Opportunistici Ideologici
“Tradizionali”
Nordhaus (1975);
Lindbeck (1976)
Hibbs (1977)
6
“Razionali”
Rogoff(1990)
7
; Rogoff e
Sibert (1988)
8
;
Person e Tabellini (1990)
9
;
Cukierman e Meltzer
(1986)
10
Alesina(1987)
11
Tabella 1: Classificazione dei modelli
Questi modelli proposti, e sintetizzati nella Tabella 1, differiscono per due
aspetti fondamentali, che ne caratterizzano le ipotesi ed il funzionamento.
Parliamo quindi di due dimensioni critiche che ci permettono di interpretarli e
di analizzarli.
Prima di tutto questi modelli differiscono per essere �ideologici� piuttosto che
�opportunistici�.
I primi (partisan models) si concentrano sull�analisi delle differenti politiche e
sui risultati economici raggiunti come frutto dei differenti orientamenti ideologici dei
partiti.
I secondi affermano che i Governi in carica si comportano tutti esattamente allo
stesso modo, ossia seguono un comportamento opportunistico, volto alla
massimizzazione della probabilit� di essere (ri)eletti
12
.
6
Hibbs D.A. (1977), op. cit.
7
Rogoff K. (1990), op. cit.
8
Rogoff K., Sibert A. (1988), Elections and macroeconomic policy cycles, Review of economic
studies, 16.
9
Persson T., Tabellini G. (1990), Macroeconomic policy, credibility and politics, Chur, Harwood
Academic Publishers.
10
Curkierman A., Meltzer A. (1986), A positive theory of discretionary policy, the cost of democratic
governament, and the benefits of a Costitution, Economic Inquiry, 88.
11
Alesina A. (1987), Macroeconomic Policy in a two-party system as a repeated game, Quarterly
journal of economics, 102.
12
Santagata W. (1995), Economia, elezioni, interessi, Il Mulino, Bologna.
La seconda dimensione critica di analisi dei modelli, viene colta dalla differenza
tra l�essere �tradizionali� o �razionali�.
I modelli tradizionali teorizzano che i Governi, sfruttando le loro capacit� ed
abilit� (nonch� il loro potere), possano influenzare prevedibilmente i risultati
economici; i modelli razionali, ossia quelli che prevedono l�ipotesi di aspettative
razionali degli agenti economici, enfatizzano i limiti del policymaker nell�influenzare
prevedibilmente e permanentemente lo status dell�economia.
1.2. I MODELLI OPPORTUNISTICI
Una delle convinzioni degli elettori � considerare i politici particolarmente
legati alla loro �poltrona� ed alla possibilit� di essere rieletti.
Infatti, sebbene gli elettori si preoccupino effettivamente delle politiche che
vengono messe in atto per permettere un miglioramento della loro vita e delle loro
condizioni economiche, i politici sono soprattutto interessati a risultare vittoriosi alle
elezioni, scegliendo linee politiche (ed economiche) che siano il pi� possibile gradite
ai loro rappresentati.
Cerchiamo di spiegare ed illustrare questo comportamento, che la teoria
definisce �opportunistico�, ossia analizziamo le scelte, sia di politica fiscale che
monetaria, che il policymaker attua affinch� possa rimanere in carica.
Nei prossimi paragrafi andremo ad illustrare sia i modelli tradizionali sia quelli
razionali, seguendo la classificazione proposta precedentemente.
1.2.1. I MODELLI “TRADIZIONALI”
Nei modelli che riprendono lo schema originale di Nordhaus, l�ipotesi di fondo
� che i partiti si comportino in modo opportunista al fine di massimizzare la
probabilit� di essere (ri)eletti.
L�opportunismo del policymaker consiste nella manipolazione delle scelte degli
elettori, sfruttandone i difetti di informazione, la memoria evanescente (ossia il non
dare importanza al passato e quindi non imparare da esso), la non conoscenza del
funzionamento dell�economia e, in particolar modo, l�ignoranza riguardo il trade-off
macroeconomico tra disoccupazione ed inflazione.
Questo modello teorizza che il Governo stimola l�economia, attraverso politiche
fiscali e monetarie, appena prima le elezioni ed elimina l�inflazione che ne risulta,
attraverso manovre di segno opposto volte alla stabilizzazione dell�economia, in
preparazione della successiva tornata e tattica elettorale.
Il modello rende evidente che, alle scadenze elettorali, i politici ed i partiti
indistintamente massimizzano la quantit� di voti favorevoli, forzando il sistema
economico ad un livello di disoccupazione pi� basso di quello che sarebbe
socialmente desiderabile.
La scelta dei tempi di manovra diventa una variabile chiave di questo
meccanismo, permettendo di sfruttare il ritardo con cui si fa avanti l�inflazione, i cui
effetti negativi sarebbero percepiti solo dopo la fase elettorale.
L�ipotesi di un elettorato che non ricorda e non impara dal passato �
sicuramente chiave nel modello.
Il susseguirsi delle tornate elettorali traccia la forma di un ciclo economico
politico di lungo periodo (figura 1
13
).
13
Figura tratta da Santagata W. (1995), Economia, elezioni, interessi, Il Mulino, Bologna, pag. 80
0 t
e
t
e
t
e
Il modello proposto da Nordhaus
14
e Lindbeck
15
parte da alcune ipotesi specifiche:
a) L�economia � caratterizzata da una curva di Phillips corretta per le
aspettative.
In modo specifico utilizziamo la formulazione della curva di Phillips seguente:
y
t
= ỹ + γ (π
t
-
π
t
e
) con γ > 0 (1.1)
dove y
t
rappresenta il tasso di crescita, π
t
� il tasso di inflazione, π
t
e
� il tasso di
inflazione attesa, ỹ � il tasso naturale di crescita e γ un parametro positivo.
Possiamo anche riscrivere la curva di Phillips in termini di disoccupazione:
u
t
= ũ � γ
�
(π
t
- π
t
e
) con γ
�
> 0 (1.2)
dove u
t
� il tasso di disoccupazione ed ũ � il tasso di disoccupazione naturale. Per
semplificare ulteriormente ipotizziamo che:
γ = γ
�
= 1
in modo da utilizzare un�equazione molto pi� semplice nella forma:
y
t
= ỹ + π
t
-
π
t
e
(1.3)
16
14
Nordhaus W.(1975), op. cit.
15
Lindbeck A. (1976), op. cit.
tempo
π
u
Figura 1: Politici opportunisti ed elettori manipolabili, dove t
e
sono le date delle elezioni.
π, u
b) Le aspettative inflazionistiche sono adattive.
π
t
e
= π
t-1
+ λ (π
t-1
e
- π
t-1
) con 0 < λ < 1 (1.4)
Questa ipotesi parte dal presupposto che il tasso di inflazione atteso sia pari al
tasso di inflazione del periodo precedente qualora le passate aspettative in merito
siano state corrette.
Il parametro λ cattura ed incorpora la grandezza della reazione di oggi agli
errori compiuti in passato.
Per esempio, un basso livello di λ sta a significare che le aspettative correnti
uguagliano pi� o meno quelle dell�ultimo periodo, senza per� tener conto dei passati
errori.
16
L�equazione (1.3) la otteniamo considerando la funzione di produzione Y
t
che dipende da un unico
fattore di produzione N, il lavoro:
Y
t
= F(N
t
); con F�>0 e F��<0 (1.3.1)
Le imprese massimizzano il profitto dando per dati i prezzi (p) ed i salari (w), a questo punto
possiamo esprimere la funzione di domanda di lavoro (N
d
) inclinata negativamente:
N
d
= G (w
t
/p
t
); con G�<0 (1.3.2)
supponendo per semplicit� che l�offerta di lavoro sia perfettamente elastica (orizzontale), dalla (1.3.2)
segue che:
N
t
d
= N
t
= G (w
t
/p
t
); (1.3.3)
se sostituiamo la (1.3.3) nella (1.3.1) assumendo l�ipotesi di linearit�, ponendo γ=1 e calcolando i
logaritmi otteniamo:
Y = γ (p/w); con γ > 0 (1.3.4)
log Y
t
= log p
t
� log w
t
(1.3.5)
sottraendo ad entrambe i membri della (1.3.5) log Y
t-1
ed utilizzando il tipo di notazione precedente:
y
t
= π
t
� w
t
(1.3.7)
dove w
t
rappresenta il tasso di crescita dei salari nominali, infatti se questi sono riferiti al periodo
successivo, sono sostanzialmente basati sulle aspettative dell�inflazione, quindi:
w
t
= π
t
e
(1.3.8)
sostituendo quest�ultima equazione nella (1.3.7) otteniamo proprio la (1.3), posta ỹ uguale a zero.
Il punto fondamentale sta nel capire che le aspettative dipendono soltanto dalle
osservazioni effettuate sull�inflazione passata, non prendono in considerazione tutte le
informazioni disponibili ed in particolar modo non dipendono dalle aspettative dei
votanti sulle future politiche che il policymaker adotter�, per questa ragione che non
possiamo definire tali aspettative razionali.
Una semplice sostituzione ci porta a mostrare che, dato il tasso di inflazione
passato, il policymaker pu� raggiungere il tasso di crescita desiderato attraverso la
scelta appropriata del tasso di inflazione presente, ossia:
π
t
e
= (1- λ) [π
t-1
+ λ π
t-2
� λ
2
π
t-3
...) (1.5)
dalla (1.5) e dalla (1.2) segue che:
y
t
= ỹ + π
t
-
(1-λ)
∑
∞
=0j
λ
j
[π
t-j-1
] (1.6)
c) Tutti i politici sono �identici�, preferiscono essere in carica piuttosto che
non essere eletti.
d) In ciascuna tornata elettorale, soltanto due candidati (partiti) si
fronteggiano: uno in carica e l�altro sfidante.
e) Gli elettori preferiscono la crescita ma non amano la disoccupazione e
l�inflazione; votano in favore del Governo in carica se l�economia ha un
buon andamento durante il suo mandato; gli elettori scontano pesantemente
il passato: i risultati economici pi� vicini alle elezioni influenzano in modo
pi� forte e determinante le decisioni degli elettori rispetto ai risultati
macroeconomici passati.
Nel modello proposto, gli individui nella loro funzione di utilit�, considerano il
livello di disoccupazione e di inflazione aggregata.
Sarebbe pi� logico pensare che questi prestino pi� attenzione alla loro
situazione personale piuttosto che allo stato dell�economia in generale; la ragione
principale di tale interesse � da ricercarsi nel fatto che le esperienze individuali sono
strettamente correlate ai movimenti ciclici dell�economia.
Uno degli indicatori macroeconomici che pi� di ogni altro pu� influenzare le
scelte dei singoli, � senz�altro il tasso di disoccupazione aggregato
17
.
Quest�ultimo gruppo di ipotesi implica che i Governi in carica si comportino
tutti allo stesso modo (connesso all�ipotesi c), poich� massimizzano la stessa funzione
obiettivo (ossia la probabilit� di essere rieletti) e si trovano di fronte ad un elettorato
che segue un modello di comportamento di voto prevedibile.
Cosa effettivamente i politici massimizzino dipende dalle specifiche del
modello in analisi; l�approccio pi� realistico � quello per cui il Governo in carica
massimizza la probabilit� di essere rieletto, sapendo che tale probabilit� � funzione,
tra le altre variabili in gioco, dei risultati economici ottenuti durante il suo mandato.
Possiamo allora formalizzare la probabilit� Q di rieleggere il Governo in carica
al tempo t, come segue:
Q
t
= Q (π
t
, u
t
, y
t
, π
t-i
, u
t-i
, y
t-i
,�, z); con i = 1,2,3�,n (2.7)
Dove n rappresenta i risultati macroeconomici ottenuti dal Governo, durante il
suo mandato, mentre z � un vettore di variabili non economiche che potrebbero in
ogni modo influenzare le elezioni, ma non sono correlate allo stato dell�economia.
Abbiamo gi� fatto notare, ma lo rimarchiamo, che il peso attribuito dagli
elettori, quando arriva il momento di votare, ai risultati economici pi� recenti �
maggiore di quello dato ai risultati passati.
Se il Governo in carica conoscesse a priori il numero di voti che riceverebbe
adottando una determinata politica, date certe condizioni, metterebbe sempre in
pratica politiche che gli assicurerebbero la vittoria alle elezioni.
E� necessario quindi introdurre un elemento di incertezza, in modo cos� da
permettere l�eventualit�, per il Governo in carica, di perdere le elezioni.
17
Quando il tasso di disoccupazione aggregato sale, alcune famiglie soffrono una forte diminuzione
delle entrate causata dalla perdita del lavoro; molte altre sono costrette a lavorare part-time,
vedendosi drasticamente diminuire le risorse finanziarie. Quindi, un movimento del tasso di
disoccupazione aggregato sar� percepito, direttamente o indirettamente, da una larga frazione delle
famiglie. La ragione per cui invece queste ultime sono avverse al tasso di inflazione � meno evidente.
Ci possono essere effettivamente dei dubbi sul fatto che le famiglie preferiscano periodi di stabilit�
dei prezzi (o periodi di inflazione stabile che dir si voglia) a periodi di inflazione sempre crescente.
Due ragioni principali ci fanno supporre tale atteggiamento: la prima � legata al fatto che l�inflazione
pu� condizionare l�efficiente allocazione delle risorse; la seconda si collega possibili fenomeni di
redistribuzione arbitraria della ricchezza.
L�equazione (2.7) prende in considerazione il caso in cui le preferenze
dell�elettorato non siano conosciute con certezza, cosicch� il risultato elettorale,
attuate determinate politiche economiche dal Governo in carica, non sia certo.
f) Il policymaker controlla gli strumenti di politica economica
deterministicamente in relazione alla domanda aggregata.
Gli strumenti di politica economica utilizzati dai politici sono di due tipi, la
politica fiscale e la politica monetaria.
La manipolazione di tali strumenti, appena prima delle elezioni, pu� essere
motivata da due principali ragioni: politiche espansive possono creare un temporaneo
impulso alla crescita; in secondo luogo, alcune politiche, come ad esempio la
diminuzione della pressione fiscale o l�aumento dei trasferimenti, possono portare dei
benefici in termini elettorali ai Governi in carica.
g) Le date delle elezioni sono fissate esogenamente.
Questo per� non accade sempre, infatti nella maggior parte degli Stati OECD la
cadenza delle elezioni non � prefissata, bens� regolata dalle specifiche leggi in materia
elettorale di ciascun paese
18
.
Osserviamo il funzionamento del modello appena descritto
19
:
18
I contributi recenti di Ito T. (1990), The timing of elections in political business cycle in Japan,
Journal of Asian Economics, 1, ci suggeriscono un�altra chiave di lettura. Nell�ipotesi in cui la scelta
delle date delle elezioni sia endogena, il policymaker potrebbe �chiamare� le elezioni
anticipatamente, se si stanno ottenendo dei buoni risultati economici, in modo cos� da aumentare le
probabilit� di essere rieletto. Analizzando il modello, Ito suppone per semplicit� che il Governo abbia
il controllo dell�economia reale, che gli elettori siano ingenui e retrospettivi e che giudichino il
Governo in carica, valutando positivamente una bassa disoccupazione ed inflazione ed un�alta
crescita. Quindi, se persiste un periodo di alta crescita molto vicino alle elezioni passate, il Governo
�chiamer�� nuove elezioni; se invece la crescita � bassa, aspetter� fino a quando il tasso di crescita
sar� pi� elevato. Pi� il tempo passa, pi� la data delle elezioni fissate per legge si avvicina. Anche un
livello medio di crescita pu� incentivare il Governo in carica a �chiamare� elezioni anticipate, onde
evitare che nell�ultimo periodo prima delle elezioni fissate per legge si raggiunga un livello della
crescita pi� basso. Riassumendo, la possibilit� che si verifichino elezioni anticipate dovrebbe essere
funzione crescente del tempo passato dall�ultima elezione e dallo status dell�economia in termini
macroeconomici (ossia crescita, inflazione e disoccupazione).
19
Tratto da Alesina A., Cohen G.D., Roubini N. (1997), op. cit.
La figura 2(a) mostra la curva di Phillips di lungo periodo (CPLP), verticale,
nel caso in cui π
t
= π
t
e
, � inoltre evidenziata la Curva di Phillips di breve periodo
(CPBP) nel caso in cui π
t
≠ π
t-1
= π
t
e
. Consideriamo il punto A dove la CPLP e la
CPBP si incontrano, in modo cos� da ottenere:
π
t
= π
t-1
= π
t
e
(1.8)
La curva AD rappresenta la domanda aggregata, la cui posizione muta a
seconda della politica fiscale e monetaria adottata.
Supponiamo che le elezioni si tengano alla fine del periodo t + 1.
Il Governo in carica, manipolando la politica fiscale e/o monetaria, adotta una
politica espansionista, la AD si sposta in AD� alla fine del periodo t + 1,
posizionandosi nel punto B. In B l�inflazione ottenuta � sicuramente migliore di
quella attesa, π
t+1
> π
t
= π
t+1
e
, cosicch� la crescita ottenuta � �sopra la norma�, infatti
y
t+1
> ỹ .
Quindi le elezioni hanno luogo in un periodo in cui la crescita � particolarmente
elevata e l�inflazione sale, ma in modo molto modesto
20
.
20
Lindbeck fa notare che a causa del ritardo degli effetti della domanda aggregata sui prezzi e sulla
crescita, un�abile programmazione dei tempi pu� portare ad un incremento dell�inflazione, solo dopo
la fine delle elezioni.
(a) Crescita periodo t+1
A i
n
f
l
a
z
i
o
n
e
AD’
AD
CPLP
CPBP
A�
B
Figura 2: Il modello di Nordhaus e Lindbeck in funzione.
B
C
(b) Crescita periodo t+2
i
n
f
l
a
z
i
o
n
e
CPLP
CPBP
Assumiamo ora che il Governo in carica, dopo le elezioni, sia riconfermato
(quindi rieletto), grazie ai buoni risultati economici raggiunti prima delle elezioni,
corrispondenti al punto B nella figura 2(a).
Poich� in t+1 c�� stato un errore nel valutare le aspettative, pari a π
t+1
> π
t+1
e
,
le aspettative in t+2 muteranno.
Se il policymaker non espande ulteriormente la domanda aggregata l�economia
si diriger� verso il punto C
21
(nella figura 2(b)), dove la crescita � al suo tasso
naturale, ỹ, ma l�inflazione � decisamente pi� alta rispetto al valore che avevamo
raggiunto in A.
Il policymaker, dopo le elezioni, pu� tentare di riportare l�inflazione al livello
precedentemente ottenuto, solo attraverso politiche restrittive della domanda
aggregata.
Tali politiche per� causeranno un�inversione di tendenza nell�economia, una
recessione.
Alle prossime elezioni per�, l�economia sar� di nuovo posizionata nel punto A,
pronta ancora a muoversi verso il punto B
22
.
Riassumendo, questo modello prevede che prima delle elezioni si osservi un
aumento della crescita �sopra la norma�, accompagnata da un lieve aumento
dell�inflazione; mentre appena dopo le elezioni si dovrebbe notare un incremento
dell�inflazione pi� cospicuo, subito contenuto e ridotto dall�adozione di politiche
restrittive della domanda aggregata, che portano ad un�inversione di tendenza
dell�economia.
Questo ciclo economico non � ottimale, poich� crea delle fluttuazioni e
variabilit� economiche senza alcun incremento dell�efficienza.
Inoltre tale ciclo pu� portare ad un aumento del tasso di inflazione medio senza
un aumento del tasso di crescita e di occupazione medio.
21
La velocit� con cui l�economia raggiunger� il punto C, dipende dal valore del parametro λ.
22
Nordhaus, nella trattazione del modello di ciclo politico economico (1975), mostra come con certe
specifiche sulle preferenze, il policymaker, quando intraprende politiche restrittive, non riesce a
giungere al punto A, ma arriver� ad un punto A� posto pi� in basso rispetto ad A.