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i risultati ottenuti mediante la programmazione del software e confrontandoli con
i risultati ottenuti mediante i metodi analitici .
Il turbogetto semplice che si è preso in esame è il Viper 600 series della Rolls
Royce .
Esso è il più potente della linea 600 series . I miglioramenti al sistema di
combustione ha fatto sì che la spinta sia gradualmente aumentata del 15 per
cento rispetto alle versioni precedenti.
Storia
I primi studi in merito al turbogetto iniziarono in Gran Bretagna ed in Germania
negli anni trenta, anche se il motore a getto nel senso più ampio del termine fu il
motoreattore del rumeno Henri Coandă (ma il motore non era un turboreattore).I
primi veri motori turbogetto vennero collaudati al banco di prova nel 1937, sia in
Gran Bretagna che in Germania. Il 27 agosto del 1939 volò il primo aeromobile
con motore turbogetto, l'Heinkel He 178, propulso dal motore Heinkel-Hirth HeS
3B. I due ingegneri dietro al progetto erano Hans von Ohain, Germania, e Frank
Whittle, Gran Bretagna. I primi aeroplani operativi entrarono in servizio verso la
fine della seconda guerra mondiale con i caccia tedeschi Messerschmitt Me 262.
Anche gli inglesi avevano approntato il Gloster Meteor, ma non fu mai impiegato
in azioni belliche. Le potenzialità di queste macchine spinsero al
perfezionamento ed alla ricerca nel campo della propulsione a getto. Così
Durante la fine degli anni 50 e anni 60 vi è stata una significativa
razionalizzazione di tutti gli aspetti del settore aerospaziale
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britannico e questo include i costruttori di motori aeronautici, culminando con la
fusione di Rolls-Royce e Bristol Siddeley nel 1966 (Bristol Siddeley era essa
stessa risultato della fusione di Armstrong Siddeley e Bristol nel 1959). Bristol
Siddeley, con la sua principale fabbrica a Filton, vicino a Bristol, ha una forte
base nei motori militari, incluso l'Olympus, Viper, Pegasus e Orpheus. Essi
hanno anche fabbricato l'Olympus 593 Mk610 per il Concorde. L'Armstrong
Siddeley Viper, poi Bristol Siddeley Viper e Rolls-Royce Viper era un motore
aeronautico turbogetto sviluppato e prodotto dall'azienda britannica Armstrong
Siddeley e successivamente dalle aziende che le successero, la Bristol Siddeley
e la Rolls-Royce Limited. Entrato in servizio nel 1953, il Viper era uno sviluppo in
scala ridotta dotato di un compressore assiale a 7 stadi del precedente
Armstrong Siddeley Sapphire, destinato inizialmente a motorizzare un drone
bersaglio, l'australiano GAF Jindivik, e prodotto a questo scopo con materiali di
qualità inferiore a quelli normalmente utilizzati in quanto destinato a non essere
recuperato e revisionato. Questa scelta si rivelò troppo conservativa
costringendo l'azienda a riutilizzare materiali di elevata qualità. A questo punto il
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motore poteva essere offerto per motorizzare addestratori avanzati quali il BAC
Jet Provost ed il suo derivato da attacco al suolo BAC 167 Strikemaster.
L'operazione si rivelò positiva tanto da continuare ad offrire il Viper ad un
mercato internazionale. Dal 1953 al 2004 vennero prodotte circa 6000 unità.
In Italia il Viper 680 ( l’ultima versione del 600 series ) viene utilizzato come
propulsore per uno dei più famosi aerei d’addestramento dell’Aeronautica
Militare ,oggi conosciuti come “ Frecce Tricolori “ : l’ Aermacchi MB-326 / MB-
339 .
Funzionamento
In un turbogetto l'aria viene convogliata dalla presa d'aria, o presa dinamica o
diffusore, che inizia una prima compressione, ed inviata al compressore (o ai
compressori nelle soluzioni a compressore di bassa e di alta pressione) il quale
continua la compressione. Da qui viene inviata alla camera di combustione, dove
si miscela con il combustibile nebulizzato dagli iniettori ed incendiata da una
candela. Una volta iniziato il processo di combustione rimane spontaneo se non
mutano le condizioni di pressione e flusso di combustibile. La combustione
continua provoca un notevole innalzamento della temperatura dell'aria che, non
potendo espandersi, viene indirizzata verso la turbina dove si espande cedendo
a questa la propria energia. Il turbogetto risponde, dal punto di vista
termodinamico, al ciclo di Brayton e pertanto, come macchina termica, raggiunge
rendimenti tanto più elevati quanto più elevati sono il suo rapporto di
compressione e la temperatura massima del ciclo, a pari temperatura minima. La
realizzazione dei turbogetto è quindi basata sull'ottenimento dei più elevati
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rendimenti possibili dei compressori, delle turbine a gas e delle camere di
combustione.
Descrizione
Il turbojet Viper 600 series ha le seguenti caratteristiche di progetto:
Diametro 622 mm ( 24.48 in ) . Peso 358 Kg ( 790 lb ) .
La presa d’aria è di tipo Direct anular pitot senza Inlet Guide Vanes.
Il compressore è a flusso assiale e composto da 8 stadi. Le palette del 1°,2°, 8°
stadio sono d’acciaio mentre le palette del 3° e 6° sono di magnesio.
Il combustore è di tipo anulare corto con 24 iniettori di combustibile e 6 candele
di accensione. La turbina è a flusso assiale.
Il motore è sostanzialmente costituito da una presa d'aria, da un compressore
assiale, dalla camera di combustione, dove si trovano gli iniettori del
combustibile (kerosene), da una turbina, da un eventuale postbruciatore ed
infine da un ugello di scarico che fornisce la spinta. Questi organi, assieme ai
numerosi organi accessori, quali motorino d'avviamento, pompe per i lubrificanti
e i liquidi di raffreddamento, sistemi di spillamento dal compressore, per evitarne
lo stallo o per pressurizzare cabina e circuito idraulico, sono contenuti in un
involucro metallico di forma aerodinamica posto nell'ala, di fianco alla fusoliera,
entro la fusoliera, oppure sopra la coda del velivolo. I compressori attualmente
usati sui motori più potenti sono del tipo assiale i quali, tuttavia, quando
raggiungono determinate dimensioni presentano una serie di problemi di
funzionamento e di regolazione, che in diversi casi portano a livelli inaccettabili
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alcune loro deficienze, come quella di una risposta alquanto pigra alla manetta.
La causa fondamentale di ciò è l'estrema difficoltà di assicurare condizioni
regolari di funzionamento in un'ampia gamma di regimi ai diversi stadi del
compressore, ciascuno stadio del quale influenza il comportamento tanto di
quelli che lo precedono quanto, soprattutto, di quelli che lo seguono. Tra le
tecniche elaborate per superare questi inconvenienti, si possono citare quella
dell'adozione di palettature a calettamento variabile, per i primi stadi del
compressore: in questo modo se l'aria entrante ha una velocità più bassa di
quella di progetto si potranno inclinare di meno le palette o viceversa. Dello
spillamento (sottrazione) di parte della portata d'aria elaborata dal compressore
stesso, in questo modo, specialmente all'avvio quando il compressore iniza a
funzionare, i primi stadi non riusciranno a comprimere l'aria che inviano agli stadi
successivi, i quali si troverebbero quindi un volume d'aria eccessivo.
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Inoltre vi è la suddivisione del compressore in due o più tronchi indipendenti
mossi, mediante due alberi coassiali, ciascuno da una propria turbina (schema
noto come turbogetto bialbero o trialbero).I compressori assiali hanno
generalmente il rotore costituito da una struttura cilindrica o tronco-conica cui
sono applicate le palette, oppure da una serie di dischi, ciascuno dei quali porta
le palette, e che, serrati gli uni contro gli altri, vengono collegati all'albero della
turbina. Le palette possono essere realizzate in lega leggera, in acciaio ed in
titanio, soprattutto quelle dei primi stadi, più soggette al pericolo di danni per
l'ingestione di oggetti estranei, e quelle degli ultimi, dove l'aria compressa
raggiunge temperature anche di qualche centinaio di gradi centigradi. Tra i
materiali impiegati nella costruzione dei compressori stanno facendosi largo la
fibra di carbonio e il kevlar. Tali materiali permettono di costruire ed utilizzare
pale a corda larga per le grandi ventole dei motori turboventola. Le ventole così
realizzate si sono rivelate estremamente resistenti agli urti contro volatili e corpi
esterni. Risultano anche migliorate le doti di sopravvivenza del motore al
distacco di una di queste pale, che ha come conseguenza una delle avarie in
assoluto più pericolose per un turboreattore. La tenuta tra le palette e la
carcassa del compressore è realizzata mediante anelli di materiale abradibile (in
genere teflon) nei quali le palette scavano la propria traccia.Il compressore ha la
funzione di alimentare con aria sotto pressione, captata dalla presa anteriore, le
camere di combustione, in cui viene bruciato il cherosene nebulizzato mediante
speciali iniettori. La maggior parte dell'aria proveniente dal compressore (il 75%)
viene impiegata per diluire i prodotti della combustione stessa e per raffreddare
le pareti esterne delle camere. Queste sono costituite da più involucri anulari,
contenuti l'uno dentro l'altro, e collegano l'uscita del compressore con l'ingresso
in turbina, convogliando verso di questa i gas che si formano durante la
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combustione. Data l'elevata temperatura di combustione, le camere sono
realizzate in leghe ad alto tenore di nichel, capaci di resistere a temperature
anche abbondantemente superiori ai 1200 °C. La turbina ha la funzione di
elaborare la portata gassosa trasformandola in parte in energia meccanica,
necessaria per il trascinamento del compressore; la portata gassosa finisce di
espandersi nel condotto di carico, la cui forma contribuisce ad accelerare la
velocità di espansione dei gas; la variazione della quantità di moto della massa
gassosa in espansione fornisce la spinta.
Variazioni ed accorgimenti
Poco diffusa è l'architettura a flusso invertito, in cui le camere di combustione
hanno una forma ad S, permettendo così di ridurre considerevolmente la
lunghezza dell'albero che collega il compressore alla turbina. La turbina a gas, di
norma assiale e frequentemente a più stadi, è la parte del turbogetto in cui
vengono sfruttate le tecnologie più avanzate, date le elevate sollecitazioni
meccaniche e termiche cui sono sottoposte soprattutto le sue palettature, le cui
estremità a causa della rotazione possono raggiungere una a velocità periferica
dell'ordine dei 400 m/s, venendo investite da gas incandescenti a temperature
anche superiori ai 1300 °C e a velocità sui 600 m/s. Per tale motivo, le palette
sono realizzate in speciali leghe ad alto tenore di nichel, con aggiunte di cobalto,
e sono in diversi casi protette da un sottile strato di materiale ceramico, oppure
sono munite di un sistema di raffreddamento alimentato da aria compressa
prelevata al compressore, convogliata nell'interno delle palette (che sono cave) e
quindi espulsa attraverso piccoli fori disposti sul loro bordo d'attacco, per cui
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forma un sottile straterello d'aria che assicura la refrigerazione. Verso la metà
degli anni 80' si è affermata la tecnica del monocristallo, che permette una
maggiore resistenza alle sollecitazioni termiche e centrifughe cui è sottoposta la
paletta. La ricerca è ancora molto attiva nel campo, dato che da essa dipende,
per la gran parte, il miglioramento delle prestazioni dei motori a turbina. Problemi
tecnici derivano anche dalla necessità di evitare fenomeni di corrosione e di
ossidazione delle palette e di prevedere la possibilità di ragguardevoli dilatazioni
termiche, che impongono l'adozione di speciali sistemi di fissaggio delle palette
ai dischi delle turbine, tali da permettere apprezzabili giochi a freddo, e,
viceversa, il bloccaggio alle normali temperature d'esercizio.