INTRODUZIONE
La crescente domanda di energia, in concomitanza al progressivo depauperamento delle risorse
tradizionali (combustibili fossili e petrolio), rivela la necessità di razionalizzare l’impiego di
energia, valorizzando l’adozione di risorse alternative a quelle convenzionali.
Il protocollo di Kyoto (1997) promuove la valorizzazione di nuove forme di energia rinnovabili
e l’introduzione di tecnologie eco-compatibili nelle fasi di produzione, trasporto, distribuzione e
consumo di energia.
In tale ambito l’Italia si è impegnata a ridurre del 7% le emissioni di gas inquinanti entro il
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2010 (corrispondenti a un abbattimento di circa 100*10t/anno equivalenti di CO), in base a un
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piano messo a punto dal Ministero dell’Ambiente.
Contemporaneamente i rifiuti di origine civile ed industriale, la cui produzione risulta essere
progressivamente crescente (vedi dati di cui alla Figura 1), rappresentano una problematica ancora
aperta ed in evoluzione, dove confluiscono aspetti legislativi, tecnici, economici e sociali di
notevole rilevanza.
In generale i rifiuti possono rappresentare una notevole risorsa in termini di potenziale
energetico il cui sfruttamento, attraverso cicli di combustione diretta, trasformazione chimica e
stabilizzazione, è in espansione, sia per evitare il ricorso allo smaltimento tradizionale, sia perchØ
può offrire margini di convenienza economica.
L’adozione di “modelli di sviluppo sostenibili” nella gestione del Rsu si concretizza con
strategie di intervento, che prevedono, oltre alla riduzione alla fonte dei rifiuti e il
riutilizzo/riciclaggio dei materiali, anche il recupero di energia dai fumi di combustione del
trattamento termico, con potenzialità di utilizzo della suddetta energia nei sistemi cogenerativi [9].
Una diretta conseguenza delle considerazioni esposte è lo sviluppo del concetto di sistema di
gestione integrato di Rsu, ossia un insieme di tecnologie, ciascuna idonea al trattamento di
particolari frazioni merceologiche.
Il sistema si basa pertanto sulla differenziazione del rifiuto per distinguerne le caratteristiche
chimico - fisiche e sfruttarne le potenzialità; in esso l’attività di RD fornisce l’opportunità di
selezionare i flussi di Rsu in funzione delle loro caratteristiche merceologiche, avviando:
• Le frazioni recuperabili alle unità di recupero/riciclaggio;
• Le frazioni con maggiore Pci all’impianto di incenerimento, in cui il processo di recupero
energetico dai fumi di combustione valorizza i Rsu in termini di risorsa alternativa.
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Soltanto i residui inerti sono da avviare allo smaltimento definitivo in discarica controllata o ad
un utilizzo di tipo diverso (per esempio pavimentazione stradale).
In tale scenario si concretizzano soluzioni proiettate verso la riduzione dei rilasci ambientali e la
valorizzazione del rifiuto come risorsa alternativa, determinando:
• La diminuzione dell’ingombro volumetrico dei residui in discarica a circa 1/10 di quello
iniziale;
• Il recupero energetico mirato alla produzione di energia elettrica e/o termica;
• Il recupero delle ceneri di combustione (quelle pesanti) come materia prima per la
produzione di cemento.
La gestione del Rsu risulta essere passata dalla contrapposizione tra diversi sistemi di
smaltimento – incenerimento o discarica – alla convinzione che per ogni realtà locale è necessario
individuare un opportuno mix di tecnologie ottimale per la tutela dell’ambiente e la soluzione del
problema dello smaltimento, individuando un equilibrio tra recupero di materiale e produzione di
energia.
Alcune classi di rifiuti possono essere considerate a tutti gli effetti come combustibili
rinnovabili, perchØ derivanti da prodotti di origine naturale a loro volta rinnovabili, con i vantaggi
che questi ultimi offrono, tra i quali, il contributo pressochØ nullo all’effetto serra e la compatibilità
ambientale.
Il crescente utilizzo di risorse rinnovabili è fortemente incentivato, e talvolta imposto, anche
dagli organismi comunitari europei; di conseguenza lo scenario è complesso e tale da richiedere
interventi e frequenti aggiornamenti della letteratura tecnica e normativa.
L’obiettivo del presente studio è l’analisi e l’ottimizzazione del profilo energetico di un
inceneritore, finalizzate alla valorizzazione dei rifiuti come risorsa energetica alternativa alle fonti
tradizionali, nel rispetto della legislazione vigente, sebbene l’ottimizzazione della performance
ambientale costituisce tuttora il target predominante delle ricerche nel settore della termodistruzione
dei Rsu.
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Regione Kg*abitante/anno
2001 2002 2003 2004 2005
Nord 524 529 527 530 533
Centro 557 601 600 617 633
Sud 464 469 480 491 496
Italia 516 521 524 533 539
Figura 1 – produzione annua dei RSU procapite per macroarea geografica in Italia, sulla
base della relazione APAT – ONR 2006.
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1. RSU – RIFIUTI SOLIDI URBANI
1.1 Politiche gestionali dello smaltimento dei Rsu
Negli ultimi anni si è andata sviluppando l’idea di un sistema di gestione integrata dei rifiuti, in
particolare di quelli solidi urbani: questo sistema trova il suo fondamento in diversi metodi
combinati per minimizzare l’uso delle risorse e, quindi, riutilizzare, riciclare e recuperare quanto piø
possibile ciò che si usa, con lo scopo finale di realizzare un ciclo chiuso.
All’incrementare del recupero, del riciclaggio, del compostaggio di materiali e del recupero di
energia attraverso la termovalorizzazione, diminuisce il bisogno di conferimento a discarica:
quest’ultima dovrebbe essere impiegata solo per materiali non riciclabili e per i residui d’altre forme
di trattamento.
Proprio su tale linea politica si colloca il D.Lgs. nr. 22 del 5/2/1998 (Decreto Ronchi) e
successivi, quale cardine dell’intero sistema normativo nazionale in materia di gestione dei rifiuti; il
sistema di gestione integrata promosso dal decreto si basa sul ricorso significativo a forme di
prevenzione, riduzione a monte della produzione di rifiuti, sulla incentivazione della raccolta
differenziata e sull’uso residuale della discarica, che deve essere preposto a trattamenti che
prevedano forme di recupero sia dei materiali che di energia (impianti di selezione e compostaggio,
produzione di CDR, impianti di incenerimento con recupero di energia).
La strategia emergente delineata dal Decreto Ronchi si basa su 4 linee di intervento parallele
(principio delle Quattro R):
• Riduzione alla fonte della quantità e nocività dei rifiuti prodotti;
• Riutilizzo dei prodotti che non hanno ancora terminato la propria vita utile: recupero dei
materiali reinseribili nei cicli produttivi e di consumo;
• Riciclaggio di materia;
• Recupero di energia (mediante termovalorizzazione).
L’obiettivo è quindi quello della riduzione dei rifiuti alla fonte, del recupero e valorizzazione
delle frazioni merceologiche contenute nei Rsu sia sottoforma di materia che di energia, con un
progressivo uso residuale della discarica fino ad utilizzarla prevalentemente per i rifiuti che non
possono essere recuperati nØ combusti e per gli scarti provenienti dai processi di trasformazione.
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L’approccio metodologico è quello di una gestione avanzata sia in funzione di traguardi
economici che di tutela ambientale.
A tal fine, la raccolta differenziata gioca un ruolo fondamentale, purchØ ad essa si accompagni
il reale riutilizzo delle frazioni merceologiche separate, ad esempio tramite accordi con i Consorzi
nazionali di raccolta, riciclaggio e recupero dei vari materiali, in modo da recuperare sia materia che
energia (quella necessaria per produrre la materia riutilizzata).
Purtroppo in alcune realtà i notevoli sforzi (logistici, economici ed anche ovviamente
energetici), connessi con il sistema di raccolta differenziata sono vanificati dalla impossibilità di
collocare opportunamente le frazioni merceologiche separate, per cui tutto o parte finisce
comunque per essere conferito in discarica.
Ai sensi della normativa vigente (a decorrere dal 1/1/1999) l’incenerimento dei Rsu deve essere
inscindibilmente legato alla produzione di energia termica ed elettrica, a sostegno di quella linea
che definisce termovalorizzazione quel processo che nei decenni passati era una semplice
termodistruzione dei rifiuti.
La termovalorizzazione rende la gestione dei rifiuti piø efficace (poichØ muovendosi nella
stessa direzione della raccolta differenziata, sfrutta economicamente la crescente presenza nei Rsu
di materiali ad elevato potere calorifico), garantendo comunque un ristretto impatto ambientale
grazie all’impiego delle migliori tecnologie disponibili.
Gli schemi concettuali del sistema integrato e del processo di termoutilizzazione possono essere
riuniti in uno schema concettuale globale relativo ai flussi del sistema di gestione dei rifiuti, così
come mostrato nella seguente Figura 2
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Figura 2 - Il processo di termoutilizzazione del sistema integrato
1.2 La produzione dei Rsu
La produzione di rifiuti urbani ha fatto registrare, nel periodo 2001-2005, una crescita
complessiva di poco inferiore all’8% con un incremento particolarmente marcato nel triennio 2003-
2005.
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In tale periodo si assiste, infatti, ad una crescita pari al 5,5% circa a fronte di un aumento
decisamente piø contenuto, 2,1%, riscontrato tra il 2001 ed il 2003.
La produzione totale, nel 2005, si attesta a 31,7 milioni di tonnellate, quasi 530 mila tonnellate
in piø rispetto al 2004 ed 1,6 milioni di tonnellate in piø rispetto al 2003 (Figura 3)
Regione (1.000*t)
2001 2002 2003 2004 2005
Piemonte 2.082 2.133 2.132 2.230 2.229
Valle d'Aosta 69 71 78 73 74
Lombardia 4.538 4.580 4.631 4.791 4.762
Trentino Alto Adige 515 479 461 478 478
Veneto 2.163 2.177 2.136 2.185 2.273
Friuli Venezia Giulia 590 603 589 590 603
Liguria 928 954 937 953 998
Emilia Romagna 2.516 2.635 2.613 2.729 2.789
Nord 13.402 13.632 13.576 14.028 14.205
Toscana 2.284 2.354 2.392 2.492 2.523
Umbria 454 468 472 477 494
Marche 783 794 793 824 876
Lazio 2.981 2.978 2.929 3.147 3.275
Centro 6.501 6.594 6.586 6.941 7.167
Abruzzo 599 612 632 678 694
Molise 116 117 120 123 133
Campania 2.763 2.660 2.682 2.785 2.806
Puglia 1.753 1.807 1.918 1.990 1.978
Basilicata 217 229 239 237 268
Calabria 811 859 889 944 936
Sicilia 2.423 2.521 2.540 2.544 2.614
Sardegna 823 833 852 878 875
Sud 9.506 9.637 9.872 10.181 10.304
Italia 29.409 29.864 30.034 31.150 31.677
Figura 3 – Produzione totale di rifiuti urbani per regione , anni 2001 – 2005
(Rapporto Rifiuti 2006 APAT – ONR)
La crescita appare particolarmente marcata nelle regioni centrali dove la produzione ha fatto
registrare un aumento percentuale, tra il 2001 ed il 2005, di poco inferiore al 10,3% contro un
incremento dell’ordine dell’8,4% per il Sud e del 6% circa per il Nord (Figura 4).
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16000
14205
14028
13632
13576
13402
14000
12000
10304
10181
9872
9637
9506
10000
7167
6941
65946586
6501
8000
6000
4000
2000
0
20012002200320042005
NORDCENTROSUD
Figura 4 – Produzione di RU per macroarea geografica, anni 2001 – 2005
(Rapporto Rifiuti 2006 APAT – ONR)
1.3 Il potere calorifico dei Rsu e l’influenza della raccolta differenziata
L’intuizione di bruciare rifiuti solidi urbani per ricavarne energia si fonda su considerazioni
energetiche evidenti.
Negli ultimi 20 anni l’aumento della produzione è stato accompagnato da significative
variazioni della composizione merceologica e delle caratteristiche energetiche dei rifiuti.
L’aumento della frazione di materiale cellulosico e plastico, accompagnato dalla diminuzione
della frazione organica putrescibile, ha determinato un consistente aumento del potere calorifico dei
Rsu, che da 1290 kcal/kg del 1976 è passato ad oltre 2.000 kcal/kg dei primi anni del 2000.
Il vantaggio energetico è notevole se si pensa che dalla combustione di 1 tonnellata di rifiuti
possono ricavarsi, con le moderne tecnologie presenti, oltre 450 kWh di energia elettrica.
Il ricorso alla termovalorizzazione sembra quindi una strada obbligata, da percorrere puntando
innanzi tutto sul basso impatto ambientale garantito dai nuovi dispositivi e sulle fortissime riduzioni
del volume di ceneri residue da smaltire, ma anche sui ricavi economici che la produzione di
energia può garantire.
La raccolta differenziata perseguita dal Decreto Ronchi serve a separare dal rifiuto le frazioni
ancora utilizzabili o dannose.
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La raccolta del materiale da avviare al riciclo (materie prime seconde) ha influenza non
trascurabile sulla quantità di energia ottenibile a valle; a questo si aggiunge il ruolo dell’umidità che
presentandosi sotto forma di acqua liquida, comporta una diminuzione della energia utile
recuperabile.
A meno di particolari situazioni, la raccolta differenziata tende sempre ad aumentare il potere
calorifico del rifiuto che rimane a valle, ma a fronte di una minore quantità di materia da inviare alla
termovalorizzazione, per cui si è parlato spesso di antagonismo tra recupero di materia e recupero di
energia.
Riferendoci ad uno studio effettuato da Ravanelli [1] (Figura 5) su composizione merceologiche
dei Rsu rappresentative della realtà dell’Italia centro-settentrionale, è possibile affermare che
concentrando la raccolta differenziata su inerti, organico e Rup (Rifiuti urbani pericolosi), con
esclusione delle plastiche e rimuovendo, quindi, tra il 70 e l’ 85% delle frazioni non energetiche
(vetro e metalli, organico delle grandi utenze, residui verdi), basterebbe differenziare il 30% della
carta per raggiungere nel complesso, il 35% di tasso RD fissato dal Decreto Ronchi per lo scorso
anno e ancora non raggiunto in tutto il territorio nazionale.
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