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applicazioni conformi a tale standard.
Attraverso l’uso delle suddette API è stata sviluppata l’applicazione di
esempio di cui il terzo capitolo presenta la progettazione; si individuano
quindi i passi che hanno portato all’implementazione e lo sviluppo delle
funzionalità per fornire un esempio di un palinsesto televisivo
implementato come una guida elettronica dei programmi (definita nello
standard), con numerose funzionalità che aggiungono un valore personale
a tale applicazione.
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Capitolo 1
La tv digitale: Tecnologie e standard esistenti
Sono passati cinquanta anni da quando, il 3 gennaio del 1954, alle 11 di
una fredda mattina d’inverno, l'annunciatrice Fulvia Colombo, comparve
per la prima volta su uno schermo televisivo, presentando i programmi
della giornata. Ci furono poi gli anni Novanta, quelli della rivoluzione
digitale portata dal computer e che caratterizzò l'arrivo di nuovi
protagonisti sullo scenario televisivo: nascono le pay-tv, le pay-per-view,
arriva la Tv digitale satellitare ricca di canali tematici ed eventi sportivi e
cinematografici. È l’era della televisione digitale a pagamento, quella in
cui bisogna “sborsare per vedere” e in cui sono necessari parabola e
decoder. I telespettatori di oggi, e soprattutto coloro che in questi anni
non hanno voluto o potuto acquistare un'antenna parabolica e
sottoscrivere un abbonamento alla pay-tv, verranno proiettati in una
dimensione nuova, più ampia della comunicazione televisiva entrando a
far parte del digitale terrestre.
In questi giorni si sente sempre più spesso parlare di rivoluzione digitale
terrestre, ed ormai tutti i mezzi di comunicazione ci informano della
nascita di una tv innovativa che dissolverà il mix di contenuti della
televisione generalista ed introdurrà la settorializzazione dei contenuti.
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Il futuro della televisione si chiama "Digitale terrestre", portare l'essenza
del computer, il sistema binario, anche sul piccolo schermo. Entro pochi
anni tutti i cittadini italiani diranno addio al proprio televisione o, quanto
meno, lo affiancheranno a un piccolo apparecchio in grado di ricevere il
segnale digitale: un segnale che permetterà di moltiplicare gli attuali
canali nazionali e di creare una comunicazione a due vie, unendo le
grandi potenzialità di internet con la naturale semplicità della tv. Avremo
tutti una tv interattiva, con cui riusciremo facilmente a comunicare
diventando, ancora di più, parte attiva nella costruzione dei palinsesti.
Sarà una tv ricca di canali, alcuni dei quali tematici, di musica, sport,
cultura, intrattenimento ecc; sarà la tv del futuro.
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1.1 Il digitale terrestre
La domanda che tutti si pongono da quando si parla di televisione
digitale e': “Cos’è il digitale”? Con il sistema analogico abbiamo un
segnale trasmesso attraverso l’etere tra un ripetitore e l’altro fino a
raggiungere la nostra antenna sul tetto e a far materializzare immagini e
suoni nella televisione, tra qualche anno questo segnale lascerà il posto
ad un codice matematico (binario), frutto dell’artifizio umano, fatto di
sole due cifre, zero e uno (bit), che combinate tra loro possono creare
immagini, suoni e tanto altro.
Basti pensare che la tecnologia digitale ormai ci circonda da molti anni, il
computer, le fotocamere, le automobili e molti elettrodomestici
funzionano con segnali digitali.
Il mondo televisivo invece e rimasto per lungo tempo fuori dalle
tecnologie innovative, infatti, l'unico cambiamento innovativo e
rivoluzionario ha riguardato l'introduzione del colore, da allora nulla e'
cambiato, tanto da poter affermare che la tecnologia televisiva e' rimasta
indietro rispetto alle altre tecnologie che usano il digitale.
Con il DTT (Digitale Terrestre), il segnale e' utilizzato direttamente
senza che sia convertito in analogico come avviene adesso per la tv.
Chiaramente tutti noi dovremo essere dotati di un ricevitore per segnali
digitali in altre parole un decoder o set-top-box che riceve il segnale in
digitale e lo trasforma in immagini televisive.
Con l’introduzione, solo negli ultimissimi anni, della tecnologia digitale
nella distribuzione e ricezione dei segnali televisivi, si è prodotta una
vera e propria discontinuità tecnologica che sta portando ad una
significativa trasformazione. Il passaggio alla televisione digitale
costituisce un fenomeno tecnologico di enorme portata per diversi punti
di vista: la maggior capacità trasmissiva, la migliore qualità delle
immagini e soprattutto estende l’utilizzo del mezzo televisivo al di là
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della normale fruizione quotidiana. Questo cambiamento perciò non ha
solo una grossa valenza tecnologica ma estende i suoi influssi
sull’evoluzione del mercato televisivo con nuovi modelli di business e
nuovi comportamenti da parte del telespettatore che diventa un soggetto
attivo.
All’origine delle attività europee per lo sviluppo delle tecnologie di
trasmissione digitale è nato il progetto Digital Video Broadcasting
(DVB), una vera e propria commissione per lo sviluppo delle piattaforme
digitali, promosso dalla Commissione Europea proprio con lo scopo di
definire una serie di standard. Tali standard, sviluppati in seno al
consorzio europeo DVB e ratificati dall’ETSI (European
Telecommunications Standard Institute), offrono nuove opportunità per i
fornitori dei servizi, i gestori di rete e l’industria del settore, in un
mercato caratterizzato dalla convergenza fra radiodiffusione,
telecomunicazioni e information technology. Gli standard DVB
forniscono la soluzione globale alla domanda crescente di nuovi servizi
generalisti e tematici, free-to-air e a pagamento, multimediali e interattivi
e consentono un sensibile miglioramento della qualità del servizio. Oltre
a tale standard il consorzio DVB lavora alle specifiche relative ad uno
standard aperto per la gestione della multimedialità e dell’interattività: il
DVB-MHP (Digital Video Broadcasting – Multimedia Home Platform),
tale standard è prettamente rivolto verso la definizione di una struttura
base per i ricevitori digitali e le applicazione interattive, facendo si che
tutti i sistemi che rispettino tale standard possano interoperare.
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1.1.1 La situazione Europea
La commissione europea, che ha già emanato due recenti comunicazioni
in tema di digitale terrestre una sul periodo di transizione dall’analogico
al digitale e una sulle barriere che ancora si frappongono all’accesso alle
piattaforme a larga banda, ha manifestato l’intenzione di monitorare
questo processo, per assicurare che gli interventi di sostegno che gli Stati
porranno in essere siano conformi ai principi comunitari di libera
concorrenza. Per raggiungere questo obiettivo ha invitato tutti gli Stati
membri a rendere note le proprie strategie, con l’obiettivo di stimolare il
più possibile la transizione rapida ai sistemi di radiodiffusione in tecnica
digitale, cercando di minimizzare gli svantaggi del breve periodo legati
alla necessità di operare una modernizzazione tecnica a tutti i livelli. Il
digitale lanciato in Europa inizialmente da poche nazioni come Gran
Bretagna, Svezia, Finlandia, e Spagna non ha avuto gran successo, infatti
il massimo di telespettatori realizzato dalle tv era intorno ai 200.000
utenti; il sistema ha compreso che il servizio offerto deve essere gratuito
(infatti, in Inghilterra e' ricevuto oggi da un numero d'utenti intorno ai 2
milioni); successivamente il resto delle nazioni Europee si è lanciato in
questo progetto. La situazione attuale può essere così brevemente
riassunta:
Figura 1: Data di lancio e passaggio definitivo al digitale terrestre in diversi paesi europei
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1.1.2 Il digitale terrestre in Italia
Per quanto riguarda le date previste per lo switch-off, l’Italia è stata il
primo Paese a porsi come obiettivo (legge n.66 del 2001) il
completamento del passaggio al digitale entro il 31 dicembre 2006. Il
processo di trasformazione viene accelerato e favorito anche attraverso la
definizione di una disciplina transitoria che stabilisce le tappe intermedie
per lo sviluppo della nuova tecnologia ed agevola la diffusione presso le
famiglie italiane dei nuovi apparati di ricezione; norme miranti a
realizzare una transizione in tempi rapidi, preferibilmente senza
penalizzare l’utenza. Sono inoltre previsti, già all’atto di approvazione
della legge:
- Una fase di avvio della nuova tecnica trasmissiva con la
coesistenza del sistema analogico e del sistema digitale;
- Una temporizzazione precisa, a partire dal 1° gennaio 2004, degli
obblighi di copertura della popolazione, affidati alla concessionaria
del servizio pubblico radiotelevisivo;
- L’obbligo per tutti gli altri operatori che intendono ottenere la
licenza di operatore di rete di raggiungere una copertura non
inferiore al 50 per cento della popolazione o del bacino locale;
- Gli incentivi alla diffusione dei set-top-box per la ricezione dei
programmi in digitale.
Precedentemente al disegno di legge citato, erano state già definite le
azioni necessarie a consentire l’avvio della sperimentazione, fase
particolarmente critica, stante il notevole tasso di occupazione dello
spettro, che ha richiesto il ricorso a misure particolari; le frequenze sono
state distribuite senza asta (a condizione che fossero utilizzate per la
sperimentazione del digitale).
Il primo approccio al digitale terrestre in Italia è stato caratterizzato da
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una notevole spinta da parte delle principali emittenti, che sin dai primi
mesi del 2004 hanno investito numerose risorse; esemplificativo può
essere lo schema di seguito riportato.
Figura 2: Copertura della popolazione del digitale terrestre
L'Italia sarà, assieme alla Finlandia, il primo paese a fare lo switch-off
definitivo (2006), mentre l'ultimo sarà la Francia nel 2015, ammesso che
le iniziative intraprese rispettino i termini fissati (infatti non è una data
troppo realistica, ma perlomeno serve a tracciare una strada per la
sperimentazione).
Positivo sarà l’impatto derivante all’economia dalla messa in moto di un
importante processo di investimenti da parte degli operatori del settore e
di spesa da parte degli utenti. Si tratta di un processo che non investe solo
l’Italia ma anche la maggior parte dei Paesi dell’Unione europea.