realizzazione dei prototipi è stata adottata la tecnologia CMOS 0,35µm messa a
disposizione da AMI Semiconductor. Per quanto riguarda lo sviluppo del sensore di
pressione, di tipo capacitivo, ci si è avvalsi dei risultati conseguiti da un’altra tesi di
laurea svolta presso l’Università di Udine.
La descrizione del lavoro presentata in questo testo è stata organizzata in tre parti.
Nella prima, due capitoli sono stati dedicati all’illustrazione delle caratteristiche della
grandezza da misurare ed all’esposizione dei risultati delle ricerche svolte sui metodi di
rilevazione attualmente in uso. Viene inoltre riportata una descrizione degli studi
riscontrati in letteratura riguardo a tecniche alternative già esplorate. Nel terzo capitolo
si presentano quindi le specifiche che il dispositivo di misura è tenuto a rispettare e si
riassumono brevemente i risultati ottenuti durante il lavoro della tesi che si è occupata
dello sviluppo del sensore di pressione. Il quarto capitolo introduce infine gli stadi della
progettazione del dispositivo realizzato.
La parte successiva tratta lo sviluppo del primo prototipo. In essa vengono descritte
tutte le fasi dell’evoluzione del circuito integrato, dagli schematici fino al layout finale
della cui realizzazione su silicio è stata incaricata la fonderia IMEC situata in Belgio.
L’ultimo capitolo di questa sezione viene infine dedicato alla presentazione del PCB
(Printed Circuit Board) progettato allo scopo di testare le prestazioni del dispositivo
una volta ricevuto dalla fonderia.
La parte finale illustra l’architettura del secondo prototipo per il quale viene
prevista la realizzazione di due circuiti integrati distinti. Uno di questi si occupa della
regolazione dell’alimentazione e della modulazione relativa alla trasmissione wireless
dei dati. L’altro, di tipo misto analogico-digitale, viene dedicato al condizionamento del
sensore di pressione e alla serializzazione dell’informazione ricavata in formato
compatibile con lo standard RS-232.
Risultano inoltre presenti tre appendici. La prima approfondisce il comportamento
dei transistor MOSFET operanti in subthreshold region. La successiva costituisce
un’utile guida all’impiego del software CADENCE allo scopo di portare a termine il
progetto di un circuito integrato analogico. Infine l’ultima espone i risultati di uno
studio precedente riguardante la realizzazione delle bobine necessarie al funzionamento
del sistema wireless dedicato all’alimentazione e alla trasmissione dei dati.
PARTE I
La misura della pressione intracranica
Capitolo 1
La pressione intracranica
L’interno del cranio è occupato da tre principali componenti. In una persona adulta
questi sono il tessuto cerebrale, che costituisce l’80% del volume, il sangue, che occupa
il 12% e un liquido che prende il nome di fluido cerebrospinale e che costituisce il
restante 8%.
Il cervello è circondato da una membrana protettiva formata da tre strati
conosciuta con il nome di meningi. Queste consistono in uno spesso strato più esterno
chiamato dura madre, in uno strato intermedio detto aracnoide e in un terzo strato
aderente alla superficie dell’encefalo chiamato pia madre.
L’area posta fra l’aracnoide e la pia madre si definisce spazio subaracnoideo ed è
sede del fluido cerebrospinale che nutre e protegge ogni parte del sistema nervoso
centrale. Tale liquido non è statico ma viene messo in circolazione sulla superficie
cerebrale grazie ad un sistema che prevede il suo continuo ricambio. Esso viene infatti
generato in quantità di 500ml al giorno all’interno di quattro strette cavità presenti nel
tessuto cerebrale chiamate ventricoli. Il liquido in eccesso che viene così a trovarsi
all’interno del cranio è riassorbito attraverso dei microscopici canali presenti sulla
superficie dell’aracnoide per poi finire nel flusso sanguigno. Grazie a tale meccanismo
il fluido cerebrospinale viene completamente rigenerato in media ogni sei ore.
In un soggetto adulto il cranio è inestensibile, quindi la modificazione del volume
occupato da una delle tre componenti contenute al suo interno sopra citate provoca una
variazione della pressione intracranica (teoria di Monro-Kellie), dove per pressione
intracranica si intende la pressione che può essere misurata all’interno della cavità
cranica fra la dura madre e il tessuto cerebrale [1].
Il rapporto esistente tra il volume endocranico e la pressione intracranica non è
costante. Come si può vedere dal grafico riportato in figura 1.1 [2] per iniziali
incrementi del volume intracranico la pressione tende a mantenersi costante (tratto a-b).
Questo comportamento è dovuto ad un meccanismo detto adattamento che consiste
nella diminuzione del volume di una o due delle componenti endocraniche
all’aumentare della terza.
Se il volume aumenta ulteriormente si verifica un modesto incremento della
La pressione intracranica 12
pressione (tratto b-c). Questo significa
che il sistema di compensazione si sta
esaurendo e si dice che l’adattamento è
basso. Oltre una certa soglia infine
sono sufficienti modestissimi
accrescimenti volumetrici per
determinare un elevato aumento della
pressione (tratto c-d). I meccanismi di
compenso non hanno più effetto,
l’adattamento diventa nullo e il
paziente si dice affetto da ipertensione
intracranica.
L’unità di misura maggiormente
usata per descrivere il valore della
pressione intracranica è il mmHg. Alcuni testi riportano invece i valori di pressione in
cmH
2
O. Vale la relazione 1mmHg=1,36cmH
2
O. Valori normali di pressione
intracranica media sono compresi nell’intervallo 10-15mmHg (13-20cmH
2
O) [2].
1.1 Patologie legate ad un’elevata pressione
intracranica
Elevati valori di pressione intracranica corrispondono ad uno stato patologico
comune ad una varietà di malattie neurologiche le quali sono caratterizzate da
un’espansione del volume del contenuto del cranio.
Una pressione endocranica crescente può portare a danni cerebrali o addirittura al
decesso attraverso due principali processi:
• ischemia cerebrale
• distorsione e compressione del tessuto cerebrale per effetto dell’aumento della
massa intracranica
L’ischemia cerebrale si verifica in quanto viene impedita la normale circolazione
del sangue nel tessuto cerebrale, privandolo così delle indispensabili sostanze nutritive e
dell’ossigeno.
Esiste un indice detto pressione di perfusione cerebrale (PPC) il cui valore viene
calcolato sottraendo dalla pressione arteriosa sistemica media (PASM) la pressione
intracranica (PIC): PCC=PASM-PIC. I valori assunti da tale indice sono direttamente
legati all’apporto del sangue al cervello e sono ritenuti quindi più importanti dei soli
valori della pressione intracranica.
Figura 1.1: effetto dell’aumento del
volume sulla pressione endocranica
La pressione intracranica 13
La pressione di perfusione cerebrale normale è di 80-90mmHg [2]. Una sua caduta
al di sotto dei 30mmHg determina dei danni al cervello irreversibili dovuti
all’insufficiente apporto di ossigeno tramite il sangue.
I nomi delle principali patologie correlate ad un’elevata pressione endocranica che
possono portare ad uno o ad entrambe dei processi sopra citati sono [2, 3]:
• idrocefalo: dilatazione delle cavità ventricolari dovuto ad un’alterazione della
circolazione del liquido cerebrospinale nello spazio subaracnoideo a causa del
cattivo funzionamento del drenaggio del fluido verso lo spazio subaracnoideo
spinale
• edema cerebrale: aumento del contenuto di acqua nell’encefalo
• emorragia cerebrale
• tumore cerebrale
• trauma cranico
1.2 Forme d’onda della pressione intracranica
La pressione intracranica, anche in un soggetto normale, non è statica, ma presenta
delle componenti dinamiche dovute alle pulsazioni della pressione arteriosa sistemica e
al ciclo respiratorio, come si può vedere in figura 1.2 [4].
Tali componenti presentano una periodicità che risulta entro l’intervallo di 0.25-
1,5 secondi per quanto riguarda le pulsazioni cardiache ed entro l’intervallo di 1,5-6
secondi per quanto riguarda il ciclo respiratorio. In relazione a tali onde il valore
Figura 1.2: variazioni della pressione intracranica per effetto della
respirazione e del battito cardiaco
La pressione intracranica 14
istantaneo della pressione intracranica può variare fino a 4mmHg a causa dell’attività
cardiaca e fino a 10mmHg a causa della respirazione.
In figura 1.3 [5] è possibile vedere l’andamento tipico della pressione endocranica
in corrispondenza ad ogni pulsazione cardiaca.
Come si nota sono presenti tre picchi (P1, P2, P3) che riflettono le componenti
tipiche della forma d’onda di un battito cardiaco.
L’osservazione di tali picchi è di grande importanza clinica, in quanto attraverso la
loro forma è possibile prevedere l’insorgenza dell’ipertensione intracranica. Quando
l’adattamento è normale P1 è la componente di ampiezza maggiore con P2 e P3 che
seguono con ampiezze decrescenti (v. parte alta della figura 1.3).
In pazienti che presentano adattamento basso risulta invece essere P2 il picco più
alto (v. parte bassa della figura 1.3). Tale forma d’onda solitamente precede un rapido
innalzamento della pressione intracranica.
In condizioni patologiche di pressione endocranica altre tre componenti dinamiche
a frequenze minori vengono individuate. Tali componenti, dette onde di Lundberg [3,
4], prendono i nomi di:
• Onda A o onda plateau (v. figura 1.4 [3]): è l’onda di principale interesse
clinico. Essa può portare la pressione ad innalzarsi rapidamente da valori normali
fino a 50-100mmHg per un periodo di 5-20 minuti prima di cadere velocemente
anche al di sotto dei 10mmHg. Onde A ricorrenti indicano un aumento rapido e
pericoloso della pressione intracranica ed una diminuita capacità di adattamento.
Figura 1.3: forma d’onda normale (in alto) e in caso di basso
adattamento (in basso)
La pressione intracranica 15
Se le onde A sono continue possono indicare un danno cerebrale irreversibile.
• Onda B (v. figura 1.5 [3]): è un’onda dall’aspetto a dente di sega che compare
con una periodicità di 1-2 minuti. Essa presenta un’ampiezza minore dell’onda A
e rispetto ai valori normali di pressione i suoi picchi possono raggiungere i 20-
30mmHg. Il significato clinico delle onde B non è chiaro, ma sembra che
compaiano più frequenti con il diminuire della capacità di adattamento. Talvolta
le onde B precedono le onde A.
• Onda C (v. figura 1.6 [3]): è un’onda che sembra avere scarso interesse clinico.
Essa è rapida, ritmica e di forma meno acuta rispetto l’onda B. Rispetto ai valori
di pressione ordinari l’ampiezza di tale onda può raggiungere i 20mmHg. La sua
periodicità è compresa nell’intervallo 7,5-20 secondi.
Figura 1.4: onda A o onda plateau
Figura 1.5: onda B
La pressione intracranica 16
In tabella 1.1 sono riassunti i principali parametri delle forme d’onda legate alla
pressione intracranica.
Tabella 1.1: caratteristiche delle componenti variabili della pressione endocranica
Componente Periodo Frequenza (Hz) Ampiezza (mmHg)
A 5-20 minuti - 40-100
B 1-2 minuti 0,0083-0.017 0-30
C 7,5-20 secondi 0,05-0,13 0-20
Respiro 1,5-6 secondi 0,17-0,67 0-10
Pulsazione 0,25-1,5 secondi 0,67-4 1-4
Figura 1.6: onda C