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La terza generazione dei sistemi wireless (3G), per esempio con lo
standard UMTS (Universal Mobile Telecommunication System), già fornisce
un’infinità di servizi anche molto differenti tra loro, come la possibilità di
connettersi a internet o quella di effettuare una videochiamata ovunque ci si
trovi. Questo si tramuta nella necessità di avere apparati elettronici capaci di
gestire trasmissioni con elevato bit‐rate e in quella di avere una banda
trasmissiva di canale sempre maggiore [1].
Generazione Sistema Anno Descrizione
0G MTS 1946
Mobile Telephone Service, half duplex, operator assist to
establish call, push‐to‐talk
0G AMTS 1965
Advanced Mobile Telephone System, Japan, full‐duplex, 900
MHz
0G IMTS 1969
Improved Mobile Telephone Service, full duplex, up to 13
channels, 60–100 km
0.5G PALM 1971
Public Automated Land Mobile radiotelephone service,
technology link between IMTS & AMPS.
0.5G ARP 1971
Auto Radio Puhelin (Car Radio Phone), obsoleted in 2000
1G NMT 1981
Nordic Mobile Telephone, 12.5 kHz channel, 450 MHz, 900
MHz
1G AMPS 1983 Advanced Mobile Phone System, 30 kHz channel
1G TACS 1985
Total Access Communication Systems, 25 kHz channel,
widely used up to 1990s, similar to AMPS
1G Hicap 1988
NTT’s mobile radiotelephone service in Japan
1G Mobiltex 1990
National public access wireless data network, first public
access wireless data communication services
1G DataTac 1990
Point‐to‐point wireless data communications standard (like
Mobitex), used by the original BlackBerry device
2G PHS 1990
Personal Handyphone System functions as both a cordless
phone and as a mobile phone
2G GSM 1991
Global System for Mobile Communications, TDMA, GMSK,
constant envelope, 2 billion customers in 210 countries
2G DAMPS 1991 Digital AMPS, narrowband, pi/4DQPSK, 30 kHz channel
2G PDC 1992
Personal Digital Cellular, Japan, 25 kHz channel
2G cdmaOne 1995
Brand name of first CDMA system known as IS‐95. spread
spectrum, CDMA, 1.25 MHz channel, QPSK
2G CSD 1997
Circuit Switched Data, original data transmission format
developed for GSM, max. bandwidth 9.6 kb/s
2.5G WiDEN 1996
Wideband Integrated Dispatch Enhanced Network,
combines four 25 kHz channels
2.5G GPRS 2000
General Packet Radio System, compatible with GSM
network
2.5G HSCSD 2000
High‐Speed Circuit‐Switched Data, compatible with GSM
network, higher quality of service than GPRS
2.75G CDMA2000 2000 upgraded cdmaOne, double data rate, 1.25 MHz channel
2.75G EDGE 2003
Enhanced Data rate for GSM Evolution, compatible with
GSM network, 8PSK, TDMA
3G FOMA 2001
Freedom of Mobile Multimedia Access, first 3G service,
NTT’s implementation of WCDMA
3G UMTS 2001
Universal Mobile Telephone Service, 5 MHz channel, data up
to 2 Mb/s
3.5G HSDPA 2006
High‐speed downlink packet access, high download speeds
up to 14.4 Mb/s, incorporated in UMTS
3.75G HSUPA 2007
High‐speed uplink packet access, high upload speeds up to
5.76 Mb/s, incorporated in UMTS
4G
Low latency (e.g., for VoIP) + MIMO + OFDM + wireless
broadband (WBB, > 100 Mb/s) + software defined radio
Tabella 1.1: Evoluzione dei sistemi di comunicazione mobile nel corso degli anni.
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Come accennato in precedenza, oggi si comincia a parlare di quarta
generazione (4G) di sistemi wireless e di quelle che saranno le innovazioni che
con essi si intende introdurre. In quest’ambito, si mira ad ottenere sia
trasmissioni ultra veloci con un bit‐rate di 100 Mb/s per gli apparati mobili
(mobile handset) e di 1Gb/s per gli apparati fissi (base station), sia la
funzionalità di interoperabilità simultanea degli apparati nei diversi standard di
comunicazione (GSM, UMTS, WiFi ecc.) [1,2]. E' evidente però, come ogni
protocollo presenti problematiche diverse, sia in termini di occupazione
spettrale (banda), che di tecniche di modulazione e relative tipologie del segnale
utilizzato, con conseguenti difficoltà dal punto di vista implementativo
dell’apparato hardware, specialmente per le parti di front‐end a radiofrequenza.
Per rendersi conto di questo, si può far riferimento alla Tabella 1.2, dove sono
riportate le specifiche richieste e i tipi di segnali usati negli standard al momento
più usati. Confrontando per esempio le caratteristiche dello standard 1G con
quelle del sistema UMTS è facile rendersi conto delle enormi differenze che li
contraddistinguono. Gli apparati della 1G lavorano con modulazioni FM e quindi
ad inviluppo costante, mentre quelli UMTS sfruttano segnali modulati in HPSK
(Hybrid Phase Shift Keying) caratterizzati da un inviluppo variabile; i primi
necessitano di una larghezza di banda di 30 kHz, i secondi una banda cento volte
maggiore. Di conseguenza, gli apparati elettronici dei sistemi UMTS devono avere
caratteristiche profondamente differenti da quelle possedute dai terminali di 1G.
Sistema
Banda
(MHz)
Mod.
PAPR
(dB)
PMPR
(dB)
Potenza
Antenna
(dBm)
Linearità
(dB)
AMPS 0.03 FM 0 0 28 ‐26
(1)
GSM 0.2 GMSK 0 0 33 ‐60
(2)
GPRS 0.2 GMSK 0 0 33 ‐60
(2)
EDGE 0.2 3π/8‐8PSK 3.2 17 27 ‐54
(2)
UMTS 3.84 HPSK 3.5‐7 Infinito 24 ‐33
(1)
Cdma2000 1.23 HPSK 4‐9 infinito 24 ‐42
(3)
PMPR: peak to minimum power ratio
(1)
Potenza nel canale adiacente
(2)
Maschera del segnale trasmesso a 400kHz di offset
(3)
Potenza nel canale adiacente (BW=30kHz)
Tabella 1.2: Segnali usati nei sistemi wireless e specifiche richieste.
Attualmente sono due le soluzioni tecnologiche assunte come base di
partenza per lo sviluppo delle future reti wireless di quarta generazione: la
tecnica di modulazione OFDM (Orthogonal Frequency Division Multiplexing) e le
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architetture MIMO (Multiple Input, Multiple Output). L’unione di questi concetti
sembra in grado di rispondere efficacemente alle esigenze delle reti 4G grazie al
notevole incremento delle prestazioni trasmissive che garantiscono.
La tecnica OFDM permette di soddisfare il requisito di elevatissimi bit‐
rate grazie allo uso di tante sottoportanti, ortogonali tra di loro, ognuna delle
quali è modulata indipendentemente dalle altre. Tale approccio aumenta inoltre
il rapporto SIR (Signal‐to‐Interference) del canale migliorando la qualità del
segnale trasmesso, grazie alla riduzione dell’impatto della propagazione multi‐
percorso (Figura 1.1). Infatti, essendo un segnale OFDM composto da diverse
sottoportanti il cui bit‐rate e quindi la banda occupata è relativamente basso [1],
risulta più robusto alle interferenze rispetto a quanto accadrebbe ad un segnale
con lo stesso bit‐rate, ma con unica portante.
Figura 1.1: Tecnica OFDM: a) propagazione multi‐percorso; b) segnale OFDM in frequenza; c)
segnale OFDM nel tempo.
Tuttavia, se da una parte la caratteristica di ortogonalità delle
sottoportanti garantisce il raggiungimento di un elevato bit‐rate e una bassa
interferenza intersimbolica, dall’altra da origine, sul segnale nel dominio del
tempo, ad elevati valori di PAPR (Peak‐to‐Average Power Ratio). Questo significa
che gli apparati di front‐end a RF devono gestire e quindi amplificare segnali ad
inviluppo non costante con valori di PAPR anche superiori ai 20dB (Tabella 1.2).
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In questo contesto, l'elemento critico dal punto di vista progettuale per la
realizzazione di tali trasmettitori risulta essere lo stadio finale di potenza (PA) in
quanto da esso dipendono fortemente le prestazioni dell’intero front‐end [3].
Sono due, in particolare, le sfide che si presentano al progettista di PA:
garantire che il segnale amplificato non venga eccessivamente distorto, cosi da
evitare l’uso di schemi di linearizzazione, e contemporaneamente assicurare una
buona efficienza di conversione lungo tutta la dinamica del segnale d’ingresso
(Input Back‐off), cosi da aumentare l’autonomia degli apparati mobili e ridurre i
consumi e quindi i costi delle stazioni fisse.
A tali problematiche, sempre presenti, si aggiunge oggi l'ulteriore
richiesta di poter integrare su un singolo modulo trasmettitore i diversi standard
di comunicazione, quindi la necessità di architetture MIMO (Figura 1.2), che
ovviamente presuppongono l'utilizzo di frequenze (bande), tipologie di segnale e
livelli di potenza spesso molto diversi tra loro (Tabella 1.2).
Figura 1.2: Esempio di architettura MIMO.
Sulla base di quanto detto fino ad ora, appare chiaro che i trasmettitori e
quindi gli amplificatori di potenza necessari per la realizzazione dei sistemi di 4G
devono rispondere a stringenti requisiti di linearità ed efficienza di conversione,
lavorando anche simultaneamente con segnali modulati secondo schemi diversi
e quindi con segnali nel dominio del tempo che possono essere sia ad inviluppo
costante sia variabile e a differenti frequenze [1‐3].
Sarà quindi necessario un forte e costante interesse da parte della
comunità scientifica internazionale, per ricercare ed introdurre quelle
innovazioni tecnologiche che permettano lo sviluppo di apparati front‐end a RF
capaci di rispondere, sempre più efficacemente, a questi requisiti.
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1.2 Scopo del lavoro di ricerca
Questo lavoro di ricerca copre diversi aspetti riguardanti gli amplificatori
di potenza a RF per applicazioni di comunicazione wireless, nell’ambito dello
scenario precedentemente descritto. Lo scopo ultimo è quello di fornire delle
valide e ripercorribili linee guida, con basi sia teoriche sia pratiche, per la
progettazione e realizzazione di PA capaci di rispondere efficacemente alle
sempre più stringenti richieste di sistema in termini di linearità, efficienza di
conversione, purezza spettrale, ecc.
La linea guida tra i diversi argomenti trattati è quella della ricerca di
metodologie di progetto e topologie circuitali per PA che mirino alla
massimizzazione della loro efficienza di conversione e, allo stesso tempo, capaci
di descrivere come quest’ultima influenzi il contrastante aspetto legato alla loro
linearità. In questo contesto, si sono sviluppati diversi studi teorici su come e
quanto sia possibile migliorare le prestazioni ottenibili dai PA più comunemente
usati in applicazioni con segnali ad inviluppo costante, quali ad esempio il Classe
E e queli a manipolazione armonica, e su come essi possano essere
efficacemente sfruttati in applicazioni che invece fanno uso di segnali ad
inviluppo variabile, tramite la loro integrazione in architetture di PA.
Inoltre, parte importante di questo lavoro di tesi ha riguardato
l’amplificatore Doherty, indicato ormai da tutti come la soluzione più efficace per
rispondere alla necessità di un’elevata efficienza di conversione per ampi
intervalli di potenza d’uscita (elevati valori di PAPR). In questo caso il lavoro
svolto ha riguardato lo sviluppo di un nuovo approccio teorico capace di
descrivere e predire in modo rigoroso il principio di funzionamento di questo PA
in funzione del livello del segnale al suo ingresso, che ha portato alla
determinazione di un set di equazioni che ne permettono una rapida ma accurata
progettazione CAD.
1.3 Descrizione dei capitoli
Questo lavoro di tesi è strutturato in sei capitoli, compreso questo.
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Nel capitolo 2 viene svolta una panoramica generale sul mondo dei PA,
mettendo in evidenza quelle che sono le debolezze e i punti di forza delle diverse
configurazioni, al fine di fornire utili linee guida su come scegliere la metodologia
di progetto più adatta a soddisfare le specifiche richieste dall’applicazione in cui
il PA deve essere integrato.
Nel capitolo 3 sarà riccamente descritta e commentata la metodologia di
progetto dell’amplificatore switching mode più usato, ovvero il Classe E,
presentando un nuovo metodo di ottimizzazione della sua impedenza ottima per
applicazioni ad alta frequenza. A prova della validità dell’approccio teorico
sviluppato sarà presentato il progetto e la realizzazione di un Classe E a 2.14GHz
in tecnologia LDMOS.
Nel capitolo 4 saranno richiamati i concetti alla base della teoria degli
amplificatori current mode ed i relativi approcci basati sul controllo delle
armoniche, che saranno poi utilizzati nell’introdurre e spiegare gli aspetti teorici
innovativi a cui questo lavoro a portato. Ogni risultato teorico presentato è stato
successivamente validato tramite la realizzazione di un prototipo ibrido o a volte
monolitico, che ha consentito di evidenziare e risolvere numerosi problemi di
carattere pratico legati alla realizzazione di questo tipo di PA.
Il capitolo 5 è interamente dedicato all’amplificatore Doherty. In
particolare, sarà presentata l’analisi completa e non lineare di un amplificatore
Doherty composto da un dispositivo polarizzato in Classe AB (Main) e uno in
Classe C (Auxiliary). Tale tecnica è stata completamente rivista e riadattata alle
esigenze moderne sviluppando un approccio teorico innovativo che ne consente
la progettazione immediata al CAD. L’analisi è stata svolta considerando una
terminazione armonica per il dispositivo Main di tipo Tuned Load e Classe F. I
risultati sperimentali ottenuti dai prototipi realizzati sono in linea con quanto
teoricamente atteso.
Nel capitolo 6 infine, saranno tratte le conclusioni di questo lavoro e
evidenziati gli aspetti su cui, nell’idea di chi scrive, vale la pena investigare per
migliorare le prestazioni dei PA studiati.
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BIBLIOGRAFIA
[1] M. Steer, “Beyond 3G,” IEEE Microwave Magazine Vol. 8 Is. 1 2007 pp. 76‐82
DOI 10.1109/MMW.2007.316254.
[2] E. McCune “High‐Efficiency, Multi‐Mode, Multi‐Band Terminal Power
Amplifiers” IEEE Microwave Magazine Vol. 6 Is. 1 2005 pp. 44‐55 DOI
10.1109/MMW.2005.1417997
[3] L. Larson, D. Kimball, P. Asbeck, “Linearity and efficiency enhancement
strategies for 4G wireless power amplifier designs” Custom Integrated Circuits
Conference, 2008. CICC 2008. IEEE 21‐24 Sept. 2008 Page(s):741 – 748 DOI
10.1109/CICC.2008.4672194