INTRODUZIONE
Lo Sviluppo Sostenibile è un concetto a cui sempre più spesso si cerca di
dare la giusta definizione, tentando di non omettere nessuna delle rilevanti
sfaccettature di cui esso si compone.
Ho iniziato questo breve saggio cercando di concentrarmi soprattutto
sull'incidenza che lo sviluppo e le problematiche ambientali hanno nei confronti
dei diritti umani, ed io stessa mi sono resa conto che è pressoché impossibile
riuscire a dare una visione completa di cosa lo sviluppo sostenibile sia
focalizzandosi soltanto su alcuni dei suoi vari aspetti, isolandoli dal contesto: essi
infatti sono talmente concatenati da rendere arduo tale tentativo. Ogni ambito ha
una ricaduta sull'altro, in un circolo vizioso che porta a dover necessariamente
guardare allo Sviluppo Sostenibile in maniera globale, toccando diverse discipline
interconnesse tra loro.
Indubbiamente tra i primari sbagli compiuti dall'uomo vi è il modo in cui
egli si è rapportato, e continua a rapportarsi, nei confronti del pianeta: secondo
molte moderne filosofie, ed anche secondo diversi antichi tra i quali ad esempio
Pitagora,
1
l’uomo non è al vertice della piramide, né esiste una piramide che
classifica gli individui in base alla loro importanza: l’uomo è parte della natura,
esattamente come tutti gli altri esseri viventi. Il suo dovere è vivere utilizzando al
meglio le risorse che gli sono realmente necessarie, tentando di avere un impatto
su tutto ciò che è a lui esterno più basso possibile.
2
Arne Naess, uno dei principali teorici di tale pensiero, iniziò a diffondere le
sue idee dopo il rapporto del Club di Roma circa i limiti dello sviluppo (1972),
che richiamava l’attenzione mondiale su problemi quali inquinamento, boom
demografico ed esaurimento delle risorse non rinnovabili. Egli sosteneva che non
è sufficiente modificare a livello economico e politico l’assetto mondiale relativo
ai problemi ambientali, ma è in primis il comportamento e l’idea che l’uomo ha
1 P. Singer, Liberazione animale, Il Saggiatore, Milano, 2003, p.199.
2 L. Caimi, Coscienza ambientale e educazione alla legalità, Vita e Pensiero, Milano, 2006 p.
75.
p. 6
nei confronti dell’ambiente che devono essere modificati.
È necessario passare da un sistema di tipo antropocentrico, che vede l’uomo
come centrale e predominante sulle altre specie e sull’ambiente, e giustifica di
conseguenza il suo sfruttamento indiscriminato delle risorse in quanto presenti
apposta per lui, ad uno biocentrico, che vede l’essere umano come una delle parti
costituenti il sistema a pari con le altre, che è tenuto a rispettare e salvaguardare.
3
L’uomo non ha “diritti speciali”
4
rispetto alla natura, e non è superiore ad essa: ne
è semplicemente parte.
Siamo giunti ad un livello di allarme e preoccupazione tale, peraltro più che
giustificato, per il quale sempre più filosofi, politici, ambientalisti ed economisti
approvano quella che viene chiamata Teoria della decrescita, che pare accettare la
sconfitta, e sostenere che l'unica via è non l'aumento, ma la diminuzione: un
rendersi conto, in pratica, dei limiti dell'uomo e del pianeta. La decrescita
vorrebbe portare ad una riduzione delle produzioni e dei consumi, diminuendo
così il consumismo sfrenato che caratterizza le società odierne, migliorando la
qualità dell'ambiente sfruttando meno (e meglio) le sue risorse, e cercando di
giungere ad un mondo più equo, ribilanciando giochi di potere e distribuzione
della ricchezza.
Non è in realtà un pensiero attuale, tali preoccupazioni circa l'avvenire
dell'uomo e il suo impatto sul mondo erano presenti già a metà '800: a tal
proposito, ad esempio, John Stuart Mill scriveva:
“Se la bellezza che la terra deve alle cose venisse distrutta
dall'aumento illimitato della ricchezza e della popolazione [...] allora
io spero sinceramente, per amore della posterità, che questa sarà
contenta di rimanere stazionaria, molto tempo prima di esservi
costretta dalla necessità.”
5
Secondo tale Teoria ci siamo spinti troppo oltre peccando di onnipotenza,
facoltà che in verità non ci appartiene per nulla. L'unica cosa da fare per salvare
noi ed il pianeta è rendersene conto, ammettere l'errore e fare un passo indietro.
Partire da un simile presupposto cambierebbe praticamente tutte le relazioni
3 S. Fusi, Spirito naturale. L’Ecologia Profonda per la salute del corpo e dell’anima, Tecniche
Nuove, 2007, p. 36.
4 Ibidem.
5 S. Latouche, La scommessa della decrescita serena, Feltrinelli, Milano, 2007, cap. 8.
p. 7
mondiali, con un diverso approccio su tutto, richiedendo una maggiore
responsabilità di tutti.
Effettivamente, abbiamo creato una società in cui il 4% della popolazione
gode di effettivo benessere.
6
Lo sviluppo a cui siamo giunti, il livello di modernità
a cui ora siamo abituati non solo sta distruggendo il pianeta, ma non sta servendo
quasi a nessuno, essendo una tale percentuale veramente esigua. È il nostro stesso
modo d'essere che va cambiato, viviamo relazioni completamente
strumentalizzate ai fini di maggiore profitto, siamo oramai totalmente immersi
nella necessità di produrre di più e guadagnare di più, completamente anestetizzati
da non vedere ciò che abbiamo intorno, primo fra tutti il diritto all'uguaglianza
nettamente violato.
Basando la ricerca di uno sviluppo realmente più sostenibile, al fine di una
garanzia concreta e globale dei diritti umani, c'è da chiedersi innanzitutto se tali
diritti siano effettivamente universali, o se in verità essi non si riducano spesso in
mere enunciazioni su carta che ben poco hanno a vedere con l'effettività delle
cose.
La prima parte di questo elaborato presenta una generale inquadratura dello
Sviluppo Sostenibile, supportata dall'enunciazione di tale concetto nelle varie
conferenze e trattati nati a riguardo, e da una presa in esame dei principali ambiti
che concernono tale sviluppo.
La seconda parte tenta invece di guardare allo Sviluppo Sostenibile ed ai
problemi ad esso connessi sotto un'ottica relativa ai diritti umani, evidenziando i
diritti da e con esso violati, insieme ad un approfondimento relativo alle
problematiche ambientali. Prosegue poi analizzando alcune delle teorie relative a
tali questioni, descrivendo il pensiero dei filosofi Amartya Sen e Henry Shue,
entrambi sensibili a tali questioni ed ideatori di svariate opere ad esse relative.
Si conclude infine con un analisi di tali teorie e dei progressi fatti a livello
internazionale circa il miglioramento delle condizioni dei diritti umani in un
contesto sostenibile, soprattutto sulla base dei Millennium Development Goals,
sottolineando come non vi può essere un reale sviluppo senza un' effettiva
garanzia per tutti dei diritti fondamentali.
6 N. Ridoux, La decrescita per tutti, Jaka Book SpA, Milano, 2006, p. 16.
p. 8
CAPITOLO 1
STORIA, DEFINIZIONE ED EVOLUZIONE DEL CONCETTO
DI SVILUPPO SOSTENIBILE
1.1. Definizione di Sviluppo Sostenibile
Sono state molte le definizioni di Sviluppo Sostenibile date dai vari autori,
politici o intellettuali che ne hanno discusso nel corso del tempo. La più famosa è
probabilmente quella nata in seno alla Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo
Sviluppo nel 1987; in questa data la Commissione stilò un rapporto chiamato
Rapporto Brundtland, dal nome del direttore della Commissione stessa, ai tempi
primo ministro norvegese, che enuncia:
“lo Sviluppo Sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di
armonia, è piuttosto processo di cambiamento tale per cui lo
sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti,
l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali
siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali.”
7
Nel tempo questa è diventata la definizione base dello Sviluppo
Sostenibile, grazie alla sua capacità di sottolineare contemporaneamente sia la
presa di coscienza dell'impossibilità di giungere ad una situazione di definitiva e
completa armonia tra l'uomo e l'ambiente, sia d'altro canto l'impellente necessità
di cambiare lo stile di vita odierno, per giungere ad uno sfruttamento del pianeta il
meno invasivo possibile e ad una migliore situazione per tutti. Un tentare quindi
di non compromettere ulteriormente una situazione già problematica, indirizzando
il sistema mondo verso una strada migliore, percorribile anche in futuro.
È un concetto che abbraccia moltissimi campi di sapere creando così
un'interconnessione tra questi, non solo a livello globale ma anche locale, fino a
comprendere persino i singoli Paesi. Questo perché le conseguenze dello sviluppo
7 C. M. Daclon, Geopolitica dell'ambiente: sostenibilità, confitti e cambiamenti globali, Franco
Angeli, Milano, 2008, cit., p. 125
p. 10
si riversano poi su moltissimi aspetti, influenzando l'ambiente, il diritto,
l'economia e più in generale le condizioni di vita degli esseri umani, la possibilità
di poter soddisfare i propri bisogni e veder garantiti i propri diritti fondamentali.
Questa definizione riflette bene il principio secondo cui dovremmo tentare
di consegnare alle generazioni future un ambiente almeno non peggiore di quello
che abbiamo trovato noi quando siamo arrivati a questo mondo:
“Possiamo intendere quindi lo Sviluppo Sostenibile come un modello
di sviluppo che porti ad un uso più consapevole delle risorse e ad un
miglioramento generale della condizione umana, garantendo uno stile
di vita dignitoso a tutti.”
8
1.2. Cenni storici, nascita e sviluppo del concetto
Anche se, come detto, la definizione base di Sviluppo Sostenibile nasce
nel 1987, in realtà di questo argomento se ne parlava già in altri ambiti:
“è da almeno tre lustri che alcuni studiosi di matrice ambientale si
sono resi conto non solo che crescita demografica e la crescita
economica stanno modificando in profondità gli equilibri ecologici
globali e locali del pianeta Terra, ma anche che il deterioramento
delle condizioni dell'ambiente è a sua volta concausa del mancato o
del distorto sviluppo economico in molti Paesi, soprattutto del Terzo
Mondo”
9
È quindi da tempo che almeno i più sensibili sull'argomento si sono posti
questo problema, prima ancora che il processo di globalizzazione interconnesso
allo Sviluppo Sostenibile si manifestasse su larga scala. Furono degli studiosi
americani i primi ad analizzare gli effetti collaterali che lo sviluppo stava portando
con se sia sulla società che sull'ambiente, e ad analizzare l'interdipendenza che si
stava sempre più intrecciando tra i problemi ambientali e quelli socioeconomici.
Ma ancor prima, già nel '700, questi rischi erano visibili: il filosofo inglese
Thomas Robert Maltus (1766-1837) fu il primo a rendersi conto della tragedia a
cui l'umanità stava andando incontro senza accorgersene, distruggendosi con le
proprie mani. Nel suo An Essay on the Principle of Population, egli nel 1798 già
8 P. Lafratta, Strumenti Innovativi per lo Sviluppo Sostenibile, Franco Angeli, Milano, 2004, p.
48.
9 P. Greco, Lo sviluppo Insostenibile – dal vertice di Rio a quello di Johannesburg, Mondadori,
2003, pp. 65-66.
p. 11
sottolineava che la crescita a un ritmo così elevato della popolazione avrebbe
portato prima o dopo ad un insufficienza di cibo per sfamare tutti, cosa che
avrebbe chiaramente portato alla catastrofe. Ai tempi il problema ambientale era
minimo e non veniva considerato, ma nonostante la mancanza di questo aspetto
Maltus individuava già abbastanza chiaramente il rischio a cui l'umanità si stava
esponendo, semplicemente studiando i rapidi cambiamenti sociali ed il benessere
acquisito derivanti dalla prima Rivoluzione Industriale.
10
La questione ambientale salì invece alla ribalta negli anni '60, grazie ai
primi movimenti che iniziarono ad attivarsi per protestare contro il galoppante
inquinamento e il nuovo sistema mondiale che si stava sviluppando.
11
1.3. Principali tappe dello Sviluppo Sostenibile
Lo Sviluppo Sostenibile ha percorso un lungo cammino a partire dagli anni
'70, durante il quale si è cercato di inquadrare il problema e cercare possibili
soluzioni a livello internazionale ma anche regionale. È un cammino ancora in
corso e che spesso non ha portato ai risultati sperati, del quale è possibile
individuare le tappe principali;
1.3.1. Club di Roma, 1972
Il club di Roma è un associazione civile senza scopo li lucro, fondata nel
1968. Nacque con lo scopo di analizzare in un contesto globale i principali
problemi dell'umanità, cercando soluzioni idonee.
12
Questa associazione pubblicò
nel 1972 un rapporto chiamato “I limiti dello sviluppo”,
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relativo ai risultati di
svariate ricerche circa lo sviluppo messe in atto da degli studiosi americani del
Massachusetts Institute of Technology (MIT). Anche soltanto leggendo il nome
del rapporto
“è già evidente l'impostazione dello studio: lo sviluppo va arrestato
lentamente, perché ha dei limiti fisici, oggettivi [...] non possiamo fare
a meno di fermarlo: occorre frenare per l'uomo, anche se con grande
10 P. Lafratta, Strumenti Innovativi per lo Sviluppo Sostenibile, op. cit., p. 48-49.
11 S. Lucci S. Poletti, Lo Sviluppo Sostenibile, Il Mulino, Milano, 2004, p. 15.
12 http://www.treccani.it/enciclopedia/club-di-roma/
13 A. Matteo, Verso una prospettiva ecocentrica. Ecologia profonda e pensiero a rete., LED,
Milano, 2011, p. 117.
p. 12