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numerico con cui riassumere il livello dell attivit complessiva
dell economia di un Paese.
Essendo definito come valore di mercato di tutti i beni e servizi
finali prodotti in un paese in un dato periodo, esso rappresenta
l ammontare della produzione complessiva, sia quella derivante dal
settore pubblico che da quello privato, ed perci visto come un
indicatore non solo dello sviluppo economico, ma anche del benessere
di uno stato. Effettivamente, quando il valore della produzione cresce,
pi redditi saranno distribuiti e pi probabile sar che aumenti
l occupazione. La grandezza del PIL serve anche da misura generale
della quantit di beni e servizi che possiamo acquistare, sia
individualmente sia collettivamente; ecco perch un aumento del PIL
viene visto sempre come un buon auspicio.
Vediamo quali sono stati sinora i pi importanti studi pubblicati
in questa direzione, ed esaminiamone le principali caratteristiche.
2.- L ente preposto a questo tipo di ricerche statistiche fu in
origine l ISCO, Istituto Nazionale per lo Studio della Congiuntura,
confluito nel 1998 insieme all ISPE, Istituto di Studi per la
Programmazione Economica, nell ISAE, Istituto di Studi e Analisi
Economica.
Negli anni 60 il Vice-Presidente dell ISCO, nonch Ordinario di
Economia all universit Bocconi di Milano, Ferdinando Di Fenizio,
analizz all interno di un testo dedicato alla politica economica,
divenuto un punto di riferimento nel settore, diverse possibilit di
previsioni della congiuntura economica italiana.
Di Fenizio nel suo testo ( Le leggi dell economia , vol. IV:
Diagnosi previsioni politiche congiunturali in Italia, parte IV, ISCO
1960) sostiene la validit dell esperienza italiana nelle diagnosi
economiche congiunturali, con i tre metodi principalmente utilizzati.
Primo, col seguire i mutamenti del <<clima d opinioni>> degli
uomini d affari; secondo, rilevando ed elaborando serie storiche, che
pongano in luce sintomi congiunturali, da interpretare alla luce delle
uniformit economiche; terzo, con l utilizzare ai fini diagnostici la
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complessa intelaiatura concettuale e le rilevazioni utilizzate in
contabilit nazionale .
Un analisi del primo metodo port Di Fenizio a domandarsi se
l ipotesi che attribuisce alla previsione degli imprenditori un peso
notevole per lo sviluppo congiunturale del nostro paese fosse o meno
fondata. La conclusione fu che quell ipotesi non concedesse, per lo
meno all epoca, un uniformit verificata.
I giudizi degli imprenditori sembrano piuttosto generati da una
situazione congiunturale, che dall origine di una susseguente
situazione congiunturale la quale, per cos dire, sembra giunga in Italia
impreveduta. si afferma nel testo, Resta, tuttavia, ferma
l opportunit di seguire gli impulsi congiunturali di natura psicologica
che operano nel nostro sistema economico. Ed a questo riguardo
l ISCO svolge particolari ricerche, i cui frutti sono regolarmente
pubblicati .
Come vedremo a breve, questo genere di indagini verr , in effetti,
portato avanti negli anni e notevolmente migliorato, in particolare
grazie all attivit del Centro Studi di Confindustria.
Nello stesso volume, l autore pone una particolare attenzione al
secondo metodo elencato: le diagnosi congiunturali effettuate con
l aiuto di serie storiche analitiche.
le ricerche effettuate con il metodo delle serie storiche
analitiche si sogliono opportunamente classificare a seconda abbiano
quale principale scopo, primo, il rilevare serie storiche analitiche,
attinenti a fenomeni di grande interesse ai fini dell analisi
congiunturale; oppure, secondo, l elaborare talune serie storiche gi
esistenti, agli stessi fini. In un caso e nell altro, rilevazione ed
elaborazione hanno per scopo — note leggi causali o funzionali, utili ai
fini della determinazione presente e futura dei tassi di sviluppo del
sistema — di accertare se si verificano certi accadimenti economici, ai
quali seguiranno probabilmente altri accadimenti, legati alla dinamica
del sistema che si osserva.
Le ricerche promosse dall ISCO sono dunque volte
all individuazione di indicatori in grado di segnalare tempestivamente,
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o se possibile anche in leggero anticipo, svolte e cambiamenti di
direzione nella situazione congiunturale economica italiana.
E necessario individuare elementi, il cui andamento possa essere
ricondotto a quello di una grandezza sintomatica dello stato
dell economia, quale pu essere ad esempio la domanda globale, per
le cui variazioni si pu assumere come indicatore l ammontare degli
investimenti globali lordi, seguendo l esempio degli studi avanzati
dallo statunitense National Bureau of Economic Research.
Come gi affermato, nel presente studio si assunta come
grandezza sintomatica della congiuntura economica il valore del
Prodotto Interno Lordo del Paese.
A questo proposito Di Fenizio suggerisce di scegliere come
indicatore il flusso produttivo dell agricoltura italiana. La motivazione
della scelta evidente: l Italia degli anni 60 era ancora un paese a
struttura fortemente agricola, in cui l agricoltura concedeva un
apporto considerevole alla formazione del reddito nazionale, circa il
20%.
Pur rimanendo la componente agricola rilevante nella formazione
del PIL, la situazione si molto modificata nel corso degli ultimi
decenni, principalmente a causa del rapidissimo sviluppo della
tecnologia del quale siamo testimoni. La percentuale della produzione
economica costituita dal reparto agricolo scesa vertiginosamente,
lasciando spazio all espansione di altri settori, in particolare al
terziario (per maggiori dettagli sulla composizione della produzione
economica nell ultimo decennio si veda il capitolo relativo alle
percentuali di composizione).
3.- E solo a met degli anni 80 che vengono pubblicati nel
nostro Paese, da parte della Banca d Italia, i primi studi che
propongono modelli per la previsione della produzione - nella
fattispecie della produzione industriale - a partire dai dati sui consumi
di energia elettrica.
Una prima versione del modello econometrico della Banca
d Italia si trova in Bodo e Signorini (1985); verr poi rivisto e
rielaborato dagli stessi autori e da altri.
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Attualmente la Banca d Italia considera come modello ufficiale
per la previsione dell indice della produzione industriale quello
presentato nel Tema di discussione n¡ 342 da Marchetti e Parigi
( Energy Consumption, Survey Data and the Prediction of Industrial
Production in Italy , Temi di discussione del Servizio Studi della
Banca d Italia, Number 342, December 1998).
Il modello, sempre mutuato da Bodo e Signorini, nella sua
specificazione pi generale assume la seguente forma:
udummiesyLtimetempenely
i
i
i
i
i
i
ii
++!++++=
!!!
===
)(
3
1
2
1
8
1
"#$%
nella quale:
- y l indice di produzione industriale;
- enel rappresenta i consumi di energia elettrica totali (industriale
e non industriale); all epoca i dati statistici riguardanti la rete elettrica
erano forniti da Enel, non ancora da Terna;
- temp la temperatura nazionale media;
- time una variabile di trend non lineare, che coglie l andamento
dei consumi elettrici non industriali e la produzione di energia delle
reti indipendenti, la cui quota sul totale tendenzialmente decrescente;
- dummies sono le variabili dummy stagionali;
l indice i segnala il distretto regionale Enel al quale si riferiscono
i dati; in totale i distretti regionali Enel sono 8: Torino, Milano;
Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo e Cagliari.
Stando al documento di Parigi e Marchetti, i problemi associati
all uso dei dati relativi ai consumi elettrici nella previsione della
produzione industriale sono principalmente tre.
In primo luogo, i dati resi noti dall Enel (ora Terna) si riferiscono
ai consumi elettrici totali, non solo a quelli industriali; perci bisogna
tener conto che buona parte di essi sono dovuti al settore terziario e a
quello domestico.
Secondariamente, l intensit energetica del processo produttivo
varia in modo significativo tra le diverse tipologie di industria,
essendo pi alto nell industria chimica e nella lavorazione dei metalli.
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Una variazione anche piccola nella composizione del settore
industriale potrebbe causare rilevanti variazioni sul totale dei consumi
elettrici.
In ultimo, si segnala che l utilizzo di una funzione ad una sola
variabile potrebbe rappresentare un eccessiva semplificazione.
L equazione presentata poco sopra si propone di fronteggiare
alcuni di questi problemi, in particolare il primo, tenendo conto dei
consumi nel settore domestico tramite la conoscenza dei valori delle
temperature medie. Infatti la maggior parte delle variazioni nei
consumi domestici legata, direttamente o indirettamente, alle
condizioni atmosferiche, con picchi nei periodi con temperature
estreme, a causa del riscaldamento e del condizionamento.
Per affrontare invece il secondo problema, stata inserita una
funzione del tempo di terzo grado, allo scopo di tener conto sia del
trend dei consumi non industriali, sia degli effetti a lungo termine dei
cambiamenti tecnologici sull intensit energetica.
Alle variabili dummy spetta il compito di rappresentare
l andamento fortemente stagionale tipico della produzione italiana.
Questa equazione fu testata nel periodo che intercorre dal
Gennaio 1986 all Aprile 1995 e fu in seguito leggermente modificata
per migliorarne le capacit di previsione, meglio adattandola alla
realt del nostro Paese.
Tra gli accorgimenti, ci fu quello di eliminare dall espressione i
fattori relativi ai consumi dei quattro distretti del Centro e del Sud
Italia, insieme alle loro temperature medie, in quanto i rispettivi
coefficienti si rivelarono essere nel complesso trascurabili, e non a
caso, giacch la maggior parte delle industrie italiane si trova nel Nord
della penisola.
La forma pi recente del modello di previsione econometrico
della Banca d Italia la seguente:
udummies
y
tempnenely
i
t
i
i
i
i
i
+++++=
!!!
=
!
==
4
1
1
2
1
4
1
4
∝"#$
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Sperimentando questa nuova espressione per ogni mese tra il
Maggio del 1995 ed il Settembre 1997, si rilev un coefficiente di
correlazione pari a 0,997 ed un errore quadratico medio pari all 1,4%.
Si tratta di risultati eccellenti rispetto alla letteratura precedente, a
quanto riportano Marchetti e Parigi.
4.- Gli stessi indicano come pi affidabile tra i diversi modelli
elaborati per operare delle previsioni, accanto al metodo diagnostico
econometrico della Banca d Italia, l indagine rapida del Centro Studi
della Confindustria, variante aggiornata dell Inchiesta sul clima
d opinioni degli uomini d affari descritta da Di Fenizio.
Ce ne parlano Annunziato e Malgarini in uno degli atti del
convegno Banca d Italia-CIDE svoltosi a Perugia nell autunno del
1993 ( La previsione della produzione industriale con indagini
quantitative: l indagine rapida del Centro Studi di Confindustria in
Banca d Italia, Ricerche quantitative per la politica economica, 1993,
Volume 1).
L indagine rapida del Centro Studi della Confindustria, iniziata
nel 1988, ha lo scopo di fornire indicazioni sull andamento della
produzione industriale con un anticipo utile rispetto all indice Istat,
tramite la consultazione di un gruppo ristretto d imprese. ( )
L indicazione della produzione industriale del CSC si basa su
osservazioni quantitative fornite mensilmente da queste imprese. Il
carattere quantitativo di tali informazioni differenzia l indicatore della
Confindustria da quello prodotto da altri istituti con altre metodologie,
e ne fa una fonte d informazioni unica in Italia.
La procedura seguita da Confindustria per operare previsioni a
breve termine della produzione industriale semplice e si basa su un
sondaggio effettuato ogni mese tra 116 medie e grandi imprese. Agli
imprenditori viene chiesto di riferire qual la variazione percentuale
tendenziale della produzione nel mese corrente e nei due mesi
precedenti.
Successivamente esso viene comparato col corrispondente tasso
nello stesso periodo dell anno precedente, quindi i dati vengono
elaborati attraverso una semplice procedura non econometrica.
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I risultati vengono doppiamente ponderati: dapprima rispetto alle
vendite delle imprese, poi, una volta aggregati in modo da ricavare
stime settoriali, rispetto al valore aggiunto del settore, per ottenere la
previsione del tasso di crescita della produzione aggregata. Infine il
valore viene adattato al numero di giorni lavorativi del mese
considerato.
Annunziato e Malgarini non si limitano per a presentare
l indagine rapida di Confindustria, ma operano un confronto tra
l efficacia predittiva di questo modello, quello della Banca d Italia e
quello di Holt-Winters, ottenuto dall estrapolazione delle serie
storiche della produzione industriale, di rilevanza trascurabile ai nostri
fini.
Il periodo preso in considerazione per il confronto tra i tre
diversi metodi va da Gennaio 1989 a Dicembre 1992; la serie di
riferimento l indice di produzione industriale rettificato per il
numero di giornate lavorative, di fonte Istat .
Per valutare la capacit previsionale dei modelli in esame furono
calcolati numerosi indicatori; tra i pi determinanti si segnalano
l errore medio assoluto, il coefficiente di correlazione e l errore
quadratico medio (RMSE).
L esame fu suddiviso in due test: uno sulla capacit predittiva
con un periodo d anticipo ed uno sulla capacit predittiva con due
periodi d anticipo.
Il verdetto fu chiaro: Sia il modello econometrico della Banca
d Italia che l indagine del CSC forniscono risultati migliori rispetto al
modello di Holt-Winters; la stima ottenuta con il modello
econometrico risulta a sua volta migliore di quella del CSC. Il modello
econometrico nelle previsioni con un periodo d anticipo presenta un
errore medio assoluto pari all 1,3% contro l 1,8% del CSC; inoltre
esso permette una riduzione dell errore quadratico medio pari circa
allo 0,5% rispetto al CSC.
Si not per contemporaneamente un aumento nel tempo delle
capacit previsionali del metodo del CSC, attribuibili ad un processo
di miglioramento delle abilit predittive delle aziende.