Sviluppo regionale ed europeizzazione: l‟esperienza delle politiche regionali in Turchia durante i negoziati di adesione all‟UE
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Introduzione
Quando il 12 settembre 1963, fu raggiunto l‟Accordo di associazione tra la
CEE e la Turchia, l‟allora presidente europeo, il tedesco della Cdu Walter
Hallstein, dichiarò: <<La Turchia fa parte dell‟Europa. E‟ questo il senso
profondo di questo processo: è la conferma, nella forma più appropriata ai
nostri tempi, di una verità che è qualcosa di più dell‟espressione abbreviata
di una dichiarazione geografica o di un‟osservazione storica, valida per qual-
che secolo.
(Carducci, Bernardini d‟Arnesano, 2008, p. 137)
La parte centrale del ventesimo secolo vide, in molte parti del mondo, la
vittoria dello stato-nazione sulle altre forme di organizzazione politico-
territoriale. Tale fenomeno di “nazionalizzazione” della vita sociale, economica
e politica, iniziato in alcuni contesti già all‟inizio dell‟Ottocento, vide la pro-
gressiva riduzione del potere o il collasso di entità territoriali come gli imperi
multi-nazionali e le città-stato. Al contrario, a partire dagli anni ‟70 del Nove-
cento, in quasi tutti i paesi industrializzati si sono avuti processi di ridefinizio-
ne dei poteri precedentemente accentrati nelle mani dello stato centralizzato.
Determinato da vari fattori, tale processo è stato definito di re-scaling. Esito di
questo è stata una spinta che si esercita in due direzioni opposte: verso l‟alto, in
direzione di istituzioni e sistemi territoriali sovra-nazionali, e verso il basso,
cioè verso entità territoriali come le regioni e le città.
Il processo di unificazione europea ha avuto effetti significativi sulle po-
litiche pubbliche degli stati membri: si può parlare, usando un termine accade-
mico alla moda, di “europeizzazione” di tali politiche. Da un lato il fenomeno
di “costruzione” dell‟Unione Europea si è manifestato in un ridimensionamen-
to dei poteri degli stati membri. Dall‟altro, ciò ha favorito l‟emersione di un
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modello di governance territoriale “nuovo” e la crescita del ruolo delle entità
territoriali sub-nazionali come basi per lo sviluppo economico e l‟azione politi-
ca. Non occorre sopravvalutare questi processi: come ci suggeriscono numerosi
studi le cause del regionalismo contemporaneo e del “neo-regionalismo eco-
nomico” sono molte e complesse e non solo legate all‟UE. La costruzione
dell‟Unione Europea e la strutturazione della sua politica regionale sono consi-
derate, tuttavia, come due elementi chiave nell‟affermazione del rinato ruolo
che le “regioni” – intese qui come entità di livello sub-nazionale – hanno eser-
citato in molti paesi “europei” a partire dagli anni ‟80.
In anni più recenti, con l‟ingresso di 10 nuovi membri nel 2004, il pro-
cesso di “europeizzazione” nel contesto dell‟allargamento è diventato un ar-
gomento molto discusso. Tali studi hanno arricchito il dibattito sul rapporto tra
regionalismo/regionalizzazione e la condizionalità delle norme e delle pratiche
proposte dagli organi di Bruxelles. L‟inclusione della Turchia tra i potenziali
candidati all‟ingresso nell‟UE (1999), poi l‟inizio dei negoziati veri e propri nel
2005 e, infine, il parallelo sviluppo di progetti di cooperazione destinati a pre-
parare il paese in funzione di un suo ipotetico ingresso, forniscono, oggi, un
ulteriore spunto di ricerca. La Turchia può essere letta infatti come un terreno
di studio molto interessante. In essa la costruzione nazionale tardiva ha avuto
luogo attraverso un processo drastico in cui un modello di stato-nazione “euro-
peo” è stato creato da una ristretta elite ed applicato con una forma e una forza
forse assenti in altri contesti del continente, tanto che alcuni autori hanno defi-
nito il paese come <<una sorta di concretizzazione dello “Stato hegeliano”, al
cui interno l‟universalismo fallito dagli europei verso i paesi “non occidentali”
ha sperimentato un‟alternativa di “tecnica europea” separata dalla religiosità
cristiana>> (Carducci, Bernardini d‟Arnesano, 2008, p. 8). D‟altra parte, tutta-
via, anche la Repubblica fondata da Atatürk sembra oggi aver iniziato un
cammino di decentramento amministrativo, economico, politico e sociale. In
tale cornice, il ruolo della prospettiva di poter diventare membro dell‟UE quale
“forza trainante” della ristrutturazione statale appare tutt‟altro che marginale.
Analizzare quindi come il tema delle politiche regionali e dei processi di regio-
nalizzazione stia evolvendo sotto le influenze dei negoziati di pre-adesione
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all‟Unione Europea nel corso degli ultimi anni può fornire un interessante
campo di ricerca. Quale è stata la dinamica del processo? Quali gli effetti e le
influenze determinate dalle politiche di Bruxelles nella prospettiva offerta alla
Turchia di diventare membro dell‟UE? Quali sono le parole d‟ordine nel pro-
cesso di decentramento spinto dall‟UE e da altri attori internazionali? Che ef-
fetto sta avendo il modello territoriale proposto da Bruxelles? In che posizione
si trova la Turchia attualmente? Sotto questo punto di vista, la carenza attuale
di analisi è ancora abbastanza profonda (Lowendahl-Ertugal, 2005).
Seppur il caso turco presenti particolarità specifiche del paese, il suo stu-
dio può essere incluso in un filone più generale, indirizzato ad indagare i pro-
cessi di neo-regionalismo e di ristrutturazione dello stato al di fuori dei contesti
analizzati generalmente nella letteratura. L‟importanza di tale operazione non è
irrilevante e si ricollega al lavoro di vari autori che hanno lavorato sulla Tur-
chia: Gűl Berna Özcan, Murat Dulupçu e collaboratori, Ebru Ertugal, ecc. Nel-
le parole del secondo:
Different state formations and cultural and social landscapes seem to be for-
ces that stop or turn around particular directions of globalisation A focus on
state reorganisation could avoid assessing developing countries through the
lens of new regionalism. [...] Are developing countries able easily to imitate
or transplant the policies of “Western” post-Fordism as they did before for
Fordism? [...] And how will the central states react to emerging powers of
governance (especially to subnational level in developing countries?>> (Du-
lupcu, 2005, pp. 100-101).
Il dibattito in Turchia sul ruolo che i livelli locale/regionale possono gio-
care nell‟attuale fase di globalizzazione dell‟economia si sta facendo, negli
ultimi anni, interessante. Questa “riscoperta” è stata tuttavia trattata secondo un
approccio generalmente banalizzato e troppo centrato su considerazioni polito-
logiche e economicistiche. Concetti come la regione, la scala a cui essa debba
essere definita, l‟idea di sviluppo regionale e le conclusioni da trarne in termini
di politiche concrete, sono utilizzati nel dibattito corrente in modo spesso acri-
tico. Scopo di questa tesi è quindi quello di rileggere gli attuali processi in atto,
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la ricerca accademica prevalente e le iniziative portate avanti dai vari attori
impegnati nelle politiche regionali in Turchia attraverso una chiave più pro-
priamente geografica, con la speranza di poter offrire punti di vista differenti al
dibattito attuale. Ciò anche in luce dell‟ampio bagaglio di esperienze maturate
in vari contesti europei: primi tra tutti il dello sviluppo locale italiano e
l‟esperienza neo-regionale britannica, due contesti i cui studi sono stati ampia-
mente consultati per la costruzione teorica di questo lavoro.
Se l‟ambito di studio è la Turchia, potrebbe sorgere spontanea la doman-
da <<perché dedicare allora spazio ad una riflessione teorica su due oggetti
come la regione e l‟Europa?>> Dietro a tale scelta vi sono varie motivazioni: la
prima consiste nella volontà di evidenziare proprio i legami in sé che uniscono
i processi relativi alle “regioni”, l‟entità definita “Europa” e la “Turchia”. In
secondo luogo, l‟individuazione e la discussione di tali legami è utile ad evi-
denziare alcuni dei contributi che la geografia è in grado di offrire ad uno stu-
dio così come delineato nei paragrafi precedenti: ci riferiamo alla capacità di
osservare criticamente i discorsi sulle scale e sulle unità territoriali – oggetti
che le altre scienze e molta parte del dibattito politico-economico prendono
generalmente per “dati di fatto”. In questo senso, è essenziale evitare l‟errore di
cadere nella “territorial trap” (Agnew, 1994) in cui finiscono molte interpreta-
zioni e ricerche che osservano lo spazio europeo e le regioni in modo reificato,
acritico e formalizzato: solo decostruendo tali “entità processuali” è possibile
comprendere in profondità le dinamiche politiche, sociali, economiche e terri-
toriali alla base della costruzione europea e delle influenze che l‟UE tenta di
progettare verso l‟esterno – nel nostro ambito specifico verso le politiche re-
gionali dei Paesi candidati.
In conclusione, lo studio delle dinamiche di cambiamento delle politiche
e della governance regionale in Turchia può essere inserito in un quadro di
ricerca più ampio, orientato in particolare verso:
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1. l‟abbondante letteratura sul neo-regionalismo e la ricerca interessata ai
processi di “costruzione regionale”
1
, con l‟obiettivo di ampliare il dibattito
attraverso l‟analisi di un contesto “nuovo” ed esterno ai paesi a capitalismo
avanzato trattati generalmente nella letteratura;
2. lo studio del ruolo dell‟UE intesa come “attore” che si pone verso
l‟esterno, sia nei progressivi allargamenti, sia nel contesto delle politiche “di
vicinato” (Bialasiewicz, a cura di, 2009);
3. la continuazione di una strada, aperta da autori italiani, interessata ad
una analisi comparativa sulle dinamiche di sviluppo territoriale in contesti
europei ed extra-europei
2
.
Il primo capitolo include un breve esame della letteratura, sia relativo a-
gli studi epistemologici sulla geografia regionale/delle regioni, sia inerente
all‟ampio e variegato tema del neo-regionalismo e dell‟europeizzazione. Ov-
viamente, parte del capitolo è dedicato alla letteratura ristrettamente riconduci-
bile alla seconda parte del lavoro, ovvero l‟europeizzazione delle politiche ter-
ritoriali e il neo-regionalismo in Turchia.
Il secondo capitolo consiste in una breve ricostruzione del discorso sulle
regioni all‟interno della geografia italiana ed internazionale – anglofona, evi-
denziando, nello specifico, come la tradizione regionale sia stata messa sotto
forte pressione dalla trasformazione della territorialità indotta dalla globalizza-
zione. Contrariamente a quanto forse potrebbe sembrare logico, lo sforzo non
sarà di iniziare questa prima parte del lavoro con una definizione univoca di
regione. Infatti, questo potrà essere il risultato dell‟analisi e non il suo inizio.
La conclusione del capitolo, termina quindi chiamando in causa la necessità,
espressa da molti autori sul finire degli anni ‟90, di un completo ripensamento
1
Si veda, per lo studio di un caso concreto, Salone (2010a).
2
Un riferimento in questo caso può essere il libro curato da Dansero, Giaccaria,
Governa (2008), interessante perchè unisce un taglio geografico ad un tipo di analisi
comparativa.
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della regione sotto chiavi interpretative nuove. Seppur molto brevemente, si
tenta anche di analizzare alcuni punti dell‟opera geografica possibilista. Come
ci ricorda provocatoriamente N. Thrift <<this act of going back can also point
the way forward>> (Thrift, 1994, p. 200). Ciò è forse più vero per quanto ri-
guarda gli studi sulla sostenibilità ambientale delle società che sui processi
politico-sociali di neo-regionalismo. In ogni caso sembra interessante citare
alcuni elementi.
Il terzo capitolo si concentra invece sulle interpretazioni contemporanee.
Partendo dall‟analisi di alcune interrogazioni fiorite tra gli anni ‟80 e anni ‟90
intorno al significato della pratica regionale – la cosiddetta “new regional geo-
graphy”, il discorso tenta di arrivare ad alcune conclusioni teoriche utili per il
proseguimento del lavoro. I consigli che emergono dai lavori di origine marxi-
sta di D. Massey e da proposte come quella di A. Paasi ibridata con la teoria
sociale sono raccolti nello sviluppo di una visione “costruttivistica” della re-
gione. Questa, unita ad approcci “relazionali” al luogo portano a considerare la
regione in modo aperto, multiscalare, allo stesso tempo base e risultato dei pro-
cessi politici, economici e sociali di costruzione identitaria e di territorializza-
zione. La multi-scalarità è un elemento su cui viene posta particolare enfasi
poichè crediamo che essa sia uno dei principali vantaggi che l‟analisi geografi-
ca può offrire agli studi sul regionalismo. In questo ambito la letteratura spesso
confonde regione e luogo: per questo tale rapporto sarà oggetto di una breve
discussione.
Nel capitolo successivo, il quarto, si tenta di analizzare in maggior pro-
fondità i processi di neo-regionalismo avvenuti in molti paesi dell‟occidente
industrializzato negli ultimi decenni. L‟idea generale alla base del capitolo è
che sia necessario oggi combinare e “ibridare” le prospettive teoriche discusse
nel capitolo precedente con il dibattito impostato in ambito economicistico e
politologico sulle modalità di azione degli attori collettivi. In questo senso,
infatti, <<we can talk of regional space in several senses [...] but where there is
a space to insert themselves they [regions] can institutionalize themselves, be-
come political arenas and constitute themselves as actors>> (Keating, 2003, p.
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263). È utile precisare fin da adesso la distinzione esistente tra federalismo e
(nuovo) regionalismo: non sempre i processi di “rinascita” regionale fioriti con
intensità crescente a partire dagli anni Novanta sono infatti sfociati o hanno
teso allo sviluppo di sistemi politico-amministrativi federali (Salone, 2010b).
In questa tesi, data la scarsa attinenza con il caso della Turchia, il tema com-
plesso e ampio del federalismo non verrà pertanto trattato.
I temi dell‟Europa e dell‟europeizzazione sono trattati nel quinto e nel
sesto capitolo. Nel primo il concetto di europa viene discusso al fine di trarne
utili spunti per lo studio del caso. In particolare, ci si interrogherà su differenti
sensi e significati attribuiti all‟entità europea, concentrando infine l‟attenzione
sul processo di costruzione di quella che appare oggi il livello più forte:
l‟Europa politica costruita intorno all‟Unione Europea.
Il sesto capitolo, concerne in modo specifico il ruolo dell‟UE quale
“power-holding actor” (Paasi, 2004) e le sue capacità – capacità degli attori
parte di essa – di stimolare processi di trasformazione delle politiche di svilup-
po e dei sistemi di governance nei paesi membri. L‟ultima parte del capitolo è
infine destinata all‟analisi del ruolo dell‟Unione nello stimolare processi di
regionalismo/regionalizzazione nella cornice degli allargamenti a nuovi mem-
bri. Data l‟abbondante letteratura sui 10 paesi dell‟Europa Centro-Orientale
diventati membri di recente, essa sarà usata come spunto di riflessione, senza
tuttavia l‟intenzione di svogere un‟analisi comparativa rispetto al caso turco.
Il settimo capitolo segna invece il passaggio alla seconda parte del lavo-
ro, consistente nell'analisi empirica e nella validazione delle ipotesi di ricerca.
In tal senso la metodologia adottata nel lavoro viene discussa, così come i suoi
limiti e pregi.
L‟ottavo capitolo entra invece nel merito della situazione della Turchia,
discutendo ciò che abbiamo definito il “quadro” territoriale del paese. Il pro-
cesso di ristrutturazione dello stato è un processo graduale, di difficile incasel-
lamento in date precise. Cionostante, abbiamo deciso di considerare la fine
degli anni Novanta come spartiacque tra azioni e strutture “tradizionali” e
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cambiamenti recenti. L‟obiettivo è quello di offrire un‟immagine del sistema
socio-spaziale prima dell‟inizio dei negoziati di adesione all‟UE. Una partico-
lare attenzione è prestata alle evoluzioni avvenute in quasi ottant‟anni di storia
repubblicana, in modo da non appiattire il discorso su una categozzazione tra
“prima” e “dopo” l‟inizio delle trattative con l‟UE. Tre sono i temi discussi in
modo approondito nel capitolo: il sistema amministrativo; lo sviluppo generale
del paese e gli orientamenti macro-economici e sociali; e, infine, la natura e gli
strumenti delle politiche di sviluppo. Un quarto, di natura trasversale, concerne
il discorso sulla presenza delle “regioni” nel paese.
L‟ultimo capitolo prima delle conclusioni, il nono, può essere inteso
come il “nucleo” della ricerca empirica, perchè destinato all‟analisi del rappor-
to tra i negoziati di adesione all‟UE e la trasformazione delle politiche di svi-
luppo regionale in Turchia. Le seconde sono intese in senso ampio, e non solo
strettamente in termini di azioni “mirate alla crescita economica”. Ne deriva
che vengano discussi anche temi come le riforme delle amministrazioni locali,
poichè “strumentali” alla costruzione di politiche nazionali in linea con alcuni
parametri definiti dall‟Unione Europea. L‟obiettivo principale del capitolo non
è tanto quello di analizzare i dettagli tecnici della ristrutturazione quanto, piut-
tosto, di leggere tale processo in rapporto dialettico rispetto alle azioni e alle
richieste provenienti dall‟UE.
Si tenterà infine di trarre le conclusioni del lavoro. Tre sono gli “assi” in-
torno a cui è organizzata la trattazione: il ruolo dell‟europeizzazione, la natura
dei processi in atto di ristrutturazione dello stato e, infine, una discussione del
caso turco alla luce delle categorie di “regionalismo/regionalizzazione” discus-
se nella parte teorica.
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Prima parte
IL QUADRO TEORICO
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Capitolo primo
Una discussione critica della letteratura
For several years now regionalism has been back in fashion in Europe, in
both the scholarly and the political domains. There are books and articles a-
bout the new regionalism, the Europe of regions, multilevel government, the
third level. Some even talk as if the nation state itself were being replaced by
a new level of government.
(Keating, 2003, p. 256)
1.1. Introduzione
Dopo un lungo disinteresse da parte delle scienze economico-sociali nei
confronti della dimensione spaziale, si è assistito negli ultimi vent‟anni ad una
generale rinnovata attenzione teorica nei confronti di numerosi concetti geogra-
fici e, più in generale, di “consapevolezza territoriale” (Governa, 2005). Se-
condo E. Gualini (2006) tale processo, se inserito in una prospettiva di lungo
termine, può essere ricondotto a tre “elementi culturali”. Il primo consiste nella
affermazione in molte scuole di ricerca di “paradigmi scientifici” post-
strutturalisti e post-empiricisti uniti ad un progressivo aggiustamento del pen-
siero marxista in chiave meno deterministica e rigida.
Il secondo elemento riguarda l‟ampissimo dibattito relativo alla “globa-
lizzazione” dell‟economia. Proprio l‟affermazione di sistemi economici di
mercato a scala mondiale e l‟emergere di istutuzioni sovranazionali come
l‟Unione Europea, che sembravano inevitabilmente erodere l‟assetto spaziale
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stato-nazionale e causarne un declino a favore di una “società di flussi”, hanno
stimolato un forte rinnovato interesse su concetti spaziali come “luogo” o “re-
gione”.
Infine, il progressivo aprirsi di nuove dimensioni inter- e trans-
disciplinari interessate alla dimensione evolutiva dei processi politici, econo-
mici culturali e territoriali ha inoltre favorito un dialogo profiquo e “nuovo” tra
ambiti di ricerca.
In questo quadro generale, la geografia economica e politica hanno attira-
to l‟attenzione di altre discipline sulla dimensione regionale/locale dei fatti
umani, intesa come una fonte rilevante di prosperità economica e coesione so-
ciale. La scala “intermedia” delle regioni è così tornata ad essere un oggetto di
studio delle scienze sociali e politiche, che l‟hanno adottata come uno dei car-
dini per capire i processi di ristrutturazione e cambiamenti in atto nella territo-
rialità contemporanea. La scala regionale è diventata, verso la fine degli anni
‟90, un oggetto estremamente popolare nelle teorie e nelle politiche, anche in
funzione dell‟attrattività che ha esercitato verso gruppi di interesse, politici e
guru dell‟economia (MacLeod, Jones, 2001). Il fenomeno è stato definito dalla
letteratura internazionale come “nuovo regionalismo”.
L‟adozione spesso banalizzata e acritica dell‟approccio neo-regionalista
tanto nei discorsi quanto nelle pratiche ha portato ad una sorta di nuova orto-
dossia, <<one that, as indicated above, often appears tailored in the coarse fa-
bric of business economics and its ritualistic trumpeting of “competitiveness”
as the key informant for public policy>> (MacLeod, Jones, 2001, p. 671). Que-
sta nuova grande enfasi che molte scienze sociali hanno prestato alla regione
come cornice preferenziale per comprendere le dinamiche economico-sociali
del mondo “post-fordista” non è infatti stata spesso accompagnata da una ana-
lisi in profondità sui significati del livello regionale: <<many researchers have
tended to conceptualize phenomena and processes occuring in and between
regions rather than theorizing over regions as parts of these processes>> (Paasi,
2004, p. 806, corsivo dell‟autore). La confusione che ne è nata non ha aiutato a
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chiarire che cosa intendiamo volendo studiare fenomeni come il “regionali-
smo”, la “rinascita delle regioni”, i processi di “regionalizzazione”; una confu-
sione che molta della letteratura sull‟argomento ha eluso piuttosto che affronta-
re (Lovering, 1999).