Sulla possibilità di impiego di pannelli fotovoltaici flessibili sulla copertura di
discariche controllate
3
Premessa
La Tesi proposta tratta la progettazione della copertura di una discarica esaurita
utilizzando una particolare geomembrana, che funge da supporto a pannelli
fotovoltaici flessibili.
Lo sfruttamento economico dei siti di discarica nella fase di gestione post-operativa
tramite l’installazione di sistemi a energia solare è una pratica che sta riscuotendo
notevole successo negli ultimi anni. Molti gestori di discariche si trovano, infatti, a
dover far fronte a periodi e costi di post-gestione maggiori di quelli preventivati in
fase di progettazione della gestione operativa dell’impianto. L’installazione
d’impianti in grado di sfruttare l’energia solare può risolvere questi problemi e
rendere economicamente proficuo un sito “degradato”.
Il caso sviluppato nella presente Tesi riguarda la discarica in località Pontesello nel
comune di Montecchio Maggiore (VI) dove, al termine del periodo di gestione post-
operativa di 11 anni inizialmente previsto, ci si trova nella necessità di proseguire la
post-gestione a causa della persistente formazione di percolato e delle
caratteristiche chimiche dello stesso che non rendono possibile la dismissione in
sicurezza della discarica. L’intervento, in questo specifico caso, dovrà avere il duplice
scopo di impermeabilizzare la copertura per ridurre la formazione di percolato e di
generare introiti necessari al gestore per il proseguimento della post-gestione.
Trattasi di una soluzione innovativa, che non ha molti precedenti: per quanto si è
potuto appurare, le uniche due applicazioni di questo tipo sono state attuate negli
Stati Uniti. Pertanto la progettazione dell’intervento è stata condotta ponendo
particolare attenzione all’interazione della geomembrana con la copertura della
discarica.
L’articolazione della Tesi prevede, all’inizio, lo sviluppo dei capitoli riguardanti la
scelta della tecnologia per lo sfruttamento dell’energia solare più adatta, attraverso
confronti fra le varie possibilità presenti nel mercato. Si porrà l’attenzione
particolarmente alla relazione tra l’impianto solare e la discarica, con riferimento ai
cedimenti differenziali, alla gestione delle precipitazioni e al mantenimento
dell’integrità della copertura. Verranno anche analizzati casi esistenti di parchi solari
su discarica, “tradizionali” e non, illustrando in particolare un caso nel padovano e
uno negli Stati Uniti.
Si affronterà poi la progettazione di una copertura con geomembrana esposta e
pannelli flessibili a pellicola sottile, analizzando le problematiche riguardanti le
geomembrane esposte. Anche su quest’argomento è stata svolta una breve ricerca
dei casi storici in cui è stata applicata tale tecnologia per avere un background di
conoscenza. Si passerà quindi all’analisi degli aspetti salienti nella realizzazione di
un simile progetto, con particolare riferimento all’invarianza idraulica, al problema
del sollevamento da vento e alla progettazione di un pacchetto di copertura nel
rispetto della normativa italiana.
Successivamente si affronterà la progettazione dell’impianto nel caso della citata
discarica di Pontesello, rispetto alla quale saranno contestualizzati i problemi
affrontati in precedenza in maniera generale. Infine, saranno trattati gli aspetti
meramente impiantistici dell’installazione, talora affrontando argomenti di carattere
elettrotecnico specialistico non attinente la preparazione accademica dello
scrivente. Per questo motivo molte informazioni sono state desunte del know how di
una società specializzata nel settore della progettazione d’impianti fotovoltaici.
Parimenti, l’analisi economico-finanziaria dell’installazione, riportata in conclusione,
ha richiesto l’ausilio di informazioni di carattere economico-estimativo ricavate dal
prezioso confronto con tale azienda specializzata, che si ringrazia sin d’ora per
l’aiuto.
Sulla possibilità di impiego di pannelli fotovoltaici flessibili sulla copertura di
discariche controllate
7
1. La discarica di Pontesello
La discarica in oggetto è situata in località Pontesello, al confine del territorio
comunale di Montecchio Maggiore con i Comuni di Arzignano e di Trissino, in
provincia di Vicenza. L’area è classificata, per la gran parte, dal Piano Regolatore
Generale, come Zona Territoriale Omogenea di tipo F destinata ad insediamenti di
interesse sovracomunale. Catastalmente il terreno è individuabile nella Sezione B -
Foglio II° - Mappali n. 17, 21p, 22p, 23p, 37, 38, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 51, 52, 57, 58,
59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 67, 125, 138, 174, 175, 202, 395p del Comune di
Montecchio Maggiore.
L'area della discarica, che ospitava precedentemente una cava di ghiaia, non ricade
all'interno di nessuno degli ambiti per l'istituzione di parchi, riserve regionali,
naturali e archeologiche o aree di tutela paesaggistica. Il sito della discarica si trova
nell'ampio fondovalle dell'Agno-Guà e del Chiampo; qui il terreno si presenta
pianeggiante, con una leggera pendenza verso Sud - Ovest.
Un ulteriore studio sulle caratteristiche idrogeologiche del sito è stato sviluppato nel
capitolo riguardante la compatibilità idraulica
1
.
1.1 Cronostoria della discarica
La discarica è stata costruita e gestita per lotti dalle A.I.M
2
. di Vicenza tra gli anni
1982 e 1991, con autorizzazione regionale: decreti n. 223 del febbraio 1982 per i
primi due lotti e n. 60/AMB del marzo 1987 per i successivi due. I primi 3 lotti, oltre
che costruiti, sono stati anche gestiti direttamente dalle A.I.M. e sono stati in
esercizio nel periodo luglio 1982 - marzo 1991. Il lotto il n. 4, costruito dalle A.I.M., è
stato gestito dalla società M.B.S.
3
, previo affidamento del Consiglio Comunale di
Montecchio Maggiore con delibera n° 136 del 12.03.90. Con l’approssimarsi
dell’esaurimento del 4° lotto della discarica, il Comune di Montecchio Maggiore ha
incaricato la società M.B.S., con delibera di Giunta Comunale n.255 del 23 marzo
1994, di redigere un progetto di ribaulatura con il definitivo recupero ambientale
dell'intera area. In data 13.04.1994 il Consiglio Comunale di Montecchio Maggiore,
con delibera n° 38, ha approvato il Progetto generale di recupero e sistemazione
ambientale della discarica e in data 11.05.1994, con delibera di C.C. n° 57, ha affidato
alla Ditta M.B.S. S.p.A. la realizzazione e gestione della discarica in oggetto. In data 24
1
Capitolo 4.3.2
2
A.I.M.: Aziende Industriali Municipalizzate
3
M.B.S.: Montecchio Brendola Servizi S.P.A.
8 La discarica di Pontesello
maggio 1999, la discarica veniva esaurita, mentre i lavori di ricomposizione
ambientale sono stati completati il 30 giugno 2002.
Il 1° ottobre 2009 sono state completate le operazioni di gestione post-operativa
della discarica. Queste ultime, secondo la comune accezione normativa, valida anche
prima del D.Lgs 36/2003, possono ritenersi completate solo quando la discarica è
idonea alla “dismissione in sicurezza”. In altri termini, l’invaso colmatato di rifiuti è
“abbandonabile” solo quando sia attestata l’assenza di conseguenze per le matrici
ambientali adiacenti, a seguito dell’interruzione delle attività di gestione post-
operativa. Una tale situazione, normalmente, si verifica quando le principali
emissioni di una discarica, il percolato e il biogas, cessano di prodursi e/o quando le
loro caratteristiche chimico-fisiche siano compatibili con il rilascio incontrollato
nell’ambiente.
Nell’autorizzazione al progetto di recupero e sistemazione ambientale, di cui alla
DGRV n. 4698 dell’11.10.1994, si prevedeva, sulla scorta delle indicazioni del
progetto, il completamento formale della gestione post-operativa della discarica al
1° ottobre 2009
4
. Alla data del 1° ottobre 2009, però, appariva necessario proseguire
nella gestione post-operativa oltre la data prevista, stante il persistere della
produzione di percolato e di biogas. Il percolato, inoltre, non aveva, alla data
medesima, le caratteristiche chimiche per essere consegnato direttamente
all’ambiente circostante.
Conseguenza di ciò è che le somme accantonate a bilancio per la gestione post-
operativa fino al 30 settembre 2009 erano sostanzialmente esaurite e la
prosecuzione della gestione richiedeva la disponibilità di nuove risorse economiche.
Ovviamente, la prosecuzione delle attività di gestione post-operativa, oltre il termine
previsto dai progettisti e dall’estensore della perizia giurata, di fatto pari a 8 anni,
richiedeva la manutenzione straordinaria dell’impiantistica predisposta che, come
del tutto logico, era stata concepita per una vita utile comparabile con la durata del
periodo di gestione post-operativa indicato nel progetto.
In seguito il Comune ha ritenuto di differire il collaudo della discarica al compimento
degli 11 anni previsti nel progetto per il completamento della fase di ricomposizione
finale e gestione post-operativa, rispetto al più consueto termine dei lavori. Si
rimanda alla lettura della relazione di collaudo
5
per una più accurata cronistoria e
per eventuali chiarimenti.
4
11 anni a partire dalla data di inizio lavori di ricomposizione ambientale avvenuti in data 1° ottobre 1998,
di cui 3 per la ricomposizione ambientale e 8 anni di effettiva post-gestione
5
La relazione di collaudo è stata redatta dal Dott. Ing. Stefano Busana
Sulla possibilità di impiego di pannelli fotovoltaici flessibili sulla copertura di
discariche controllate
9
1.2 Il progetto generale di recupero e sistemazione ambientale
La progettazione della ribaulatura della discarica è avvenuta, a detta dei progettisti:
«… studiando un apposito modellamento morfologico al fine di ottenere una migliore
integrazione paesaggistica con il territorio circostante.»
6
.
Nel progetto si legge anche: «La forma definita per la baulatura, descritta in progetto,
ha consentito di avere un fronte dolce verso il centro abitato di Montecchio Maggiore,
mentre verso ovest si veniva a creare un controargine che si addossava all'esistente
argine di golena del T. Poscola.». Nella Relazione dello studio Kipar, si legge inoltre
che «Alcune panchine invitano ad una sosta panoramica, sullo sfondo i due castelli di
Giulietta e Romeo … ».
Per la ribaulatura è stato previsto e realizzato un argine perimetrale impermeabile
esterno di contenimento dei rifiuti, realizzato sopra la massa di rifiuti interrata dei
precedenti lotti, sopraelevato rispetto al piano campagna di circa 1,20 m. L'argine
perimetrale risulta più arretrato, in corrispondenza del lotto 4, per una distanza
variabile da 20 a 50 m; in questo modo è stato possibile dare una forma quanto più
possibile omogenea alla risagomatura prevista. Questa, nel suo complesso, ha una
pendenza del 5% da Est verso Ovest, mentre da Ovest verso Est la pendenza è del
25%. In tal modo il progetto consegue, nella parte più alta della discarica una
sopraelevazione di circa 11 m rispetto al piano campagna. L'area interessata alla
risagomatura, escludendo quindi la viabilità perimetrale, gli argini, le aree di rispetto
e quelle destinate ad impianti, è di circa 74.500 m
2
.
Le operazioni di predisposizione del sito hanno comportato la regolarizzazione del
fondo sopra la massa dei precedenti rifiuti e la realizzazione di 9 lotti separati da
arginelli, al fine di consentire una costante separazione delle acque meteoriche dal
percolato e, contemporaneamente, favorire il deflusso delle acque di percolamento
con pendenze dell'1%. Le acque di percolazione sono state convogliate, tramite
tubazioni microfessurate, ai pozzettoni di raccolta del percolato. Lungo tutto il
perimetro, all’esterno dell’argine di contenimento, è stata realizzata una scolina per
la raccolta delle acque di ruscellamento dell'area della discarica. La discarica,
secondo progetto, doveva essere dotata di un anello stradale, con funzioni anche di
scolina perimetrale. La scolina doveva convogliare le acque meteoriche verso alcuni
bacini d'acqua posti a Est della discarica, in lotti non interessati dallo smaltimento
dei rifiuti, e da qui in percolazione defluire nel sottosuolo.
La ricomposizione finale dell'area doveva comprendere tutti quegli interventi che
iniziano con la copertura della massa dei rifiuti messi a dimora e terminano con il
recupero del sito all'uso previsto. Il recupero finale proposto, di tipo paesistico-
6
Citazione dalla relazione dello studio Kipar sul progetto di recupero e sistemazione ambientale
10 La discarica di Pontesello
ambientale, come detto, mirava all'inserimento paesaggistico dell'area nel territorio
circostante.
È stata altresì realizzata una barriera perimetrale arborea, per limitare durante la
fase di gestione lo spostamento di polveri in aree esterne a quelle della discarica
controllata. Completato il riempimento di ciascun settore della discarica, si è
proceduto a realizzare la ricopertura finale, composta da uno strato di 30 cm di
argilla, con caratteristiche di permeabilità dell’ordine di 10
-7
cm/s, stesa e
compattata a strati di spessore pari a 15 cm, per evitare fenomeni di percolazione
delle acque meteoriche. La sistemazione finale dell'area, concepita dallo Studio Kipar
di Milano, prevedeva la formazione di prato stabile sull’intera superficie e la
successiva piantumazione di specie arbustive ed arboree secondo criteri compositivi
differenziati, in relazione alle diverse quote ed esposizioni presenti sul rilievo.
La copertura della discarica, sopra il succitato strato di argilla di spessore pari a 0,30
m, prevedeva un secondo strato di materiali inerti "tipo macerie", di spessore pari a
m 0,08-0,35 e un ultimo strato superiore di terreno di coltivo con spessore pari a:
• 1,40 m sulle aree a rimboschimento;
• 0,50 m sulle aree a inarbustimento;
• 0,32 m sulle aree a prato;
Il progetto di ricomposizione ambientale traeva origine dagli elementi che
caratterizzano il paesaggio agricolo della valle del fiume Guà, quali i filari di alberi
d'alto fusto, i prati e gli argini. L'area risulta infatti a cerniera tra la zona agricola
vera e propria e la fascia agricola periurbana dell'edificato di Montecchio Maggiore.
L'individuazione di un asse principale di fruizione, nell'arginatura del torrente
Poscola, costituisce elemento d'unione dell'intera fascia degradata costituita dalla
sequenza cava-discarica-cava, quale elemento visuale di riqualificazione e di futura
fruizione del sito. L'andamento prescelto per la baulatura della discarica risultava
idoneo alla creazione di un grande prato di affaccio verso le colline e i castelli,
sottolineato dalla presenza dei meli giapponesi sulla sommità. L'utilizzo del filare di
pioppi sul lato est aveva lo scopo primario di filtro e mascheramento immediato
della discarica nel suo periodo di attività; al contempo, proprio l'utilizzo dei pioppi
cipressini, sia sul lato est che sul lato ovest, avrebbe costituito un punto di
riferimento visivo per i futuri fruitori del "parco", evidenziando altresì la continuità
con le due zone limitrofe (cave) che il Comune di Montecchio intendeva allora
recuperare a scopi ricreativo-naturalistici.
Nel progetto approvato è prevista una durata di gestione post-operativa della
discarica di 11 anni: 3 anni dall’inizio della ricomposizione a partire dal 1999 con
termine lavori 2001 e successivi 8 anni a partire dal 2002 e fino al 2009. In realtà,
ciò può indurre a equivoci, giacché è chiaro che tale gestione è di 8 anni. Dalla
Perizia asseverata del P.I.
7
Claudio Vergerio del 24 settembre 1998 si evince che: «Il
7
P.I.: Perito Incaricato
Sulla possibilità di impiego di pannelli fotovoltaici flessibili sulla copertura di
discariche controllate
11
sottoscritto perito, dopo aver esaminato gli obblighi della M.B.S. Montecchio Brendola
Servizi S.p.A. in ordine alla ricomposizione paesistico - ambientale della discarica e
dopo aver analizzato il sistema di quantificazione dei costi utilizzato dalla medesima
Società, che ha portato alla determinazione dell’importo di Lire 2.583.371.942 quale
costo complessivo da sostenere per ricomposizione paesistico - ambientale della
discarica, […], attesta che a suo avviso risultano congrui sia la stima operata dalla
Società che determina il Lire 2.583.371.942 il costo complessivo da sostenere per
chiusura, bonifica, monitoraggio e manutenzione della discarica, sia il criterio di
ripartizione complessivo in proporzione alla percentuale di riempimento della
discarica stessa.».
1.3 Situazione attuale
Dall’analisi della relazione di collaudo stilata dal Dott. Ing. Stefano Busana in seguito
alla fine del periodo di gestione post-operativa della discarica, si evince che la
situazione attuale del sito differisce da quella di progetto sotto vari aspetti. Il più
rilevante è sicuramente il già citato problema di produzione di percolato e biogas
che rende necessario proseguire nella gestione post-operativa oltre la data prevista.
Si legge inoltre che «Notevoli differenze fra i due scenari (progetto e realtà all’epoca
del Collaudo) si riscontrano altresì nella morfologia della discarica. Tali differenze
sono solo parzialmente spiegabili con l’effetto dei cedimenti da degradazione biologica
dei RSU. È noto, infatti, che, laddove lo strato di rifiuti ha spessore maggiore, a parità
di cedimento percentuale, le quote assolute tendono ad abbassarsi maggiormente,
modificando la morfologia della copertura. Ciò, come detto, non pare l’unico motivo di
talune notevoli differenze di “forma”, quali:
• le scarpate attuali appaiono arretrate verso il piazzale del capannone, lato S-O;
• la base della discarica attuale evidenzia scarpate con pendenza maggiore negli
ultimi 2-3 m circa;
• la linea di colmo non pare ben definita e sembra spostata da ovest verso est, con
quote variabili da 9 a 10 m sul p.c. vicino ai pozzi del percolato dei vecchi lotti.
Trattandosi, come detto, di variazioni morfologiche non tutte imputabili
all’assestamento da degradazione dei rifiuti, è del tutto probabile che siano dovute a
scelte del Direttore dei Lavori della ricomposizione, motivate da considerazioni non
note allo scrivente.
In tutti i casi, non pare sussistano motivazioni di carattere tecnico che rendano la
morfologia riscontrata “migliore” o “peggiore” di quella di progetto.
Ciò nondimeno, la morfologia della zona est, con le riferite concavità e, in ogni caso,
assai poco pendente, unita alla situazione del drenaggio ipodermico di ampie zone a
12 La discarica di Pontesello
sud-est, rende problematica la situazione di notevoli zone della copertura. Il Tecnico
Responsabile Dott. Darteni ha già provveduto a rilevare questo problema, la cui
risoluzione dovrà essere valutata nell’ambito dell’estensione del periodo di gestione
post-operativa. Anche questi maggiori cedimenti locali, tuttavia, non configurano
necessariamente difformità dalle prescrizioni progettuali, né dalle indicazioni del
Direttore dei Lavori. Altre scelte del D.L. sono parse opportune, come quella di
eliminare i bacini lacustri dalla copertura.»
8
Riguardo l’assestamento del corpo rifiuti si legge che, dai rilievi topografici effettuati
nel corso degli anni dal completamento della ricomposizione, è possibile desumere
che il trend di consolidazione del corpo rifiuti volge verso il completamento.
Viene poi nuovamente sottolineato come « il trend di produzione di percolato non
tende a diminuire, come nelle previsioni dei progettisti. Pertanto, da questo punto di
vista, la discarica non può essere dismessa, poiché il livello del percolato nel corpo
rifiuti tenderebbe a salire. Per quanto attiene le caratteristiche chimiche del percolato
e la sua eventuale conferibilità nell’ambiente circostante, sono disponibili anche dati
molto recenti (29 giugno 2009 e 20 aprile 2010), derivanti dai controlli analitici sulla
vasca di rilancio in fognatura[…]Si noti come il percolato attuale presenti ancora
valori di COD, di azoto ammoniacale (NH4)e di cloruri e fosforo totale troppo alti per il
rilascio sul suolo, ai sensi di Tabella 4 All. 5 Parte III D. Lgs. 152/2006. A titolo di
confronto, si ricorda che i limiti per lo scarico in un ricevitore superficiale (D.Lgs
152/06), condizione, secondo la norma, per la dismissione della discarica, dei due fra i
più significativi parametri analitici del percolato da discarica per RSU, il COD e l’azoto
ammoniacale, sono i seguenti:
COD ≤ 160 mg/l; N-NH 4 ≤ 15 mg/l
Anche da questo punto di vista, pertanto, appare impossibile la dismissione degli
impianti di estrazione e scarico in fognatura del percolato della discarica, come
previsto dal progetto.»
Più avanti, il collaudatore scrive: «…Da questa analisi si evince altresì che lo
sfruttamento del biogas non possa continuare ancora a lungo.[…]Per la soluzione del
problema dell’innocuizzazione del biogas comunque prodotto è necessario predisporre
un progetto per l’ulteriore periodo di gestione post-operativa, a cura del
Gestore.[…]Anche dalla situazione del biogas testè illustrata si può concludere che la
discarica non può essere dismessa in sicurezza dopo il periodo di gestione post-
operativa prevista dal progetto. D’altronde, tuttavia, tale conclusione non sorprende,
se solo si pensa ai periodi tipici di produzione di biogas nelle discariche di RSU,
apprezzabile anche per qualche decennio dalla chiusura.[…]In conclusione di punto, si
ribadisce, con motivazioni oggettive frutto di verifiche di Collaudo che la discarica non
può essere dismessa in sicurezza e richiede un ulteriore periodo di gestione, da
quantificare a cura del Tecnico Responsabile. »
8
Citazione dalla Redazione di Collaudo della discarica redatta dal Dott. Ing. Stefano Busana
Sulla possibilità di impiego di pannelli fotovoltaici flessibili sulla copertura di
discariche controllate
13
Riguardo poi l’aspetto estetico e la fruizione della zona come parco, il collaudatore
conclude scrivendo che «La fruizione ricreativa dell’area non è ancora possibile, alla
luce della presenza di impianti attivi e di potenziale presenza di biogas. Ad avviso dello
scrivente, tale fruizione è da evitare anche a discarica dismessa, sia per il protrarsi nel
tempo della produzione, se pur minima, di biogas, sia per evitare danneggiamenti,
volontari e non, della copertura. è bene quindi che le panchine e i cestini previsti dal
progetto siano destinati dal Comune ad altri siti. »
2. Coperture con pannelli fotovoltaici
Come visto si pone un grosso problema nella prosecuzione della post-gestione della
discarica, in particolare dal punto di vista finanziario, in quanto il fondo accantonato
dal gestore risulta esaurito. Una soluzione a tale problema può essere individuata
nella realizzazione di una nuova copertura del sito con l’installazione di pannelli
fotovoltaici. In questo modo le spese, da sostenere per la sistemazione della
copertura e la continuazione della post-gestione, potranno essere reintegrate grazie
alla vendita dell’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico.
Lo sviluppo di territori contaminati in generale e di discariche in particolare, per
l’installazione di centrali a energia rinnovabile, è una pratica relativamente nuova e
in crescita. I vantaggi che possono derivare da un’installazione di questo tipo sono
molteplici: innanzitutto in questo modo si riutilizzano siti contaminati destinati
altrimenti a essere improduttivi per molti anni; ciò consente anche di evitare lo
spreco di terreno fertile che spesso viene usato per l’installazione di impianti solari.
Si crea inoltre reddito per i proprietari delle discariche che spesso sono enti pubblici
e quindi questo va a vantaggio di tutta la cittadinanza e, rispetto all’abbandono, si
migliora anche l’aspetto estetico del sito contaminato.
Le discariche in particolare risultano essere particolarmente adatte a questo
sviluppo in quanto solitamente sono poste vicino a linee elettriche e ciò fa si che
l’energia prodotta sia subito disponibile senza bisogno di nuove infrastrutture. Non
tutte le discariche sono però adatte ad accettare un impianto solare, affinché ciò
possa avvenire, bisogna che la discarica sia chiusa e con contenuto già stabilizzato;
sarebbe preferibile un’area grande e soleggiata e non devono esserci prescrizioni di
legge particolari. Oltre a ciò bisogna porre attenzione alla presenza di polvere, di
possibili ombreggiature, di un facile accesso e di un’insolazione adeguata.
Nonostante ciò, con una corretta progettazione, sono moltissime le discariche che
possono essere interessate da un’installazione di questo tipo. La scarsità di
14 2. Coperture con pannelli fotovoltaici
letteratura sul tema e i problemi progettuali cui si va incontro possono comunque
creare notevoli disguidi.
Di seguito si vuole fornire una panoramica degli aspetti da considerare nel collocare
un impianto fotovoltaico su una discarica in post-gestione e fornire una soluzione
per il caso in esame. A tale proposito sono stati sviluppati i capitoli seguenti, dove si
è fatta un’analisi delle varie scelte che è possibile e necessario fare per realizzare
un’opera di questo tipo. Prima su tutte la scelta del tipo di tecnologia di pannelli
fotovoltaici e a tale proposito sono stati fatti dei confronti fra le varie possibilità
presenti nel mercato, per trovare quale possa essere la scelta migliore a seconda
delle condizioni del sito. Una volta scelto di sviluppare una copertura con
geomembrana esposta e pannelli flessibili a pellicola sottile, si è proceduto con
l’analisi delle problematiche relative alle geomembrane esposte e alla scelta della
geomembrana più adeguata. Anche in questo caso è stata fatta una breve ricerca dei
casi storici in cui si sia già sviluppata tale tecnologia per avere un background di
conoscenza. Una volta effettuata anche questa scelta, si è passati all’analisi di quali
sono le sfide nella realizzazione di un simile progetto e le si è affrontate con
riferimento alla discarica di Pontesello. È stato infine redatto anche un piano
energetico e finanziario.
2.1 Solare in discarica
In Italia, come in tutta Europa, negli ultimi anni ci si è posti il problema dell’uso del
territorio. Vista la situazione economica senza precedenti che il mondo intero sta
attraversando e visto che il territorio è una risorsa fondamentale e limitata, una
valutazione più attenta sul suo uso, in particolare delle aree “marginali”, diventa
essenziale. Per aree marginali s’intendono aree non più in grado di attrarre
investimenti, aree che hanno concluso la funzione cui erano adibite, aree che
presentano caratteristiche che ne rendono difficile un utilizzo in futuro. Le
discariche sono un classico esempio di aree marginali. In ogni città ci sono terreni
non utilizzati che rappresentano una ricchezza non sfruttata.
L’installazione d’impianti fotovoltaici in questi terreni può essere una forma di
risanamento e un modo per riabilitare anche socialmente una zona considerata
senza valore, donandole una nuova utilità. L’Italia ha quindi, vista la scarsità di
terreno verde ancora disponibile, la grande quantità di zone marginali e la sua
posizione geografica favorevole, tutte le caratteristiche per diventare lo scenario di
una rivoluzione energetica e ambientale centrata sullo sviluppo di fonti rinnovabili
di energia.
Sulla possibilità di impiego di pannelli fotovoltaici flessibili sulla copertura di
discariche controllate
15
In particolare, in Italia uno studio di Legambiente
9
redatto nel 2008, ha censito più
di 5.700 cave attive e oltre 10.000 cave esaurite. Solo in Veneto sono state censite
594 cave. Ovviamente non tutti questi siti possono dirsi adatti ad ospitare un
impianto solare, ma ipotizzando di installare un impianto anche solo nel 5% di
queste cave, uno studio di PVs in BLOOM
10
stima che la potenza installata potrebbe
essere di 250 MWp.
Comunque lo scenario più interessante in Italia sembra essere quello riguardante le
discariche. Secondo un’analisi di Unioncamere
11
del 2009 in Veneto sono presenti
ufficialmente 257 discariche si cui 117 attive, 24 riempite, 44 in post-gestione, 53
hanno terminato il periodo di post-gestione e 19 in altro stato. Di queste oltre la
metà sono state considerate adatte ad ospitare un impianto fotovoltaico. Da un
calcolo iniziale si è visto come, se su tutte le discariche fosse installato un impianto,
la potenza di picco installata pareggerebbe la potenza installata in tutto il resto della
nazione alla data dello studio
12
. Dal più recente rapporto rifiuti 2011 redatto da
ISPRA
13
, si evince che solo tra il 2004 e il 2009 sono state quasi 200 le discariche per
rifiuti non pericolosi che sono state chiuse. Se si pensa che una discarica, dopo la
chiusura, ha un periodo di post-gestione di 30 anni, si può facilmente immaginare il
grande numero di discariche che possono incorrere negli stessi problemi finanziari
di quella di Pontesello. Questa serie di discariche chiuse corrisponde a centinaia di
ettari di terreno marginale che possono essere sfruttati.
Questo problema non esiste solo in Europa, ad esempio anche l’americana EPA
14
sta
incoraggiando il riuso dei terreni marginali per l’installazione di impianti di energia
rinnovabile. Attraverso la campagna “Re-powering America’s Lands Initiative” l’EPA,
attraverso l’OSWER
15
, ha identificato diverse ragioni importanti per installare
impianti di energia rinnovabile su terreni contaminati tra le quali:
• la riqualificazione di terreni altrimenti abbandonati;
• i terreni marginali offrono migliaia di acri di spazio aperto dove è meno
probabile causare preoccupazioni nelle comunità per l’impatto estetico delle
installazioni fotovoltaiche ;
• i terreni contaminati hanno minor valore rispetto a terreni non contaminati;
9
Legambiente, “Il punto sulle cave in Italia: I numeri, le leggi e ei piani, le buone e cattive pratiche”, 2008
10
PVs in BLOOM “Marginal areas: Approach and methodology of location and classification”, 2009
11
Analisi redatta per il documento “matching marginal terrains with photovoltaics: a new challenge
for the sustainable development of the european territory” di PVs in BLOOM
12
Ci si riferisce all’anno 2009
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ISPRA: Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale
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EPA: Environmental protection agency
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OSWER: Office of solid waste and emergency response