Introduzione
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Introduzione
Il monitoraggio elettronico fetale, come controllo di routine sull’andamento della gravidanza,
fornisce informazioni importanti sullo stato di salute del feto. La registrazione della frequenza
cardiaca fetale (Fetal Heart Rate - FHR) è una metodica ampiamente diffusa per valutare le
condizioni di benessere del feto. Attualmente la metodologia diagnostica più utilizzata per la
diagnosi clinica prenatale della salute del feto è la cardiotocografia (CTG). Essa consiste nella
registrazione della FHR con una sonda Doppler ad ultrasuoni, e nella misurazione dell’intensità
relativa delle contrazioni uterine (UC) con un trasduttore indiretto di pressione. Nonostante la
registrazione frequente e/o a lungo termine della FHR sia spesso suggerita nelle gravidanze a
rischio, non è ancora del tutto accertato che l’esposizione prolungata agli ultrasuoni non provochi
danni al feto. Un’alternativa alla CTG è l’uso di metodiche passive, tra le quali grande interesse sta
guadagnando la fonocardiografia (fPCG), una metodica totalmente non invasiva, consistente nella
registrazione acustica dei suoni cardiaci fetali (Fetal Heart Sounds - FHS). La facilità di utilizzo, la
non invasività ed il basso costo, ne consentono l’utilizzo per il monitoraggio continuo della FHR
anche nel regime di home monitoring. Inoltre la fonocardiografia consente il rilevamento di
anomalie dell’attività cardiaca come murmurs, splits, extrasistoli o altre aritmie, non facilmente
riconoscibili o non riconoscibili affatto con altre metodiche.
Il presente lavoro di tesi è stato organizzato nel modo seguente. Dopo una descrizione (Cap.1) delle
caratteristiche del sistema cardiovascolare fetale, nel cap. 2 si esaminano le principali tecniche di
diagnosi prenatale. Nel cap. 3 si analizzano il segnale FHR e le sue caratteristiche, si mette in
evidenza inoltre come alterazioni della variaabilità del ritmo cardiaco fetale si possano collegare a
stati di sofferenza fetale o a condizioni patologiche.
Nel cap. 4 si analizzano le caratteristiche del segnale FHS nel dominio del tempo, le cui principali
componenti sono il primo ed il secondo tono cardiaco fetale Il segnale fPCG registrato sulla
superficie addominale materna ha tuttavia un’intensità piuttosto bassa ed è fortemente inquinato dal
rumore.
Nell’elaborazione dei segnali fPCG il primo passo è di solito la stima del segnale FHR. Ai fini del
calcolo della FHR dal segnale FHS è necessario ricavare dai suoni cardiaci degli intervalli
interbattito affidabili. Questo non è un obiettivo facile da raggiungere, a causa del basso rapporto
segnale-rumore dell’FHS e a causa della morfologia variabile dei suoni cardiaci. Nonostante le
difficoltà del signal processing, considerando che la variabilità del ritmo cardiaco gioca un ruolo
cruciale nella valutazione dello stress fetale, bisogna comunque porre molta attenzione alla sua
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valutazione e quindi la stima dell’intervallo inter-battito (reciproco, a meno di una costante, della
serie FHR) deve essere quanto più affidabile possibile.
Nel cap. 5 si mostrano i risultati di un’analisi precedentemente condotta per caratterizzare i suoni
cardiaci nel dominio della frequenza, che hanno mostrato un trend lineare delle caratteristiche
ricavate al variare della settimana di gestazione.
L’obiettivo principale del presente lavoro di tesi è stato il problema del filtraggio del segnale
fonocardiografico fetale, che si rivela cruciale nelle strategie di de-noising, per la determinazione
della FHR. Utilizzando un software per l’estrazione della FHR, sviluppato nell’ambito dell’attività
di ricerca del gruppo di bioingegneria e preventivamente ottimizzato in molti suoi aspetti, sono state
analizzate, implementate e confrontate diverse soluzioni di filtraggio. L’algoritmo implementato
consiste essenzialmente di un pre-processing, un primo stadio di elaborazione, lo stadio di
filtraggio, uno ssecondo stadio di elaborazione tramite TEO, per l’enhancement dei primi suoni
cardiaci fetali, uno stadio di elaborazione logica che individua i picchi del segnale associati ai
battiti, ed uno stadio di post elaborazione per fissare degli affidabili marker temporali dei battiti
individuati.
Per lo stadio di filtraggio, sono state implementate quattro diverse tecniche di de-noising e ne sono
stati confrontati i risultati. Le quattro tecniche sono rispettivamente un filtraggio adattativo basato
sul filtro RLS, un filtraggio passa banda con frequenza di centro banda fissa, un filtraggio passa
banda con frequenza di centro banda variabile ed una strategia di de-noising e di esaltazione dei
suoni cardiaci fetali secondo la teoria della decomposizione wavelet. Per consentire il confronto dei
risultati ottenuti con le diverse tecniche, il software è stato arricchito di nuove funzionalità ed è
stato velocizzato il percorso di elaborazione.
Per portare avanti e completare il lavoro, oltre allo sviluppo del software, è stato necessario
effettuare un’ampia analisi della letteratura, principalmente riguardante le soluzioni adottate per la
soppressione delle principali fonti di rumore del segnale fPCG e per l’elaborazione del segnale ai
fini del calcolo affidabile della FHR, utilizzando come riferimento i toni cardiaci fetali.
Gli algoritmi di filtraggio sono stati confrontati in relazione alla loro efficienza, confrontando il
segnale FHR estratto da ognuno con quello estratto da una registrazione cardiotocografica eseguita
contemporaneamente, utilizzando sia la sonda Doppler che il sensore acustico fonocardiografico.
Dal confronto tra i due segnali, viene calcolata la distribuzione dell’errore beat-to-beat calcolata
come la differenza punto-punto tra i due segnali. Sono inoltre calcolati ulteriori parametri statistici
della distribuzione dell’errore, la frequenza cardiaca media e viene operato il confronto tra gli
istogrammi della distribuzione della FHR estratta con cardiotocografia e fonocardiografia. Viene
inoltre condotta un’analisi della varianza (ANOVA) per verificare l’appartenenza delle distribuzioni
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dei valori della FHR estratta dai vari algoritmi, alla stessa popolazione della distribuzione dei valori
della FHR estratta con la CTG.
Allo scopo di valutare quali fossero gli algoritmi di filtraggio migliori, caratterizzati da errori
minori, è stato utilizzato un indice di qualità, già proposto ed utilizzato (cap. 7). Tale indice
supporta in maniera più diretta l’individuazione dell’algoritmo di filtraggio ottimale tra quelli
proposti ed analizzati.
Sviluppo fetale Capitolo 1
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Capitolo 1
Sviluppo fetale
1.1 Cenni sulla fisiologia dello sviluppo fetale
Nell’embrione, il sistema cardiovascolare è il primo sistema a raggiungere uno stadio di
attività funzionale; già dal 28° giorno dal concepimento, il cuore comincia a pulsare, e lo fa ad
una velocità pari più del doppio del ritmo cardiaco della madre [3].
Questa precocità nello stabilirsi di un’attività cardiocircolatoria si spiega nella necessità di
provvedere, nello stadio iniziale dello sviluppo embrionale, ad adeguati scambi nutritivi,
respiratori ed escretori tra l’embrione e l’organismo materno [2]. Si è noti parlare di embrione
fino alla fine dell’ottava settimana, e successivamente (fino al termine della gravidanza) di
feto [1].
Tra la seconda e la terza settimana di vita, l’embrione si presenta ancora sotto forma di 3
semplici strati di cellule (Fig. 1.1): uno stato esterno (ectoderma), uno interno (endoderma) ed
uno intermedio (mesoderma). Questi prendono il nome di foglietti embrionali germinativi
primari (ectoderma e endoderma) e secondario (mesoderma), che si originano in seguito alla
“gastrulazione”.
Fig. 1.1: Prime fasi dello sviluppo embrionale.
Sviluppo fetale Capitolo 1
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Il processo della gastrulazione è rappresentato da una serie di riarrangiamenti e movimenti
morfo-genitici delle cellule embrionali, che ha luogo intorno al 15°-16° giorno (Fig. 1.2).
Fig. 1.2: Formazione dei foglietti germinativi embrionali (gastrulazione).
La prima zona identificabile come cardiaca è inizialmente, in realtà, un agglomerato di cellule
mesenchimali (nel mesoderma), detta area cardiogenica, le quali, verso la fine della terza
settimana di gestazione, si affiancano e si ripiegano in modo da dare origine a delle cavità (i
vasi primordiali) e ai tubi endocardiaci destro e sinistro. La fusione di questi due tubi (Fig.
1.3), che porta alla formazione di un unico tubo cardiaco (il tubo endocardico), ha inizio sotto
la zona cranica, che sarà la regione bulbare, e si estende caudalmente
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per tutta la regione
ventricolare (Fig. 1.4). Il tubo cardiaco sarà sede degli antenati dell’atrio e del ventricolo
[2, 4].
Nella quarta settimana di vita dell’embrione, si è già formata la camera ventricolare e gli atri
sono accoppiati, come fossero un’unica camera, a ricevere sangue dalle vene primitive (Fig.
1.5).
Si sottolinea l’abuso di notazione nell’utilizzo dei termini “atriale”, “ventricolare”, ecc. per i
diversi segmenti del tubo cardiaco primitivo. Le denominazioni devono essere considerate
solo un’utile indicazione del destino futuro delle regioni interessate; negli stadi precoci,
infatti, la distinzione tra i segmenti non è così precisa da permettere di definire esattamente i
loro singoli contributi alle varie regioni cardiache degli stadi più avanzati [2]. Solo tra la
quarta e la quinta settimana la forma esterna del cuore è ormai stabilita e si formano i setti
interatriale e interventricolare.
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Caudalmente significa nella direzione cranio-caudale, vale a dire nella direzione che va dalla testa verso i piedi
(dal latino cauda:”coda”).
Sviluppo fetale Capitolo 1
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Fig. 1.3: Sezioni trasversali di embrioni a diversi stadi di sviluppo. Embrione a: A) 17 giorni, B) 18giorni,
C) 21 giorni, D) 22 giorni.
Fig. 1.4: Dai tubi endocardici al tubo endocardico.
Questi cambiamenti fanno si che l’orientazione iniziale della struttura cardiaca possa mutare,
e che la terminazioni arteriose e venose si avvicinino, come nell’adulto. Le metamorfosi
successive, tra la sesta e l’ottava settimana, consistono principalmente nella divisione delle
camere cardiache (Fig. 1.6), necessaria per fornire circolazioni separate per polmoni e corpo,
e nella formazione, tra gli atri, del forame ovale, il quale consente il passaggio del sangue da
sinistra a destra. Il forame ovale è destinato a chiudersi solo dopo la nascita.
Sviluppo fetale Capitolo 1
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Fig. 1.5: Veduta posteriore della regione cardiaca di un embrione umano tra la terza e la quarta settimana
di gestazione.
Fig. 1.6: Sezioni frontali del cuore nelle fasi di formazione delle camere cardiache.
Infine a dividersi è la regione bulbare cardiaca, dando origine all’arteria polmonare e all’aorta
(ognuna con la propria valvola semilunare); cosicché, dalla fine dell’ottava settimana, il cuore
fetale è completamente formato (riconosciamo cioè le quattro camere dell’adulto, nonché le
valvole mitrale e tricuspide) e non subirà altri sostanziali cambiamenti fino alla nascita,
quando si riorganizzerà la circolazione sanguigna come nell’adulto (Fig. 1.7).
Una peculiarità del cuore fetale è lo spessore della parete dei ventricoli, uguale tra destra e
sinistra ( Fig. 1.8). Lo spessore della parete del ventricolo sinistro aumenta solo dopo la
nascita, al variare dei carichi relativi della circolazione sistemica (o grande circolo), che porta
il sangue ossigenato in tutto il corpo, e di quella polmonare (o piccolo circolo). Quest’ultima
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Fig. 1.7: Fasi dello sviluppo del cuore fetale.
avviene, invece, tra cuore e polmoni, e consente lo scambio gassoso e l’ossigenazione del
sangue. In tale periodo, infatti, l’espansione dei polmoni (che invece risultano collassati nello
stadio fetale), che si ha all’insorgere dell’attività respiratoria, comporta una caduta nelle
resistenze vascolari periferiche polmonari riducendo così notevolmente il lavoro di espulsione
del sangue necessario al ventricolo destro, il cui miocardio si dovrà sviluppare dunque meno
di quello sinistro. Si tenga conto che la resistenza vascolare polmonare dopo la nascita è circa
1/8 di quella sistemica [30, 20].
Le differenze strutturali tra il cuore fetale e quello dell’adulto corrispondono, come sarà
successivamente spiegato, a differenze strutturali.
1.2 Attività elettrica cardiaca
Il cuore fetale, al pari di quello adulto, è dotato della capacità intrinseca di pulsare
ritmicamente; tale caratteristica è attribuibile alla struttura stessa del tessuto muscolare
cardiaco: il miocardio [20, 43].
Si distinguono, nel tessuto miocardico, delle fibre più propriamente contrattili e delle fibre
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(a)
(b)
Fig. 1.8: Cuore fetale esterno, a), e interno, b). Legenda: RA e LA – Atri destro e sinistro, RV e LV –
Ventricoli destro e sinistro,
AO – Aorta, PA – Arteria polmonare, IVC – Vena Cava Inferiore,
FO – Forame Ovale, FOV – Valvola del Forame Ovale,
SRPV – Vena Polmonare Superiore Destra, DAO – Aorta discendente.
speciali (che costituiscono, rispettivamente, un miocardio comune, ed un miocardio specifico),
che si contraggono solo debolmente e che costituiscono il sistema di automatismo e
conduzione, responsabile dell’origine e della propagazione dell’eccitamento del miocardio
(Fig. 1.9). Le fibrocellule della muscolatura liscia cardiaca sono delle cellule striate, simili a
quelle dei muscoli volontari, delimitate ciascuna da una membrana (il sarcolemma) ed
organizzate in un reticolo tridimensionale [44].
Le prime contrazioni cardiache regolari si hanno a partire circa della 4^ settimana, al ritmo
idiopatico di 60 bpm (battiti per minuto). In seguito si sovrappone il ritmo più alto del nodo
seno-atriale, quindi il ritmo cardiaco aumenta fino a 180 bpm, per arrestarsi, infine, intorno ai
140 bpm di media. Il ritmo cardiaco diventa regolare (120-160 bpm) a partire dall’ottava
settima di gestazione, quando, infatti, si potrebbe anche registrare un segnale ECG simile a
quello dell’adulto, direttamente dal feto. Difficilmente, però, un ECG fetale può essere
registrato dall’addome materno prima della sedicesima settimana.
Fig. 1.9: Struttura cellulare (vista al microscopio elettronico) del miocardio comune (a) e del miocardio
specifico (b).