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Una delle piø promettenti fonti energetiche rinnovabili sono le biomasse agricole, forestali e
residuali che possono essere impiegati in sostituzione di combustibili fossili, a fronte di un
bilancio globale di CO2 pressochØ nullo; nella fase di combustione infatti viene rilasciata in
atmosfera una determinata quantit di anidride carbonica, la stessa assorbita per la crescita
dalle piante utilizzate nei vari processi.
L attivit di ricerca oggetto della seguente tesi Ł stata condotta nell ambito del laboratorio
ENERPOL (Energy from Residual Permanent Observatory and Laboratoty) progetto
congiunto tra il Dipartimento di Ingegneria Industriale, la societ di ingegneria Tecnocentro
Eng. Srl, l Istituto di Ricerca sui Materiali ISRIM scrl e Bio-net Srl quest ultima spin off
dell universit di Perugia, ubicato presso il polo scientifico e didattico di Terni. In tale
contesto Ł stato costruito un impianto per la produzione di energia elettrica e termica da
biomassa su piccola-scala che sfrutta il processo di pirolisi, che come noto Ł una
degradazione termica in assenza di ossigeno da cui si ottengono, in diverse percentuali e
caratteristiche, i seguenti prodotti finali: residui solidi carboniosi (Char), gas combustibile
(Syngas) e liquido catramoso (Tar). La tecnologia IPRP (Integrated Pyrolysis Regenerated
Plant) su cui si basa l impianto pilota Ł stata sviluppata presso l Universit degli studi di
Perugia e prevede attualmente l utilizzo del syngas in una microturbina alimentata con i gas
trattati provenienti dalla pirolisi. Il char prodotto viene reimpiegato per fornire calore al
reattore di pirolisi.
Con il presente lavoro di tesi si Ł svolta un attivit di ricerca indirizzata allo studio del
comportamento dei motori a combustione interna alimentati con gas poveri provenienti dai
processi di pirolisi. ¨ infatti interessante valutare la possibilit di sostituire la turbina con un
motore a combustione interna, soprattutto nelle applicazioni su piccola scaladove la
flessibilit economica Ł piø a rischio. Le criticit derivano dalla combustione di miscele
gassose e la loro corretta gestione del sistema di controllo e regolazione, saranno gli
argomenti affrontati nel presente lavoro. E stata condotta un analisi delle attuali conoscenze
tecnologiche riguardanti la combustione di miscele gassose provenienti da processi di
piroscissione all interno di motori ad accensione comandata, con lo scopo di raccogliere
informazioni sull attuale stato dell arte di questa tecnologia. Da qui si Ł passati
all elaborazione delle informazioni raccolte ed allo svolgimento di una attivit numerica
attraverso sistemi di analisi numerica computazionale CFD per simulare la combustione del
syngas all interno di un MCI normalmente alimentato a gas metano.
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Dall analisi dei risultati ottenuti si Ł proseguito con la realizzazione di un modello
matematico in grado di superare gli ostacoli che si incontrano nell adozione degli MCI
alimentati a gas di pirolisi. In particolare si Ł realizzato un potenziale sistema di gestione
dell anticipo all accensione del motore in funzione della composizione del gas di
alimentazione per massimizzare lo sfruttamento del potenziale energetico del combustibile.
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Capitolo 1
La situazione energetica mondiale
1.1 Le richieste di energia
L incremento della popolazione mondiale, il bisogno di migliorare gli standard di vita dei
paesi industrializzati e dei piø poveri (ancora oggi ci sono circa 1,6 miliardi di persone senza
accesso all elettricit ), uniti alla continua crescita dell attivit economica e quindi dei
consumi, hanno determinato un significativo incremento della domanda di energia a livello
globale. L’attuale sistema energetico Ł essenzialmente basato sulle fonti primarie di origine
fossile, cioŁ costituite da riserve di combustibili formatisi in milioni di anni nel corso
dell’evoluzione del nostro pianeta e che si sono conservati nelle profondit della crosta
terrestre. Tali riserve soddisfano, secondo la Statistical Review of World Energy[1], l’ 83%
dell’attuale fabbisogno energetico globale e sono costituite essenzialmente da petrolio,
carbone e gas naturale, un altro 6% circa Ł coperto da materiale fissile (essenzialmente
uranio 235, ricavato dall’uranio naturale) utilizzato in centrali nucleari. Quindi, circa il 90%
del fabbisogno energetico globale Ł da attribuirsi a fonti primarie esauribili, poco piø del
10% invece a fonti di energia rinnovabili: idroelettrico circa 6%, biomasse, geotermico ed
eolico assieme coprono il 5% circa. La ripartizione geografica dei consumi mondiali mostra
un sempre minore peso relativo dei consumi in aree come il Nord America e l Europa
(inclusa la Russia) a fronte di una crescita assoluta e relativa di tutte le altre aree ed in
particolare dell Asia (la Cina nel 2007 ha quasi raddoppiato i consumi del 2000, superando i
consumi totali della UE e si avvia a superare anche gli Stati Uniti).
L attuale distribuzione geografica delle risorse mostra che oltre il 61% delle riserve accertate
di petrolio Ł concentrato in Medio Oriente, mentre Russia e Medio Oriente soddisfano circa
il 40% del fabbisogno mondiale di gas naturale.
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Petrolio
(MTep)
Metano
(MTep)
Carbone
(MTep)
Nucleare
(Mtep)
Idroel.
(MTep)
Totale
(MTep)
Nord
America 1133 697 614 209 150 2801
Centro-Sud
America 223 112 21 4 142 501
Italia 86 71 17 - 10 184
Europa-
Eurasia 963 1010 537 286 187 2984
Medio-
oriente
271 226 9 - 4 510
Africa 129 64 100 3 20 316
Asia Pacifico 1117 366 1648 125 167 3424
Totale
consumi 3837 2475 2930 627 669 10537
Tab. 1.1- Consumi di energia primaria nel mondo (MTep) [1]
L Unione Europea soddisfa il 50% del proprio fabbisogno energetico con importazioni che
comprendono il 75% del petrolio grezzo utilizzato.
L Italia Ł uno degli stati europei piø dipendenti dalle fonti energetiche estere. Infatti oltre
l 80% delle materie prime energetiche e il 15% dell energia elettrica vengono importati,
questa situazione rende il paese vulnerabile rispetto alle continue oscillazioni del prezzo dei
combustibili fossili.
Questo dovrebbe dare la dimensione del problema che si dovr affrontare nei decenni futuri,
dato che una fonte esauribile Ł, come dice la parola stessa, destinata ad esaurirsi ed accadr
in un tempo che in scala storica Ł relativamente breve. Sempre con riferimento alla
Statistical review of world energy, Ł previsto che il picco di produzione del petrolio arriver
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in un lasso di tempo che va da 5 anni a 30 anni, dopo di che il prezzo del greggio comincer
a salire fino a diventare economicamente insostenibile per il nostro sistema.
L utilizzo delle fonti fossili contribuisce in modo sostanziale all effetto serra, incrementando
la concentrazione di anidride carbonica nell atmosfera. Se lo scenario rimanesse invariato, la
concentrazione di CO2 atmosferica potrebbe raggiungere i 560 ppm entro il 2050, portando a
sconvolgimenti climatici difficilmente prevedibili.
Le previsioni future indicano una domanda, per quest ultimo, in crescita dell 1,9% annuo,
alla quale si potr far fronte, in assenza di soluzioni alternative, solo a costo di ulteriori rischi
ambientali.
Spinte dunque dalla necessit di garantire, da una parte la sicurezza di approvvigionamento e
dall altra dalla necessit della salvaguardia dell ambiente, le nazioni hanno iniziato ad
investire risorse a favore della ricerca per le fonti energetiche alternative ai combustibili
fossili.
1.2 Effetto serra ed anidride carbonica
Gi da molti anni si sono registrati cambiamenti climatici legati all utilizzo sempre maggiore
di fonti energetiche particolarmente inquinanti come ad esempio il carbone o il petrolio, il
cui utilizzo incrementa la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. L effetto di
questo continuo riscaldamento prende il nome di effetto serra.
La temperatura ed il clima della Terra sono determinati dal bilancio energetico del sistema
Atmosfera-Terra. Il flusso di energia raggiante proveniente dal Sole riscalda gli strati
inferiori dell atmosfera, poichØ quest ultima risulta essere trasparente alle radiazioni di
lunghezza d’onda relativamente piccola e opachi a lunghezza d’onda maggiori. Tale
comportamento fa s che le radiazioni a breve lunghezza d’onda provenienti dal Sole
(trattandosi di emissione ad alta temperatura avviene principalmente nelle bande UV),
attraversino con facilit l’atmosfera e riescano a raggiungere la superficie terrestre, che in
parte le riflette e in parte le assorbe. La radiazione riflessa dalla terra verso la volta celeste,
avendo origine da un corpo a bassa temperatura, sono sotto forma di raggi infrarossi a
lunghezza d onda maggiore che appunto in conseguenza della loro diversa lunghezza d onda
non oltrepassano completamente l atmosfera ma rimangono invece intrappolati provocando
un inevitabile aumento di temperatura dell aria.
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L atmosfera Ł infatti opaca alla radiazione infrarossa in proporzione alla concentrazione di
alcune specie gassose cos dette ad effetto serra.
Fig 1.2- Schematizzazione dell’effetto serra
I principali gas che causano l effetto serra sono: il biossido di carbonio meglio conosciuto
come anidride carbonica (CO2), il metano, l idrofluorocarburi, i perfluorocarburi, il
protossido di azoto (N2O), l esafluoruro di zolfo, l ozono atmosferico e il vapor d acqua.
L effetto serra si presenta come un fenomeno regolatore dei parametri fondamentali
caratterizzanti il clima, cioŁ la ciclicit e la variabilit , rendendolo un sistema autoregolante
e retroattivo.
L’effetto serra Ł quindi un fenomeno estremamente importante per l’atmosfera terrestre
perchØ altrimenti, il pianeta tenderebbe a raffreddarsi, dato che gran parte dell’energia solare
che raggiunge la Terra viene rinviata verso lo spazio. FinchØ la composizione dell atmosfera
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e la quantit di radiazione solare ricevuta dal pianeta restano costanti, l equilibrio tra i vari
fattori fa si che s instauri un definito valore medio globale di temperatura sulla superficie
terrestre, pari a circa 15 C. Ci significa che se uno dei gas-serra naturali aumenta la sua
concentrazione nell atmosfera, la temperatura media del globo s innalzer . Secondo quanto
affermato dal comitato intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC)[2], nel corso
degli ultimi 120 anni, all aumentare della concentrazione dei gas-serra nell atmosfera la
temperatura media del pianeta Ł aumentata di circa 0,76 C. Si cerca tramite varie iniziative
di limitare questo tipo di emissioni per contenere la concentrazione di CO2 in atmosfera.
Fig 1.3- Variazione delle temperature medie annuali[2]
Il valore di concentrazione naturale cioŁ quello che garantiva il benefico effetto serra
naturale, era di circa 277 ppmv (parti per milione in volume) mentre in 150 anni, ma in
particolare modo negli ultimi 70, la concentrazione d anidride carbonica ha raggiunto livelli
preoccupanti, poco meno di 380 ppmv, pari ad un aumento del 30%. Attualmente piø del
75% delle emissioni di CO2 provengono della combustione di combustibili fossili ed il
settore dell energia Ł in testa con il 70% sul totale di emissioni. Il combustibile piø
inquinante in questi termini Ł sicuramente il carbone il quale, a causa dell alta
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concentrazione di carbonio, ossidandosi in CO2 produce, a parit di energia erogata, una
quantit circa doppia di anidride carbonica rispetto agli altri due combustibili fossili.
1.3 Sviluppo sostenibile
I primi passi verso una definizione di sostenibilit , furono mossi alla fine degli anni ’80
dall’oncologo svedese Karl-Henrik RobŁrt[3], che cerc di indirizzare la comunit scientifica
verso una comune definizione di sostenibilit . Tale definizione consente di rendere concreti i
principi teorici dello sviluppo sostenibile, ed Ł la base di processi partecipativi efficaci. Da
quel processo emerse il Framework di Sviluppo Sostenibile Strategico, noto anche come The
Natural Step framework, adottato dai primi anni ’90 da miglia di organizzazioni nel mondo.
Una successiva definizione di sviluppo sostenibile, in cui Ł inclusa una visione globale, Ł
stata fornita, nel 1991, dalla World Conservation Union, UN Environment Programme and
World Wide Fund for Nature, che lo identifica come: ...un miglioramento della qualit
della vita, senza eccedere la capacit di carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa
dipende
Nello stesso anno Hermann Daly[4] propose il suo modello di sviluppo in equilibrio con
l ecosistema, sintetizzandolo in tre concetti :
1) il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non deve essere superiore al loro
tasso di rigenerazione;
2) l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non deve superare la
capacit di carico dell’ambiente stesso;
3) lo stock di risorse non rinnovabili deve restare costante nel tempo.
Nel 1994, l’ICLEI (International Council for Local Environmental Initiatives) ha fornito
un’ulteriore definizione di sviluppo sostenibile: Sviluppo che offre servizi ambientali,
sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunit , senza minacciare l’operabilit
dei sistemi naturali, e sociali da cui dipende la fornitura di tali servizi . Ci significa che le
tre dimensioni economiche, sociali ed ambientali sono strettamente correlate, ed ogni
intervento di programmazione deve tenere conto delle possibili interrelazioni .
Nel 2001, l’UNESCO[5] ha ampliato il concetto di sviluppo sostenibile indicando che "la
diversit culturale Ł necessaria per l’umanit quanto la biodiversit per la natura la
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diversit culturale Ł una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita
economica, ma anche come un mezzo per condurre una esistenza piø soddisfacente sul piano
intellettuale, emozionale, morale e spirituale".
In questa visione, la diversit culturale diventa il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile,
accanto al tradizionale equilibrio delle tre E.
1.4 Fonti energetiche rinnovabili
Le fonti energetiche rinnovabili (FER) sono quelle fonti che, a differenza dei combustibili
fossili e nucleari, possono essere considerate virtualmente inesauribili. Questo perchØ il loro
ciclo di produzione, o riproduzione, ha tempi caratteristici al massimo comparabili con quelli
del loro consumo da parte degli utenti. Le fonti energetiche rinnovabili, con l eccezione
dell energia geotermica e, in qualche misura, dell energia che pu essere ricavata dalle
maree, derivano dall irraggiamento del sole. Il sole infatti riversa in continuazione
un enorme quantit di energia sulla terra che determina la crescita delle piante (biomasse),
l evaporazione dai mari, quindi le piogge, l accumulo e il fluire dei corsi d acqua
(idroelettrico), i venti (eolico), oltre ad energia direttamente sfruttabile (energia solare,
elettrica e termica). Non fa, in realt , parte delle fonti rinnovabili l energia che si pu
ottenere dalla combustione di rifiuti, anche se, nella classificazione dell ENEA[6] a cui
facciamo riferimento, sono ad esse assimilate: si tratta comunque di una intelligente modo di
smaltimento che ha inoltre il pregio di contribuire ad un minor utilizzo di fonti fossili.
Sulle fonti energetiche inesauribili, esistono varie classificazioni redatte da diversi enti
internazionali. Come abbiamo gi detto si far riferimento a quella dell ENEA[6] (Ente per
le Nuove Tecnologie, l Energia e l Ambiente) la quale le raggruppa nelle seguenti categorie:
1. Biomasse, Biocombustibili e rifiuti: biomassa solida, prodotti animali, gas e liquidi
da biomassa, Rifiuti solidi urbani (RSU), legni e assimilati.
2. Energia Idraulica: large e small hydro
3. Fonti alternative: energia geotermica, energia eolica, energia solare (termico e
fotovoltaico), energia delle maree, delle onde e degli oceani