nell’ambiente, viene denominata Life Cycle Analysis, ed è a questa che si farà
riferimento nel caso applicativo analizzato nella tesi. Tale metodologia, che analizza
esclusivamente i parametri ambientali, per poter essere effettivamente apprezzata e
quindi utilizzata dalle industrie deve essere integrata con indicatori economico–
finanziari per la programmazione ed il controllo degli investimenti attraverso lo
studio del Life Cycle Cost.
Il settore dei trasporti, con il suo alto consumo di energia, è stato riconosciuto come
il principale responsabile dell’inquinamento in ambito locale, regionale, e globale;
infatti i risultati di uno studio effettuati dall’International Energy Agency, nel 1996
circolavano 634 milioni di veicoli che hanno emesso 3,7 miliardi di tonnellate di
anidride carbonica. Tale valore elevato di emissioni è dovuto alla combustione dei
derivati del petrolio, che rappresentano il 95% delle fonti di energia utilizzata nei
trasporti. Per far fronte sia alla scarsità delle risorse che alla eccessiva emissione
dovute ai combustibili le ricerche si sono mosse verso due campi di azione:
• migliorare la efficienza della combustione;
• indirizzarsi verso fonti di energie alternativa.
Lo scopo delle ricerche in campo automobilistico è mirato a realizzare veicoli ad
emissioni zero (ZEV, Zero Emission Vehicle), cioè senza alcun impatto
sull’ambiente, eliminando del tutto quelli che sono i principali costituenti degli
scarichi automobilistici: il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto, gli
idrocarburi, ed i particolati. Elevate concentrazioni di alcuni di questi inquinanti
risultano tossiche, come ad esempio il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto,
dovuti soprattutto ai processi di combustione incompleta.
Mentre a breve termine, si assisterà alla creazione di nuovi motori a combustione
interna che permetteranno una ampia riduzione degli inquinanti e di consumo, nel
lungo periodo ci si sposterà verso motori alimentati ad energia elettrica derivante
non più da combustioni di idrocarburi ma da processi elettrochimici (Fuel Cells), o
ci si orienterà verso motori ibridi. La Fuel Cell (Cella a Combustibile) genera
energia elettrica tramite la combinazione elettrochimica di idrogeno ed ossigeno,
ove l’idrogeno necessario per alimentare i motori a fuel cells può essere ricavato
direttamente, attraverso l’elettrolisi dell’acqua, o indirettamente attraverso il
reforming di sostanze quali: il metano, il metanolo, l’etanolo, e la benzina stessa.
Anziché costruire automobili che debbano essere rifornite di idrogeno, le case
automobilistiche stanno progettando veicoli che generano idrogeno a bordo
ricavandolo dai combustibili menzionati precedentemente.
Per poter confrontare da un punto di vista ambientale i motori tradizionali con
quelli alimentati con celle a combustibile e’ necessario applicare un Life Cycle
Assessment che comprenda:
1) LCA dei processi produttivi e distributivi del combustibile;
2) LCA del processo di reforming;
3) LCA della cella a combustibile (con eventuale batteria);
4) LCA del resto dell’autoveicolo;
In questo lavoro di tesi si è voluto dare un contributo ad una analisi così complessa
e diversificata, applicando la LCA, e il LCC, sia ai processi produttivi e distributivi
di diversi combustibili, che al processo di reforming necessario per ricavare
l’idrogeno dai combustibili; in particolare si sono analizzati i seguenti processi
produttivi:
• estrazione di metano e trasporto fino alla rete distributiva , e reforming del
metano
• produzione del metanolo (via metano) e trasporto fino alla rete di distribuzione, e
reforming del metanolo
• produzione dell’idrogeno tramite il processo di elettrolisi dell’acqua e trasporto
fino alla rete distributiva.
• produzione, trasporto, e reforming dell’etanolo.
• produzione del gasolio e distribuzione fino alla rete di distribuzione, e reforming
della benzina.
Oltre ad una analisi ambientale, per poter usufruire di tali nuovi motori, sarà
necessario affrontare i problemi di costi ed infrastrutture legati alla distribuzione dei
combustibili, per cui la soluzione che dalla LCA potrebbe risultare come la più
ecologica, allo stesso tempo potrebbe essere la meno fattibile; quindi, fornendo i
risultati della LCA ai progettisti, si cerca, di indirizzate le ricerche in campo
automobilistico, verso quelle soluzioni fattibili, economiche ed allo stesso tempo
ecologiche.
Università degli studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria
Capitolo I – L’industria automobilistica nel quadro dello sviluppo sostenibile.
CAPITOLO I
L’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA NEL QUADRO DELLO
SVILUPPO SOSTENIBILE
I.1 Richiami sulle basi dell’ecologia industriale e dello sviluppo
sostenibile
L’attuale sistema industriale si è sviluppato per produrre beni e servizi efficienti
ed economicamente fattibili, senza prestare particolare attenzione ai problemi di
conservazione delle risorse naturali implicando una condizione dinamica di
continua espansione, in termini di aumento del consumo delle risorse naturali per
la produzione di energia pregiata (elettricità) e non (calore), nonché di beni,
corrispondenti ad alti volumi di rifiuti prodotti (allo stato solido, liquido,
gassoso)[1].
Il progresso scientifico e tecnologico ha fatto sì che, dalla rivoluzione industriale
ad oggi, la crescita della popolazione, che ha avuto un aumento esponenziale
costante, ha provocato l’aumento, con la stessa legge, della produzione di beni e
del conseguente consumo di risorse. Se l’aumento del consumo delle risorse
avvenisse con una velocità lineare inferiore a quella di autoriproduzione, la
capacità di accumulo potrebbe essere considerata infinita, ma quando lo
sfruttamento segue una legge esponenziale nel tempo, nessuna previsione a
medio e a lungo termine sui tempi di esaurimento delle stesse può essere
Università degli studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria
Capitolo I – L’industria automobilistica nel quadro dello sviluppo sostenibile.
considerata corretta. Poiché ad un aumento del consumo di alcune risorse, come
ad esempio del petrolio, corrisponde un aumento delle emissioni inquinanti in
atmosfera associate alla loro produzione e al loro uso, si corre il rischio di
lasciare alle generazioni future dei problemi molto difficili da affrontare, in
termini di inquinamento non ricuperabile dell’aria, del suolo e delle acque, e
inoltre, più si ritarda lo sviluppo di sistemi gestionali per lo smaltimento e lo
stoccaggio dei rifiuti, più le soluzioni da adottare dovranno essere drastiche; ad
esempio si potrebbe adottare come soluzione ai problemi di inquinamento, una
legge che vieti completamente l’utilizzo delle auto e quindi essere mal accettate
dalla opinione pubblica [2].
Emerge dunque, in maniera evidente, l’urgenza di individuare un nuovo modello
di funzionamento dell’economia definito di “Sviluppo sostenibile” (coniato dalla
Commissione Brundtland nel 1987), che tenga adeguatamente conto del rispetto
dell’ambiente e delle risorse naturali, frutto di un ampio lavoro di analisi e di
indagine realizzato nei settori tecnici e in quelli economici, nel rispetto del diritto
internazionale. Lo sviluppo sostenibile può essere considerato come una torta con
diversi ingredienti, in cui categorie differenti come sostenibilità e sviluppo danno
vita ad una unione complessa, per certi versi contraddittoria, ma certamente ricca
di spunti e suggestioni.
L’espressione sviluppo sostenibile è diventata molto popolare sul finire degli anni
’80, e precisamente nel 1987 quando è stato pubblicato il Rapporto Brundtland,
Università degli studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria
Capitolo I – L’industria automobilistica nel quadro dello sviluppo sostenibile.
altrimenti noto come Our Common Future, elaborato nell’ambito del programma
UNEP della Conferenza Mondiale su Ambiente e Sviluppo di Rio De Janeiro, in
cui sono stati presentati i risultati di una commissione di studio presieduta da Gro
Harlem Brundtland, primo ministro della Norvegia, nel cui volume viene data
un’importante definizione di sviluppo sostenibile: “Lo sviluppo è sostenibile se
soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità
per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni” [3].
Per comprendere meglio questa definizione è necessario mostrare come potrebbe
evolversi l’attuale sistema di produzione industriale se non si decide di perseguire
la strada dello sviluppo sostenibile.
L’attuale sistema di produzione di beni e servizi dipende da molteplici aspetti
quali la disponibilità o meno di materie prime e nuove tecnologie, dal livello di
sviluppo del paese e dai costi dei vari fattori; ogni nazione attualmente sceglie le
proporzioni tra fattori fisici (le macchine, le tecnologie, ecc.) ed ambientali (le
materie prime, le fonti di energia) cercando di determinare quella che è la
soluzione ottima in funzione dei propri costi e delle proprie opportunità. Se però
questo modello di sviluppo industriale continuerà ad indirizzare le proprie scelte
su basi prettamente economiche e prestazionali, si potrebbero esaurire alcune di
quelle risorse che attualmente permettono di ottenere la soluzione ottimale e
quindi si impedirà alle generazioni future di poter adottare la stessa soluzione. Ad
esempio, se l’utilizzo dei combustibili derivati dal petrolio continuerà a crescere
con le stesse tendenze attuali, le generazioni future potrebbero non avere più la
Università degli studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria
Capitolo I – L’industria automobilistica nel quadro dello sviluppo sostenibile.
stessa possibilità di scelta tra le diverse fonti di energia delle generazioni attuali a
causa del previsto esaurimento dei giacimenti petroliferi [4].
Per poter attuare un modello di sviluppo industriale di tipo “sostenibile”, che
permetta di garantire alle generazioni future la stessa possibilità di scelta delle
generazioni attuali non si deve mai scendere al di sotto del capitale naturale
critico delle risorse, cioè al di sotto del minimo livello necessario alla
riproducibilità biologica dell’ecosistema, e allo stesso modo non si deve mai
superare la capacità di carico, cioè la quantità di rifiuti e di inquinamento che un
data area geografica è in grado di smaltire[3].
Il concetto di sostenibilità, pur riferendosi al pianeta terra nel suo insieme, va
anzitutto localizzato territorialmente, perché le capacità di carico variano tra le
diverse aree geografiche, e le potenzialità di ogni paese variano in funzione del
loro grado di sviluppo tecnologico, per cui si può concludere che la sostenibilità
si crea solo adattando le proprie scelte di sviluppo al proprio ambiente. Secondo
questa visione quindi, non esistono paesi ricchi e paesi poveri di risorse, ma paesi
con una economia e una cultura adatti alle proprie risorse e paesi con un modello
di sviluppo estraneo alla propria realtà territoriale e ambientale [5].
È possibile, comunque, fare una distinzione tra i diversi tipi di atteggiamenti nei
confronti dello sviluppo sostenibile in base al grado di industrializzazione: per i
paesi in via di sviluppo la sostenibilità deve costituire un “un sentiero di crescita
non distruttivo”, cioè le problematiche ambientali devono essere affrontate in
modo da non cambiare in peggio l’attuale situazione ambientale solo per poter
Università degli studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria
Capitolo I – L’industria automobilistica nel quadro dello sviluppo sostenibile.
raggiungere un elevato grado di sviluppo industriale, come ad esempio non è
corretto che i paesi in via di sviluppo utilizzino quelle tecnologie inquinanti
fornitegli dai paesi industrializzati, perché divenute per loro obsolete; per i paesi
industrializzati, invece, si deve parlare di “riconversione ecologica dello sviluppo
industriale”, cioè in fase di progettazione di ciascun prodotto e processo si
devono sempre considerare le problematiche di tipo ambientale (inquinamento,
tossicità, ecc.) associate all’utilizzo o meno di una materia prima, di una fonte di
energia e di tutti quelle risorse che rientrano in ciascuno step del ciclo di vita di
un prodotto o processo[6].
Richiamando la definizione di sviluppo sostenibile, oltre al concetto di equità
intergenerazionale, è implicito anche quello di equità infragenerazionale, tanto a
livello locale che internazionale, che implica parità di accesso a tutte le risorse da
parte degli attuali abitanti del pianeta senza distinzione rispetto al luogo in cui
vivono . È chiara quindi, l’enorme implicazione sociale di una politica ecologica
che deve essere affrontata contemporaneamente da tutte le nazioni del pianeta.
In conclusione si può affermare che, come mostrato in Figura I.1, lo sviluppo
sostenibile è un progetto multidisciplinare, per cui non è solo attraverso una
corretta gestione delle risorse, della produzione di beni e servizi, e della mobilità
che si affrontano con successo i problemi dell’ambiente, bensì creando tra esse un
efficace tessuto connettivo grazie all’utilizzo di sistemi di ricerca e di valutazione
dei carichi ambientali, e di adeguati sistemi di informazione che permettano di
Università degli studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria
Capitolo I – L’industria automobilistica nel quadro dello sviluppo sostenibile.
accrescere in tutte le persone la consapevolezza dei problemi ambientali legati ad
un cattivo utilizzo delle risorse e della energia[5].
Università degli studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria
Capitolo I – L’industria automobilistica nel quadro dello sviluppo sostenibile.
- Controllo della qualità dell’aria
- Gestione delle risorse idriche
- Conservazione della qualità del terreno
- Conservazione della natura e del paesaggio
- Sicurezza ed efficienza energetica
- Gestione demografica (comprese ambiente urbano sanità
pubblica e sicurezza)
- Gestione dei rifiuti
Figura I.1 – Schema semplificato del tessuto connessivo tra le diverse discipline che hanno un
ruolo nello “sviluppo sostenibile” - Fonte CEE 1992)
Sviluppo sostenibile
Gestione delle risorse Valutazione
e tariffazione
Informazione
Instruzione
Formazione
Ricerca
Gestione della
Produzione
Gestione della
mobilità
1. Pianificazione del
territorio
2. Pianificazione
delle infrastrutture
3. Gestione del
traffico
4. Controllo
dell’inquinamento
degli autoveicoli
1.Ubicazione
2.Licenze di esercizio
3. Controlli dell’inquinamento
4. Audit ambientali
5. Sviluppo tecnologico
6. Politica dei prodotti
7. Gestione dei rifiuti industriali
Università degli studi di Napoli Federico II Facoltà di Ingegneria
Capitolo I – L’industria automobilistica nel quadro dello sviluppo sostenibile.
I.2 Definizione dei protagonisti per lo sviluppo sostenibile
Per poter sviluppare una politica industriale che miri alla sostenibilità è
necessario che tutte le categorie influenzate o che influenzano tale sviluppo siano
consapevoli della strada da percorrere. I governi, le industrie e le persone
possono tutti condizionare il modello di sviluppo economico-industriale di un
paese, ma le modalità con cui queste possono influenzare la sostenibilità sono
diverse per ognuna delle suddette categorie:
- Le persone in qualità di consumatori sono i fruitori di tale sviluppo e il loro
comportamento nei confronti del mercato e dell’ambiente costituisce la
variabile critica di tutte le analisi che prendono in considerazione l’effetto di
azioni o progetti di carattere ambientale. Basta pensare, ad esempio, alle
campagne di informazione ed educazione per il riciclo di materiali come
vetro, plastica ed alluminio; le analisi che ipotizzano un riciclo nella
produzione di determinate quantità di materiale devono necessariamente
essere basate su dati statistici di risposta alle campagne di riciclo da parte dei
consumatori. La trasparenza delle attività di produzione è un ulteriore
elemento da non sottovalutare; infatti solamente una chiara conoscenza da
parte del pubblico porta ad un confronto costruttivo con benefici per tutte le
parti in gioco;