Sviluppo del sistema di controllo per l'accumulo tramite supercondensatori
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2 1. Capitolo primo – Descrizione del sistema 1.1. Introduzione L’impiego dei supercondensatori per l’accumulo dell’energia offre numerosi vantaggi, specialmente in quelle applicazioni che sono caratterizzate da brusche variazioni della potenza assorbita, come ad esempio nel caso della trazione elettrica. In questo campo i supercondensatori possono affiancare gli accumulatori tradizionali, andando a migliorare il comportamento dell’intero sistema. Osservando infatti il ciclo di lavoro di un veicolo elettrico si nota subito una grande differenza tra la potenza media e quella di picco richiesta. Inoltre anche nelle fasi di frenatura rigenerativa si ha un picco di potenza, che questa volta fluisce verso gli accumulatori. Questi picchi e brusche variazioni di potenza si traducono in picchi e rapide variazioni di corrente, che però sono mal sopportate dalle batterie. Le batterie infatti, a causa delle reazioni elettrochimiche che le caratterizzano, lavorano in maniera ottimale con correnti di carica o di scarica basse e poco variabili nel tempo. Per evitare quindi un eccessivo stress degli accumulatori, che si traduce in una diminuzione della vita, del rendimento e delle prestazioni degli stessi, è opportuno affiancargli dei dispositivi che sopperiscano ai picchi e alle variazioni di potenza, andando quindi a livellare potenza richiesta alle batterie. Particolarmente adatti a questo scopo sono i supercondensatori, che consentono di erogare o assorbire elevate potenze seppur per brevi periodi di tempo. 1.2. Struttura del sistema Tra tutti gli schemi di collegamento possibili, quello che offre i maggiori benefici, è quello in cui supercondensatori e batteria sono in parallelo tra loro[1], come mostrato in Figura 1.1. 3 Figura 1.1 Schema di collegamento in parallelo tra batteria e supercondensatori La batteria è collegata direttamente al link in continua. I supercondensatori sono collegati in parallelo alla batteria attraverso un convertitore dc/dc bidirezionale, che consente quindi sia di prelevare che di immettere energia nei supercondensatori. Il motore è connesso al link in continua attraverso un inverter. Il convertitore ha sia il compito di adattare il livello di tensione dei supercondensatori a quello del link in continua, sia quello di gestire il flusso di potenza tra le due sorgenti. Come detto in precedenza l’utilizzo dei supercondensatori comporta numerosi vantaggi. In particolare, adottando opportune strategie di controllo, si riesce a fare in modo che siano i supercondensatori a sopperire ai picchi di potenza, mentre la batteria eroga una potenza pressoché costante. In pratica la batteria funziona da sorgente di energia, fornendo la potenza media richiesta dal carico, mentre i supercondensatori funzionano da sorgente di potenza, sopperendo alle rapide variazioni del carico. In questo modo la batteria lavora in condizioni ottimali, con basse correnti di carica o scarica, e quindi si ha un aumento del ciclo di vita delle stesse. Si ha inoltre anche un aumento delle prestazioni in fase di accelerazione e una migliore efficienza energetica durante la frenatura rigenerativa grazie alla capacità dei supercondensatori di erogare e assorbire elevate correnti, e quindi permettere scariche e cariche molto più veloci rispetto a quelle delle batterie. DC AC DC DC 4 1.2.1. Il convertitore dc/dc Tra i vari convertitori dc/dc bidirezionali, in studi precedenti [2] è stato dimostrato che quello che risulta il più conveniente dal punto di vista tecnico- economico, per interfacciare i supercondensatori con il link in continua, è il convertitore Half Bridge-Current Source. Con questo tipo di convertitore si riesce infatti ad avere un miglior dimensionamento degli switch e del nucleo magnetico[3]. Lo schema elettrico del convertitore è mostrato nella Figura 1.2. 1 T 2 T 1 D 2 D 3 T 3 D 4 T 4 D p V 1 s V 2 s V 1 V 2 V Figura 1.2 Schema del convertitore Half Bridge-Current Source Il convertitore è composto da quattro switch con relativo diodo di ricircolo, un trasformatore ad alta frequenza, un induttore e tre condensatori di filtro. Il trasformatore, oltre a fornire un isolamento galvanico, è necessario a causa delle tensioni molto diverse alle due porte (il link in continua si trova a una tensione costante di 350 V, mentre i supercondensatori hanno una tensione che varia tra 25 V e 45V). Senza di esso infatti il convertire lavorerebbe con valori di duty cycle non ottimali, per questo un semplice up-down bidirezionale non risulterebbe adatto. Essendo l’ Half Bridge-Current Source un convertitore bidirezionale, ha due modalità di funzionamento: • modalità di carica, durante la quale i supercondensatori vengono ricaricati 5 • modalità di scarica, durante la quale i supercondensatori vengono scaricati Modalità di carica Quando è in modalità di carica il convertitore funziona da step-down, e la potenza fluisce dalla porta 1 alla porta 2, ricaricando appunto i supercondensatori. Gli interruttori e sono modulati con duty cycle 0 ≤ < 0,5 e con uno sfasamento reciproco di 180°, mentre gli interruttori e sono lasciati aperti. I condensatori e formano un partitore di tensione capacitivo e suddividono la tensione in /2 . Ipotizzando che il funzionamento sia a regime permanente, che tutti i componenti siano ideali, e che la corrente sull’induttanza filtro sia continua, si possono distinguere quattro fasi all’interno del periodo di commutazione . Durante la prima fase, che va da = 0 a = , è in conduzione e è spento. Si ha quindi, al primario: = /2 (1.1) Di conseguenza ai secondari del trasformatore si ha: = = 2 (1.2) A causa di questa tensione il diodo è in conduzione, mentre invece il diodo è contropolarizzato. Sull’induttanza di filtro si ha quindi una tensione: = − = 2 − (1.3) Questa tensione provoca un incremento della corrente che scorre nell’induttore filtro pari a: ∆