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Introduzione
La Svezia è nota nel mondo per essere il prototipo di Welfare
State socialdemocratico, un sistema nel quale tutto sembra funzionare
alla perfezione, e la sicurezza sociale viene modellata su una
combinazione tra universalismo, vale a dire il principio secondo il
quale tutti i cittadini godono degli stessi diritti sociali, e il principio
della conservazione del reddito, in base al quale si assicura un
adeguato
tenore di vita anche a coloro che, per qualche ragione, non
possono continuare a lavorare.
In questo lavoro si intende mostrare il percorso che ha
condotto al moderno Welfare State svedese, analizzando le sue origini
ed evoluzione nel corso del diciannovesimo secolo, e la crisi a cui
esso è andato incontro. Si intende inoltre analizzare quali potranno
essere le prospettive dell’economia svedese, cioè se il suo Welfare
andrebbe rafforzato o ridimensionato. Si giungerà alla
conclusione che esso rappresenta il punto di forza dell’economia
svedese, essendo fonte di prosperità, benessere ed approvazione da
parte dei cittadini, pur essendovi punti di debolezza, quali il tasso di
disoccupazione.
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Si partirà parlando delle origini del Welfare State svedese,
affrontando la sua industrializzazione, la crisi economica, la stabilità
dei prezzi,la politica fiscale, ed i livelli di piena occupazione e
disoccupazione.
Successivamente si parlerà delle caratteristiche generali dello
Stato sociale in Svezia, analizzando le sue sfaccettature, a partire
dalla scena politica, passando attraverso la sanità ed un sistema
scolastico all’avanguardia,la classe agricola e operaia, concludendo
con la protezione sociale e
mettendo in risalto come tutti questi interventi abbiano influito
sul livello di benessere generale dei cittadini.
Infine si farà un’ analisi degli anni novanta in cui troveremo
una svolta del sistema,vale a dire del modo in cui lo Stato cerca di
ridurre le disuguaglianze all’interno della società, assumendo la sua
connotazione di modello universale.
In conclusione si affronterà la visione del modello svedese in
un contesto internazionale, considerando lo sviluppo tecnologico del
paese degli ultimi anni.
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Capitolo Ι
Origini e caratteri della politica economica svedese dal
dopoguerra in avanti
1.1 Politica economica
All‟inizio degli anni trenta gli obbiettivi di Politica Economica
che si era posto il governo Svedese erano molteplici. Un primo
presupposto fu la sospensione del Gold standard( sistema monetario
nel quale la base monetaria è data da una quantità fissata di oro),che
avvenne nel 1931,con un tasso di cambio flessibile fino al 1933
quando fu stabilita una nuova parità,ancorata alla lira sterlina. La
nuova parità richiese una forte svalutazione della corona svedese in
rapporto ai costi di produzione in Svezia.Da questo momento in poi la
stabilizzazione dei prezzi interni e l‟occupazione cominciarono ad
essere i principali obbiettivi di politica economica. Le esportazioni
svedesi cominciarono ad espandersi fin dal 1933. Ciò contribuì nella
fuoriuscita della Svezia dalla grande depressione molto più
velocemente rispetto agli altri paesi. Nel 33 il governo iniziò a seguire
una politica fiscale volutamente espansiva per andare incontro alla
depressione, il tutto solamente in linea teorica poiché l‟aumento della
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spesa pubblica a stento raggiunse più dell‟1% del PNL nel periodo
1932-34‟. Nel dopoguerra gli obbiettivi della politica aumentarono di
pari passo con quelli decisi per la politica economica,quello principale
era senza dubbio il raggiungimento della piena occupazione. Oltre a
questo ricordiamo le considerazioni riguardanti il livello dei prezzi
che influenzarono notevolmente la politica reale del paese. Verso la
fine degli anni 50 il nuovo obbiettivo preposto dal governo riguardava
il tasso di crescita, dal momento che veniva data una maggiore
considerazione alla crescita economica degli altri paesi. L‟obbiettivo
della piena occupazione ha continuamente mutato carattere, si è
interessata alla riqualificazione,ai sussidi alla mobilità e a specifiche
attività creatrici di posti di lavoro per persone con vari tipi di handicap
e difficoltà di competere sul mercato del lavoro con il resto della
forza-lavoro. In sostanza la politica economica è diventata sempre più
multidimensionale.
La politica economica in Svezia nel periodo successivo alla
seconda guerra mondiale si è sviluppata nel contesto di un‟economia
di mercato piuttosto decentrata,dominata dall‟iniziativa privata ma
con una politica governativa piuttosto ambiziosa nel campo dei
consumi pubblici e del risparmio pubblico, della redistribuzione del
reddito ,delle infrastrutture, delle infrastrutture e della politica di
stabilizzazione ,un “democratico stato del benessere liberal-sociale”
nel contesto di una “economia mista”,ad elevata “capacità di
innovazione” sia dell‟iniziativa privata,sia dell‟attività politica.
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L‟economia svedese può anche essere definita come un‟economia
inflazionistica ad alta occupazione. Questa economia del dopoguerra
può essere definita come dominata da:1) iniziativa privata nel campo
della produzione 2)alto livello occupazione 3)tasso d‟inflazione quasi
medio con andamento crescente,sviluppo quasi parallelo delle
importazioni e delle esportazioni per la maggior parte del periodo in
esame. Eccetto che per gli anni della guerra , la Svezia ha avuto un
governo Social-Democratico fin dal 1932. Quando questo governo
successe alla coalizione governativa alla fine della seconda guerra
mondiale ,furono pubblicati due documenti importanti riguardanti la
politica economica del dopoguerra. Uno fu presentato da una speciale
commissione governativa , la Commissione per la Pianificazione
Economica Post-bellica, l‟altro il Programma Post-bellico del
Movimento Laburista , presentato dal partito socialdemocratico e dalla
Confederazione Sindacale. Entrambi i programmi si occupavano del
problema del sostegno della domanda aggregata dal momento che si
prevedeva nel dopoguerra una depressione. Tutti e due inoltre
speravano nella rimozione progressiva di molti controlli diretti
introdotti durante il blocco del periodo di guerra, in particolare il
razionamento dei beni di consumo ,l‟abolizione dei controlli sulle
importazioni e del controllo governativo sui salari. Si può dire quindi
che entrambi i programmi sostenevano che il governo dovesse fare un
gioco molto più decisivo in economia di quanto non avesse fatto
prima della guerra. Nonostante ciò ci furono però pochissime proposte
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di nazionalizzazione, solo per la distribuzione del petrolio e per le
assicurazioni. La politica ufficiale perseguita dalle autorità,governo e
Banca Centrale fu per prima cosa ottenere una riduzione dei prezzi in
risposta all‟incremento della produttività e alla maggiore offerta di
merci importate a basso prezzo(come il combustibile),questo per
tentare di recuperare il valore della moneta. Le autorità ritennero che i
prezzi dovessero essere abbassati con misure amministrative,cioè col
controllo dei prezzi. Questa teoria si basava sul presupposto che i
prezzi fossero determinati dai costi, mentre si attribuiva minore
importanza alla domanda. Questa ipotesi è alla base di molte misure di
politica economica dell‟immediato dopoguerra,come la riduzione dei
tassi di interesse nel febbraio del 1945,la rivalutazione della corona
svedese del luglio 1946, l‟abolizione dell‟ imposta generale sulle
vendite da gennaio 1947e l‟introduzione di dazi sulle esportazioni e di
sussidi alle importazioni, e anche sussidi alimentari alla fine degli anni
quaranta. La rivalutazione della corona svedese fu effettuata per
impedire che gli aumenti dei prezzi internazionali , stimolati
dall‟abolizione del controllo dei prezzi negli Stati Uniti, facesse
aumentare il livello dei prezzi svedesi. In teoria è possibile combattere
gli aumenti dei prezzo ,o perfino ottenere riduzioni di prezzo , con
misure che riducano i costi di produzione, come le riduzioni del tasso
di interesse, la rivalutazione e la riduzione delle imposte indirette.1
Tuttavia in un sistema con prezzi determinati dal mercato (prezzi di
1
Fonte: “La Politica Economica Svedese” Assar Lindbeck
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equilibrio), ciò richiede che la domanda aggregata sia
sufficientemente ristretta, per esempio mediante una tassazione più
elevata. Un‟altra alternativa poteva essere di ridurre i prezzi
conformemente alle riduzioni dei costi mediante controllo dei prezzi,
controlli diretti sulla domanda aggregata e intervento pubblico nel
processo di formazione del reddito, la cosiddetta “politica dei redditi”.
Questa politica in quel periodo si ridusse principalmente a
raccomandazioni generali del governo ai sindacati di mostrare
“moderazione” nelle rivendicazioni salariali. La politica monetaria e
fiscale espansiva provocò un forte eccesso di domanda di merci e
lavoro,il mercato edilizio in particolare conobbe una notevole
espansione nel 1946 e 1947. A causa della mancanza di controllo sulle
importazioni , la situazione di eccesso di domanda nel mercato delle
merci provocò un enorme deficit nella bilancia commerciale.
Quest‟ultima non poteva resistere a tutte le tensioni cui si trovò
esposta simultaneamente: la rivalutazione della corona,le politiche
monetarie e fiscali espansive,l‟abolizione di numerosi controlli diretti
e il forte aumento dei salari. Inoltre è importante ricordare che
malgrado il controllo dei prezzi,i prezzi dei beni di consumo
aumentarono dell‟8% tra la metà del 1945 e la metà del 1948. Pertanto
i controlli diretti furono troppo deboli per rendere inoffensiva la
politica monetario-fiscale espansiva dal lato della domanda nei
riguardi dell‟economica. Molti economisti e uomini d‟affari
sostenevano già nel 1945-46‟ che il problema di fondo di questa