2
Suez e Panama: due Canali a confronto
Introduzione
Sin dall‟antichità, una delle esigenze umane più pressanti, è stata quella di
muoversi nello spazio nel più breve tempo possibile. Grazie alla costruzione del
Canale di Suez e successivamente del Canale di Panama, l‟uomo ha trasformato
una traversata di parecchi giorni rispettivamente in 15 e 8 ore. Nel primo caso ciò
è stato possibile realizzando un canale navigabile posto a livello del mare, nel
secondo, grazie a un sistema di navigazione costituito da chiuse che consente alle
imbarcazioni di navigare sopra il livello del mare.
Il presente lavoro vuole essere un‟analisi delle rotte di Suez e Panama, due
itinerari ancora oggi di primaria importanza per il traffico mercantile oceanico.
Fin dalle loro origini questi due passaggi marittimi hanno assunto grande
rilevanza geopolitica e, al tempo stesso, si sono dimostrati fondamentali per i
trasporti ad alto valore aggiunto. Il Canale di Suez, inaugurato nel 1869, mise in
relazione due spazi marittimi come il Mediterraneo e i mari costieri dell‟Africa e
dell‟Asia. Questi ultimi, già intensamente trafficati, necessitavano di un
collegamento diretto e breve in luogo della circumnavigazione della massa
continentale africana. L‟apertura di Panama andava a completare lo scacchiere
delle rotte mercantili oceaniche che in tal modo poteva offrire due passaggi: uno a
Ovest, tra gli Oceani Indiano e Atlantico, attraversando Mar Rosso e
Mediterraneo, l‟altro a Est, tra gli Oceani Indiano e Pacifico, attraversando il Mare
dei Caraibi.
Questo studio mira a dimostrare come il transito attraverso i due Canali
risulti conveniente per gli operatori del trasporto, nonostante la presenza di altre
opzioni rappresentate sia da rotte marittime, che da itinerari terrestri. Inoltre, la
chiusura di queste vie d‟acqua, causando gravi rallentamenti negli scambi tra i
Paesi, comporterebbe il ripensamento della moderna architettura del commercio
internazionale e dei sui flussi.
3
Il metodo di indagine utilizzato nelle presente ricerca ha fatto riferimento a
studiosi che in passato hanno trattato l‟argomento. Meritano una menzione
particolare: André Siegfried, fondatore della geopolitica interna, che ha analizzato
il transito nei Canali di Suez e Panama dalle origini fino al secondo dopoguerra;
André Vigarié, geografo francese, che ha approfondito il ruolo delle due rotte fino
alla fine degli anni Sessanta; Adalberto Vallega, per le funzioni che hanno
esercitato i Canali anche fino ai nostri giorni, nonché per il contributo
sull‟evoluzione della cantieristica navale fino alla seconda metà degli anni
Novanta. Tali studi, hanno costituito le fondamenta su cui impostare e ampliare il
progetto di ricerca. Senza un‟accurata conoscenza delle caratteristiche delle
principali navi che solcano gli oceani, l‟analisi non poteva essere portata a
compimento. Altrettanto importante era una conoscenza approfondita di come
avviene la navigazione marittima e di quali rotte vengono maggiormente battute
dai mercantili impegnati nel trasporto di differenti tipi di merci. La ricerca si è
avvalsa dell‟ausilio di quotidiani economici, delle principali riviste di geopolitica,
come pure dell‟ormai indispensabile strumento informatico. Per quanto riguarda
la consultazione in rete, occorre ricordare i siti internet delle autorità che si
occupano della gestione dei Canali cioè l‟Autorità del Canale di Suez (SCA) e
l‟Autorità del Canale di Panama (ACP), rispettivamente per Suez e Panama.
Inoltre, le informazioni messe a disposizione dalle maggiori riviste marittime
specializzate oltre che, dalle più grandi compagnie marittime.
Il presente lavoro inizia con un breve excursus storico che, partendo dalla
costruzione dei due Canali, ne mette in luce le differenze dato che, contrariamente
a quanto si potrebbe immaginare, le due vie di comunicazione hanno ben poco in
comune, distinguendosi per dimensioni, accessibilità e metodo di attraversamento.
Il primo capitolo fornisce, inoltre, una disamina sul ruolo esercitato dagli Stati
coinvolti nella realizzazione e successivamente nella gestione dei Canali, la
Francia e l‟Inghilterra nel caso di Suez, gli Stati Uniti in quello di Panama. Nel
secondo capitolo viene descritto il trasferimento di merci che ha interessato i
Canali e la nazionalità delle navi che maggiormente vi hanno transitato
dall‟apertura fino ai nostri giorni. Si espone, inoltre, la distanza tra i porti più
trafficati, nonché i risparmi di tempo consentiti dall‟attraversamento dei Canali.
4
Nel corso dell‟esposizione si da conto anche dell‟evoluzione che ha
contraddistinto il trasporto marittimo. In particolare, vengono tracciati gli sviluppi
della cantieristica navale, fornendo puntuali informazioni sulle caratteristiche
delle navi adibite al trasporto sia di container, sia di rinfuse.
Il terzo capitolo evidenzia quale può essere l‟avvenire di Panama e di Suez,
analizzando le “sfide” che attendono le due vie di comunicazione all‟alba del XXI
secolo. Pertanto, si affronta il tema di un‟eventuale chiusura dei Canali e di cosa
essa potrebbe comportare. A tal proposito, vengono formulate delle ipotesi anche
alla luce delle recente crisi politica egiziana e dei sui futuri sviluppi. In tale
contesto vengono altresì analizzate: le rotte alternative che si pongono in
competizione con i Canali; il fenomeno della pirateria marittima che rischia di
provocare tensioni e insicurezze nei trasporti marittimi.
In complesso, si tenta di dare una risposta al quesito che un numero sempre
maggiore di esperti e analisti si pone e cioè se le rotte di Suez e Panama
riusciranno a mantenere invariata la loro valenza geoeconomica anche in futuro.
Tale ricerca si conclude descrivendo i piani di ampliamento che hanno
riguardato i due Canali dalla loro apertura fino ai nostri giorni. Anche sotto questo
aspetto persistono differenze tra le due rotte. Il Canale di Suez è stato più volte
oggetto di programmi di sviluppo con l‟obiettivo di attrarre flussi di traffico
serviti da navi di portata elevata. La via marittima egiziana ha dunque dimostrato
sempre una certa adattabilità alle mutevoli esigenze del commercio internazionale.
Al contrario, il Canale di Panama non era mai stato ampliato fino al progetto
attualmente in corso che sarà ultimato nel 2014 e che ne incrementerà
l‟accessibilità. Pertanto nel caso di Panama è stata la cantieristica navale a doversi
adattare alle dimensioni del Canale con la costruzione di unità naviganti di una
certa stazza progettate per transitare lungo questa via.
5
CAPITOLO 1
Cenni storici
1.1 Il Canale di Suez
Nel corso del XVIII secolo erano emersi i frutti della stagione della
colonizzazione dei territori d‟oltre mare e delle scoperte geografiche verificatasi
nei secoli precedenti. La conoscenza dell‟ambiente fisico degli oceani aveva
raggiunto buoni livelli e le rotte attorno al Capo di Buona Speranza e a Capo
Horn
1
erano state collaudate. Lo sviluppo della navigazione e del trasporto aveva
convogliato ingenti quantità di beni e risorse verso le potenze marittime europee,
come la Spagna, il Portogallo, l‟Inghilterra e l‟Olanda.
La maggior parte di questa ricchezza proveniva dal commercio coloniale e
“avrebbe provocato ripercussioni sull‟economia e sui costumi sociali, sia nei Paesi
dominanti, sia nei territori assoggettati”. Tale ricchezza avrebbe posto le basi per
quella “grande stagione di cambiamenti che prese il nome di rivoluzione
industriale”
2
. In questa fase di espansione produttiva, dovuta sostanzialmente
all‟impiego delle macchine e ai cambiamenti intervenuti nell‟organizzazione del
lavoro, la localizzazione delle industrie divenne un fattore fondamentale per lo
sviluppo dell‟economia. Le sedi produttive “risentivano dell‟attrazione verso i
giacimenti delle materie prime” date le difficoltà nel trasportare ingenti quantità di
merce povera che alimentavano le fabbriche, “in punti di trasformazione ubicati in
prossimità dei centri della domanda o dei porti d‟imbarco.”
3
1
Il Capo di Buona Speranza, scoperto nel 1498 da Vasco de Gama, segnò la nascita di una
nuova via verso le Indie aprendo di fatto una lotta durata quattro secoli tra due gruppi di potenze, i
beneficiari della rotta del Capo (Inghilterra Olanda e Portogallo) e le sue “vittime” (Venezia,
Marsiglia, cioè Francia ed Egitto). Capo Horn, il punto più meridionale del Sudamerica, venne
invece, doppiato per la prima volta il 26 gennaio 1616. L'impresa riuscì alla spedizione olandese di
Willem Schouten e Jacob Le Maire che lo battezzarono Kaap Hoorn in onore della città di Hoorn,
luogo di nascita di Schouten.
2
VALLEGA A., Geografia delle strategie marittime, Mursia, Milano 1997, p. 31.
3
Ivi p.75.
6
Tuttavia la presenza di vie di comunicazioni, come i canali, che
consentivano il trasporto dei minerali e del carbone a costi più bassi rispetto alle
strade o alle ferrovie, potevano influenzare le strategie localizzative delle
industrie. Inoltre i canali, potevano essere utilizzati come strumenti per la
produzione di energia idraulica fornendo in tal modo, un valido apporto a
importanti settori manifatturieri come le industrie tessili.
In numerose regioni, dalla Gran Bretagna ai territori renani, molte imprese
produttive nacquero nei pressi delle vie navigabili (fiumi e canali) in modo che le
merci potessero essere facilmente trasportate verso i porti per essere imbarcate.
L‟evoluzione dei canali, dopo lo scoppio della rivoluzione industriale, fu
quindi rapida ma altrettanto rapido fu il loro declino. La loro era, secondo alcuni
autori finì nel 1830, mentre altri studiosi sostengono che i canali raggiunsero il
loro massimo successo verso il 1838
4
, poi la decadenza fu inesorabile e presto
vennero rimpiazzati dalle ferrovie. Tuttavia, due dei più importanti canali al
mondo, che avrebbero avuto un ruolo di primo piano nella navigazione
internazionale, non erano ancora stati costruiti: il Canale di Suez e quello di
Panama. Entrambi i Canali permettono l‟attraversamento di oceani e risparmiano
spesso alle navi migliaia di miglia di viaggio. Il Canale di Suez fu realizzato nel
1869 mentre quello di Panama nel 1914.
Il Canale di Suez è situato in Egitto, ad ovest della penisola del Sinai, tra
Porto Said sul Mar Mediterraneo e Suez sul Mar Rosso per una lunghezza di 161
km
5
(Fig. 1.1). Il suo compimento nella seconda metà del XIX secolo coincise con
l‟espansione dell‟Europa moderna che doveva la sua fortuna al commercio
marittimo e coloniale. Per questi traffici il vecchio continente si era sempre servito
(verso est) della rotta del Capo o di rotte terrestri che, a partire dal 1453 con la
presa di Costantinopoli ad opera dei Turchi, diventavano sempre meno sicure.
Attraversare il deserto significava passare per grandi spazi vuoti,
4
Cfr. BOGART E.L., Economic History of Europe 1760-1939, Longmans Green, Londra
1942; ed. It. Storia economica dell’Europa 1760-1939, UTET, Torino 1953.
5
Le dimensioni attuali del Canale sono: 161 km di lunghezza; 286-365 metri di larghezza a
livello dell‟acqua, 121 metri sul fondo; 23 metri di profondità massima per un pescaggio di 20
metri.
7
Fig. 1.1 – Il Canale di Suez dove i rifornimenti d‟acqua erano rari e la
pirateria dei nomadi sempre in
agguato.
6
L‟Europa ormai reclamava trasporti
più efficienti e rapidi dato che i suoi
scambi non riguardavano più prodotti
leggeri come le spezie e i beni di lusso
provenienti dall‟India, ma le materie
prime che mal si adattavano al
trasbordo. Occorreva una via
marittima che, consentendo alle navi
di attraversare l‟istmo, non ne avrebbe
interrotto la navigazione.
La costruzione di un canale attraverso
il deserto del Sinai era stata tentata
diverse volte nel corso della storia
senza mai essere stata compiuta.
“Seguendo un‟antica tradizione” –
scrive Wilson- “tramandata dai
sacerdoti egiziani, il Mar Rosso e il
Mediterraneo formerebbero un solo
mare. Erodoto, nel suo Euterpe, è il
primo a parlare di un canale iniziato da
Sesostris (2000 a.c.) e continuato da
Neco (600 a.c.), che doveva collegare
il ramo più orientale del Nilo con
l‟estremo settentrionale del Mar
Rosso.
Fonte: Magellan Geographix, 1997
6
SIEGFRIED A., Suez, Panama et les routes maritimes mondiales, A. Colin, Parigi 1948, p.
28.
8
Nell‟esecuzione di quest‟opera morirono non meno di diecimila egiziani e
alla fine Neco abbandonò l‟impresa. Anche Dario il persiano continuò l‟impresa,
ma non la condusse a termine perché ritenne, erroneamente, il Mar Rosso più alto
dell‟Egitto, scavando lo stretto, avrebbe quindi inondato il Paese”
7
.
Le proposte di aprire una via marittima si susseguirono con il passare degli
anni: nel XVI secolo, fu la volta di Venezia che aveva subito una forte riduzione
dei suoi traffici commerciali dopo la scoperta della rotta del Capo, poi fu la
monarchia francese a rendersi attiva, prima sotto il regno di Luigi XIV, in pieno
colbertismo
8
, poi sotto quello di Luigi XVI, durante il quale vennero svolti
numerosi studi di fattibilità. Anche la presenza inglese nell‟Oceano Indiano si fece
costante nell‟istmo dato che ormai per Suez passava un commercio
particolarmente intenso. Per capire l‟importanza che l‟area stava assumendo,
occorre delineare il quadro internazionale.
A partire dal XVII secolo, gli stati europei più dinamici nell‟espandere i
propri traffici e nell‟aumentare il loro prestigio economico “si esibirono in una
spietata lotta per il predominio sui mari”
9
. Questo tipo di politica fu perseguita
grazie alla creazione delle Compagnie delle Indie che le potenze marittime del
vecchio continente istituirono per conquistare posizioni lungo le rotte oceaniche e
controllare i territori coloniali assoggettati. Esse sorsero dapprima in Spagna e in
Portogallo poi, decaduti questi due Stati, si svilupparono in Olanda e soprattutto
in Francia e in Inghilterra. In questo modo, le potenze di mare potevano ricercare
materie prime in territori “nuovi” (America, Asia) e trasportarle in patria, mentre i
Paesi continentali, come l‟Austria e la Russia, partecipavano solo marginalmente
a questo tipo di commercio.
Quello che serviva agli imperi coloniali erano una flotta mercantile ben
organizzata e delle rotte e siccome raggiungere le Indie circumnavigando il Capo
7
WILSON A.T., The Suez Canal: its Past, Present and Future, Oxford University press,
Oxford 1933; ed. it. Il canale di Suez : il suo passato, presente e futuro / Arnoldo T. Wilson;
prefazione di Luigi Villari ; traduzione e note di Mario Monterisi, F.lli Bocca, Milano 1939, p. 18.
8
Jean-Baptiste Colbert (1619-1683) ministro di Luigi XIV si distinse, sia nella politica
economica grazie al miglioramento della burocrazia, alla semplificazione del sistema fiscale e
all‟applicazione di bassi tassi d‟interesse per accelerare la circolazione dei capitali, sia nella
politica marittima per la creazione della Compagnia delle Indie Occidentali e delle indie Orientali
nel 1664, del Nord nel 1669-1684 e del Levante nel 1670-1690. Attraverso le Compagnie
commerciali si attuava una più efficiente organizzazione della navigazione e dei commerci.
9
VALLEGA A., Geografia delle strategie marittime, op. cit., p. 35.
9
di Buona Speranza implicava parecchi giorni di viaggio, il problema del transito
attraverso l‟Egitto, cominciò a porsi con una certa insistenza. La nuova via aveva
ormai un‟importanza cruciale e gli attori regionali più rilevanti, oltre all‟Egitto,
erano la Francia e la Gran Bretagna, entrambe potenze di mare. Le frizioni fra le
due entità geopolitiche si svilupparono proprio in questo contesto. Parigi era per la
realizzazione di una via acquatica, Londra, che nel canale vedeva la perdita dei
suoi privilegi nell‟Oceano Indiano, si batteva per la costruzione di una linea
ferroviaria, onde evitare il collegamento diretto tra il Mediterraneo e il Mar Rosso.
All‟inizio dell‟ottocento fu Napoleone a organizzare una spedizione in
Egitto accompagnato da una squadra di tecnici tra i quali spiccava il nome
dell‟ingegnere Le Père (1763-1841), il quale fu il primo a redigere un progetto che
poggiava su solide basi tecniche che verrà esaminato da Ferdinand de Lesseps,
l‟uomo che porterà a termine la costruzione del canale di Suez
10
.
Per la riuscita di una simile impresa era necessario un clima politico
favorevole alla sua realizzazione, oltre a uno sforzo economico non indifferente.
Queste condizioni si ebbero solo nel XIX secolo quando l‟Egitto intraprese una
politica di opere pubbliche volta alla modernizzazione del Paese. La via di
comunicazione tra i due mari rientrava in tale prospettiva e lo stesso Mehmet
„Ali
11
era favorevole alla sua realizzazione anche se non voleva assolutamente
che l‟istmo divenisse un secondo Bosforo
12
, lo stretto, sulle cui sponde è nata è si
è sviluppata la città di Istanbul, ancora oggi al centro di numerose tensioni
geopolitiche
13
. A tal proposito, può essere utile ricordare la dichiarazione che lo
stesso „Ali aveva pronunciato nel 1833 e cioè che avrebbe dato la concessione per
la realizzazione del canale di Suez solo “a condizione che si rispettassero
10
SIEGFRIED A., Suez, Panama et les routes maritimes mondiales, op. cit., p. 40.
11
Mehmet „Ali (Kavala, 1769 – Alessandria d'Egitto, 2 agosto 1849) regnò in Egitto dal
1805 fino alla sua morte nel 1849.
12
SIEGFRIED A., Suez, Panama et les routes maritimes mondiales, op. cit., p. 35.
13
Lo stretto del Bosforo unisce il Mar Nero al Mar di Marmara e segna, assieme allo stretto
dei Dardanelli, il confine meridionale tra il continente asiatico e il continente europeo. Nella storia,
il Bosforo ha sempre avuto una notevole importanza commerciale e strategica ed è stato quindi al
centro di diversi conflitti come la guerra russo-turca (1877-1878) e l'attacco da parte delle potenze
alleate ai Dardanelli nel 1915 durante la prima guerra mondiale. Le acque del Bosforo, sono
classificate come dominio marittimo internazionale e sono ad accesso libero. Il traffico
commerciale, che comprende le petroliere provenienti dal Mar Nero, è tra i più intensi al mondo.
Vi transitano anche navi con carichi di petrolio e gas liquido. Ha una lunghezza di 30 km per una
larghezza che va dai 550 ai 3000 metri.
10
universalmente i diritti di fare uso del Canale sia in tempo di guerra che di pace
senza distinzioni di bandiera”. Egli aggiunse poi che temeva che “una volta
costruito il Canale l‟Inghilterra metterà delle porte a ciascuna estremità di esso e
ne terrà le chiavi nella propria tasca”
14
. Verso la fine del suo regno, nella seconda
metà dell‟Ottocento, Suez divenne uno snodo intercontinentale molto importante
per la sua posizione strategica. Furono queste le premesse alla costruzione del
canale.
Nel 1854, in pieno clima di Restaurazione, fu il progetto di Ferdinand de
Lesseps ad essere approvato e i tratti essenziali dell‟impresa furono scritti in una
concessione che gli conferiva il potere esclusivo di costituire una compagnia
(Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez) per il taglio dell‟istmo e la
sfruttamento della linea acquatica tra il Mar Rosso e il Mediterraneo. La
stipulazione aveva una durata di 99 anni, a decorrere dalla data di inaugurazione
del passaggio, trascorsi i quali il governo egiziano sarebbe subentrato alla società
nella gestione della via marittima.
Costituita la compagnia, le grand français, si mise subito all‟opera. Le
prime spese furono affrontate per gli studi iniziali: la durata dei lavori fu stimata
in 6 anni, i costi valutati in 200 milioni di franchi. Riprendendo il progetto di
Luigi Negrelli
15
, noto ingegnere italiano, de Lesseps realizzò un canale a livello
del mare, privo di chiuse e il più possibile in linea con la natura del terreno.
Le difficoltà tecniche incontrate nell‟esecuzione dell‟impresa ne fecero
aumentare i costi e i tempi; occorreranno 10 anni per portare a termine il canale,
durante i quali verranno rimossi 75 milioni di metri cubi di terra, verranno fatte
esplodere delle pareti di roccia e verrà introdotto l‟uso della carriola, che,
importata dai francesi, incontrerà una certa resistenza da parte degli egiziani
16
.
14
WILSON A.T., The Suez Canal: its Past, Present and Future; ed. It. Il canale di Suez : il
suo passato, presente e futuro, op. cit., p. 1.
15
Luigi Negrelli (1799-1858) fu un ingegnere austro-ungarico. Pioniere della ferrovia e
ingegnere civile di levatura mondiale, è noto soprattutto per aver steso il progetto per la
realizzazione del Canale di Suez. Negrelli aveva ottenuto dal viceré d‟Egitto, Said Pascià, la
direzione generale dei lavori ma, nel 1858 mentre stava per recarsi in Egitto per formare la società
di esecuzione del progetto, la sua salute, già minata da tempo, peggiorò costringendolo ad
abbandonare il viaggio.
16
Nathalie Montel parla di “ostacoli culturali al trasferimento di tecnica” in: MONTEL N.,
Le chantier du canal de Suez (1859-1869). Une histoire des pratiques techniques, Presses de
l‟École nationale des Ponts et Chaussées, Paris 1998, p. 33.
11
Il 17 novembre del 1869 la nuova via venne inaugurata. Il canale si apriva la
strada tra un istmo sabbioso, su un percorso di 161 km, mantenendosi sempre sul
livello del mare (essendo trascurabile la marea del Mediterraneo e di soli 1,5 metri
quella del Mar Rosso). Il suo pescaggio era di 7 metri
17
.
Ferdinand de Lesseps fu accolto da trionfatore in tutta Europa. Una statua
che lo raffigura, venne eretta all‟ingresso del canale, a Port Said, col braccio teso
verso l‟istmo tagliato
18
recante il motto “Aperta terram gentibus”. Tale
monumento fu rimosso nel 1956 allorché Nasser, allora primo ministro egiziano,
decise la nazionalizzazione del canale, come simbolo della fine del possesso della
via acquatica da parte degli europei.
Dopo averne avversato la costruzione la Gran Bretagna, approfittando delle
difficoltà finanziarie in cui versava la Società del Canale, ne acquistò parte delle
azioni (1873). Fu da quel momento che ebbe inizio il controllo misto franco-
inglese
19
.
Nel 1888 fu stipulato un trattato, la Convenzione di Costantinopoli, che
stabiliva i principi sui quali era regolata la gestione del canale e ne proclamava la
neutralità
20
. Tale accordo permise inoltre di attenuare le tensioni geopolitiche tra
Londra e Parigi
21
.
Gli effetti della realizzazione del Canale di Suez furono enormi e si
ripercossero sulla diffusione della nave a vapore, essendo il passaggio artificiale
intransitabile dalle navi a vela. L‟espansione delle relazioni commerciali
internazionali, a partire dalla prima metà dell‟Ottocento, avevano portato ad un
aumento dei traffici in particolare di quelli marittimi su rotte lunghe.
17
Per la cerimonia d‟apertura Giuseppe Verdi scrisse l‟Aida, mentre Johann Strauss jr.
compose la Egyptischer-Marsh (Marcia Egizia), 80 battelli, di cui 50 da guerra, partirono da Port
Said e sbarcarono nel Mar Rosso.
18
Il gesto del de Lesseps, secondo alcuni, stava ad indicare il luogo della cassa dove
pagare il pedaggio per il transito.
19
Il 96% delle azioni della Società apparteneva ai due Paesi. La Francia ne possedeva
oltre il 50% mentre il governo Inglese con il 46% del totale, era il maggiore azionista singolo della
Compagnia. L‟acquisto del 1873, era da considerarsi come atto politico oltre che finanziario.
20
La Convenzione di Costantinopoli stabiliva infatti all‟art.1 che “ il Canale deve essere
sempre aperto in tempo di guerra come di pace a qualsiasi nave di commercio o militare senza
distinzioni di bandiera”, ciò equivaleva alle parole pronunciate 50 anni prima da Mehmet Ali.
21
Come scrisse l"'Economist" nel 1869, il canale era stato «tagliato dall'energia francese e
dal denaro egiziano per il vantaggio britannico», in: Wilson A.T., The Suez Canal: its Past,
Present and Future; ed. It. Il canale di Suez : il suo passato, presente e futuro, op. cit., p. 29.