Capitolo 1 Introduzione e obiettivi della ricerca
9
1.1 Introduzione e obiettivi della ricerca.
La metallurgia ha sempre avuto come fine primo quello di fornire materiali adatti
ai tempi, possiamo affermare con sicurezza che, insieme alla medicina, sia la
scienza più legata ai bisogni contingenti dell’uomo.
Essendo una scienza che nasce dalla ricerca incessante essa è sempre motivata dal
bisogno contingente e mai dalla mera astrazione ed è così anche oggi in cui ogni
innovazione non può nascere senza una tecnologia che la supporti nei materiali.
Al contrario della medicina che ha ancora oggi sconfinati campi di indagine per
quel che riguarda le sue “ materie prime” la metallurgia deve lavorare con mattoni
oramai ben identificati per pregi e difetti.
La molteplicità delle combinazioni disponibili lascia ampi margini di
miglioramento per quel che riguarda la possibilità di arrivare a traguardi sempre
più ambiziosi che vengono posti davanti da altre discipline.
Tutti, dai medici agli architetti, si rivolgono alla scienza dei materiali per avere i
mezzi per superare ostacoli di difficoltà sempre crescente e scopo della ricerca è
soddisfare queste richieste per migliorare sensibilmente la vita dell’uomo.
Gli obiettivi di questa tesi sono dunque quelli di venire incontro alle pressanti
richieste dell’industria aerospaziale sempre alla ricerca di un materiale leggero,
lavorabile, resistente alla corrosione e con proprietà meccaniche dello stesso ordine
di grandezza degli acciai spesso inadatti perché troppo pesanti.
Questo lavoro analizzerà come l’esposizione prolungata ad alte temperature
influenzi le proprietà di un materiale composito a matrice di Titanio 6Al 2Sn 4Zr
2Mo 0.1Si rinforzata con del Carburo di Titanio (TiC) in forma di particolato
mettendo in luce l’evoluzione delle proprietà meccaniche, della durezza, delle
curve di ossidazione e della sensibilità dell’ossidazione alla finitura superficiale.
L'analisi, inoltre, metterà in luce, con l'ausilio del microscopio a scansione e
dell'analisi E.D.S., la diffusione del carbonio all'interno della matrice tracciandone
Capitolo 1 Introduzione e obiettivi della ricerca
10
i profili di concentrazione e cercherà correlazioni fra questa diffusione e la
variazione delle proprietà meccaniche.
1.2 La scelta del Titanio
Il Titanio è uno degli elementi più presenti nel nostro universo. Sono state trovate
tracce di Titanio nella polvere interstellare, su meteoriti e persino su stelle.
La sua concentrazione nella crosta terrestre è di circa lo 0.6%, percentuale che lo
colloca al quarto posto, dopo alluminio, ferro e magnesio, nella lista dei metalli
strutturali presenti sul nostro pianeta.
Contrariamente a quanto si può pensare, è presente quasi ovunque ed in percentuali
sensibilmente superiori rispetto a metalli più familiari.
Basti pensare che la presenza del Titanio è di venti volte superiore a quella del
cromo, di trenta a quella del Nickel e di sessanta rispetto al Rame [1.1].
Se il Titanio però non è stato da subito al centro di un massiccio sfruttamento lo si deve
alla sua scarsa facilità di estrazione, difficilmente, infatti, esso si presenta in
concentrazioni tali da poter essere estratto in condizioni economicamente accettabili. Si
presenta generalmente in presenza di alcuni materiali come la Ilmenite, la
Titanomagnetite ed il Rutile.
I pregi del Titanio sono essenzialmente due: un ottimo coefficiente resistenza/peso
ed una buona resistenza a corrosione.
Queste qualità lo rendono appetibile per usi aerospaziali, dal telaio ai rivestimenti,
e per applicazioni più vicine alla meccanica classica come palette per turbine a
vapore.
La possibilità di ottenere leghe di Titanio mediante sistemi alternativi alla fusione
ha incrementato il rapporto buy to flight che normalmente era molto basso. Con
questa espressione si intende il rapporto fra la quantità di materiale grezzo
acquistato e il peso del prodotto finito.
Capitolo 1 Introduzione e obiettivi della ricerca
11
La metodologia classica prevedeva, infatti, una forgiatura di un pezzo di
dimensioni maggiori che doveva essere poi sgrossato.
Tecnologie come L’HIP invece permettono di tagliare molto i costi e quindi di
riportare il Titanio prepotentemente sul mercato non solo come materiale d’élite
ma anche come metallo per usi più comuni.
1.3 Sviluppi sulle leghe di Titanio
Durante l’ultima decade, l’obiettivo sullo sviluppo delle leghe di Titanio si è
spostato dalle applicazioni aerospaziali a quelle industriali.
L’industria del Titanio è sempre stata legata a filo doppio al mercato aerospaziale e
questo settore costituirà una percentuale significativa del consumo totale del
Titanio prodotta per gli anni a venire.
Tuttavia il Titanio è sempre maggiormente scelto per i prodotti industriali in base
al valore di analisi mirate più sui costi del ciclo di vita che sul solo prezzo iniziale.
Lo sforzo di riuscire a spostare l’uso del Titanio dagli utilizzi più sofisticati ad
applicazioni di massa è proprio di tutti i produttori di Titanio.
Questo obiettivo è influenzato da molti fattori come:
• La sotto utilizzazione e commercializzazione delle leghe aerospaziali
precedentemente sviluppate
• La natura ciclica e poco affidabile dell’economia legata all’aerospaziale ed i
suoi effetti sui prezzi ed i profitti dei produttori.
• L’incremento della disponibilità di spugne e Titanio grezzo proveniente dalla
CSI che ha prodotto un aumento delle capacità del mercato.
Oggi giorno, solo una piccola parte della ricerca è mirata alla ricerca e sviluppo di
leghe radicalmente nuove. La strategia è centrata sullo sviluppo e miglioramento
dei processi produttivi per offrire il prodotto sempre in nuove forme.
Capitolo 1 Introduzione e obiettivi della ricerca
12
L’obiettivo è quello di espandere l’uso del Titanio nel mercato aerospaziale o di
conquistarne dei nuovi aperti da sviluppi della ricerca [1.2].
1.3.1 Turbine a gas
L’utilizzazione del Titanio in questo campo sembra avere molti sbocchi in vari
campi con molteplici sfaccettature.
Nelle parti che operano alle temperature più basse le leghe di Titanio devono
competere con la sempre crescente capacità termica dei composti intermetallici.
D’altro canto per gli usi ad alta temperatura le rivali più agguerrite delle leghe di
Titanio sono le leghe di Nickel per ragioni legate la creep ed alla stabilità
metallurgica.
Lo svi luppo della ricerca ed il taglio progressivo dei costi di fabbricazione però
hanno permesso alle leghe più comuni come la 6Al 4V di resistere e di trovare
posto nel mercato delle palette per i compressori delle turbine.
Leghe più spinte come la 6Al 2Sn 4Mo 2Zr 0.1Si hanno cominciato a rimpiazzare
la 6-4 perché più leggere e meglio resistenti alle alte temperature.
Per migliorare ancora di più le prestazioni in temperatura, come nel caso analizzato
in questa tesi, si è fatto ricorso a rinforzi di ceramici stabili alle alte temperature ed
essenziali per migliorare le capacità di resistenza al creep.
1.3.2 Sviluppi nelle strutture
aerospaziali
Per capire l’importanza rivestita
dal Titanio basta pensare che in
poco meno di trent’anni le due
maggiori compagnie produttrici di
aeroplani del mondo, la Boeing® e
la McDonnel-Douglas®, hanno
Figura 1.1
Capitolo 1 Introduzione e obiettivi della ricerca
13
quadruplicato l’impiego di questo materiale nei loro aerei.
Il Boeing 777 (fig. 1.1) ha una percentuale di Titanio di peso a vuoto del 8%
contro il 2% del 727 prodotto nel 1962.
Anche la Pratt & Whitney® [1.3]
utilizza il Titanio per gli
spruzzatori del suo motore
aeronautico PW 4168 (fig. 1.2)
perché riduce sensibilmente il peso
del componente e garantisce
margini più sicuri sui tempi di
manutenzione.
Un ulteriore incentivo proviene dal
programma HSCT (trasporto civile
ad alta velocità) che rappresenta un ottima opportunità per i produttori di Titanio
per commercializzare il loro prodotto. L’attuale meta consiste nel rendere la
produzione del Titanio industrialmente più competitiva mentre la ricerca di leghe
totalmente nuove non sembra essere oggetto di massicci investimenti.
1.3.3 Impieghi balistici
Le applicazioni del Titanio per
corazze balistiche sono
significativamente aumentate
negli ultimi anni ma presentano
ancora un largo margine di
crescita.
E' noto che l'industria bellica è
sempre stata un grosso polo per lo
Figura 1.2
Figura 1.3
Capitolo 1 Introduzione e obiettivi della ricerca
14
sviluppo di nuovi materiali e il Titanio non è sfuggito alla sua forza attrattiva. Il
primo impiego su scala industriale è stato per il portello del comandante del carro
A2 della Bradley® (fig.1.3) [1.4]
La stessa Bradley ha in cantiere un nuovo mezzo, l'A3, con l'obice leggero in
Titanio e i progettisti del famoso carro M1 stanno studiando una nuova
configurazione con la torretta interamente in Titanio.
Le attrattive del Titanio sono molteplici e vanno dalla drastica riduzione di peso a
migliori caratteristiche di scudo balistico a performance più elevate del veicolo
specificamente la velocità di punta.
Le applicazioni del Titanio non si fermano però solo ai veicoli terrestri; il ponte di
coperta della nuova portaerei Charles De Gaulle è in larga parte realizzato in
Titanio.
La lega più largamente usate è la Ti 6-4 comunque le industrie del settore non
hanno abbandonato la ricerca per l'uso di leghe alternative al fine di migliorare la
lavorabilità con conseguente abbattimento dei costi e miglioramento delle
proprietà balistiche.
1.3.4 Strutture geotermali e piattaforme off-shore
L'ottima resistenza a corrosione in
presenza di ambienti acidi ricchi di
zolfo ha sempre fatto del Titanio
un materiale competitivo per
queste applicazioni.
Negli ultimi anni, però, il Titanio è
stato fortemente utilizzato anche
come materiale strutturale
(Fig.1.5) [1.5] vista la sua bassa
densità e il suo basso modulo di Young che gli permette di assecondare gli
assestamenti della struttura.
Figura 1.5
Capitolo 1 Introduzione e obiettivi della ricerca
15
L'unico limite all'utilizzo massiccio del Titanio per le tubazione è rappresentato
dalla scarsa fiducia delle compagnie petrolifere sulle reali capacità produttive delle
aziende anche se si stanno sviluppando delle sinergie come quella fra la Timet® e
la SINTEF® volte alla massificazione della produzione dei tubolari.
CAPITOLO DUE
Presentazione del materiale
Capitolo 2 Presentazione del materiale
17
2.1 Introduzione ai Compositi a Matrice Metallica o MMC
Per materiali compositi si intendono materiali caratterizzati dall’abbinamento di
due o più macro costituenti, eterogenei tra di loro.
Si tratta di una famiglia molto ampia di materiali sviluppati a partire dagli anni
sessanta, con lo scopo di ottenere l’effetto sinergico derivante dall’unione di due
materiali (matrice e rinforzo) con caratteristiche diverse tra loro, esaltandone le
proprietà.
Questi materiali nascono dalla necessità di disporre di componenti con
caratteristiche superiori rispetto a quelle che si potrebbero raggiungere con le
rispettive matrici metalliche.
Nella panoramica dei materiali di nuova concezione, i compositi rappresentano
sicuramente quelli in grado di soddisfare meglio le esigenze dei settori industriali
tecnologicamente più avanzati.
Fra questi, i compositi a matrice metallica (MMC) rinforzati con ceramici o
intermetallici si sono proposti come materiali strutturali di particolare interesse.
Le prestazioni di questi materiali dipendono largamente sia dalla natura dei due
componenti (composizione chimica, struttura cristallina, e nel caso del rinforzo,
forma e dimensioni) sia dalla tecnologia di produzione.
I MMC si realizzano accoppiando leghe leggere, generalmente leghe di alluminio e
Titanio, con fibre o whiskers di allumina, Carbonio, Boro, nitruro di Boro, carburo
di Silicio o con particelle ceramiche.
Il prodotto che si realizza, in funzione della quantità di rinforzo utilizzata, è
caratterizzato, rispetto al componente base metallico, da elevati valori di resistenza
meccanica specifica, rigidità, resistenza all’usura, resistenza a fatica ed al creep,
resistenza agli shock termici e alla corrosione in particolari ambienti aggressivi;
diminuiscono però duttilità e tenacità alla frattura ed i coefficienti di dilatazione e
di conducibilità termica.
Si tende in generale a classificare i compositi in base al tipo di rinforzo che viene
impiegato ed in particolare in base alle sue caratteristiche geometriche. Una prima
Capitolo 2 Presentazione del materiale
18
distinzione può quindi essere fatta raggruppando i compositi in due categorie
fondamentali:
• Compositi con rinforzo continuo, cioè contenenti fibre o filamenti continui.
(Fig. 2.1)
• Compositi con rinforzo discontinuo (che saranno quelli esaminati in questo
lavoro), contenenti fibre corte, whiskers o particelle. (Fig. 2.2)
L’impiego dei compositi a matrice metallica in sostituzione dei materiali avanzati
tradizionali (leghe di Alluminio e di Titanio) permette di conseguire riduzioni di
peso fino al 40%, un simile beneficio è estremamente importante in un settore
come quello dei trasporti (industria automobilistica ed aeronautica).
Ogni gruppo di materiali ha caratteristiche peculiari dal punto di vista fisico e
meccanico che dipendono dal tipo di rinforzo e dalla sua frazione volumetrica,
dalla composizione della lega e dalla tecnologia di produzione impiegata.
I compositi con rinforzo discontinuo hanno caratteristiche di maggior isotropicità
rispetto a quelli con rinforzo a fibre lunghe e lasciano intravedere potenzialità di
gran lunga superiori grazie soprattutto al loro costo inferiore che li rende adatti ad
applicazioni in settori a larga diffusione quali quello automobilistico, motoristico,
aeronautico e dei trasporti in generale.
Per la produzione dei materiali compositi a matrice metallica si possono impiegare
processi col metallo allo stato liquido (liquid pressing, liquid infiltration, squeeze
Figura 2.1
Figura 2.2
Capitolo 2 Presentazione del materiale
19
casting, ecc.), allo stato solido (metallurgia delle polveri), oppure allo stato
semiliquido, ma in ogni caso, la scelta del processo deve essere fatta in funzione
della combinazione matrice/rinforzo utilizzata e della qualità del materiale da
produrre. Infatti, i processi in fase solida consentono di impiegare temperature
inferiori a quelli in fase liquida e quindi provocano un minor degrado del rinforzo.
I materiali compositi, in funzione delle tecnologie utilizzate per la loro produzione,
presentano proprietà fisico-meccaniche piuttosto differenti tra loro; queste
differenze contribuiscono a determinare e diversificare i loro campi di
applicazione.
Nell’ambito del discorso relativo alle applicazioni è comunque necessario tenere
conto del fattore costo, sia riferito alle materie prime, sia alle metodologie di
produzione, che concorre ovviamente a determinare i settori di utilizzo del
prodotto composito.
E’ fondamentale, nella realizzazione di un MMC, creare dei legami tra rinforzo e
matrice per consentire il bilanciamento dei carichi dalla matrice al rinforzo,
cercando di evitare il degrado del rinforzo a causa di interazioni chimiche con la
matrice.
Infatti, i fenomeni chimico-fisici che si realizzano all’interfaccia fra matrice e
rinforzo sono spesso responsabili del decadimento delle proprietà meccaniche del
composito stesso. Tali fenomeni sono particolarmente attivi alle alte temperature,
per questo motivo anche la tecnologia di produzione adottata svolge un ruolo
importante in questo senso.
In presenza di sistemi matrice-rinforzo estremamente reattivi si può ricorrere alla
ricopertura del rinforzo con elementi maggiormente compatibili con la matrice,
oppure variare opportunamente le modalità di fabbricazione.
Un altro aspetto importante riguardante le interfacce tra fibre e matrice nei
compositi, è rappresentato dalle modificazioni microstrutturali della matrice
presenti in prossimità del rinforzo. Poiché spesso la matrice metallica ed il rinforzo
ceramico presentano coefficienti di dilatazione termica marcatamente differenti,
Capitolo 2 Presentazione del materiale
20
fin dal momento della produzione del materiale e in seguito a raffreddamenti più o
meno bruschi, in prossimità delle interfacce insorgono tensioni che si risolvono
almeno parzialmente nella deformazione plastica della matrice. L’incrudimento di
una parte della matrice contribuisce da un lato ad accrescere la resistenza del
materiale, d’altra parte però, lo stato di tensione all’interfaccia potrebbe
determinare una perdita di adesione tra i due componenti o addirittura la
formazione di microcricche.
La prima importante applicazione su scala commerciale dei MMC, si è
concretizzata nella produzione di pistoni per motori diesel ottenuti con tecnologia
“Squeeze Casting” rinforzati con whiskers di SiC. Successivamente ai whiskers di
carburo di Silicio si sono sostituiti altri elementi di rinforzo come ad esempio fibre
di allumina, alluminosilicati, con costi largamente inferiori.
Possiamo trovare numerose altre applicazione nel settore aerospaziale ed in quello
dei turbogas dove la resistenza al creep è una necessita come il mantenere ridotto il
peso sia del materiale da portare in quota (nel primo caso) sia delle masse in
rotazione (nel secondo caso).
2.2 L’HIP (Hot Isostatic Process)
Il processo isostatico a caldo (HIP) è un procedimento relativamente nuovo per la
metallurgia.
La ricerca in questo campo si focalizza più spesso nell’ottimizzazione dei processi
già esistenti piuttosto che sulla creazione di procedimenti completamente nuovi
che richiederebbero decine d’anni per essere impiegati su scala industriale.
Spesso però, le tecnologie nascono per caso o, caso ancora più comune, nascono
ideate per un fine diverso da quello per cui assurgono all’uso comune quando la
produzione industriale le fa proprie ed è proprio il caso dell’HIP [2.1].
L’HIP nasce nei laboratori della Battelle, a Columbus Ohio, agli inizi degli anni
’60 grazie a H. Saller, R. Dayton, S. Paprocki e E. Hodge e viene concepita come
Capitolo 2 Presentazione del materiale
21
un processo per scarsissimi volumi per la produzione di combustibile nucleare ad
alti costi.
Le potenzialità dell’HIP però sono state subito capite e sfruttate al meglio
reindirizzando questa tecnologia per la produzione intensiva e molto veloce anche
di materiali a basso costo come gli acciai veloci per utensili.
Di seguito si illustreranno i punti fondamentali del processo facendo riferimento
alle peculiarità dell’HIP nella preparazione di componenti in Titanio.
2.2.1 Descrizione del processo
Il procedimento è molto semplice da descrivere. Si sfrutta la combinazione di
un’elevata temperatura e di una pressione molto forte, in genere di un gas inerte,
applicata sul corpo da lavorare. [2.1]
Il processo si svolge all’interno di una camera pressurizzata contenente all’interno
le fonti di calore necessarie. La camera ha un unico collegamento che viene
utilizzato per fornire gas, combustibile e regolare il controllo.
L’HIP è utilizzato normalmente per tre diversi impieghi
1. La consolidazione delle polveri, chiamata hot isostatic pressing, hot isostatic
compaction o isostatic hot pressing.
2. La saldatura per diffusione, chiamata saldatura da gas in pressione, saldatura
isostatica per diffusione o saldatura HIP.
3. Il risanamento dei difetti di colata o Defect Healing
2.2.1.1 Consolidamento delle polveri mediante HIP
Il consolidamento delle polveri è l’impiego maggiormente sfruttato dell’HIP e
serve a realizzare dei pezzi di forma complicata con un’elevata finitura. Lo
sviluppo di questa tecnica ha permesso di superare l’uso precedente dell’HIP che
prevedeva di realizzare forme semplici, come le billette, da lavorare
successivamente.
Capitolo 2 Presentazione del materiale
22
Il pezzo esce dal processo quasi finito (near net shape); ciò rappresenta un
importante traguardo per tutti quei componenti che devono essere realizzati in
materiali che risentono molto delle lavorazioni meccaniche o che non permettono
un riciclaggio consistente degli scarti (come il Titanio).
2.2.1.2 I Passi fondamentali del processo
Il processo si compone di pochi passi fondamentali (fig. 2.3) [2.1]
• Le polveri vengono pre formate in un contenitore flessibile della forma
desiderata ma leggermente sovra dimensionato
• Le polveri sono state degassate in alta temperatura e sotto vuoto per fare
espellere tutti i gas solubilizzati nel metallo
• Viene fatto il vuoto nell’involucro flessibile e poi lo stesso viene sigillato.
• Si inserisce il contenitore nella camera pressurizzata fino a che il processo non
si ultima combinando temperatura ed alta pressione (fig. 2.4).
Figura 2.3