3
Un ulteriore parametro di caratterizzazione è rappresentato
dall’energia di attivazione (E
a
), espresso in Kcal/mole; valori superiori
alle 10 kcal/mole implicano una semplice diffusione (Fettiplace,
1980), mentre valori minori o uguali a 5 Kcal/mole indicano un
trasporto mediato, nello specifico da canali.
Già a partire dagli anni ’80 era stata postulata l’esistenza di elementi
proteici in grado di veicolare l’acqua, dato sostanziato da misurazioni
sulla permeabilità osmotica di membrane di diversi tipi cellulari, in cui
il rapporto P
d
/P
f
risultava maggiore di 1 con E
a
minore di 5 Kcal/mole
(Verkman, 1992; Finkelstein, 1987; Dempster et al., 1992). Inoltre
furono condotti numerosi esperimenti che portarono all’identificazione
di agenti mercurialici come il cloruro di mercurio (HgCl
2
) in grado di
legarsi ai gruppi –SH di cisteine presenti nell’ipotetico canale,
inibendo il trasporto d’acqua (Meyer et al., 1987).
Solo quattro anni dopo venne identificata la prima acquaporina
ovvero la CHIP28 o AQP1 (Preston e Agre, 1991), segnando l’inizio
di un ardente fermento intellettuale intorno a queste, ancor oggi vivo.
4
1.2 Caratterizzazione delle acquaporine
Le acquaporine sino ad ora identificate in mammifero ammontano a
dodici (Lee, 1997 e Ishibashi, 1998), numerate da 0 a 11 in ordine di
scoperta e risultano essere estremamente conservate a diversi livelli
evolutivi, partendo dai procarioti sino agli eucarioti superiori. Questo
dato è indice di una rilevante importanza funzionale del canale.
L’AQP0 (MIP 26) è stata scoperta grazie all’elevata omologia con la
CHIP28; si localizza a livello del cristallino ed ha una minima
permeabilità all’acqua. La sua funzione è attualmente ignota.
La prima acquaporina scoperta è stata la CHIP28 o AQP1 (Channel
Forming Integral Protein) (Preston e Agre, 1991); essa ha un peso
molecolare di 28 kDa e risulta essere espressa in diversi tipi cellulari
tra cui eritrociti, nel tubulo prossimale, nel tratto discendente dell’ansa
di Henle, negli alveoli polmonari, nel colon, cornea ed altri tessuti.
Essa è presente in membrana sottoforma di omotetramero, in cui ogni
unità monometrica risulta essere un canale funzionalmente
indipendente e due delle quattro subunità presentano residui
glicosidici.
Da un punto di vista strutturale, l’AQP1 è costituita da sei domini
transmembrana (Preston e coll., 1991) e da cinque anse di
collegamento; le anse B ed E recano un caratteristico motivo
tripeptidico o NPA (asparagina, prolina alanina), estremamente
conservato fra le acquaporine (Agre e coll., 1989). Inoltre la cisteina in
posizione 189 dell’ansa E è la responsabile della caratteristica
sensibilità agli agenti mercurialici.
L’organizzazione spaziale delle suddette strutture dell’AQP1 fu risolta
nel “modello a clessidra” pensato da Jung e coll. (1994) secondo il
quale le anse B ed E costituiscono singolarmente due empori che si
5
avvicendano nel bilayer lipidico antiparallelamente, generando un poro
completo capace di accogliere le molecole d’acqua in movimento. Tale
modello fu successivamente verificato tramite indagini di
cristallografia a raggi X .
L’AQP2 (WCH-CD, Water Channel Collecting Duct) è espressa
selettivamente nella membrana apicale delle cellule principali del dotto
collettore (Fushimi e coll., 1993) e risulta essere implicata nel
riassorbimento di acqua indotto da ormone antidiuretico (ADH).
L’esistenza dell’AQP3 è stata riportata contemporaneamente da tre
gruppi di ricerca indipendenti (Ishibashi e coll., 1994; Ma e coll.,
1994; Eschevaria e coll., 1994); i suoi siti di localizzazione sono
molto variegati. Come dimostrato da esperimenti di
immunolocalizzazione essa è presente nelle cellule principali del dotto
collettore, nella porzione basolaterale delle cellule della trachea,
nell’epitelio congiuntivale dell’occhio (ove pare essere responsabile
della secrezione della componente acquosa delle lacrime) e nella
membrana basolaterale delle cellule epiteliali dei villi del colon distale
(Frigeri et al., 1995), della pelle e della vescica urinaria. Essa, inoltre,
è abilitata al trasporto di altre piccole molecole come glicerolo ed urea
( Ishibashi e coll.; Eschevaria e coll., 1994).
L’AQP4, oggetto di studio della mia attività di ricerca, è stata
inizialmente clonata da una genoteca di cDNA di polmone (Hasegawa
e coll., 1994) e successivamente da una di cervello (Jung e coll., 1994).
Ha un peso molecolare di 30 kDa e si presenta sotto due isoforme
denominate: M1 ed M23; esse non mostrano differenze strutturali,
nonostante la coda aggiuntiva di ventitre amminoacidi che reca la
seconda isoforma.
Presenta inoltre un’elevata omologia con la CHIP28 nonostante
differisca da questa per la sua spiccata caratteristica di rimanere
6
insensibile agli agenti mercurialici, motivo per il quale è anche
conosciuta come MIWC (Mercurial Insensitive Water Channel)
(Hasegawa e coll., 1994; Jung e coll., 1994).
Si contrappone, pertanto, a tutte le altre acquaporine che presentano
fenomeni inibitori derivanti da agenti mercurialici, come il cloruro di
mercurio, capace di legarsi al residuo di zolfo della cisteina C
189
,
generando un ingombro sterico tale da bloccare il flusso d’acqua
attraverso il poro (Meyer e coll., 1987).
Osservazioni di microscopia elettronica hanno messo in risalto la
particolare attitudine dell’AQP4 a formare degli aggregati in
membrana denominati OAP’s (Orthogonal Array of Particles), in cui le
due isoforme risultano essere compresenti, generando dei punti di
ingresso massivo di acqua. Esperimenti successivi hanno inoltre
dimostrato che la presenza dell’isofroma M1 negli OAP’s tenda a
disgregarli, probabilmente a causa della coda aminoacidica aggiuntiva
che funge da leva laterale e che induce la capacità di interazione fra
monomeri.
Il fatto che gli OAP’s potessero essere correlati a fenomeni di
regolazione osmotica nacque da osservazioni condotte su tessuti in cui
l’equilibrio di fluidi ed elettroliti è cruciale. Infatti, trasfettando cellule
CHO (Ovary Aster Cell) con cDNA codificante l’AQP4 (Yang e coll.,
1996), poteva essere indotta l’espressione di una proteina di 31 KDa,
oltre che di strutture equivalenti agli OAP’s, che invece non erano
presenti in cellule trasfettate con cDNA non-sense, utilizzate come
controllo.
Per quanto riguarda la distribuzione dell’AQP4, essa si localizza in
diversi distretti tissutali ma la sua espressione è rilevante in particolar
modo nel sistema nervoso centrale. Studi di ibridazione in situ oltre
che di immunoistochimica hanno evidenziato la sua presenza nelle
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cellule ependimali dei ventricoli cerebrali, nel rivestimento del sistema
acquiduttale del cervello (Jung et coll., 1994) e nei processi astrocitici
che circondano i vasi sanguigni cerebrali (Frigeri e coll., 1995b).
Com’è noto, tali regioni sono coinvolte nel riassorbimento del liquido
cerebrospinale (Adams e coll., 1989; Lyons e coll., 1990) oltre che
nella regolazione osmotica del distretto cerebrale, lasciando
ovviamente presupporre un ruolo chiave del poro nella realizzazione di
tali processi.
Era già nota una marcata redistribuzione degli OAP’s negli astrociti di
ratti epilettici (Hatton ed Ellisma, 1984) oltre che una diminuzione
della loro densità a seguito di ischemia (Suzuki e coll., 1984).
L’AQP4 è stata inoltre individuata nello strato del Purkinje del
cervelletto e nei nuclei sovraottico e paraventricolare dell’ipotalamo
(Jung e coll., 1994; Nielsen e coll., 1997) probabilmente implicata
nell’osmoregolazione di quest’ultimo distretto. Per quanto riguarda il
rene, l’AQP4 è stata individuata nella porzione basolaterale delle
cellule principali del dotto collettore (Frigeri e coll., 1995a), laddove
esiste una spiccata permeabilità all’acqua. Verosimilmente l’AQP4
determina la fuoriuscita dell’acqua dalle medesime cellule, entrata
attraverso l’AQP2 localizzata nella porzione apicale. A dimostrazione
della veridicità di questo processo esistono esperimenti condotti su topi
knock-out per l’AQP4 le cui urine risultano meno concentrate se
paragonate a quelle dei relativi topi controllo (Chou e coll., 1998).
Inoltre l’AQP4 insieme all’AQP2 e all’AQP3 risulta localizzata a
livello delle cellule del dotto collettore (Echevaria e coll., 1994; Frigeri
e coll., 1995a) lasciando postulare l’esistenza di un’attività incrociata e
sinergica tra i tre diversi pori; è noto infatti che la porzione apicale dei
tubuli sia impermeabile all’acqua. Inoltre è presente una distribuzione
assiale di AQP3 ed AQP4 lungo il dotto collettore tale che la prima sia
8
più espressa nella regione corticale mentre la seconda in quella
midollare, sebbene esista un ampio tratto in cui esse siano
compresenti.
Altri siti in cui è presente l’AQP4 sono le cellule epiteliali delle vie
aeree (Folkelsson e coll., 1994; Frigeri e coll., 1995a), il colon e gli
occhi, le ghiandole salivari e lacrimali e la membrana basolaterale
delle cellule parietali della mucosa gastrica.
E’ stata dimostrato, inoltre, che cellule gastriche in coltura
precedentemente trasfettate con cDNA codificante AQP4 di ratto, se
trattate con istamina per almeno 20 minuti, mostrano una riduzione di
almeno il 50% di OAP’s nella porzione basolaterale della membrana
riducendo altresì il P
f
del 35%. Pare che la riduzione degli OAP’s sia
dovuta all’internalizzazione dell’AQP4, indicando una down-
regolazione della stessa.
L’ultimo sito di localizzazione dell’AQP4 è il muscolo scheletrico, di
cui avrò modo di parlare in maniera esaustiva più avanti.
L’AQP5, identificata mediante clonaggio per omologia (Raina e
coll., 1995) risulta essere espressa nelle ghiandole salivari e lacrimali,
nella trachea oltre che nel polmone e risulta essere inibita da agenti
mercuriali.
L’AQP6 è espressa selettivamente nel rene (Ma e coll., 1997),
mentre l’AQP7 e l’AQP8 sono state isolate e clonate dal testicolo di
ratto e sono espresse maggiormente nell’apparato genitale maschile.
L’AQP8 è in aggiunta espressa nel pancrease nel fegato di ratto
(koyama e coll., 1997).
L’AQP9, invece, è stata clonata dal tessuto adiposo umano
(Kuriyama e coll., 1997) dal fegato di ratto (Hediger e coll., 1998) e
dai leucociti umani; studi funzionali hanno messo in evidenza che tale
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acquaporina possa trasportare anche altri soluti come purine, pirmidine
e pioli oltre a glicerolo ed urea come l’AQP3 e l’AQP7.
L’AQP10, sebbene isolata da testicolo, è risultata essere un
pseudogene.
La presenza dell’AQP11, infine, è stata riscontrata in numerosi
tessuti di ratto tra cui rene, fegato, cervello e testicolo. Presenta una
distribuzione unica nel cervello, essendo espressa a livello dei dendriti
delle cellule del Purkinje, nei neuroni dell’ippocampo del CA1 e CA2,
e nei neuroni cerebrali corticali. Esperimenti di immunofluorescenza
condotti sulle cellule del Purkinje, mettono in evidenza una
localizzazione intracellulare. Diversamente dalle altre acquaporine, gli
oociti di Xenopus che esprimono l’AQP11 in membrana, non sono
capaci di veicolare acqua, glicerolo, urea o ioni. (P.Agre e coll., 2006).
La sua funzione rimane pertanto non ben definita a causa del suo
comportamento anomalo rispetto a tutte le altre acquaporine.
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Immagine 1.1 Localizzazione delle acquaporine nel corpo umano.
Estratto da: http://www.ks.uiuc.edu/~emad/BIOPHYS490M/09-aquaporins1.pdf