Introduzione
A tal fine, la trattazione si avvale di una lunga serie di dati ufficiali, pubblicati
prevalentemente dall’Ufficio federale di statistica per i dati relativi alla Germania, o
dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e dal Fondo Monetario
Internazionale per i dati relativi alle altre economie.
La scelta di suddividere la prima parte della trattazione in tre capitoli, ognuno dei quali si
occupa di un distinto periodo temporale, è stata motivata dal differente trend dell’economia
tedesca nei dodici anni presi complessivamente in considerazione in questa sede. Si passa
infatti da una ripresa congiunturale nella seconda metà degli anni Novanta ad un periodo di
grave rallentamento e di recessione nei primi anni Duemila, per poi giungere ad una nuova
ripresa economica nel biennio 2006-07.
La seconda parte di questo lavoro espone anzitutto i principali aspetti relativi all’unificazione
della Germania, per poi valutarne quelli più importanti in relazione al processo di
globalizzazione. In entrambi i casi, l’attenzione è concentrata sulla policy attuata dal Governo
federale per far fronte alle sfide imposte dai due processi.
Il capitolo quattro è dedicato all’unificazione della Germania conclusasi con la proclamazione
dell’unità nel 1990. Si passa dalla narrazione delle vicende storiche che hanno portato alla
nascita della Germania unita, alla illustrazione delle politiche adottate dal Governo federale
all’indomani della riunificazione, alla valutazione dei risultati ottenuti e alle considerazioni
delle sfide future.
Il quinto e ultimo capitolo della trattazione tratta alcuni aspetti essenziali relativi alla
globalizzazione. Oltre a fornirne una definizione, descrive le caratteristiche e le dinamiche
principali della globalizzazione finanziaria e della globalizzazione reale presenti a partire
dagli anni Settanta del XX secolo. Esso illustra infine gli effetti della globalizzazione sul
mercato del lavoro, soffermandosi sull’impatto della stessa sul mercato del lavoro tedesco:
analizza in particolare la natura della disoccupazione tedesca, le “rigidità” del mercato del
lavoro tedesco e le riforme recenti attuate dal Governo federale per combatterle o ridurle.
Esso conclude con i risultati ottenuti e le prospettive future.
L’ampiezza degli argomenti collegati alla scelta di un tema interessante ed attuale, ma anche
complesso come quello della globalizzazione, costituisce un pregio, ma anche un serio limite
per una tesi di laurea, che rischia di rimanere eccessivamente generica. In ragione di questi
timori si è cercato di mantenere un giusto equilibrio fra l’esigenza descrittiva e quella di
limitazione dei campi di indagine e di approfondimento di tematiche specifiche. La prima
esigenza trova espressione nell’arco di tutta l’esposizione. La seconda esigenza è stata
8
Introduzione
soddisfatta soprattutto nella seconda parte della tesi, in primis mantenendo un interesse
primario sull’evoluzione del dibattito “ufficiale” a livello sia nazionale sia internazionale.
Questo lavoro ha tratto sicuro giovamento, sia per quanto concerne l’idea iniziale sia per
alcuni aspetti contenutistici, dal mio soggiorno in Germania, in qualità di studente
all’Università di Bochum. Durante questo periodo ho potuto sviluppare e trasformare l’idea
iniziale nel lavoro che segue.
9
PARTE PRIMA
LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA
GERMANIA
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
1.1 L’attività economica
Nel periodo compreso tra il 1995 e il 2000 l’economia tedesca ha presentato uno sviluppo nel
complesso positivo. Dopo la recessione del 1993, l’attività economica si è ripresa e, ad
eccezione di un temporaneo rallentamento nel 1996, ha continuato gradualmente a crescere
fino ad arrivare ad un boom congiunturale nel 2000. Qui di seguito sarà presentata, per
ciascun anno, la descrizione dapprima dell’andamento del prodotto interno lordo (PIL) e del
valore aggiunto, e successivamente della domanda aggregata e del commercio con l’estero.
1.1.1 Il PIL e il valore aggiunto
I primi mesi del 1995 sono stati contraddistinti da una buona congiuntura economica, in atto
già dal 1994. Tuttavia, tale sviluppo ha abbandonato l’economia tedesca nel corso dell’anno.
Un forte e continuativo apprezzamento del marco tedesco (Deutsche Mark o nel linguaggio
comune semplicemente D-Mark o DM) ha attenuato la dinamica delle esportazioni,
compromessa, tra l’altro, da una debole congiuntura negli Stati Uniti e in alcuni stati membri
dell’Unione Europea. L’espansione labile delle esportazioni ha influito negativamente sullo
sviluppo della domanda interna, frenato, fra l’altro, da un indebolimento della domanda di
beni di investimento (in particolare investimenti immobiliari). Un aumento elevato delle
retribuzioni contrattuali, inoltre, se da un lato ha rappresentato un peso per le imprese dal lato
dei costi, influenzando negativamente la propensione all’investimento, dall’altro ha
incoraggiato, attraverso l’aumento del reddito disponibile, lo sviluppo della spesa per i beni di
consumo.
L’economia tedesca ha chiuso il 1995 con un PIL, a prezzi correnti, pari a 1.848,5
2
miliardi di
euro, e un tasso di crescita, a prezzi concatenati al 2000, dell’1,9% rispetto all’anno
precedente (figura 1). Il valore aggiunto è aumentato del 2,2%: alle variazioni positive
registrate dal settore agricolo e da quello dei servizi, si sono contrapposte una flessione
dell’industria in senso stretto e una contrazione considerevole delle costruzioni. La figura 2
2
Va subito evidenziato che la fonte principale dei dati indicati nei primi tre capitoli di questo lavoro è
rappresentata dall’Ufficio federale di statistica (www.destatis.de) e che le figure e le tabelle presentate sono
frutto di elaborazioni proprie basate su tali dati. Pertanto, per non appesantire la trattazione, la fonte non sarà di
volta in volta specificata nel testo.
13
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
illustra l’andamento del valore aggiunto dal 1995 al 2000, indicando inoltre la variazione
settoriale del valore della produzione.
Nel 1996 ha proseguito la fase di debolezza dell’attività economica: la stagnazione del PIL, in
atto dalla metà dell’anno precedente, si è rafforzata agli inizi di quest’anno. Nel primo
trimestre il prodotto totale dell’economia è diminuito dello 0,7% rispetto al trimestre
precedente. A questo decremento ha contribuito soprattutto il crollo della produzione
nell’edilizia, a causa delle sfavorevoli condizioni climatiche; ma anche la produzione
industriale è rimasta allo stesso livello dei tre mesi precedenti, e sotto il livello esistente alla
metà del 1995.
A partire dal secondo trimestre del 1996 si è imposta una ripresa economica: nonostante un
consistente aumento delle importazioni negli ultimi mesi dell’anno, il PIL ha ricominciato a
crescere, trainato da uno sviluppo ascensionale delle esportazioni e della spesa pubblica e
supportato da una moderata evoluzione della spesa delle famiglie. Gli investimenti fissi,
invece, sono restati straordinariamente deboli e diminuiti nel terzo trimestre.
Nel complesso, il passaggio delle forze trainanti dell’economia dalla domanda estera alla
domanda nazionale non è avvenuto nel corso del 1996: il sostenitore significativo dello
sviluppo economico è rimasto il commercio con l’estero, grazie ad una buona congiuntura
dell’economia mondiale e al deprezzamento del DM a partire dalla seconda metà del 1995.
Figura 1:
Crescita del PIL* dal 1995 al 2000
2,0
1,0
1,9
1,8
2,0
3,2
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
1995 1996 1997 1998 1999 2000
%
Fonte: Statistisches Bundesamt
* variazione percentuale rispetto all’anno precedente, 2000=100
14
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
Nel 1996 il PIL ha presentato un tasso di crescita dell’1%, inferiore di quasi un punto
percentuale all’anno precedente. Il valore aggiunto ha mostrato una variazione dell’1,3%:
similmente al 1995, mentre il settore dell’agricoltura e quello dei servizi hanno registrato una
variazione positiva, il settore dell’industria in senso stretto e quello delle costruzioni hanno
presentato un tasso negativo.
Nel corso del 1997 la congiuntura economica si è ripresa notevolmente. Ciò è da ricondurre
ancora una volta al commercio con l’estero, mentre la domanda interna si è evoluta in modo
moderato: l’espansione delle esportazioni, che si è intensificata nel corso dell’anno, non si è
riversata infatti sullo sviluppo degli investimenti, che, al contrario, ha proceduto a stenti. Il
consumo privato ha registrato, mediamente nel corso dell’anno, un moderato aumento.
L’economia tedesca ha chiuso il 1997 con una crescita del PIL dell’1,8%, 0,8 punti
percentuali in più rispetto al 1996. Il valore aggiunto ha presentato una variazione dell’1,9%:
nell’ambito settoriale, l’industria in senso stretto ha presentato una variazione positiva rispetto
al trend negativo registrato nel 1995 e nel 1996; inoltre, mentre le costruzioni hanno
continuato a decrescere, l’agricoltura e i servizi hanno nuovamente rilevato un tasso di
crescita positivo.
Il 1998 ha visto il proseguimento della ripresa economica. Quest’ultima non è stata distribuita
uniformemente nel corso dell’anno: mentre nei primi mesi, il clima mite, gli effetti di
preferenza dei consumatori dovuti all’aumento al 16% dell’imposta sul valore aggiunto (IVA)
previsto per il 1° aprile e l’aggiunta di giorni lavorativi, hanno portato ad una notevole
espansione dell’economia, quest’ultima si è indebolita nei mesi successivi. Il 1998, rispetto
agli anni precedenti, è stato contrassegnato da un cambio delle forze motrici dello sviluppo
economico: quest’ultimo è stato sostenuto non tanto dal commercio estero, che ha continuato
come sempre ad essere significativo, quanto piuttosto da un miglioramento della domanda
interna. Alla crescita della domanda nazionale hanno contribuito il consumo, la spesa
pubblica e la formazione delle scorte di magazzino. Sul versante degli investimenti, mentre
quelli produttivi si sono sviluppati in modo particolarmente dinamico, quelli immobiliari
hanno frenato ancora una volta la crescita.
Nel 1998 l’economia tedesca, in particolare nell’ambito dell’export, ha subito gli effetti della
cosiddetta crisi asiatica. Tale crisi ha preso avvio nei paesi del Sudest asiatico (in particolare
Tailandia, Corea del Sud, Taiwan e Indonesia), colpiti da una crisi finanziaria, e si è espansa
in Giappone, America Latina e Russia. Essa, che ha portato ad una riduzione delle
esportazioni tedesche nel corso dell’anno, non ha nel complesso danneggiato l’economia della
Germania, la quale ha chiuso il 1998 con un tasso di crescita del PIL positivo e superiore del
15
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
2% al livello dell’anno precedente. Il valore aggiunto ha mostrato un aumento del 2,1%:
nell’ambito dei settori economici, mentre quello primario e le costruzioni hanno registrato una
contrazione, l’industria in senso stretto e i servizi hanno presentato variazioni positive.
Nel 1999 è risultato superato l’indebolimento che aveva contraddistinto l’attività economica
tedesca nel periodo a cavallo tra il 1998 e il 1999. A partire dal secondo trimestre, si è
verificata una ripresa nel settore delle esportazioni, sul quale avevano gravato le conseguenze
della crisi asiatica. Inoltre, le imprese tedesche hanno migliorato la loro competitività a livello
internazionale grazie al moderato sviluppo del costo del lavoro e al basso livello del tasso di
cambio. In questo contesto, la domanda interna si è dimostrata robusta: essa è stata sostenuta
sia dalla dinamica della spesa per i beni di consumo sia dallo sviluppo degli investimenti, in
particolare quelli produttivi.
2
,
2
5
,
2
-
0
,
3
-
3
,
7
3
,
8
1
,
3
4
,
0
-
1
,
3
-
6
,
7
3
,
1
1
,
9
3
,
4
3
,
6
-
2
,
4
1
,
6
2
,
1
-
6
,
0
1
,
3
-
2
,
8
2
,
9
1
,
9
1
2
,
7
0
,
8
0
,
8
2
,
2
3
,
7
-
0
,
4
6
,
3
-
3
,
3
3
,
4
-7
-5
-3
-1
1
3
5
7
9
11
13
%
1995 1996 1997 1998 1999 2000
Figura 2:
Valore aggiunto* per settori economici dal 1995 al 2000
valore
aggiunto
agricoltura
industria in
senso stretto
costruzioni
servizi
Fonte: Statistisches Bundesamt
* variazione percentuale rispetto all’anno precedente, 2000=100
Il PIL ha rilevato un incremento del 2% rispetto all’anno precedente, passando in termini
nominali da 1.915,6 a 1.965,4 miliardi di euro. Il valore aggiunto è cresciuto dell’1,9%: tutti i
settori economici, compreso quello delle costruzioni, hanno contribuito positivamente alla sua
formazione; in particolare il settore agricolo ha registrato una variazione positiva fortemente
elevata.
16
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
Nel 2000 l’economia tedesca è stata contraddistinta da una significante espansione. La
ragione determinante è una domanda estera progressivamente in aumento già dal secondo
trimestre del 1999, la quale, nell’ambito di un moderato sviluppo delle importazioni, ha
fornito un contributo importante all’aumento complessivo del prodotto. La domanda interna,
invece, è stata caratterizzata da un profilo evolutivo particolarmente rallentato: mentre gli
investimenti produttivi sono aumentati vivacemente, quelli immobiliari sono crollati
nuovamente dopo la titubante ripresa nell’anno precedente; l’aumento della spesa per
consumi, d’altra parte, è rimasto dietro il livello registrato nel 1999. Il PIL nominale è stato
pari a 2.062,5 miliardi di euro (50,5 milioni in più rispetto al 1999), con una crescita, in
termini reali, del 3,2%. Sulla strada della ripresa economica anche il valore aggiunto ha
presentato un tasso di crescita elevato: alla buona performance mostrata dall’industria in
senso stretto e dai servizi, si sono contrapposti una lieve flessione dell’agricoltura e un forte
calo delle costruzioni.
1.1.2 La domanda interna
Nel 1995 la domanda interna è risultata pari, in termini nominali, a 1.839,8 miliardi di euro;
essa ha presentato un tasso di crescita, a prezzi concatenati al 2000, dell’1,6% rispetto
all’anno precedente (figura 3).
Il consumo
3
, pari a 1.067,2 miliardi, ha conseguito un incremento del 2,2% rispetto al 1994.
Esso ha contribuito considerevolmente alla formazione del PIL (1,3 punti percentuali). La
dinamica espansiva della spesa per i beni di consumo è riconducile sia all’elevato aumento del
reddito disponibile (2,8%), sia alla diminuzione del tasso di risparmio, il quale si è fermato
all’11% (-0,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente).
Mentre nella fase di depressione del ciclo economico degli anni 1981-82 il consumo non
aveva superato per due anni consecutivi il livello dell’anno precedente, nella fase di
depressione del ciclo economico in esame esso ha presentato un tasso di variazione pressoché
stabile. Questo fenomeno è da ricondurre non soltanto al mutamento della struttura della spesa
delle famiglie tedesche nel corso del tempo
4
, ma anche e soprattutto alla possibilità dei privati
di gestire in modo variabile la formazione dei loro risparmi
5
.
3
Comprende, oltre al consumo delle famiglie, la spesa delle organizzazioni senza scopo di lucro.
4
Infatti, da un lato si è rilevato l’aumento della spesa per i servizi, in particolare quelli bancari e assicurativi, e
della spesa per gli affitti. Dall’altro è risultata una diminuzione della spesa per i beni che soddisfano i bisogni
primari, quali prodotti alimentari, abbigliamento e calzature; essa ha subito un calo, negli ultimi venti anni, dal
47,4 al 44,4 per cento (dati per la sola Germania Ovest, valutati ai prezzi del 1991).
5
SVR 1995, p. 73
17
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
Gli investimenti totali, dati dalla somma di investimenti fissi e investimenti in scorte di
magazzino
6
, sono stati pari a quasi 411 miliardi di euro. Gli investimenti fissi (l’insieme di
investimenti produttivi, investimenti immobiliari e altri investimenti
7
) hanno rilevato un
decremento dello 0,2% rispetto all’anno precedente e fornito al PIL un contributo pari a zero.
Al loro interno, gli investimenti produttivi hanno superato il livello del 1994 del 2,2% (tabella
1). Nel corso dell’anno, tuttavia, sono peggiorate le condizioni d’investimento: la riduzione
degli interessi sul mercato dei capitali ha rappresentato di per sé un vantaggio per le imprese,
ma essa non ha avuto un peso rilevante sulle decisioni d’investimento come lo hanno avuto,
invece, la flessione dei profitti provocata dall’aumento del costo del lavoro, la riduzione
dell’orario di lavoro settimanale
8
e il calo delle esportazioni dovuto all’apprezzamento del
DM.
Mentre gli altri investimenti hanno mostrato un incremento di oltre il 5%, gli investimenti
immobiliari hanno registrato un calo dell’1,8% rispetto al 1994. Dopo il boom della domanda
di immobili conseguente all’unificazione della Germania nel 1990, si è osservata
un’inversione di tendenza, a causa sia della decelerazione dello sviluppo del reddito
disponibile, sia del rallentamento della dinamica delle locazioni, che ha portato al
peggioramento delle rendite dei costruttori.
La terza componente della domanda interna, la spesa pubblica, è aumentata dell’1,9% rispetto
al 1994 (il contributo al PIL è di 0,4 punti percentuali). In termini nominali, essa è stata pari a
346,9 miliardi di euro, di cui quasi 150 miliardi hanno rappresentato i redditi da lavoro
dipendente, 75 miliardi le prestazioni sociali in natura e oltre 90 miliardi le uscite in conto
capitale, compresa la spesa destinata agli investimenti fissi.
Nel 1996 la domanda interna è cresciuta ad un tasso inferiore rispetto all’anno precedente: ciò
è riconducile ad una ulteriore riduzione degli investimenti e ad un moderato sviluppo dei
consumi. La spesa pubblica, al contrario, ha offerto un contributo significativo alla
formazione della domanda.
Il consumo ha registrato un aumento dell’1,3%, fornendo al PIL un apporto positivo (otto
decimi di punto). Nel 1996 sono stati presenti sia fattori che hanno favorito sia fattori che
hanno ostacolato l’espansione della spesa delle famiglie. Tra i primi rientrano le agevolazioni
fiscali entrate in vigore il 1° gennaio dello stesso anno, quali l’esonero fiscale del minimo
esistenziale, l’espansione della perequazione degli oneri familiari e l’eliminazione del
6
Gli investimenti in scorte di magazzino, indicati nella tabella 1, non saranno di volta in volta nominati nel testo.
7
Prevalentemente beni di investimento immateriali (ad esempio software informatici).
8
Secondo l’Istituto per la ricerca professionale e del mercato del lavoro (Institut für Arbeitsmarkt und
Berufsforschung), l’orario di lavoro è passato da 38,2 a 38 ore settimanali (IW 2008, p. 16).
18
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
cosiddetto Kohlepfennig
9
; tra i secondi fa parte l’aumento dei contributi previdenziali. Il
risultato finale è un incremento nominale del reddito disponibile del 2,8%, che insieme con la
diminuzione del tasso di risparmio di quattro decimi di punto (dall’11 al 10,6 per cento), ha
favorito la dinamica dei consumi.
Gli investimenti fissi hanno registrato una contrazione dello 0,5%, influendo negativamente
sulla crescita del PIL (-0,1 punti percentuali). Al contrario degli investimenti produttivi e
degli altri investimenti, che hanno subito un aumento rispetto al 1995, l’attività nel settore
dell’edilizia è stata caratterizzata da un rallentamento. Ciò è da imputare ad una serie di
fattori, quali l’andamento negativo delle locazioni nei segmenti di prezzo elevati che ha
attenuato le aspettative dei costruttori sulla redditività degli immobili, il moderato aumento
dei redditi reali, la riduzione delle autorizzazioni per la realizzazione di edifici nell’ambito
delle cosiddette “costruzioni sociali” (Sozial Wohnungsbau) e, inoltre, in seguito alla riforma
fiscale (Steuerreform) del 1996, le limitate possibilità di ammortamento degli immobili in
locazione, che hanno appiattito le rendite sulle abitazioni utilizzate da terzi.
Nel 1996 la spesa pubblica ha registrato un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente,
fornendo un contributo positivo alla crescita del PIL (0,4 punti percentuali). Mentre la spesa
destinata agli investimenti fissi è diminuita, in termini nominali, del 4,6%, quella indirizzata
ai redditi da lavoro dipendente e alle prestazioni sociali in natura è aumentata dello 0,6%.
Nel 1997 la domanda interna ha registrato un aumento dello 0,8% rispetto al 1996,
rispecchiando la dinamica di tutte e tre le sue componenti. La maggiore di esse, il consumo,
ha mostrato anch’essa un tasso di variazione dello 0,8%, partecipando positivamente alla
crescita del PIL (0,5 punti percentuali).
Gli effetti diretti dell’alleggerimento fiscale previsto agli inizi del 1996 si sono lentamente
affievoliti nel corso dello stesso anno, e l’espansione della spesa per i beni di consumo ha
lasciato di conseguenza il posto alla sua stagnazione (nel terzo trimestre del 1997 essa ha
rilevato un calo dell’1,1% rispetto al trimestre precedente). Solo negli ultimi mesi dell’anno si
è avuta una moderata ripresa della spesa delle famiglie. I fattori che hanno impedito una
crescita significativa dei consumi sono
10
: il peggioramento della situazione sul mercato del
lavoro, un nuovo forte aumento dei contributi previdenziali, l’insicurezza tra le famiglie
provocata dalla discussione sulla finanziabilità a medio e lungo termine della spesa per le
pensioni e lo spegnimento delle speranze di un ulteriore sgravio fiscale dovuto al fallimento
della riforma dell’imposta sui redditi. Dietro la debolezza del consumo si cela il debole
9
Si tratta di una maggiorazione della tariffe dell’elettricità che gli utenti della Germania Ovest dovevano versare
alle imprese di fornitura energetica nel periodo tra il 1974 e il 1995.
10
SVR 1997, pp. 60-62
19
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
sviluppo del reddito disponibile (1,7%), causato, come accennato, dal considerevole aumento
dei contributi previdenziali; il tasso di risparmio, d’altro canto, ha mostrato una ulteriore
diminuzione rispetto al 1996, passando dal 10,6 al 10,1 per cento.
1,6
2,2
-0,2
1,9
1,1
1,3
-0,5
2,1
0,8
0,8
1,0
0,5
2,0
1,5
4,0
1,8
3,0
3,0
4,7
1,1
2,3
2,4
3,0
1,4
-1
0
1
2
3
4
5
1995 1996 1997 1998 1999 2000
Figura 3: Andamento
*
della domanda interna dal 1995 al 2000
Domanda interna
Consumo
Investimenti
Spesa pubblica
Fonte: Statistisches Bundesamt
* variazione percentuale rispetto all’anno precedente, 2000=100
Nel 1997 la dinamica degli investimenti è rimasta sostanzialmente debole. Tuttavia, il tasso di
crescita degli investimenti fissi, che nei due anni precedenti era stato negativo, è risultato
positivo e pari all’1% (il contributo al PIL è pari a 0,3 punti percentuali). La variazione
percentuale degli investimenti fissi è il risultato dell’aumento degli investimenti produttivi e
degli altri investimenti e della diminuzione di quelli immobiliari. Gli investimenti nel settore
dell’edilizia, infatti, sono rimasti anche nel 1997 sotto il livello dell’anno precedente, pur
registrando una contrazione inferiore (-1,5 rispetto al -2,7 per cento). Essi hanno avuto, per il
terzo anno consecutivo, un effetto negativo sulla ripresa economica. Mentre da una parte vi
sono alcuni fattori che hanno influito positivamente sull’attività edilizia, in particolare il
miglioramento della situazione reddituale in seguito ai discreti aumenti salariali e il leggero
decremento degli interessi sul mercato dei capitali, dall’altra è risultato un calo dei
trasferimenti monetari ai Comuni (Gemeinden), fautori principali di investimenti immobiliari,
da parte della Federazione (Bund) e degli Stati federali (Bundesländer o semplicemente
Länder).
20
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
La spesa pubblica ha registrato un aumento, in termini reali, dello 0,5% rispetto al 1996 e
contribuito alla crescita del PIL in modo positivo (0,1 punti percentuali). In primo luogo, le
Amministrazioni Pubbliche, sia centrali sia locali, hanno ridotto la spesa per il personale
dipendente (-0,2%) e le prestazioni sociali in natura; in secondo luogo, le uscite in conto
capitale hanno mostrato un calo, dovuto soprattutto alla contrazione del 4,4% della spesa
destinata agli investimenti fissi.
Tabella 1: Investimenti totali dal 1994 al 2000
(valori nominali, in miliardi di euro)
Investimenti fissi Anno
Totale Investimenti
produttivi
%*
Investimenti
immobiliari %*
Altri
investimenti
%*
Variazione
delle
scorte
1994 401,8 128,3 - 258,3 - 15,3 - -1,7
1995 404,9 129,8 2,2 259,1 -1,8 16,1 5,8 5,8
1996 399,8 131,9 2,8 250,8 -2,7 17,2 8,5 -3,8
1997 402,4 137,2 5,0 246,9 -1,5 18,3 6,2 2,1
1998 414,5 150,1 11,5 244,1 -0,9 20,3 12,7 10,2
1999 428,4 159,6 8,7 241,9 1,5 22,5 14,4 3,9
2000 442,4 176,7 10,7 230,6 -2,4 23,9 7,9 6,8
Fonte: Statistisches Bundesamt
* variazione rispetto all’anno precedente, 2000=100
Nel 1998 la domanda interna ha contribuito positivamente alla formazione del prodotto totale
dell’economia. Essa, infatti, ha mostrato una variazione positiva del 2,4% rispetto al 1997 (in
termini nominali è passata da 1.891,8 a 1.938,6 miliardi di euro). Tutte le singole componenti
della domanda hanno partecipato positivamente al suo sviluppo.
Il consumo ha registrato un aumento dell’1,5%, dopo che negli ultimi due anni aveva avuto
un profilo evolutivo particolarmente debole (l’apporto al PIL è positivo e pari a nove decimi
di punto). La crescita della spesa delle famiglie è avvenuta in modo discontinuo nel corso
dell’anno: mentre nella prima metà è stata frenata dall’aumento dell’IVA previsto per il 1°
aprile, nella seconda metà dell’anno è stata influenzata positivamente dal miglioramento della
situazione sul mercato del lavoro e dallo sviluppo contenuto del costo della vita. Ciò ha
portato all’aumento della propensione alla spesa e al miglioramento delle aspettative dei
consumatori in relazione alla propria situazione finanziaria e alla situazione economica
generale.
21
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
Gli investimenti fissi, dopo tre anni consecutivi di crescita irrilevante o negativa, hanno
presentato un incremento del 4%. Il contributo alla formazione al PIL è risultato positivo e
pari a 0,8 punti percentuali. Tale espansione ha riguardato ancora una volta gli investimenti
produttivi, aumentati di oltre l’11%, mentre non ha coinvolto gli investimenti immobiliari,
che hanno continuato, per il quarto anno consecutivo, a registrare una variazione negativa.
Mentre nel primo caso, le imprese hanno approfittato di buone condizioni economiche
generali, quali i tassi di interesse favorevoli e l’aumento delle ordinazioni sia nazionali sia
estere, nel secondo caso, gli investimenti nell’edilizia sono stati influenzati da una politica di
consolidamento del bilancio delle Amministrazioni Pubbliche.
Gli altri investimenti hanno continuato a rilevare incrementi nel tasso di crescita: ciò è da
imputare al fatto che all’interno di questo gruppo sono compresi prevalentemente software
informatici, i quali hanno acquisito nel tempo un’importanza sempre crescente.
La spesa pubblica è aumentata dell’1,8% rispetto al 1997 (l’apporto al PIL è pari a 0,3 punti
percentuali); in particolare le Amministrazioni Pubbliche centrali hanno ridotto sia le uscite
correnti sia quelle in conto capitale.
Nel 1999 la domanda interna ha registrato un tasso di crescita del 3% rispetto al 1998.
Proseguendo sul sentiero intrapreso nel 1997, ha offerto un contributo positivo alla
formazione del prodotto totale. Essa è stata sorretta soprattutto dal consumo e dagli
investimenti, in misura minore dalla spesa pubblica. Il consumo ha registrato, infatti, un
aumento del 3% rispetto all’anno precedente (1,5 punti percentuali in più), presentandosi,
insieme con le esportazioni, come il motore dello sviluppo economico (esso ha fornito 1,7
punti percentuali alla crescita del PIL). Agli sgravi fiscali dovuti alla riduzione dei contributi a
fini pensionistici, si sono contrapposti gli aggravi previsti dalla cosiddetta “riforma fiscale
ecologica” (Ökologische Steuerreform
11
). Nel complesso, le famiglie sono riuscite a
soddisfare il desiderio di spesa grazie alla stabilità del livello dei prezzi e all’aumento elevato
del reddito disponibile (2,6%). L’aumento dei consumi è stato inoltre sostenuto in misura
rilevante dalla riduzione del tasso di risparmio: quest’ultimo, infatti, ha perso sette decimi di
punto, passando dal 10,1 al 9,4 per cento.
Gli investimenti fissi sono cresciuti del 4,7% rispetto al 1998, contribuendo con un punto
percentuale alla formazione del PIL. Tutte e tre le componenti hanno mostrato uno sviluppo
espansivo: mentre gli investimenti produttivi con un tasso lievemente inferiore all’anno
precedente (8,7 rispetto all’11,5 per cento) e gli altri investimenti con un tasso di oltre il 14%,
11
Con la “legge per l’accesso alla riforma fiscale ecologica” del 24 marzo 1999 è stata introdotta una tassa sul
consumo di energia, definita “tassa ecologica” o anche “ecotassa” (Ökosteuer). Questa tassa ha subito continui
aumenti nel corso degli anni.
22
Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
quelli immobiliari, dopo quattro anni consecutivi di crescita negativa, con un tasso positivo e
pari all’1,5%. Lo sviluppo dei primi è stato condizionato positivamente dalle decisioni
d’investimento intraprese nel 1998, dalle buone condizioni monetarie, dal bisogno di ripresa
dell’attività d’investimento dopo numerosi anni di debolezza e dall’aumento delle ordinazioni
nazionali. Tutto ciò ha portato al miglioramento delle aspettative degli investitori. D’altra
parte, però, la propensione agli investimenti è stata ostacolata dai rincari delle materie prime,
dall’aumento degli interessi sul mercato dei capitali, dagli aumenti salariali e da un ulteriore
aggravio fiscale.
Gli investimenti immobiliari si sono ripresi grazie ad una dinamica economica favorevole e al
miglioramento delle aspettative degli investitori da un lato, e all’aumento dei prezzi dei
terreni e degli immobili e al buon livello degli interessi ipotecari dall’altro. Inoltre, lo
sviluppo degli investimenti nell’edilizia è stato particolarmente favorito, oltre dal fatto che le
Amministrazioni Pubbliche (soprattutto a livello locale) hanno ricominciato ad investire in
questo settore dopo una politica di risparmio degli ultimi anni
12
, dal trasferimento della sede
del governo tedesco da Bonn a Berlino.
La spesa pubblica ha registrato un tasso di crescita dell’1,1%, con un apporto al PIL positivo
(due decimi di punto). La spesa per il personale dipendente, dopo che nel 1998 aveva
mostrato un decremento del 12%, è nuovamente aumentata (1,3%). Anche la spesa per le
prestazioni sociali in natura e quella per gli investimenti fissi hanno mostrato un tasso di
crescita positivo.
Nel 2000 la domanda interna ha subito un aumento del 2,3% rispetto al 1999. Il consumo, pur
non raggiungendo il livello dell’anno precedente, ha registrato nuovamente una variazione
positiva e pari al 2,4%. Il suo apporto al PIL è risultato pari a 1,4 punti percentuali.
Il bilancio delle famiglie è stato aggravato dall’aumento del prezzo delle materie prime, che si
è riversato sui prezzi al consumo, e dagli aggravi fiscali dovuti all’attuazione del secondo
stadio della “riforma fiscale ecologica”. A ciò si sono contrapposti lo sgravio fiscale in
seguito alla riduzione dell’imposta sui redditi, l’aumento degli assegni familiari e uno
sviluppo contenuto dei contributi previdenziali. Ciò, insieme con l’aumento dei salari
nominali, ha portato ad una crescita elevata del reddito disponibile (2,8%). Il consumo è stato
anche sorretto dal risparmio, il cui tasso ha registrato un ulteriore calo rispetto al 1999 (-0,2
punti percentuali).
Gli investimenti fissi hanno registrato una variazione positiva del 3% (-1,7 punti percentuali
rispetto al 1999). Gli investimenti produttivi hanno mostrato un incremento di oltre il 10%.
12
SVR 1999, p. 94
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Capitolo 1. Dal 1995 al 2000
L’attività di investimento delle imprese da un lato è stata favorita da una situazione
economica generale favorevole, dall’altro è stata ostacolata dall’aumento del prezzo delle
materie prime e delle importazioni sui mercati internazionali. Tuttavia, i moderati aumenti
salariali prevalentemente con scadenza biennale, la diminuzione degli interessi reali, un forte
aumento dei profitti derivante soprattutto dal commercio con l’estero, una domanda estera
elevata e una domanda interna in espansione nel corso dell’anno, hanno favorito le aspettative
sulle vendite e incentivato le imprese ad espandere la capacità produttiva.
Gli investimenti immobiliari sono diminuiti mediamente del 2,4% rispetto all’anno
precedente: solo nei primi mesi dell’anno si è avuta una dinamica favorevole dell’attività
edilizia, poiché le imprese grazie al clima mite hanno potuto portare a termine le commissioni
rimaste in sospeso nel 1999. In generale, i continui sforzi di consolidamento del bilancio da
parte delle Amministrazione Pubbliche, in particolare dei Comuni, hanno frenato l’attività di
investimento nel settore delle costruzioni. Impulsi non sono giunti nemmeno dai privati,
nonostante il moderato aumento dei redditi e il livello relativamente basso degli interessi
ipotecari.
Gli altri investimenti sono stati caratterizzati da un andamento decisamente più rallentato
rispetto al 1999; il tasso di crescita è passato infatti dal 14,4 al 7,9 per cento.
La spesa pubblica ha mostrato un tasso di crescita dell’1,4% rispetto all’anno precedente;
mentre la spesa per il personale dipendente e quella destinata agli investimenti fissi sono
rimaste pressoché stabili, la spesa per le prestazioni sociali in natura ha rilevato una
contrazione, in termini nominali, del 13,8%.
1.1.3 Il commercio estero
Nel 1995 l’ammontare delle esportazioni complessive (dato dalla somma di esportazioni di
beni ed esportazioni di servizi) è risultato pari, a prezzi correnti, a 442,8 miliardi di euro
(tabella 2). La quota delle esportazioni sul PIL è del 24%. Il tasso di crescita, a prezzi
concatenati al 2000, ha mostrato un incremento del 6,4% rispetto all’anno precedente (figura
4). Mentre nel 1994 le esportazioni hanno sostenuto e trainato in modo significativo la ripresa
congiunturale
13
, nel 1995, soprattutto nei primi mesi dell’anno, hanno mostrato un
rallentamento del profilo evolutivo. La causa principale risiede nell’apprezzamento
continuativo della valuta tedesca nel corso del 1994, sfociato nel marzo del 1995 in un netto
spostamento delle relazioni valutarie. A ciò si aggiungono il peggioramento all’inizio
13
Va ricordato che nel 1993 la Germania ha vissuto una fase di grave rallentamento dell’attività economica e di
recessione.
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