piø adulti, attaccamenti multipli, tra i quali assume un ruolo fondamentale
l educatrice del nido.
Quest ultima potrebbe rappresentare una base sicura per il piccolo al
momento del distacco dal genitore e tutelare la continuit delle sue esperienze.
In questo compito risulta importante anche la sensibilit dell educatrice, che
contribuir a determinare la qualit del legame, ch e svilupper con il bambino.
Nel secondo capitolo viene messa in risalto l influenza della sensibilit
materna e dell educatrice, termine utilizzato per la prima volta da Ainsworth,
sia per la costruzione di un legame sicuro sia nello sviluppo emotivo, cognitivo
e linguistico del bambino. Infatti, la capacit di sintonizzarsi affettivamente con
il piccolo e rispondere in modo adeguato e contingente ai suoi segnali svolgono
un ruolo determinante nell aiutare il piccolo a sviluppare le proprie competenze
e nel sostenere il suo percorso di crescita, fungendo da supporto o holding .
Al contrario, una madre o un educatrice poco sensibile potrebbero essere la
causa di problemi che caratterizzeranno lo svilup po nel corso della vita, ad
esempio l incapacit di esprimere le proprie emozio ni e stabilire relazioni
intime, di sviluppare le capacit morfo - sintattic he e di apprendimento o a
sentirsi una persona non degna di essere amata.
I diversi studiosi si sono preoccupati di valutare la sensibilit , sia della
madre sia dell educatrice, mettendo a punto strumenti quali l Emotional
Availability Scale, l Ainsworth Maternal Sensitivity Scale e il Maternal
Behavior Q Sort , che saranno descritti nell ultimo capitolo. Grazie a tali
strumenti Ł possibile rilevare le risposte contingenti e appropriate dell adulto ai
segnali del bambino, la capacit di cogliere il mom ento giusto per iniziare
l interazione, la disponibilit fisica e psicologic a, il piacere e il livello di
affettivit con cui si stabilisce tale relazione, i l ricorso al contatto fisico per
tranquillizzare il bambino nei momenti di disagio.
Tra gli strumenti vengono presentati anche degli auto - test che possono essere
utilizzati dalle stesse mamme o educatrici per valutare il proprio grado di
sensibilit e disponibilit emozionale nei confront i del piccolo.
1
Capitolo primo
LE RELAZIONI AFFETTIVE DEL BAMBINO
1. Il contributo della teoria dell attaccamento sullo sviluppo emotivo del
bambino
I bambini hanno bisogno d’affetto e comprensione e necessitano di relazioni
in cui sentirsi sicuri. Questo bisogno, geneticamente determinato di essere in
contatto con l altro, Ł stato considerato dallo psichiatra e psicoanalista John
Bowlby l elemento essenziale per la sopravvivenza dell essere umano.
Sulla base degli studi fatti sui piccoli di alcune specie animali, Bowlby so-
stiene l esistenza di un periodo, che definisce sensibile , che coincide con il
primo anno di vita, durante il quale il bambino attiva il comportamento
d attaccamento e costruisce un legame emotivo con la madre o con chi si pren-
de cura di lui.1 Il comportamento d attaccamento si configura come quella
forma di comportamento che si manifesta in una persona che consegue o man-
tiene una prossimit nei confronti di un altra . Esso si manifesta soprattutto
quando la persona Ł spaventata, affaticata o malat a e si attenua, quando si
ricevono conforto e cure . 2 Osservando il fenomeno dell imprinting3 nei pri-
mati, l attaccamento risulta una relazione sociale primaria, che si sviluppa in-
dipendentemente dal soddisfacimento dei bisogni alimentari o fisici e si carat-
terizza per la ricerca della vicinanza con membri della stessa specie.
In particolare Mary Ainsworth ha parlato di attaccamento, in termini di le-
game affettivo, come una caratteristica individuale, che porta il soggetto a sta-
bilire un contatto con una persona percepita come piø grande, forte e saggia, la
1
Cfr. J. BOWLBY, L attaccamento alla madre, Bollati Boringhieri, Torino 1999, p.185
2
J. BOWLBY, Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell attaccamento , Cortina,
Milano 1989, p. 25
3
Cfr. J. HOLMES, La teoria dell attaccamento: John Bowlby e la sua scuola, Cortina, Milano
1994, p.73
2
quale assume la funzione di base sicura o scaffolding,4cioŁ la capacit
dell adulto di dare sostegno al bambino nelle relazioni sociali. Si tratta di un
legame duraturo, non transitorio ed emotivamente significativo che unisce pro-
fondamente due persone.
Il comportamento d attaccamento Ł:
• specifico, in quanto Ł diretto verso una o poche persone, in un definito
ordine di preferenza;
• durevole, poichØ persiste per gran parte del ciclo di vita.5
Fondamentali sono i primi sei mesi, quando il neonato impara a distinguere
una figura particolare, la madre con cui nei primi tempi vive in una sorta di
cerchio magico, che Daniel Stern chiama costellazione materna , un nucleo
che la madre costruisce nei primi tempi intorno al suo bambino e che diventa il
prototipo della relazionalit successiva. Secondo t ale costrutto teorico, ogni
donna che diventa madre, soprattutto alla nascita del primo figlio, viene a tro-
varsi, da un punto di vista psicologico, in una situazione nuova che la porta ad
orientare i suoi comportamenti, la sua sensibilit , i suoi timori verso il bambi-
no, rimettendo in gioco le sue fantasie infantili. 6 Si tratta di quelle rappresen-
tazioni che Bowlby definisce Internal Working Models (modelli operativi
interni), immagini di sØ e degli altri, che sono organizzate dall attivazione o di-
sattivazione del sistema motivazionale di attaccamento. Piø precisamente tali
rappresentazioni dinamiche si costruiscono in base ad una serie di informazio-
ni, che si generano all interno della relazione e, in modo specifico, alla capacit
materna di rispondere in maniera adeguata ai bisogni del bambino, riuscendo
ad alleviare gli stati di tensione del piccolo. Il modello operativo interno diven-
ta cos sinonimo di modello operativo di regolazione delle relazioni di attacca-
mento. I modelli operativi interni operano al di fuori della consapevolezza, so-
no fissi, stabili e duraturi e consentono al bambino di predire le risposte della
figura di attaccamento, cosicchØ possa sentirsi sicuro, sapendo che il genitore
sar disponibile, quando ne avr bisogno. Nei primi anni essi sono sufficiente-
4
Cfr. L. CAMAIONI, P. DI BLASIO, Psicologia dello sviluppo, Il Mulino, Bologna 2002, p.
103
5
Cfr. R. CASSIBBA, Attaccamenti multipli, Unicopli, Milano 2003, p. 18
6
Cfr. D. STERN, N. BRUSHWEIL, L esperienza della maternit , in
http://www.vocidibimbi.it
3
mente mutabili, sulla base dei cambiamenti della qualit della relazione e al re-
ciproco interagire col caregiver. Col tempo, tendono ad organizzarsi in uno
schema ordinato gerarchicamente, che porta alla definizione della personalit
del soggetto. Quest ultimo, infatti, pu arrivare a considerarsi una persona de-
gna di amore e considerazione o meno, a seconda che abbia sperimentato una
relazione di attaccamento sicura o insicura.7
Il modello operativo interno Ł conservato nella memoria a lungo termine, che
pu essere suddivisa in due categorie principali:
1. la memoria semantica, che conserva credenze e opinioni, general-
mente espresse tramite il linguaggio;
2. la memoria episodica, in cui vengono immagazzinati i ricordi degli
eventi.
In una particolare situazione, il ricordo di un evento simile evoca determina-
te emozioni, cosicchØ una persona, che durante l infanziaha ricevuto le cure
adeguate, percepir se stessa come amabile sia dai propri genitori sia da tutti gli
altri. Diversamente, chi ha vissuto un tipo di relazione d attaccamento insicura
durante l infanzia, creder di non essere meritevol e di cure e di affetto. Spesso
da adulti, tali individui, soprattutto quelli che hanno subito maltrattamenti, abu-
si, trascuratezze, respingono difensivamente il bisogno di affetto per non incor-
rere nel rischio di instaurare relazioni inappaganti o caratterizzate dal rifiuto.8
Il modello di sØ, dunque, riflette l immagine che i genitori hanno comunicato,
attraverso il modo con cui si sono presi cura del proprio figlio e la sensibilit
con cui hanno risposto ai suoi bisogni. Tali rappresentazioni non vengono co-
struite dall individuo come copie esatte del mondo reale, bens come strutture
mentali che contengono le diverse configurazioni del mondo e le quali possono
essere modificate dal soggetto, operando su di es se per analizzare le diverse
alternative della realt , scegliere quella ritenuta migliore e utilizzare la cono-
scenza degli eventi passati per affrontare quelli presenti.9 L inserimento del
concetto di modello operativo interno ha permesso di superare una visione sta-
7
Cfr. J. HOLMES, op. cit., p. 83
8
Cfr. A. SIMONELLI, V. CALVO, L attaccamento: teorie e metodi di valutazione , Carocci,
Roma 2002, p. 58.
9
Cfr. A. SIMONELLI, V. CALVO, op. cit., pp. 60 - 62
4
tica di immagine con un attiva e dinamica, avente caratteristiche cognitive e
affettive. Le prime interazioni sono unidirezionali, in quanto vengono mante-
nute grazie all iniziativa della madre che risponde ai segnali del piccolo come
se avessero un significato comunicativo. In realt , il comportamento del bam-
bino sar caratterizzato da intenzionalit solo all a fine del primo anno di vita,
quando egli comincia a comprendere la reciprocit d ei ruoli e a distinguere fini
e mezzi.10
L attaccamento viene distinto da Bowlby dal termine dipendenza, a cui Ł le-
gato il carattere dispregiativo dell incapacit di riconoscere il valore che ha il
comportamento d attaccamento. Il sistema di attaccamento viene inteso anche
come sistema comportamentale o meglio un sistema di controllo cibernetico,
che organizza i comportamenti d attaccamento e interagisce con altri sistemi,
quali il sistema di esplorazione, accudimento, affiliazione e paura. Esso ha lo
scopo di mantenere un equilibrio omeostatico tra vicinanza ed esplorazione, at-
tivandosi in condizioni particolari del bambino (stanchezza, dolore, fame) o
dell ambiente (presenza di un estraneo o rumore molto forte) e disattivandosi
quando viene ripristinata la vicinanza con la madre, la quale provveder a con-
fortare il piccolo.11
La costruzione del legame di attaccamento si realizza nell arco del primo anno
di vita e si articola in tre fasi. La prima fase, di preattaccamento, che va dalla
nascita al terzo mese, Ł conosciuta come orientamento e segnali senza di-
scriminazione della persona . Winnicott afferma che in questa fase risulta im-
portante non solo lo sguardo ma anche il tenere, indicato con il termine
holding che si riferisce al sostegno dell ambient e.12 Il bambino appena nato
non Ł capace di distinguere una persona dall altra, orientando lo sguardo verso
il volto umano e manifestando istintivamente i comportamenti di attaccamento,
quali il pianto, lo sguardo, il sorriso, che inizialmente vengono identificati co-
me pattern espressivi generali e cominciano ad essere orientati in modo parti-
10
Cfr. L. CAMAIONI, P. DI BLASIO, op. cit., pp. 193 - 194
11
Cfr. J. BOWLBY, op. cit., pp. 277 - 279
12
Cfr. D. W. WINNICOTT, I bambini e le loro madri, Cortina, Milano 1987, p. 35
5
colare verso la madre, nella seconda fase, che caratterizza il periodo che va dai
3 ai 6 mesi. 13
Questo periodo prende il nome di orientamento e segnali diretti verso una o
piø persone discriminate . In questa fase il gesto di prensione ( reaching) e
d afferramento (grasping) non risultano piø dei riflessi, ma il bambino si serve
di essi, guidato da un migliore sistema visivo, per afferrare una parte del corpo
o del vestito della mamma. A partire dal settimo mese, si entra nella fase di
mantenimento della vicinanza a una persona discriminata, mediante la loco-
mozione e mediante segnali . Grazie allo sviluppo cognitivo e motorio (gatto-
namento) il bambino Ł in grado di mantenere la vicinanza alla madre, la segue
quando si allontana, la cerca e manifesta ansia da separazione e paura in pre-
senza di una persona estranea. In questo periodo il sistema di attaccamento
viene paragonato al set - goal, inteso come scopo programmato del bambino a
mantenersi vicino alla madre, in base ai feedback provenienti dall ambiente.14
A queste tre fasi se ne aggiunge una quarta, denominata formazione di un
rapporto reciproco secondo lo scopo . A tre anni, il bambino stabilisce con la
madre una relazione non piø unidirezionale, ma reciproca, in quanto comincia
ad intuire sentimenti ed emozioni della madre, a partire da quello che Eisen-
berg ha definito contagio emotivo 15 e si serve del comportamento
d attaccamento per raggiungere i propri scopi. Col tempo diventa capace di tol-
lerare la separazione dall adulto, ricercando la sua disponibilit e la possibilit
di poter contare sulla sua presenza, piuttosto che mantenere la vicinanza.16
Nonostante le critiche a cui Ł stata soggetta, la teoria dell attaccamento oc-
cupa una posizione unica tra le teorie evolutive, costruendo un ponte tra la psi-
cologia generale, la teoria clinica, la moderna biologia del comportamento e le
nuove teorie educative e pedagogiche. Attraverso l integrazione di discipline
scientifiche, quali l etologia, le teorie evoluzionistiche e dell apprendimento e
la cibernetica, essa si presenta come un modello che, basandosi su dati empiri-
ci, ha messo in evidenza le dinamiche di interazione tra il bambino e l adulto e
13
Cfr. L. CAMAIONI, P. DI BLASIO, op. cit., p. 193
14
Cfr. J. HOLMES, op. cit., pp. 70 - 73
15
Cfr. L. CAMAIONI, P. DI BLASIO, op. cit., p. 198
16
Cfr. R. CASSIBBA, op. cit., pp. 19 - 23
6
la qualit di tali legami, senza escludere quelli r iguardanti adolescenti, adulti e
le relazioni di coppia. Tale teoria si Ł sviluppata soprattutto attraverso lo studio
e la conoscenza di Bowlby e attraverso la creativit metodologica e la capacit
di osservazione di Ainsworth, la quale, attraverso la sua collaborazione, ha po-
sto le fondamenta per lo studio dei rapporti intimi lungo tutto l arco della vita
dell essere umano, sottolineando l importanza vital e di far sperimentare al
bambino esperienze di attaccamento sicure, prima di tutto nell ambito familia-
re. La teoria dell attaccamento, infatti, enfatizza l importanza della protezione
e della sicurezza, che non pu essere garantita da risposte, quali la fuga, la lot-
ta, la minaccia, a ci che per il bambino risulta e ssere pericoloso , ma Ł pos-
sibile soltanto con il raggiungimento di quella che costituisce la sua base sicu-
ra .
Il pensiero di Bowlby ha favorito il superamento della teoria comportamenti-
sta dell apprendimento sociale e di quella psicanalitica tradizionale, tendenti a
ricondurre l attaccamento a bisogni primitivi e negandone l origine motivazio-
nale primaria. Inoltre, le ricerche condotte da Mary Ainsworth in Uganda e a
Baltimora hanno contribuito a dare maggiore consistenza scientifica allo studio
del legame che bambini e genitori stabiliscono sin dagli stadi precoci di svilup-
po e a mettere in luce le differenze individuali negli stili di attaccamento, attra-
verso un efficace tecnica di osservazione, denominata Strange Situation Proce-
dure (SSP).17
La psicologa canadese ha distinto tre patterns di attaccamento, in base alla
capacit del caregiver di rispondere in modo approp riato ai segnali del bambi-
no. I tre patterns di attaccamento infantile sono:
1. sicuro: risulta dall osservazione dell interazione tra un a madre sensibile
e un bambino che protesta in caso di separazione, ma si lascia consolare
al ritorno della madre, considerandola una base sicura e interessandosi
nuovamente all esplorazione dell ambiente;
17
Cfr. R. CASSIBBA, L. D ODORICO, La valutazione dell attaccamento nella prima infan-
zia, Angeli, Milano 2000, pp. 20 - 22