Sommario
tesi propone un sistema per verifiche funzionali del dispositivo di termoregolazione delle
incubatrici neonatali.
Il metodo di lavoro utilizzato per l’elaborazione di questo progetto di tesi è stato partire
dapprima dalla conoscenza delle funzioni e delle soluzioni tecnologiche delle incubatrici
neonatali. Si è ritenuto opportuno approfondire anche gli aspetti fisio-patologici della
termoregolazione del neonato prematuro. Si sono poi attentamente analizzate le norme CEI
62-22 (Norme particolari per la sicurezza delle incubatrici per bambini) e CEI 62-41 (sulle
incubatrici da trasporto) che ci hanno suggerito le specifiche principali su cui si è
sviluppato un sistema (hardware e software) prototipale per le verifiche funzionali di
temperatura. Si sono dunque analizzati le tecniche di misura ed i diversi tipi di sensori per
la misura della temperatura: dopo un’attenta analisi dei dispositivi disponibili, si sono
scelti sensori semiconduttori integrati che presentano opportune caratteristiche
(accuratezza, sensibilità, linearità, etc.) per rispettare quanto indicato nella normativa
riguardo ai controlli funzionali.
Il sistema di misura si basa su cinque sensori di temperatura da collocare opportunamente
all’interno dell’incubatrice da analizzare (vedi norme CEI). I segnali di tensione
proporzionali alle temperature rilevate sono stati opportunamente campionati e digitalizzati
e poi inviati ad un PC. E’ stato realizzato un opportuno software dedicato che elabori i
segnali di temperatura e fornisca una serie di parametri che permettano un rapido controllo
funzionale secondo le modalità i limiti e le tolleranze suggerite dalla normativa. Con tale
supporto HW/SW siamo riusciti ad ottenere la visualizzazione e l’elaborazione in real-time
delle temperature acquisite nei diversi punti dell’incubatrice come suggerito dalla norma.
Inoltre i segnali di temperatura vengono opportunamente memorizzati per permettere
anche ulteriori e più complesse elaborazioni. Il progetto realizzato si propone, quindi,
come strumento utile per diagnosticare il corretto funzionamento del dispositivo di
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Sommario
termoregolazione ed anche per operare un confronto tra i vari dispositivi di regolazione
della temperatura impiegati nelle termoculle, per effettuare test più specifici.
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Il servizio di ingegneria clinica
1 IL SERVIZIO DI INGEGNERIA CLINICA
1.1 Introduzione
Al giorno d’oggi i progressi delle scienze applicate hanno impresso un’elevata
accelerazione al rinnovamento tecnologico, al quale non si sono sottratti i servizi sanitari
[1] [2]. Le strutture ospedaliere hanno assunto sempre più il ruolo di centri dove si
concentra un’elevata tecnologia in grado di assicurare numerosi servizi diagnostici e
terapeutici. Da tale situazione è emersa l’esigenza di ricorrere a competenze specifiche in
grado di scegliere ed impiegare correttamente la strumentazione, di garantire la qualità del
servizio erogato e la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari e di contenere i costi
d’acquisto e di gestione. Risulta evidente che tali competenze devono necessariamente far
capo a più discipline, quali l’ingegneria, la medicina e l’economia. Nasce così la figura
dell’ingegnere clinico, che secondo la definizione data dall’International Federation of
Medical and Biological Engineering (IFMBE) deve essere “un professionista che partecipa
alla cura del malato applicando le sue capacità ingegneristiche e gestionali alla tecnologia
sanitaria”.
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Il servizio di ingegneria clinica
1.2 Origine e sviluppo dell’Ingegneria Clinica
L’ingegneria clinica si sviluppa negli USA a partire dagli anni ’70, quando amministratori
ospedalieri e autorità accademiche iniziarono a ritenere necessaria all’interno delle
strutture ospedaliere la presenza di personale tecnico capace di assicurare un elevato grado
di sicurezza e una corretta gestione delle apparecchiature presenti nelle strutture stesse [1].
Si avviò così la preparazione di appositi ingegneri (Clinical Engineer) e di tecnici
specializzati (Biomedical Equipment Technician).
Grazie ai risultati positivi, dal punto di vista sia della sicurezza sia dell’aspetto economico-
gestionale, conseguiti in seguito all’introduzione di tali figure professionali, si verificò una
veloce diffusione dei Servizi di Ingegneria Clinica (SIC) in USA, in Canada e nei maggiori
Paesi europei. Basti pensare che nel 1992 negli Stati Uniti più della metà degli ospedali
con almeno 200 posti letto disponeva di un proprio SIC.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha più volte ribadito l’importanza del
ruolo dell’ingegneria clinica all’interno di una struttura ospedaliera, promuovendo
l’istituzione di Servizi di Ingegneria Clinica sia nei Paesi industrializzati che in quelli in
via di sviluppo, dove il problema maggiore è costituito dalle apparecchiature non
funzionanti per carenza di personale specializzato e informazioni tecniche.
Nonostante ciò e nonostante il forte sviluppo dell’ingegneria clinica è ancora riscontrabile
all’interno delle strutture ospedaliere di tutti i Paesi, USA compresi, una complessiva
carenza di ingegneri clinici.
Naturalmente, anche l’Italia, pur essendo uno dei Paesi con un patrimonio tecnologico
sanitario più ricco, non si sottrae a tale situazione, anzi, secondo alcuni dati del 1994, si
colloca tra i paesi industrializzati con la minore diffusione di ingegneria clinica, contando
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Il servizio di ingegneria clinica
un solo ingegnere clinico ogni 6900 posti letto circa, contro una media internazionale di 1
ingegnere ogni 3500 posti letto.
Anche in Italia le prime esperienze di Ingegneria Clinica furono avviate negli anni ’70 e
videro in prima fila l’Ospedale Niguarda di Milano, il Policlinico Sant’Orsola di Bologna e
gli Ospedali Riuniti di Trieste, che istituirono i primi Servizi di Ingegneria Clinica. Negli
anni successivi altre strutture pubbliche e private hanno istituito SIC, fino ad arrivare al
1993, anno in cui è stata fondata l’Associazione Italiana degli Ingegneri Clinici (AIIC) con
lo scopo di coordinare e promuovere le attività di interesse degli ingegneri clinici italiani.
Tra il 1990 e il 1993 presso il Centro Ricerche e Studi Tecnologie Biomediche e Sanitarie
dell’Area di Ricerca di Trieste è stata sviluppata una Banca Dati nazionale delle
Tecnologie Biomediche (BDTB) nell’ambito di un progetto sostenuto dal Ministero della
Sanità con il coinvolgimento del Centro Informazioni e Valutazione delle Apparecchiature
Biomediche (CIVAB) creato nel 1989.
Il Decreto Legislativo 502/92 ha, inoltre, previsto nell’ambito del riordino del Sistema
Sanitario Nazionale la presenza delle attività di ingegneria clinica come elemento
qualificante e vincolante per la costruzione di una struttura sanitaria di alta specialità, quali
Emergenza, Grandi Ustioni, Cardiologia, Neurochirurgia, Nefrourologia, Trapianti
d’organo, Radioterapia, Oncologia. La riforma sanitaria, attribuendo maggiori competenze
e autonomia alle Aziende Sanitarie, ha reso i dirigenti delle aziende più attenti e
consapevoli verso le problematiche legate all’uso corretto, sicuro ed economico delle
apparecchiature biomediche [2].
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Il servizio di ingegneria clinica
1.3 Tipologie di Servizi di Ingegneria Clinica
Attualmente si possono individuare tre distinte tipologie organizzative di un Servizio di
Ingegneria Clinica [3]:
• SIC interno o pubblico: istituito internamente alla struttura sanitaria e con
personale dipendente dalla struttura stessa;
• SIC esterno o privatizzato: istituito mediante pubblica gara, appaltando le attività
ad una società di servizi esterna che operi in modo coordinato e continuativo con
l’ente;
• SIC misto: solo alcune attività sono affidate all’interno, mentre altre sono affidate
ad una società di servizi esterna che si integra nella struttura pubblica.
In realtà non esiste una definizione così netta delle varie tipologie organizzative: il SIC
interno spesso ricorre alla collaborazione di società private, mentre il SIC esterno non può
prescindere dal coordinamento e dal controllo della struttura pubblica che lo accoglie.
La tipologia di un Servizio di Ingegneria Clinica totalmente interno all’Azienda Sanitaria
prevede che tutte le funzioni proprie dell’ingegneria clinica siano svolte con personale
interno dipendente. La gestione della tecnologia secondo questa ottica si basa sul
presupposto che il personale sia altamente qualificato. Diventa così obbligatoria la
presenza, nella sede ospedaliera, di personale tecnico specializzato in numero sufficiente
da collaborare attivamente, che soddisfi le esigenze e funga da valido interlocutore tra i
richiedenti dei servizi e le ditte costruttrici e fornitrici. L’organico necessario per un
servizio di questo tipo è determinato in relazione alla dimensione del parco tecnologico, al
valore totale delle apparecchiature installate, al numero di posti letto dell’ospedale sede del
servizio. La scelta di realizzare un Servizio di Ingegneria Clinica interno presenta
indubbiamente il vantaggio della stabilità e della continuità nel tempo, in particolare dal
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Il servizio di ingegneria clinica
punto di vista della manutenzione è garantita la conoscenza della “storia” delle
apparecchiature, sia per quanto riguarda i guasti che per la qualità del funzionamento. Ciò
può essere importante per individuare facilmente la causa di un guasto, e dare giudizi
sull’affidabilità delle apparecchiature, utili per la pianificazione e la scelta degli acquisti.
Di contro l’istituzione di un servizio interno prevede un investimento iniziale in materiale,
luoghi (istituzione di un laboratorio e di un magazzino) e personale molto elevato.
L’affidamento del SIC ad una società specializzata esterna prevede l’affidamento delle
manutenzioni e dei progetti a società esterne all’ente, attraverso contratti di vario tipo.
Questa scelta deriva, innanzi tutto, dalla sempre maggiore complessità degli interventi,
dalla mancanza di personale interno e, non da ultimo, dal vantaggio economico. Infatti, il
costo di un servizio totalmente esterno, è quantificato con una spesa fissa annuale, stabilita
con una gara d’appalto. L’importo di spesa è fisso, almeno per il periodo dell’appalto, e in
generale meno oneroso delle spese sostenute dall’azienda sanitaria per la sola
manutenzione. Questa scelta è auspicabile per le aziende sanitarie che hanno poco
personale tecnico specializzato a disposizione o non ne hanno affatto. Le società esterne,
invece, possono disporre di tecnici maggiormente qualificati grazie a corsi di formazione, o
semplicemente per minori vincoli nelle selezioni ed assunzioni. Dal punto di vista
organizzativo, un SIC esterno risolve non pochi problemi di gestione del personale interno
e dei rapporti con gli utenti sanitari e con le ditte fornitrici, richiedendo all’azienda
sanitaria solo l’impegno di una funzione di controllo-verifica dei risultati.
Una tipologia intermedia di organizzazione di un Servizio di Ingegneria Clinica, che si
trova a metà strada tra le due precedenti, prevede l’affidamento all’esterno solo di una
parte delle funzioni di ingegneria clinica e, nella maggior parte dei casi, della
manutenzione e delle verifiche di sicurezza, mentre le restanti sono svolte da personale
interno. La formula mista presenta il vantaggio di impiegare le risorse e i mezzi di cui
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Il servizio di ingegneria clinica
l’azienda sanitaria può disporre, attingendo da società esterne solo le professionalità e le
attività che risultano necessarie e vantaggiose. Per ottenere i massimi vantaggi dal punto di
vista sia economico sia gestionale, è importante che ogni struttura sanitaria individui le
tecnologie di cui dispone e che le “misuri” con la capacità del proprio organico tecnico e
delle proprie strumentazioni, per decidere quali funzioni affidare all’esterno. Nell’ottica di
una corretta gestione e qualificazione del servizio, dovrebbe essere garantita, all’interno
dell’azienda sanitaria, la presenza di personale tecnico di adeguato livello per assolvere
funzioni prettamente strategiche d’impostazione, direzione, coordinamento e controllo.
1.4 Aree di competenza dell’Ingegneria Clinica
Nella pratica l’ingegnere clinico è coinvolto per le sue aree di competenza nell’uso sicuro,
appropriato ed economico della tecnologia nei sistemi sanitari ed è supportato per queste
attività dai tecnici delle apparecchiature biomediche [1] [4] [5]. Le principali aree di
competenza dell’ingegnere clinico sono le seguenti:
• Valutazione, pianificazione ed acquisto di apparecchiature;
• Accettazione e collaudo delle apparecchiature;
• Gestione dell’inventario tecnico;
• Verifiche di sicurezza;
• Verifiche di sicurezza particolari e verifiche funzionali;
• Manutenzione preventiva e correttiva;
• Verifiche di sicurezza elettrica sugli impianti;
• Consulenza sulle tecnologie esistenti sul mercato;
• Formazione del personale medico e paramedico, addestramento e aggiornamento;
• Ricerca e sviluppo.
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Il servizio di ingegneria clinica
1.4.1 Valutazione, pianificazione ed acquisto di apparecchiature
Valutare una tecnologia equivale a dire:
− misurare il rapporto costo/beneficio, i costi di consumo e di manutenzione;
− valutare la sicurezza dell’apparecchiatura nell’ambiente preposto;
− valutare l’adeguatezza di una strumentazione o tecnologia ad assolvere il compito
previsto, ecc.
Definiti i suddetti aspetti, l’ingegnere clinico deve provvedere ad un’accurata
pianificazione della gestione del parco tecnologico della struttura sanitaria. In particolare
egli deve pianificare l’attività di verifica dei fuori uso, la quale richiede la capacità tecnica
di valutare l’obsolescenza di un’apparecchiatura [6]. Essa consente di evitare onerosi costi
non solo di acquisizione di strumentazioni non indispensabili, ma anche di evitare costi di
gestione negli anni di vita delle apparecchiature. Una richiesta di dismissione dall’uso può
scaturire da:
− Frequenza e/o costi eccessivi degli interventi di manutenzione;
− Elevati costi di mantenimento;
− Mancato utilizzo dell’apparecchiatura;
− Obsolescenza;
− Possibili rischi connessi all’utilizzo dell’apparecchiatura.
In generale si dichiara il fuori uso di un’apparecchiatura con notevole attenzione e solo se
non ci sono reali possibilità di ripararla, come, ad esempio, la dichiarazione da parte
dell’azienda costruttrice della mancanza di pezzi di ricambio riferiti all’apparecchio
guasto.
A seguito di una corretta fase di pianificazione, l’ingegnere clinico può fornire indicazioni
e pareri circa l’acquisizione di nuove apparecchiature biomediche.
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