Capitolo 2: Il sincrotrone
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2.3.1 Il recinto di protezione dalle radiazioni ionizzanti
Questa è una zona con schermature addizionali per le radiazioni ionizzanti (Hutch) ed è
accessibile all’utente quando non è in corso l’iniezione degli elettroni nell’anello e le due valvole di
blocco del fascio poste nel FE sono entrambe chiuse (SHUTTER E STOPPER).
Figura 2-6: Recinto HUTCH prospicente la linea "Polarizzazione Circolare"
La figura 2-6 mostra la camera del detector inserita sulla linea di “Polarizzazione Circolare” tra
altre due camere preesistenti (strumentazione per il vuoto e gruppi ottici della linea).
Capitolo3: Sistema di diagnostica per le linee di luce da ondulatore
Dipartimento di Ingegneria Elettrica - Politecnico di Milano 27
3.3 Il prototipo di un nuovo detector di posizione per le linee di luce
Come conseguenza dei problemi riscontrati nella prima generazione dei PBPM, è stato
recentemente attivato ad Elettra, un progetto di sviluppo per realizzare un prototipo di PBPM di
nuova concezione denominato NPBPM (New Photon Beam Position Monitor). Le specifiche più
stringenti per questa nuova famiglia di detector riguardano il loro utilizzo all'interno di sistemi di
controllo reazionati ad anello chiuso che dovranno migliorare la stabilità dell'orbita degli elettroni.
Il miglioramento più drastico che si richiede, riguarda l'errore dovuto alle radiazioni dei magneti
curvanti di cui erano pesantemente affetti i PBPM. In particolare si vuole ottenere un errore
residuo massimo non superiore al 0.1% [10].
3.3.1 Principio di funzionamento
Il NPBPM si basa sulla seguente considerazione. La radiazione emessa da un magnete curvante
ha un contenuto energetico ampio che va da pochi eV fino a qualche decina di keV. Ad Elettra il
flusso di fotoni (@ 2GeV) e di circa 10
13
[fotoni/s/mrad
2
/0.1%BW]. Poiché solo una frazione
del campo magnetico dei BM contribuisce alla contaminazione presente nella linea da
ondulatore,. l'effettiva consistenza del flusso di fotoni dovuto ai BM si presume sia di qualche
ordine di grandezza inferiore. Nella linea di luce da ondulatore l'intensità del flusso di fotoni ha
un andamento discontinuo in energia. L'ondulatore infatti emette una radiazione concentrata in
un ben determinato e stretto intervallo di energia. Per esempio il Wiggler elettromagnetico
ellittico, utilizzato in modo ondulatore piano, presente nella sezione 4.2 di Elettra, quando lavora
ad un K=1.1, ha un’intensità del flusso di fotoni di circa 10
16
[fotoni/mrad
2
/0.1%BW]. Il suo
spettro in energia è concentrato all'interno di una stretta banda, attorno a particolari valori, che
variano conformemente al parametro K, rappresentati da un'energia fondamentale e dalle sue
armoniche.
Sulla base di queste considerazioni, due cose risultano evidenti: in primo luogo, che un PBPM
convenzionale, misurando una corrente dovuta alla fotoemissione, integra tutti i contributi in
energia dello spettro del BM e dell'ID; in secondo luogo, il contributo dell'ondulatore è maggiore
Capitolo3: Sistema di diagnostica per le linee di luce da ondulatore
Dipartimento di Ingegneria Elettrica - Politecnico di Milano 28
di molti ordini di grandezza rispetto a quello del BM, se si considera solamente una piccola banda
attorno all'energia fondamentale dell'ondulatore stesso.
Partendo da queste considerazioni, è stato progettato un nuovo detector, che discrimina in
energia l'intero spettro di radiazione rilevato e che utilizza la differenza di flusso tra il contributo
del BM e dell'ondulatore nella banda di energia di emissione caratteristica dell'ondulatore.
Il nuovo dispositivo è basato su un sistema di lamine che intercettando i fotoni delle frange
periferiche del fascio, non si limita ad utilizzare le correnti dovute alla fotoemissione, ma raccoglie
gli elettroni fotoemessi e ne effettua una discriminazione in energia. In questo modo è possibile
raccogliere dei segnali che derivano dal solo contributo dei fotoni aventi l'energia caratteristica
dell'ondulatore. Il calcolo della posizione del centroide del fascio viene poi effettuato sulla base di
questi segnali.
Questo nuovo approccio ai PBPM richiede una progettazione meccanica più complessa e lo
sviluppo di elettroniche più sofisticate. Allo scopo di raccogliere ed analizzare gli elettroni
fotoemessi, è stata adottata una tecnica comunemente usata per la spettroscopia di elettroni ad
alta risoluzione.
A tal scopo è stato scelto un selettore di energia elettrostatico che ha il vantaggio di essere più
facilmente riproducibile e più veloce da configurare rispetto ad uno di tipo magnetico. Pertanto è
stato progettato un analizzatore di elettroni in energia dedicato a questa applicazione (Electron
Energy Analyser - EEA). L'EEA è composto da un insieme di lenti elettrostatiche di
focalizzazione e da un elemento di dispersione emisferico.
3.3.2 Descrizione del prototipo
La prima azione è stata quella di realizzare un primo prototipo per verificare la validità del
principio descritto [11]. Per semplicità, il prototipo è stato costruito per la rilevazione della
posizione del fascio di fotoni solamente sul piano verticale.
Capitolo3: Sistema di diagnostica per le linee di luce da ondulatore
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Figura 3-8: Lamina di fotoemissione in carbonio
E' composto da due parti principali: le lamine di fotoemissione (fig. 3-8) e gli analizzatori di
elettroni (fig. 3-11). Nella figura 3-9 è visibile la struttura meccanica del detector.
Figura 3-9: Rappresentazione col CAD meccanico del prototipo di NPBPM
Capitolo3: Sistema di diagnostica per le linee di luce da ondulatore
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Ogni lamina è associata ad un EEA. In particolare l'asse delle lenti elettrostatiche dell'analizzatore
è allineato con la punta della lamina corrispondente. In questo modo l'EEA, raccogliendo gli
elettroni fotoemessi con un'apertura angolare di 0.1mrad, copre la zona delle lamine
immediatamente prospicente la loro punta.
La posizione geometrica dei vari componenti meccanici e le polarizzazioni delle lenti
elettrostatiche assicurano il completo disaccoppiamento dei due sistemi (analizzatore-lamina).
Basandosi sullo spettro dell'ondulatore e sulla caratteristica di fotoemissione delle lamine, è
possibile accordare l'analizzatore all'energia ottimale per operare il filtraggio voluto sul segnale. In
questo modo è possibile eliminare tutta la parte della radiazione da BM dovuta ad energie diverse
da quella dell'ondulatore, diminuendo in tal modo, drasticamente l'errore dovuto ad essa.
3.3.3 Realizzazione del prototipo
La costruzione meccanica è stata completata alla fine di giugno del 1999. La figura 3-10
rappresenta il detector appena prima dell'installazione all'interno della camera UHV.
I principali componenti sono due lamine in grafite e due analizzatori emisferici di elettroni. Ogni
lamina è accoppiata con un EEA e montata su un comune supporto. I mutui allineamenti tra le
lamine e gli assi delle lenti elettrostatiche degli EEA sono ottenuti tramite supporti meccanici con
tolleranze di 0.01mm. L'unità superiore e quella inferiore sono montate su un supporto comune
attraverso una guida mobile che permette la variazione della loro mutua distanza nel piano
verticale.
Il detector è provvisto di un manipolatore che permette di avere tre gradi di libertà nelle
movimentazioni: spostamenti orizzontali e verticali (X-Y) ed apertura delle lamine (d). Il
manipolatore è stato progettato per essere movimentato tramite tre motori, per consentire così il
controllo remoto degli spostamenti. I subcomponenti meccanici sono stati costruiti a coppie in
modo da assicurare la maggiore simmetria possibile tra le due unità.
Capitolo3: Sistema di diagnostica per le linee di luce da ondulatore
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Figura 3-10:Il prototipo del NPBPM prima di essere installato nella camera nell'agosto 1999
Due schermi in tungsteno proteggono gli EEA ed i cablaggi interni dall'alta densità di potenza del
fascio di fotoni incidente. Inoltre le lamine sono dotate di un sistema di raffreddamento ad acqua
che permette di mantenere costante la loro temperatura. Infatti è previsto un blocco di rame,
dotato di un circuito di raffreddamento, che tramite una treccia flessibile si collega termicamente
alle lamine. Esse sono vincolate meccanicamente attraverso appositi spessori di berilla che ne
assicurano un alto isolamento elettrico, garantendo contemporaneamente un ottima conducibilità
Capitolo 4: Il sistema di acquisizione dati e di controllo (MACS)
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4IL SISTEMA DI ACQUISIZIONE DATI E DI CONTROLLO (MACS)
Tratteremo in questo capitolo il sistema di acquisizione dati e di controllo, denominato MACS
(Monitor Acquisition and Control System), progettato per il NPBPM, precedentemente descritto,
ora attivo sulla linea di “Polarizzazione Circolare” [15].
Il NPBPM sviluppato è un prototipo, pertanto il sistema di acquisizione dati e di controllo aveva
delle specifiche iniziali non definite completamente. Quindi si è cercato di indirizzarsi verso una
soluzione flessibile che consentisse la possibilità di inserire, in momenti successivi, ulteriori
moduli HW e funzionalità SW.
In particolare la prima fase di test e misura sarebbe servita per completare le specifiche sulla base
dei risultati ottenuti sul campo. Il detector infatti, dovendo garantire delle prestazioni molto
elevate, non ha la possibilità di essere verificato e tarato in laboratorio con altri rilevatori di
riferimento.
Si è optato, pertanto, per una soluzione modulare che si basasse su una piattaforma hardware e
software compatibile con gli standard più diffusi.
Il sistema deve provvedere, oltre alla lettura dei segnali provenienti dal detector, anche
all'elaborazione ed alla visualizzazione grafica in tempo reale degli eventi, segnalandoli all'utente.
Il sistema deve essere, poi, compatibile con ambienti rumorosi di tipo industriale a cui può essere
paragonata una macchina di luce di sincrotrone. Infatti vi sono numerose sorgenti potenziali di
rumore nel complesso: sistemi a radiofrequenza, sistemi di alimentazione trifase di potenza,
sistemi idraulici di raffreddamento, nonché varia e numerosa strumentazione elettronica.
Perciò sono necessarie caratteristiche di robustezza meccanica e ad alta immunità ai disturbi
elettromagnetici.
Inoltre il sistema deve essere aperto verso il mondo esterno, in modo da permettere un'agevole
connettività con i numerosi computer e sistemi di controllo presenti nel laboratorio, da cui si
traggono informazioni sullo stato generale del sincrotrone e delle linee di luce.
Vi sono due tipologie di dati che il sistema deve trattare: la prima con velocità di acquisizione
lenta che controlla tutti i parametri relativi ai sistemi di vuoto, di raffreddamento, di
Capitolo 4: Il sistema di acquisizione dati e di controllo (MACS)
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movimentazione e di stato del sincrotrone; la seconda che elabora i segnali provenienti dal
detector assicurando elevate prestazioni di accuratezza e di velocità di acquisizione.
4.1 Analisi del sistema
Il sistema (MACS) deve provvedere all’acquisizione ed al controllo di numerose variabili. Le
principali possono essere così suddivise:
Variabili di Ingresso:
- correnti delle due lamine (pA÷mA)
- correnti dai 2 EEA in ingresso al channeltron(pA÷mA)
- numero di elettroni dai due EEA in uscita dal channeltron (10
7
conteggi/s)
- Pressione camera (10
-3
÷10
-10
mbar)
- Temperatura lamine (-40÷1200°C)
- Tensioni A.T. delle lenti elettrostatiche (fino a 4000 Volt)
- Posizione manipolatore (X, Y) e distanza lamine (d) (accuatezza di 1µm)
- Stato elettrovalvole della linea di luce
Variabili di uscita:
- Tensioni A.T. delle lenti elettrostatiche (fino a 4000 Volt)
- 3 Motori
- Azionamento elettrovalvole della linea di luce
E’ rappresentato in seguito lo schema (vedi fig. 4-1) riassuntivo delle variabili principali in
ingresso ed in uscita dal sistema. Esso prevede una supervisione completa di tutte le variabili
tramite un computer host che rappresenta il cuore del sistema.
Capitolo 4: Il sistema di acquisizione dati e di controllo (MACS)
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M.A.C.S.
Host-PC
Correnti
lamine
Correnti
(EEA)
Impulsi di carica
(conteggio - EEA)
P re ssi one
camera UHV
Temperatura
lamine
Posizione
manipolator
Stato Valvole
linea di luce
Motori
Tensioni A.T.
lenti
elettrostatiche
Segnali da acquisire dal NPBPM
Movimentazione del manipolatore
Stato della camera e della linea
Stato degli analizzatori EEA
Figura 4-1: Schema di rappresentazione delle variabili principali del sistema
La descrizione del sistema di acquisizione dati e di controllo viene rappresentata come una
classificazione dello stesso in diversi sottosistemi base, come indicato in figura 4-2.
Capitolo 4: Il sistema di acquisizione dati e di controllo (MACS)
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M.A.C.S.
Acquisizione
dati
Controllo
Controllo
parametri
generali del
sincrotrone
Controllo
detector
Controllo
Camera UHV
Controllo del
Cannone
Elettronico
Acquisizione
in corrente
delle lamine
Acquisizione
degli EEA
Acquisizione
in corrente
ingresso
channeltron
Acquisizione
in conteggio
uscita
channeltron
Controllo
manipolatore
Controllo
Generatori
A.T.
Acquisizione
per la
fase di TEST
Acquisizione
veloce per la
Diagnostica
Acquisizione
in corrente
ingresso
channeltron
Segnali da acquisire dal NPBPM
Movimentazione del manipolatore
Stato della camera e della linea
Stato degli analizzatori EEA
Figura 4-2:Schema di classificazione del sistema di acquisizione dati e di controllo (MACS)
4.2 Specifiche del sistema
La tabella relativa alle specifiche per l’acquisizione dei segnali è la seguente:
Tabella 4-1: specifiche di risoluzione nell’acquisizione dei segnali
Intervallo segnale
Condizionato
Risoluzione
richiesta
Risoluzione min.
ADC effettiva
Risoluzione min.
ADC teorica
-10V÷10V 1mV 14 bit 16 bit
Per il calcolo della minima frequenza di campionamento nella modalità di misura in A.C. terremo
conto del fatto che il detector definitivo dovrà possedere otto analizzatori.
Capitolo 4: Il sistema di acquisizione dati e di controllo (MACS)
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La tabella relativa alla minima frequenza di campionamento per l’acquisizione deterministica dei
segnali condizionati è la seguente:
Tabella 4-2: Frequenza minima di campionamento nella modalità di misura A.C.
Banda del
segnale
Condizionato
Banda di ogni
singolo
canale da acquisire
Banda max
per 8 canali
Frequenza min di
campionamento
400Hz 400kHz 3.2kHz 6.4khz
La tabella relativa alla velocità di acquisizione nella modalità in conteggio dei segnali in uscita dai
channeltron è la seguente:
Tabella 4-3: Specifiche di velocità nell’acquisizione in conteggio
Canali da acquisire Frequenza max degli impulsi di carica
2 10*10
6
conteggi/s
La tabella relativa alle specifiche della movimentazione del detector risulta essere la seguente:
Tabella 4-4: Specifiche della movimentazione
N° motori Incertezza sulla posizione (X, Y, d)
3 1µm
4.3 Piattaforma hardware
Per la scelta della piattaforma hardware si deve tener conto di molti aspetti.
Come già detto, c'è bisogno di una soluzione flessibile ed economica all'interno di un conveniente
involucro robusto di tipo industriale adatto agli ambienti rumorosi. Inoltre, è necessaria la
compatibilità con i più comuni software applicativi.
Infine - e non certo meno importante - bisogna combinare un costo ragionevole con le peculiari
caratteristiche di alta qualità richieste per alcune modalità di acquisizione dati.
Capitolo 4: Il sistema di acquisizione dati e di controllo (MACS)
Dipartimento di Ingegneria Elettrica - Politecnico di Milano 54
Per queste ragioni è stata scelta una soluzione basata sulla tecnologia dei PC con l'utilizzo di
un'estensione del bus industriale CompactPCI: il bus PXI della National Instruments, che
possiede ulteriori canali di controllo per la gestione sincrona del bus da parte delle schede di tipo
PXI [16].
Il sistema risulta essere “compatto” e “modulare”: caratteristiche fondamentali per le nostre
esigenze.
E' stato scelto uno châssis PXI-1000B (vedi fig. 4-3) che fa da supporto fisico per il controllore e
le schede di I/O che, oltre ad alimentare tutte
le schede ospitate, possiede un sistema di
raffreddamento forzato a ventole.
E’ completamente compatibile con i moduli
PXI e CompactPCI ed è un'unità di dimensioni
3U (standard per montaggi su armadi per
strumentazione di 19’’) compatta contenente 7
slot per schede, più uno per il controllore.
Come computer è stato scelto un PXI-8156B
che funge, oltre che da host computer, anche da controllore delle schede di I/O grazie alla sua
integrazione col bus PXI.
4.3.1 Il computer PXI-8150B
Il computer possiede una scheda madre (vedi fig.
4-4) che integra i seguenti dispositivi:
- processore Intel Pentium MMX a 233MHz
- 256 MB di SDRAM
- 512KB PBSRAM L2 cache
- disco rigido ultra-DMA IDE da 4GB
- lettore dischetti floppy da 1.44 MB
Figura 4-3: Châssis PXI-1000B con bus PXI
integrato
Figura 4-4: Scheda CPU PXI-8156B
Capitolo 4: Il sistema di acquisizione dati e di controllo (MACS)
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- scheda video PCI superVGA 2MB
- interfaccia con il bus PCI (trasferimento 132Mbytes/s)
- 2 porte seriali RS-232
- porta parallela
- GPIB (IEEE 488.2)
- porta USB
- porta 10BaseT Ethernet
- connettore tastiera e mouse PS/2
4.3.2 Caratteristiche del sistema "PXI"
Le specifiche del bus PXI sono state sviluppate dalla National Instruments e dichiarate dal 1997
come specifiche aperte al campo industriale [17].
Risulta essere un sistema innovativo che si sta diffondendo anche nelle applicazioni industriali e
che è stato già adottato da numerose ditte sviluppatrici di prodotti hardware.
4.3.2.1 Caratteristiche meccaniche
Le caratteristiche meccaniche del sistema PXI, hanno consentito di abbandonare il più oneroso
VME bus da tempo utilizzato presso Elettra nei sistemi di acquisizione.
Infatti il formato PXI risulta essere molto più compatto e meno ingombrante del VME
possedendo schede formato 3U (100x160mm) del tipo Eurocard (ANSI 310-C, IEC 297, e IEEE
1101.1), a cui sono state aggiunte ulteriori specifiche (IEEE 1101.10 e P1101.11) in fatto di
compatibilità elettromagnetica e sicurezza nelle misure.