5
Nel primo capitolo si approfondiscono vita e opere dell’artista,
sottolineando il cambiamento che questa figura ha subito dopo la
sua morte; questo drammatico momento costituisce uno spartiacque
per gli esiti scenici, cinematografici e televisivi dei lavori
ruccelliani.
Si evidenzia anche la commovente e rabbiosa polemica che Enzo
Moscato e altri amici di Ruccello hanno sempre sostenuto: perché
Ruccello diventa famoso solo dopo la sua morte? Perché i suoi
lavori vengono considerati capolavori del nuovo teatro italiano 10
anni dopo la sua morte?
Nel secondo capitolo si cerca di spiegare cosa sia la Nuova
Drammaturgia Napoletana, usando per convenzione questa
definizione non condivisa da tutti i critici. Il nuovo teatro
napoletano, come detto, sorge sulle ceneri degli sconvolgimenti
dell’avanguardia teatrale italiana, della cui storia si accennano
alcuni punti fondamentali; i nuovi drammaturghi preferiscono
ritornare ad una struttura testuale, portando sulla scena la lingua e la
cultura napoletane nella loro decadenza.
Il teatro ruccelliano, infatti, si muove tra innovazione e tradizione;
partendo dalla solida drammaturgia di De Filippo e Viviani, da cui
6
comunque Annibale e compagni si distaccano subito, arriva a subire
le forti influenze del teatro d’avanguardia italiano e internazionale,
oltre a quelle del cinema americano, della letteratura gotica, dei
romanzi gialli, dello studio della psicanalisi e della cultura atavica,
grande passione di Ruccello. Interessante il percorso teatrale del
giovanissimo Annibale tra le compagnie napoletane che tra gli anni
‘70 e ‘ 80 si affacciano al mondo dell’avanguardia, oltre ad un
accenno agli altri autori che fanno parte di questo nuovo filone
drammaturgico.
Nel terzo capitolo, si evidenziano, in una schematizzazione che
vuole dare ordine e chiarezza al discorso, tutti i temi e gli
innumerevoli intrecci che sorgono da essi. L’analisi nasce da
un’attenta lettura di tutti i testi ruccelliani pubblicati fino ad oggi, a
partire da Il rione, il primo testo scritto da Ruccello a soli 17 anni.
Il quarto capitolo è dedicato interamente all’opera Ferdinando, che
è stata volutamente tralasciata nel capitolo precedente per
approfondirla in un lavoro a se stante. Essa è l’opera della maturità
e quella che ha aperto a Ruccello le porte del grande teatro,
nonostante il giovane sia morto lo stesso anno del grande debutto.
L’analisi di quest’opera viene posta alla fine dell’intero lavoro
7
proprio perché la sua complessità prevede una conoscenza totale e
approfondita di tutta la produzione ruccelliana antecedente.
Dell’opera si analizzano la trama, l’ambientazione ottocentesca,
diversa da quella contemporanea delle altre opere, i complessi
personaggi, le infinite tematiche e i relativi collegamenti, la lingua
come ulteriore tematica fondamentale. L’approfondita analisi verte
inizialmente sul testo scritto dell’opera, pubblicato nel 1998, in
occasione della ripresa dello spettacolo grazie alla volontà
dell’attrice Isa Danieli. Proprio lei ha voluto riproporre fedelmente
il bellissimo lavoro dell’amico Annibale, commemorandolo così nel
decennale della sua morte.
A fine capitolo viene presentata un’ulteriore analisi della
trasposizione scenica di Ferdinando, redatta attraverso la visione
dello spettacolo messo in scena nel 2006 dalla COMPAGNIA
DEGLI IPOCRITI, con a capo proprio la Danieli. Nell’analisi
svolta si sottolineano le differenze tra testo scritto e recitato, si
evidenziano le caratteristiche particolari dei personaggi in scena, si
descrivono gli espedienti scenici, si analizzano la musica e la
particolare scenografia volute da Ruccello appositamente per questo
spettacolo. Il lavoro si conclude con famosi riferimenti letterari e
8
teatrali che in qualche modo hanno ispirato o che ricordano la trama
di Ferdinando.
9
CAPITOLO 1- CHI ERA ANNIBALE RUCCELLO
1.1-ANNIBALE RUCCELLO: LA FINE TRAGICA,
L’INIZIO DELL’ASCESA ATTRAVERSO LE PAROLE
DEGLI AMICI.
Annibale Ruccello nasce nel 1956 a Castellammare di Stabia, in
provincia di Napoli.
Castellammare, città natìa amata con quel particolare ardore con cui
i campani, e tutta la gente del Sud, amano le loro origini e le loro
città di provenienza, verrà riproposta, ricordata, citata soprattutto
attraverso la lingua, fondamentale in genere nei lavori ruccelliani.
Annibale ‹‹amava profondamente il “suo” Sud splendido e
degradato, lo amava con passione e dolore in maniera viscerale
come si ama una donna che è stata bellissima e di cui si ricercano
con fatica nei tratti appesantiti e ingrigiti le tracce della perduta
bellezza››
1
.
L’ amore di Ruccello per la sua città verrà ricambiato, anche se in
ritardo, dalla stessa Castellammare e dai suoi concittadini in
1
R. Picchi, Personale, in A.Ruccello, Scritti inediti, Roma, Gremese editore, 2004, p.41.
10
occasione del ventennale della sua morte. Annibale, infatti, muore
prematuramente e tragicamente in un incidente d’auto sulla Roma-
Napoli, il 12 settembre 1986. Enrico Fiore, caro amico e
concittadino, descrive così gli ultimi momenti di Ruccello: ‹‹penso
che quando si muore come morì Annibale, accade per troppo amore.
Giacchè la vita se vuoi possederla, ti ricambia di desiderio fino al
punto di divorarti. E infatti -mi racconta Igina Di Napoli, che
viaggiava anche lei su quella macchina- era allegro Annibale,
allegro e confidente perché tornavano dal Ministero con la
promessa della qualifica di Stabile privato per la loro Cooperativa
Teatro Nuovo- IL Carro. Gli toccò invece il corteo funebre -io
portavo appesa al collo un’Isa Danieli distrutta dalle lacrime-
fiancheggiato, la mattina del 14 da due ali dei cittadini di quella
Castellammare che finalmente lo applaudiva dopo averlo ignorato e,
talvolta, disprezzato››
2
.
A soli 30 anni, all’affacciarsi della sua promettente carriera, astro
nascente della nuova drammaturgia napoletana ( a dire il vero già
nato e cresciuto notevolmente in pochi anni), Ruccello precipita
2
E.Fiore, Introduzione a A.Ruccello, Teatro, Milano, Ubulibri, 2007, p.17.
11
improvvisamente nel vuoto, lasciando attoniti i suoi compagni di
viaggio, amici e collaboratori, il suo pubblico.
Nonostante la morte improvvisa e violenta ( ci si chiede se proprio
questa fine abbia segnato un inizio) il suo teatro in 20 anni ha
raggiunto livelli che lui stesso con ‹‹ quella nicciana diffidenza di
quel suo giovanile ma già profondo pessimismo, al riguardo
dell’attenzione e della “reale” accettazione che il mondo poteva
riservare alle sue opere..››
3
, avrebbe solo sperato ma mai
immaginato.
Enzo Moscato ha spesso parlato di Annibale in molti interventi,
ricordandolo affettuosamente e ironicamente, soffermandosi non
solo sulla persona e sull’amico ma soprattutto sul suo teatro,
cercando di distogliere l’attenzione di pubblico e “addetti ai lavori
“ dal mito sviluppatosi attorno alla figura di” Ruccello dopo la
morte”. La valenza dei suoi scritti e del suo lavoro sul palcoscenico
è ben altro che il macabro ricordo di una vita e un talento spezzatisi
troppo presto.
Ricordiamo che Moscato compose, subito dopo la morte
dell’amico, un’opera a lui dedicata, intitolata “Compleanno”; viene
3
E.Moscato, L’ingenuo-furbo Gulliver di provincia,in www.unisa.it, 26 maggio 1994.
12
spontaneo chiedersi, da profani, se nel dolore di una perdita così
forte si abbia la lucidità di scrivere un’opera teatrale. Ecco come si
spiega Moscato: ‹‹Compleanno è il tentativo di restituire un autore
scomparso troppo presto, un attore anche scomparso troppo presto,
attraverso l’esistenza, la vita di un altro, che in qualche modo è
tenuto a testimoniare di questa vita che non c’è più››
4
. Moscato,
dieci anni prima, aveva descritto Annibale con queste parole:
‹qualcuno troverà che sragiono ma per me è naturalissimo che io
viva così ancora tutt’oggi quel geniale fanciullone: quel candido e
allo stesso tempo perverso estensore di storie ispirate al camp, alla
novellistica nera, ai cult-movies americani, innestandoli sul grande
tronco della letteratura verista o naturalista meridionale,
imbrattandoli, di continuo, con la sua fecale, irriverente, martellante
lingua tutta vesuviana. Trovo naturalissimo conservarlo nelle parole
che batto a macchina, nei gesti che tralcio sulla scena, nelle volute
della voce tesa ad accendere inquiete interrogazioni negli orecchi di
chi viene a guardare o a “sentire” a teatro››
5
. Moscato aggiunge:
4
M.Manuali, Incontro con Enzo Moscato, Umbertide Teatro dei Riuniti, 4 marzo 2005,
in www.microteatro.it.
5
E.Moscato, L’ingenuo-furbo Gulliver di provincia, cit.
13
‹‹emotivamente, ho sempre rifiutato la morte di Ruccello››
6
, e
ancora: ‹‹il mio “Compleanno” è stato scritto apposta per
l’uomo/drammaturgo Ruccello, esattamente all’indomani della sua
morte, in epoca non in odore di comoda beatificazione..››
7
.
Entriamo qui, attraverso le parole di Moscato, nella sottile e nota
polemica che lui ed Enrico Fiore ( insieme a tanti altri collaboratori
ma soprattutto amici di Ruccello), da anni portano all’attenzione
non solo del pubblico ma soprattutto di coloro che lavorano nel
teatro e a teatro.
Queste le amare parole di Moscato: ‹‹mi sono spesso chiesto,
ovviamente, quanto e in che misura, quel tipo di morte, quel tipo di
straziante addio, che Annibale, quasi beffardamente, ha finito col
lasciarci, abbia o non abbia influito sui produttori, sui registi, gli
attori, i critici che in seguito, a più riprese, hanno avuto a che fare
con il suo teatro […] Sono anni, del resto, che io e qualche altra
anima pia del teatro napoletano, andiamo esigendo e sollecitando,
6
E.Moscato, L’ingenuo-furbo Gulliver di provincia, cit .
7
E.Moscato, ibidem.
14
finalmente uno studio teatrale critico, serio e accurato, al riguardo
della scrittura di Annibale››
8
.
Studio critico che è arrivato nel 2006 e che in parte ha colmato il
grande vuoto dato dalla mancanza di nuove edizioni o ristampe
delle opere di Ruccello. Le più importanti sono state raccolte e
presentate nel libro ‹‹Teatro›› edito dalla Ubulibri, pubblicato in
occasione del ventennale della morte di Annibale, proprio a
Castellammare. Ruccello è stato ricordato da numerose iniziative
indette dalla sua stessa città, ma in quell’occasione, anche
numerose città e teatri italiani si sono soffermati sul ricordo
nostalgico di questo giovane e promettente drammaturgo. Il libro
citato, presentato da Matteo Palumbo, Ninni Cutaia, Franco Quadri,
ha visto anche la collaborazione di Enrico Fiore.
9
Anche il critico Fiore (autore peraltro del libro ‹‹Il rito, l’esilio, la
peste›› in cui vengono tracciati lineamenti ben definiti della nuova
drammaturgia napoletana, comprese le linee guida per interpretare
Ruccello, Santanelli e Moscato), sottolinea, ancora una volta, la
polemica sostenuta da Enzo Moscato: ‹‹abbiamo di fronte un
8
E.Moscato, L’ingenuo-furbo Gulliver di provincia,cit.
9
E.Spagnuolo, Ruccello,scomoda verità d’autore, in ‹‹ Il Mattino››, 10 gennaio 2006.
15
pericolo, che Ruccello venga trasformato in un santino davanti al
quale accendere di volta in volta o il lumino di una sterile nostalgia
o le fiaccole di interessi commerciali o peggio ancora politici.
L’unico modo di tenere viva la memoria di Annibale è quello di
studiare il suo teatro e metterlo in scena con il massimo del rigore e
della fantasia creativa››.
10
Lo stesso Fiore racconta un aneddoto: ‹‹mi fermai certe sere, con
Annibale Ruccello, sulla riva del mare stabbiano, fra il Circolo
Nautico e il Circolo Velico. Trasparivano fino a noi le musiche del
film che davano nel cinema all’angolo. E chi poteva immaginare,
allora, che proprio in quel cinema, poi diventato una multisala, e
proprio nella sala a lui intitolata, la sua città, Castellammare di
Stabia, avrebbe ricordato e celebrato Annibale, oggi che cadono i
vent’anni della tragica morte che lo colse giovane? Il cinema è il
Montil […] A qualche centinaio di metri dal Montil c’è la strada in
cui nacque Raffaele Viviani […] E fu in quella strada- strada di
ladri e di pescatori, di puttane e di operai, di angeli decrepiti e di
10
E.Spagnuolo, Ruccello,scomoda verità d’autore, in ‹‹ Il Mattino››, 10 gennaio 2006.
16
giovanissimi demoni- fù là, tra i sussulti e gli aneliti di un’umanità
disperata e pure amorevole, che imparammo a stare nel mondo..››.
11
Fiore ci introduce, con queste parole, alla magia, al colore, alla vita,
alla storia di questa piccola città campana, a tutto il mondo
contenuto nelle sue vie e nei quartieri più antichi. Questo era il
mondo che scorreva nelle vene di Raffaele Viviani, stabiese anche
lui, che ispirò il suo teatro e che egli ricordò fino alla morte, ma era
anche il mondo dal quale provenivano Ruccello e Fiore e al quale
rimasero sempre legati.
Il teatro di Raffaele Viviani , quindi, costituisce uno dei primi
gradini del consistente substrato culturale di Ruccello. All’inizio
di questo lavoro critico credo sia indispensabile avere un’idea
minima di tutte le opere ruccelliane , ma credo sia importante
conoscere soprattutto le tematiche che Annibale amava
sottolineare e approfondire. La sua produzione e vita teatrale si
svolgono dal 1973 al 1986, anni in cui viene realizzata anche la sua
opera più importante :“Ferdinando” (del 1985). Attraverso una
carrellata sui suoi lavori e attraverso un’approfondita analisi
dell’opera “Ferdinando”, avremo modo di capire cosa ispirò
11
E.Fiore, Ruccello e l’identità di Castellammare, in ‹‹ Il Mattino››, 12 settembre 2006.
17
Ruccello nei suoi lavori,a quali autori e a quale ambito della cultura
napoletana, oltre che italiana ed europea, faceva riferimento.
Avendo citato l’opera “Ferdinando” è naturale inserire tra le tante
persone che hanno sempre ricordato e commemorato Annibale, una
di loro in particolare, cioè Isa Danieli. L’attrice continua da
vent’anni a portare sul palcoscenico, così come l’autore desiderava
e avrebbe desiderato in questi anni, questo spettacolo.
Icona del teatro napoletano e della recitazione “alla napoletana”,
musa ispiratrice della nuova drammaturgia napoletana, cresciuta
artisticamente nella scuola di Eduardo De Filippo, più volte
premiata per le sue interpretazioni
12
, da anni ricorda l’amico
scomparso e il suo lavoro indossando i panni di Donna Clotilde.
L’opera “Ferdinando”, scritta in venti giorni, fu plasmata su di lei e
creata per lei . Dopo la morte di Annibale la Danieli ne ha ripreso
fedelmente il testo, lavorando alla rilettura, insieme all’amico
comune Enzo Moscato. Ecco come Ruccello descrive l’attrice
durante un’intervista visiva: ‹‹credo che sia (un’attrice) di una
12
cfr. E.Fiore, Il rito,l’esilio,la peste,Milano, Ubulibri, 2002, p.61 : ‹‹è diventata-dopo essersi
distinta come eccellente interprete eduardiana- l’ autentica musa della “nuova drammaturgia
napoletana”, portando al successo, a parte appunto Ferdinando, pure Regina Madre e Bellavita
Carolina di Santanelli e, di Moscato, Festa al celeste e nubile santuario, Limbo, Luparella e
Trianon: non a caso , i tre Premi Ubu che ha vinto come miglior attrice le sono stati attribuiti
nel 1993 per Napoli milionaria!, nel 1998 per Luparella (oltre che per L a Celestina di de
Rojas e I Persiani alla Fiumara di Eschilo) e nel 2001 per Filumena Maturano››.
18
sensibilità e di un’umiltà unica, però contemporaneamente di
un’intelligenza unica, per cui è una preziosa collaboratrice senza
mai soverchiare i ruoli. E’ un’attrice intelligente che sa dare dei
consigli giusti non solo al regista ma anche al partner, quindi finisce
per aiutarti e sollecitarti molto. E’ un’attrice che pretende molto ma
non è ansiosa, è serena alle prove. Io in prova mi sono divertito
anche se abbiamo fatto delle prove molto al di là degli orari
sindacali..››.
La Danieli, dal canto suo, ricorda: ‹‹non dimenticherò mai le
lacrime di Annibale quando si chiuse il sipario dopo la prima.
Piangeva, mi disse, perché lui nella sua via d’attore, il sipario rosso,
imperiale, non l’aveva mai avuto. Da quel momento la strada fu
tutta in salita››.
13
Era il 28 febbraio 1986 al teatro Comunale di San Severo di Foggia:
solo sette mesi dopo Annibale moriva.
La Danieli dice soddisfatta: ‹‹….così a dieci anni dalla morte di
Annibale ho voluto, conservando fedelmente la sua regia,
riprenderlo, ed ora siamo già alla terza edizione (le sue parole
13
I.Danieli, Premessa a A.Ruccello, Ferdinando,Napoli,Guida Editore, 1998, p.6.