed il bacino
del basso Yangtze, dove si concentravano le attività del settore moderno. L’inflazione
crebbe in misura esponenziale ed alimentò la corruzione dei quadri dirigenti e la
demoralizzazione della popolazione urbana. Tutto ciò accrebbe le lotte che si
svolgevano all’interno del partito Guomindang e che di fatto allontanavano dagli
incarichi decisionali e del teatro delle operazioni alcuni dei migliori ufficiali di Chiang
Kai-shek. Ciò aveva portato a scelte strategiche del tutto infelici, come “per esempio,
l’ordine dato alle truppe scelte nazionaliste, isolate in Manciuria, di opporre sul posto
una resistenza che si rivela impossibile, o la decisione d’impegnare la battaglia decisiva
7
a nord dello Yangtze, piuttosto che a sud, dove l’assenza quasi totale di basi di
guerriglia avrebbe molto facilitato il compito delle forze di Chiang Kai-shek”
6
.
Fu comunque più in generale, come sostiene Massimo Salvatori ne Il Novecento, una
diversa strategia globale di guerra a determinare la disfatta dei nazionalisti. Essi
avevano come obiettivo quello di conquistare il maggior numero di territori senza tener
conto del relativo costo in termini di uomini e mezzi. I comunisti, il cui fine ultimo
consisteva nel tentativo di annientare il nemico, invece abbandonavano le posizioni che
non erano facili da difendere, e accettarono lo scontro in caso di condizioni favorevoli al
loro successo. La conseguenza fu che i nazionalisti occuparono e mantennero il
controllo di gran parte del territorio delle città; si trattò di un successo solo apparente in
quanto da un lato i comunisti inflissero complessivamente perdite considerevoli
all’avversario, dall’altro fu veramente difficile per le truppe del Guomindang mantenere
le posizioni occupate. Difatti nel secondo anno di guerra le truppe rosse passarono
all’offensiva, avendo una maggiore quantità di forze mobili a disposizione. Inoltre
anche il morale delle forze nazionaliste, avvilite dall’annientamento messo in pratica dal
nemico, precipitò vertiginosamente; così era frequente che innumerevoli formazioni
nazionaliste passavano allo schieramento opposto. A ciò si aggiunga che i comunisti
beneficiarono anche di un aiuto sovietico molto prezioso: i russi innanzitutto si
ritirarono lentamente dalla Manciuria proprio per permettere all’Armata Rossa di
occuparne il territorio e poi consegnarono loro armamenti catturati dopo la disfatta
nipponica che ne rafforzarono sensibilmente il potenziale militare.
6
M.-C. Bergère, La Repubblica popolare cinese (1949-1999), Il Mulino, Milano 2000, p.12.
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Concludendo nell’analisi delle cause che determinarono la disfatta nazionalista, non si
può non riconoscere che molto probabilmente il regime di Chiang Kai-shek non sarebbe
crollato, nonostante le proprie debolezze, la situazione economica, e gli errori di
strategia militare, se non avesse avuto di fronte un partito ed un esercito sostenuti
dall’ideologia e dall’organizzazione marxista-leninista, che tra l’altro godevano della
cooperazione delle masse contadine, a cui era stata promessa la terra.
Consapevole della svolta a suo sfavore nell’ambito della guerra civile, Chiang Kai-shek
tentò di avviare negoziati con i comunisti, formulando proposte che furono respinte da
Mao. Questo fallito tentativo portò alle dimissioni di Chiang Kai-shek. Considerato da
molti dei dirigenti del Guomindang ostacolo nelle possibili intese con i comunisti. A
Chiang Kai-shek successe Li Zongren, che a sua volta tentò di raggiungere un accordo
con i comunisti. Anche in quest’occasione i risultati furono non quelli sperati, in quanto
i comunisti non volevano rinunciare ai vantaggi ottenuti e forse avevano compreso che
l’unico scopo dei nazionalisti era quello di guadagnare e permettere a Chiang Kai-shek
di riorganizzarsi. Fu così che il 20 aprile 1949 a seguito del rifiuto di Li Zongren di
firmare un accordo secondo un testo concordato con i plenipotenziari, Zhe De, il
comandante in capo dell’Esercito popolare, ordinava l’offensiva finale: dopo solo tre
giorni cadde Nanchino, poi fu la volta di Wuhan, Shanghai e per ultima il 4 ottobre di
Canton. Già prima della caduta di Canton, nel settembre dello stesso anno, fu convocata
dal Partito Comunista una Conferenza politica consultiva del popolo; ad essa
parteciparono ovviamente i rappresentanti del Partito Comunista, quelli di altri partiti
minori (tra questi la Lega democratica ed il Guomindang rivoluzionario), le
riorganizzazioni sindacali e di massa, alcune personalità intellettuali e le delegazioni
9
delle minoranze nazionali dei cinesi all’estero. Risultato della Conferenza fu l’adozione
di un “programma comune”; si trattava in realtà di una sorta di costituzione provvisoria
che sanciva il diritto del popolo alle libertà fondamentali nell’ambito di un centralismo
democratico. Venivano così delineati le basi fondamentali della politica della
Repubblica Popolare Cinese, la cui fondazione fu proclamata solennemente a Pechino il
1° ottobre 1949.
1.3 Fuga di Chiang Kai-shek a Taiwan (con capitali e forze
imprenditoriali)
Con la caduta di Canton (4 ottobre 1949) Chiang Kai-shek, riassunta la presidenza
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della Repubblica di Cina, si trasferiva con il governo a Taiwan (l’antica isola di
Formosa). Il Guomindang continuò così il suo operato sull’isola, considerandosi l’unico
governo legittimo della Cina. Il nuovo regime di Chiang Kai-shek tenne in vita
sull’isola, l’Assemblea Nazionale che era stata votata nel 1946; questo in
considerazione del principio della legittimità nazionale e democratica. Da questo
momento però quest’organo sarebbe potuto essere rinnovato solamente con
rappresentanti taiwanesi e Cinesi stranieri. A fianco del Presidente e dell’Assemblea
Nazionale a salvaguardare gli affari di stato furono istituiti cinque istituti, che in cinese
sono chiamati <<Yüan>>. Oltre allo Yüan esecutivo (cioè il governo), quello legislativo
a cui spetta la legislazione in corso, e quello della giustizia a cui spetta il potere
giudiziario esistono due caratteristiche cinesi che sono rappresentante dallo Yüan
esaminatore e quello di controllo. Il primo è competente per la scelta dei servitori dello
7
Il Presidente eletto dall’Assemblea Nazionale, può essere rieletto e ha una posizione simile a quella del
presidente americano in quanto la sua nomina non è legata al voto di fiducia – sfiducia del parlamento.
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stato, l’altro controlla l’amministrazione di tali impiegati. La cosa particolare di questi
due istituti è che sono di “eredità del confucianesimo, in cui è palese la dimensione
morale del servizio statale”
8
. Il leader nazionalista portò con se sull’isola tutte le riserve
auree del paese e quel che restava dell’aviazione e della marina; egli inoltre ordinò di
portare a Taiwan tutti i manufatti, che si fosse riusciti a trasportare, provenienti dalla
Città Proibita e dal palazzo imperiale di Nanchino. Oggi questi oggetti sono esposti al
Museo Nazionale del Palazzo a Taipei.
Chiang Kai-shek non portò con sé solo capitali ed oggetti di valore; difatti egli giunse
sull’isola di Formosa assieme ad un folto gruppo di ricchi imprenditori cinesi. Costoro,
che avevano ovviamente da temere dalla nuova politica comunista, furono ben felici di
seguire il generale. Si trattava dei più capaci uomini d’affare asiatici, che dotati di un
know-how tecnologico e finanziario, avviarono sull’isola, fino ad allora decisamente
sonnacchiosa, (ma come vedremo nel prossimo paragrafo, aperta ad un profondo
cambiamento) nuove imprese industriali e commerciali, aperte a tutto il resto del
mondo. A ciò va poi aggiunto che seguì immediato il sostegno tecnico e finanziario del
Giappone e degli Stati Uniti d’America, decisamente interessati a fronteggiare la nuova
situazione politica creatasi nella Cina continentale.
Taiwan si preparava così a divenire una delle cosiddette Tigri asiatiche, insieme alla
Corea del Sud, Hong Kong e Singapore, con un sempre più crescente livello di
esportazione di prodotti, inizialmente semplici, poi di alto livello tecnologico, a prezzi
bassi. Al contrario la Cina continentale avviava il suo sviluppo sostanzialmente sulla
8
Bruno Zoratto, La Repubblica di Cina in Taiwan, Edizioni Estremo Oriente, Roma 1985, p. 25.