Prefazione
In un contesto industriale che negli anni si proietta sempre più verso un tipo di produzione
che, per andare incontro alle esigenze del cliente, esalta la diversificazione del prodotto
senza perdere di vista la qualità, la variabile flessibilità assume un ruolo fondamentale per
lo sviluppo di qualsiasi realtà manifatturiera.
La scelta di una produzione automatizzata diventa perciò necessaria, come confermato dai
sempre più frequenti casi di aziende che ricorrono alla robotica per l’allestimento delle
proprie celle di lavorazione.
È proprio intorno ai due concetti di FLESSIBILITA’ ed AUTOMAZIONE che si inserisce
il progetto Ultraflex, promosso dalla LAMIER s.p.a., dal quale è nata la presente tesi. Esso
si propone di sviluppare un processo di formatura della lamiera che abbia come base di
partenza la ben nota tecnologia di incremental forming.
Per applicare tale tecnologia si sceglie di utilizzare il Tricept HP1, un robot ibrido con
buona capacità di carico ed ampio spazio di lavoro. Attorno a questo robot si può tentare di
allestire una cella che, munita di un certo numero di assi, favorisca la realizzazione di
processi di lavorazione ad elevata flessibilità.
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Prefazione
Dati i numerosi problemi legati ai costi, ai tempi e alla complessità che una ricerca basata
esclusivamente su prove di laboratorio comporta, si può pensare di avvalerci dell’utilizzo
di un software di simulazione ad elevate prestazioni: questo, oltre ad offrire la possibilità di
effettuare un’analisi completa di fattibilità sui prodotti proposti, essendo interfacciabile
direttamente al controllore del Tricept, può permettere di lanciare da PC il codice da far
eseguire al robot.
Partendo dalle considerazioni appena fatte, in questa tesi si effettuerà uno studio completo
della cinematica del manipolatore: essendo il robot di natura ibrida, sarà necessario
disaccoppiare tale studio in due parti al fine di analizzare separatamente la struttura
parallela iniziale e quella seriale finale.
Successivamente, una volta individuate le configurazioni di singolarità che caratterizzano
lo spazio di lavoro del Tricept, dopo aver descritto i sistemi motoriduttori che lo muovono,
si dovrà svolgere un’analisi di manipolabilità dello stesso, ricavando i relativi ellissoidi in
forza ed in velocità.
Cercheremo allora di determinare la capacità di carico del robot nelle varie configurazioni
che questo assume in fase di lavorazione e di fare delle valutazioni sulla percorribilità dei
tracciati CAM di una serie di prodotti.
Infine, servendoci del software di simulazione IGRIP, una volta caratterizzata la possibile
cella automatizzata da utilizzare per la nostra tecnologia di formatura incrementale (dovrà
avere proprietà di elevata rigidezza e flessibilità), sarà interessante simulare delle
lavorazioni e generare i relativi codici PDL2 da inviare al controllore C3G Plus del
Tricept.
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Capitolo 1
Cenni sulla formatura della lamiera
In questo capitolo, si accennerà brevemente alle varie tecnologie di formatura delle lamiere
che si stanno sviluppando nel panorama industriale, focalizzando l’attenzione soprattutto
su quelle di carattere innovativo. Tali tecnologie ci aiuteranno a capire meglio gli aspetti
che contraddistinguono il processo di formatura incrementale (incremental forming) che si
sta sviluppando negli ultimi anni e che costituisce l’oggetto di studio di questo lavoro. Ci si
concentrerà poi su quest’ultima tecnica per capire quali siano i limiti, le problematiche ed i
margini di miglioramento della stessa.
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
1.1 Lo stampaggio della lamiera
La lavorazione della lamiera, intesa come processo a freddo mediante il quale una lamiera
muta la sua forma, sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nell’industria meccanica in
quanto questo semilavorato unisce doti di leggerezza e di resistenza meccanica garantendo
uniformità dello spessore [Cal04].
Figura 1.1 Processo di imbutitura
Il processo più semplice di stampaggio della lamiera è l’imbutitura che prevede l’utilizzo
di un punzone della stessa forma del pezzo e di una matrice in mezzo ai quali viene inserito
il foglio. La presenza di un premilamiera impedisce il formarsi di grinze.
Dati però gli evidenti limiti di questa tecnica di formatura, è nata la necessità di ottenere
forme più complesse: per questo si è fatto ricorso ad altre metodologie di stampaggio che
prevedono l’ausilio di presse (idrauliche o meccaniche) per la chiusura di stampi di varia
grandezza. Lo stampo è composto da almeno due parti metalliche complementari (maschio
e femmina) che, essendo molto costose, obbligano alla produzione di un elevato numero di
pezzi per poter essere ammortizzate.
Figura 1.2 Stampo industriale
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
Il ciclo produttivo in cui viene inserito lo stampaggio non termina con la semplice chiusura
dello stampo da parte delle presse, ma si articola in una serie di fasi ognuna delle quali
contribuisce ad aggiungere dettagli al prodotto:
- Formatura: è la prima operazione, modella la lamiera dandogli una forma
tridimensionale vicina a quella definitiva;
- Foratura: aggiunge fori e aperture al pezzo;
- Rifilatura: per mezzo di presse trancianti viene ripulito il pezzo da
residui metallici ed avanzi di materiale;
- Assestamento: la formatura viene completata con l’aggiunta al pezzo di tutti
i dettagli necessari;
- Flangiatura: vengono piegati a 90° i bordi non lavorati in precedenza
in modo da creare delle superfici di accoppiamento con altri
componenti.
Una componente che fortemente influenza lo stampaggio è l’azione dell’attrito e dell’usura
che altera le superfici e le caratteristiche dei prodotti e che, se non controllata, comporta
l’interruzione del ciclo produttivo per consentire la manutenzione o la sostituzione degli
stampi (tempo tolto alla produzione). Inoltre, essendo la deformazione della lamiera
diversa da zona a zona, diversa sarà anche la componente di usura. In questa tecnologia
non di poco conto sono anche i problemi legati all’inquinamento ambientale (smaltimento
delle polveri) e a quello acustico (battilastra).
Il processo produttivo inizia con la realizzazione di modelli di stampo in resina di costo
contenuto, adatti alla produzione di pochi pezzi, sui quali, con l’ausilio dei battilastra,
verranno ricavati una serie di prototipi; questi vengono utilizzati per effettuare delle
verifiche funzionali o come proposte di scelta per il cliente.
Una volta scelto il prototipo da realizzare verrà costruito lo stampo mediante
digitalizzazione del profilo e verrà avviata la produzione.
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
1.2 Tecnologie innovative e alternative di formatura
Accanto alla classica tecnologia di stampaggio appena esposta, negli ultimi anni, sono nate
anche altre metodologie di formatura della lamiera stimolate dall’evoluzione del mercato,
spinto sempre più verso la produzione di piccoli lotti e la personalizzazione del prodotto in
base alle richieste del cliente.
È per questo che si sono sviluppate nuove tecniche sempre più flessibili volte al
miglioramento di quelle già esistenti.
Ricordiamo quelle più importanti:
1. Stampi rivestiti in PVD Per preservare dall'usura e dalla corrosione gli stampi
si è riscontrato negli ultimi anni un sempre maggior impiego della tecnica di
rivestimento dello stampo stesso attraverso la Physical Vapor Deposition
(PVD), deposizione allo stato fisico di vapore di carburi o nitruri di titanio o
altre sostanze particolarmente resistenti all'usura e alla corrosione. Il prodotto
così migliora di qualità e la durata dello stampo aumenta fino a 30 volte.
2. Stampi con elementi mobili Per ottenere prodotti con geometrie complesse e
sottosquadri si ricorre ad un tipo di matrice che, sotto la spinta del punzone,
varia la propria geometria.
Figura 1.3 Matrice ad elementi mobili
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
3. Formatura per stiratura Grazie all’utilizzo di apposite pinze i lembi
contrapposti della lamiera vengono afferrati e stirati generando una forza di
trazione che provoca la deformazione nelle due direzioni principali senza
l’utilizzo di forze di ricalcatura. La formatura avviene per mezzo di un
movimento relativo tra le pinza (e quindi la lamiera) e un controstampo. I
prodotti derivati da tale tecnologia, per la semplicità di questa, non presentano
mai geometrie troppo complesse.
Figura 1.4 Processo di formatura per stiratura
4. Stampi riconfigurabili Questi stampi sono costituiti da una serie di punzoni
uguali che si vanno a disporre in modo tale da approssimare quanto più
possibile la geometria che si vuole ottenere: a tal proposito i punzoni sono
regolati in altezza per mezzo dell’interfacciamento con un calcolatore
elettronico. Il calcolatore ci permette di valutare la forma migliore da far
assumere allo stampo e di configurare lo stesso in modo automatico: tale
flessibilità del sistema ci aiuta a ricavare innumerevoli geometrie e ad applicare
eventuali modifiche in modo quasi immediato.
Figura 1.5 Stampo riconfigurabile
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
L’utilizzo di questa tecnologia riduce i contatti tra lamiera e stampo a pochi
punti con conseguente diminuzione dell’attrito.
I limiti osservati riguardano essenzialmente la geometria discreta della
superficie, vincolata dalla grandezza dei punzoni mobili. Più questi sono
piccoli, maggiore è la continuità della forma dello stampo ma al tempo stesso
maggiori sono anche i costi.
5. Formatura mediante forze magnetiche Per deformare la lamiera viene
utilizzata la forza applicata per mezzo di un campo magnetico generato da una
bobina percorsa da corrente elettrica. Questa tecnica produce deformazioni
poco profonde con velocità molto elevate, il che impedisce uno scorrimento
ottimale del materiale [OeK92].
6. Stampo con matrice flessibile In questa tecnica di formatura viene usato un
semistampo rigido e una matrice flessibile realizzata con un cuscino di gomma
o con una membrana di poliuretano spinta da un fluido in pressione.
Interponendo un foglio di lamiera, questo verrà deformato a sua volta con
elevata precisione (buona finitura superficiale) e permetterà la realizzazione di
forme complesse e profonde, con l’interessamento di basse componenti di
attrito [Kal95].
7. Idroformatura In questo caso la deformazione è ottenuta dall’azione di un
fluido in pressione che sostituisce uno degli stampi: il fluido costringe la
lamiera ad aderire all’unico stampo solido utilizzato e ad assumere la geometria
di quest’ultimo.
Tale tecnica può presentare varie configurazioni: idroformatura a punzone
d’acqua, idroformatura a matrice d’acqua o idroformatura di bilamiera
(formatura contemporanea di due lamiere su due semigusci solidi simmetrici).
La presenza di una modesta componente di attrito produce basse tensioni di
scorrimento del materiale, il che ci permette di ottenere superfici molto levigate
ed omogenee.
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
Figura 1.6 Passi fondamentali dell’idroformatura a matrice d’acqua
Per poter mandare in pressione il fluido è necessario un impianto idraulico di
pompaggio che comporta un aumento dei costi: questo problema viene però
controbilanciato dall’utilizzo di materiali più economici quali legno e resine per
produrre gli stampi. Purtroppo va evidenziata una elevata lentezza del processo
con tempi ciclo che oggi si attestano attorno ai trenta secondi [Mic03].
8. Formatura incrementale della lamiera Può presentarsi in due forme:
- Spinning (imbutitura al tornio) Prevede l’utilizzo di macchine a
controllo numerico che, al posto dell’utensile per l’asportazione di
truciolo, presentano un rullo di apposita geometria in grado di
deformare la lamiera.
Figura 1.7 Spinning
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
La matrice è assialsimmetrica e, una volta posta in rotazione, trascina
con sé la lamiera, mentre l’utensile, premendo lungo l’asse di simmetria,
segue il profilo della matrice stessa deformando al tempo stesso il foglio
metallico.
Sono previste due tipologie di approccio: spinning puro (lamiera
piegata) e shear spinning (lamiera piegata e stirata)
- Formatura incrementale (incremental forming) L’utilizzo di
macchine utensili a controllo numerico rende più dinamica la fase di
prototipazione ed aggiunge flessibilità alla catena produttiva; come per
lo spinning la lamiera viene deformata localmente ed in modo
incrementale da un punzone, superando però in questo caso il
precedente limite della simmetria assiale.
Il processo si suddivide in una serie di lavorazioni bidimensionali su
piani tra loro paralleli, realizzate con l’ausilio di un tendilamiera.
La tecnologia di incremental forming si può presentare in una grande varietà di
configurazioni: la più semplice è costituita da una deformazione libera della lamiera che,
trattenuta da un telaio tendilamiera e senza alcun supporto su cui poggiare, è soggetta alla
spinta del punzone.
Figura 1.8 Schema di formatura incrementale
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
Un’evoluzione del processo è data dall’introduzione di un controstampo che riprende la
forma geometrica del prodotto da ottenere e sul quale il punzone preme la lamiera. La
formatura incrementale può a sua volta essere realizzata con tre metodiche distinte:
• Modello in negativo
La lamiera viene poggiata e bloccata su un controstampo fisso, costituito da una
tasca scavata in un blocco di materiale, che riproduce il negativo dell’oggetto da
ottenere.
Figura 1.9 Formatura incrementale con modello in negativo
• Modello in positivo
Al posto della tasca si ha un controstampo con sviluppo in positivo, per riprodurre
il quale si rende necessario introdurre un ulteriore asse al sistema. In pratica la
lamiera, e quindi il telaio, sono montati su un asse della macchina CN che varia la
sua posizione in modo sincronizzato con il punzone. La traiettoria imposta al
punzone si sviluppa su piani paralleli tra loro e perpendicolari all’asse del punzone,
e costituisce il perimetro del pezzo su quel piano.
Figura 1.10 Formatura incrementale con modello in positivo
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
Figura 1.11 Lavorazione di formatura incrementale con modello in positivo
• Modello riconfigurabile
La lamiera viene deformata localmente da due punzoni mobili, uno superiore e uno
inferiore, che seguono opportune traiettorie imposte dalla programmazione (non si
utilizza quindi un controstampo).
La caratteristica più interessante della tecnologia di incremental forming è la
riconfigurabilità dello stampo; infatti, nello stampaggio classico entrambe le parti
costituenti lo stampo sono solide e per modificarle o si agisce meccanicamente su di esse o
si deve sostituirle.
Con questa nuova tecnica, invece, si possono realizzare infinite geometrie semplicemente
riconfigurando il percorso del punzone mediante riprogrammazione dello stesso: perciò le
uniche parti meccaniche che possono venire eventualmente sostituite sono il punzone (se è
necessario variare la sua forma) e il modello (realizzato con materiale economico come
legno per stampi o resina).
La riconfigurabilità rende l’incremental forming particolarmente utile nella fase di
realizzazione di nuovi prodotti come metodo di prototipazione rapida: rende le fasi di
progettazione e di realizzazione del prototipo maggiormente collegate in quanto è possibile
interagire su di esse mediante calcolatore elettronico.
A fronte di ciò, però, va detto che tale tecnologia può essere utilizzata solo per piccole
serie di produzione, in quanto, essendo tali prodotti orientati al cliente e quindi largamente
diversificati, i loro tempi di realizzazione risultano molto elevati.
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
È possibile distinguere due tecniche fondamentali di formatura incrementale [Tar04]:
1. Flexible Forming Machining: Consiste nel formare una lamiera per mezzo di
un premilamiera, un punzone e una matrice (o stampo) mobili, controllati per
mezzo di un PC [CGA03].
A sua volta questa tecnologia prevede due possibilità:
Stretchforming Il premilamiera, che impedisce il flusso di materiale
durante la lavorazione, si muove fino a localizzare la parte di lamiera da
deformare mentre lo stampo sottostante si solleva e il punzone scende
dall’alto. Questo metodo presenta un alto grado di flessibilità e una
semplice geometria degli utensili ma al tempo stesso facilita l’insorgere
di difetti estetici e limita le profondità ottenibili.
Figura 1.12 Rappresentazione dello Stretchforming
Deep Drawing Process In questo caso, invece, viene permesso il flusso
di materiale verso la parte che si sta deformando, il che facilita il
raggiungimento di elevate profondità nel prodotto finito; inoltre, si deve
disporre di uno stampo completo dove appoggiare il grezzo con una
evidente diminuzione della flessibilità. Anch’esso presenta il problema
dei difetti di superficie causati dallo strisciamento dell’utensile.
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Capitolo 1: Cenni sulla formatura della lamiera
Figura 1.13 Rappresentazione del Deep Drawing Process
2. Sheet Dieless Forming: Questa tecnica non necessita dello stampo: interfaccia
un elaboratore ad una macchina a controllo numerico sviluppando, mediante
software CAM, un percorso utensile. Purtroppo i tempi macchina richiesti per
ottenere buoni risultati sono abbastanza elevati e possono arrivare anche a 25
minuti: è per questo che viene utilizzato unicamente per realizzare prototipi,
pezzi di ricambio o piccole serie [Koc01].
Il pregio fondamentale dello Sheet Dieless Forming è sicuramente l’elevata
flessibilità e il basso costo. Se si vogliono ad esempio fare delle modifiche ad
un prodotto basterà modificare il modello CAD, ed eventualmente il punzone.
Dopo aver illustrato le principali caratteristiche delle tecniche di formatura incrementale,
risulta evidente il vantaggio che si può trarre, nel realizzarle, dall’utilizzo di un robot ad
elevate prestazioni. Quest’ultimo, avendo a disposizione un numero di assi maggiore delle
macchine CN, è in grado di realizzare forme di natura più complessa senza bisogno di
smontare il pezzo o cambiare utensile.
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Capitolo 2
Modello cinematico del robot ibrido
TRICEPT HP1
Andiamo ora a descrivere le caratteristiche fondamentali delle varie tipologie di robot
seriali e paralleli, così da poter poi approfondire lo studio del particolare manipolatore a
struttura ibrida utilizzato in questo lavoro: tale manipolatore è il Tricept, progettato e
costruito da SMT Tricept (ex Neos Robotics) e commercializzato anche da ABB. Il
modello a nostra disposizione è della Comau, azienda leader nel settore dell’automazione,
ed è siglato HP1.
Scopo di questo studio sarà quello di ricavare la cinematica diretta e inversa del
manipolatore per servircene poi quando andremo ad applicarlo alla tecnica di incremental
forming. In seguito si andrà a vedere, mediante l’ausilio di software di simulazione, come
si comporta il Tricept all’interno del suo spazio di lavoro per trarre delle conclusioni sulle
possibili applicazioni future della nostra tecnologia.
In questo modo si vuole realizzare un sistema robotico che ruoti attorno al concetto di
flessibilità, aspetto questo non proprio dei processi di formatura tradizionali.
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