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Introduzione
La presente tesi si pone come obiettivo quello di fornire un contributo al filone di
ricerca riguardante la scelta della struttura organizzativa ottimale nel settore
bancario. Il filo conduttore dell’analisi e la domanda a cui si cercherà di dare risposta
saranno: conviene mantenere i Consigli d’Amministrazione delle singole banche rete
all’interno di un gruppo bancario o è opportuno eliminarli, mantenere solo il marchio
commerciale e creare una struttura più snella e meno costosa. In altri termini, la
conservazione dei singoli CdA crea un valore aggiunto maggiore per il gruppo o
sono soltanto fonte di costo e di asimmetrie informative?
L’approccio metodologico con cui sarà affrontato il problema sarà quello delle
asimmetrie informative. Verranno quindi messe a fuoco le propensioni verso
situazioni di adverse selection e di moral hazard che caratterizzano i diversi soggetti
nel rapporto banca-impresa.
Nel contesto economico attuale, la relazione che lega struttura organizzativa e
processo creditizio ha assunto una rilevanza sempre maggiore come sentiero di
sviluppo strategico del settore finanziario. La necessità di implementare adeguate
scelte organizzative, che permettano di stimare correttamente il grado di rischio di
credito assunto e di ottimizzare la gestione di tale rischio, risulta fondamentale per
rispondere alla forte spinta competitiva e globalizzatrice che caratterizza il comparto
bancario. Per cercare di dare una risposta ai problemi delineati in precedenza, verrà
condotta un’analisi empirica su un campione di dodici banche a livello nazionale.
Saranno individuate particolari proxy che rispecchino i pro e i contro legati a ciascun
modello organizzativo per determinare quale configurazione meglio si adatta alla
valorizzazione dell’informazione e alla minimizzazione delle asimmetrie
informative. In sostanza, si proverà a capire quale sia l’impatto di una struttura
fondata sul controllo (multi-legal entities) e di una struttura fondata sul comando
(mono-legal entities) sulla valutazione del merito creditizio della controparte.
Partendo da questo presupposto, la tesi sarà suddivisa in due parti, a una iniziale
analisi di tipo teorico seguirà una ricerca empirica.
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La parte teorica verrà sviluppata focalizzando l’attenzione su quattro argomenti
cardine: le asimmetrie informative, i modelli organizzativi nel comparto bancario, il
processo creditizio e le metodologie di valutazione del rischio di credito.
Nel primo capitolo, dopo un’attenta disamina dei principali contributi teorici
legati al ruolo dell’informazione all’interno dei mercati finanziari e del rapporto
banca-impresa, saranno analizzati in modo approfondito i concetti di moral hazard e
adverse selection. Lo studio metterà in luce come tali fenomeni siano legati a diverse
figure nell’organigramma bancario, sia nel caso di mantenimento sia di eliminazione
dei CdA. Successivamente verrà delineato il ruolo svolto dagli intermediari finanziari
nell’attenuare l’impatto negativo delle asimmetrie informative nel sistema
finanziario. Nell’ultima parte saranno descritte le caratteristiche peculiari che
caratterizzano l’agency theory e i principali strumenti di controllo.
Il secondo capitolo sarà focalizzato sullo studio dei principali modelli
organizzativi adottati dagli istituti di credito. In particolare, lo studio dei modelli
interni verrà sdoppiato in una duplice analisi: in un primo momento si focalizzerà
l’attenzione sugli assetti istituzionali tipici, nella seconda parte si approfondirà il
tema degli assetti organizzativi veri e propri. Le scelte riguardanti il primo assetto
risulteranno caratterizzate dai vincoli normativi; il secondo ambito di analisi invece
sarà legato alla massimizzazione del grado di efficienza ed efficacia nel
raggiungimento degli obiettivi strategici bancari. L’assetto organizzativo verrà a sua
volta analizzato sotto un duplice profilo, si evidenzieranno innanzitutto i fattori
positivi e negativi legati alla U-Form e alla M-Form, successivamente verrà fatto un
confronto tra gruppo (polifunzionale e federale) e banca universale. La parte finale
del capitolo rappresenta l’elemento centrale di tutta la tesi. In essa verranno infatti
contrapposte le due configurazioni che hanno originato il quesito iniziale: Consiglio
d’Amministrazione (per la struttura di tipo multi-legal entities) e Direzione d’Area
(per la struttura di tipo mono-legal entities). In ultimo, oltre a inquadrare i diversi
aspetti problematici che caratterizzano il comparto bancario, si cercherà anche di
capire quali sono gli strumenti a disposizione per porre rimedio a tali problemi. Ai
concetti di moral hazard e adverse selection si ricollegherà quindi il tema del
controllo e del monitoring. Fra questi sarà importante analizzare l’efficacia degli
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incentivi economici legati ai risultati, del meccanismo della rotazione dei
responsabili e del processo di pianificazione e di governance.
Nel terzo capitolo verranno approfondite diverse tematiche quali la distanza sede-
filiale, la distanza banca-cliente e le diverse metodologie di valutazione del merito
creditizio. Per quanto riguarda il primo aspetto, l’ampio spazio dedicato dalla
letteratura al tema della distanza tra centro decisionale e centro periferico è connesso
all’individuazione della catena gerarchica quale fattore essenziale capace non solo di
condizionare le iterazioni del rapporto banca-impresa ma anche di garantire
l’acquisizione, per la banca, di un vantaggio informativo fondamentale. Nell’ambito
dei processi di valutazione, invece, si procederà a uno studio dei due principali
modelli utilizzati per processare le informazioni utili nella scelta di allocazione del
credito: l’automated system e il judgmental system. Successivamente verranno
approfondite le metodologie del credit scoring e del rating interno, in termini di fasi
operative, processi decisionali e soggetti preposti.
Il quarto capitolo si concentrerà sull’analisi del processo creditizio lungo tutta la
filiera e sull’individuazione delle diverse sfaccettature che caratterizzano
l’informazione nell’ambito del rapporto banca-cliente. In particolare, si
approfondiranno i temi riguardanti la soft information, la trasmissione della soft
information e i processi di hardening of soft information. Si proverà a capire se
l’eliminazione delle legal entities tra le banche rete porterà a uno snellimento della
gerarchia e a una maggiore e più veloce diffusione della soft information.
Attualmente infatti l’informazione qualitativa viene raccolta nelle filiali e permane
nei livelli inferiori della gerarchia, l’obiettivo è capire attraverso quale struttura è
possibile includere maggiormente l’informazione qualitativa nei processi di
screening. Tale analisi è molto importante in quanto la maggior parte delle imprese
in Italia è di tipo medio-piccola e caratterizzata da un’alta opacità informativa; data
la carenza di hard information per questa categoria d’imprese diventa quindi
essenziale la raccolta e la trasmissione di soft information attraverso una struttura più
snella e maggiormente radicata sul territorio.
Nel quinto e ultimo capitolo verrà analizzato un campione composto da dodici
banche nazionali, su un arco temporale quadriennale (2008-2011). Il campione sarà
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suddiviso in due gruppi, il primo caratterizzato da una struttura mono-legal entities e
il secondo da una struttura multi-legal entities. L’analisi successiva verrà condotta
sotto un duplice profilo, ad un’iniziale studio riguardante l’assetto organizzativo e le
diverse metodologie di valutazione che contraddistinguono ciascuna banca, seguirà
la costruzione di particolari indicatori di bilancio che permetteranno di valutare
l’andamento della qualità creditizia e delle relative politiche di copertura.
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CAPITOLO PRIMO
Il quadro teorico di riferimento:
le asimmetrie informative nel sistema finanziario
1.1 Cenni introduttivi
Un’importante ambito di analisi all’interno dei mercati finanziari riguarda le
asimmetrie informative e i problemi di razionamento del credito. Detto ambito
rappresenta, infatti, il punto di partenza naturale dell’analisi a seguito della diffusa e
varia presenza di situazioni di informazione asimmetrica tra il prenditore (principal)
e il datore di fondi (agent). Ai primi studi nel campo del razionamento del credito,
datati anni cinquanta, fanno seguito ulteriori approcci metodologici formulati alla
fine degli anni ottanta legati alla formulazione della teoria dell’informazione. In
particolare, i contributi di Akerlof (1970), Keeton (1979), Stiglitz e Weiss (1981) si
focalizzano sul problema dell’incertezza informativa, intrinseca alla qualità dei beni
scambiati, quale presupposto del fallimento dei rispettivi mercati di riferimento (ad
esempio il mercato delle auto usate per Akerlof). Allargando il punto focale, è
possibile applicare questi schemi teorici anche ai mercati finanziari. Tali mercati
sono caratterizzati dallo scambio di promesse future di pagamento a fronte della
disponibilità immediata di risorse reali. La promessa e, di conseguenza, l’efficienza
dei mercati finanziari sono quindi legati in modo inscindibile all’imperfetta
distribuzione di informazioni riguardante la possibilità che la promessa venga
rispettata.
In generale, il prenditore si trova in una situazione di vantaggio informativo
rispetto al potenziale finanziatore in quanto dispone di informazioni superiori, sia per
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quantità che per qualità, relative al progetto che intende mettere in atto. In
particolare, il datore di fondi viene colpito in modo specifico da questo sistema a
causa della difficoltà di ricerca e dall’elevato costo nell’ambito del processo di
acquisizione delle informazioni. Va tenuto in considerazione, inoltre, che la
principale fonte di informazioni per il finanziatore è rappresentata dal prenditore; le
due controparti però sono contraddistinte da un fisiologico disallineamento degli
interessi in cui ogni soggetto cerca di massimizzare il proprio guadagno. Questa
condizione mette in evidenza che il rapporto tra le due controparti è intrinsecamente
caratterizzato da una costante presenza di asimmetria informativa a svantaggio del
datore di fondi.
Vi sono due principali forme di asimmetria informativa: adverse selection e moral
hazard. Nel caso in cui i problemi di asimmetria informativa emergano prima della
realizzazione dello scambio allora si rientra nell’ambito del comportamento pre-
contrattuale opportunistico o adverse selection. Viceversa, se il vantaggio
informativo permane a favore del prenditore anche successivamente il passaggio di
mano dei fondi allora si fa riferimento al comportamento post-contrattuale
opportunistico o moral hazard.
Nei successivi paragrafi si metterà in luce l’importanza dell’informazione
all’interno dei mercati finanziari e, in particolare, nel rapporto banca-impresa. Si
svilupperanno in modo più approfondito i concetti di adverse selection e di moral
hazard. In seguito, Si analizzeranno i compiti e le responsabilità degli intermediari
finanziari all’interno del sistema finanziario così delineato.
1.2 L’informazione nel sistema finanziario
La nozione di efficienza informativa nel mercato finanziario non è definita in
modo assoluto e universale ma può essere analizzata secondo diversi punti di vista.
Una prima classificazione è quella individuata da Tobin (1984)
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; in essa vengono
specificate quattro particolari forme di efficienza:
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Tobin J., On efficiency of the financial system, Lloyds Bank Review, 1984.
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1) Information-arbitrage efficiency (efficienza informativa): un mercato si trova
in una condizione di efficienza se non è possibile generare profitto attraverso scambi
basati sulle sole informazioni pubblicamente disponibili; questo perché tali
informazioni sono già state metabolizzate dal mercato. È possibile realizzare extra-
profitti invece nel caso si disponga di informazioni privilegiate
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.
2) Fundamental-valutation efficiency (efficienza valutativa): un mercato è
efficiente se i prezzi dei titoli riflettono correttamente i valori dei fondamentali degli
stessi;
3) Full-insurance efficiency (efficienza di completezza): “un mercato è
efficiente se assicura a tutti gli operatori contratti completi in relazione a tutti i
possibili stati del mondo e consente di effettuare scambi relativi a tutte le scadenze
future e a tutte le possibili eventualità”.
4) Functional efficiency (efficienza funzionale): un mercato è efficiente se
garantisce l’equilibrio del sistema economico nel suo complesso, facilitando
l’afflusso delle risorse verso i progetti di investimento più remunerativi.
Tenendo presente detta classificazione, nel proseguo dell’analisi sulle asimmetrie
informative si prenderà in considerazione principalmente la prima forma di
efficienza descritta. La condizione di asimmetria informativa che permea il mercato
finanziario e il rapporto banca-impresa, in particolare, compromette la fruibilità delle
informazioni essenziali per l’attività di valutazione da parte degli investitori. Tale
situazione asimmetrica può essere causata da diversi fattori: la diversa forza
contrattuale tra le due controparti, la presenza di informazioni privilegiate e/o di costi
per l’ottenimento e l’elaborazione delle informazioni.
La situazione di efficienza informativa si riscontra anche nel caso in cui
l’informazione totale non rappresenti la globalità dell’informazione disponibile
pubblicamente. Rispetto alla condizione di efficienza valutativa, quindi, l’efficienza
informativa ammette la presenza di informazioni riservate in possesso solo di una
parte degli operatori nel mercato.
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Alla luce di tale nozione di efficienza, Tobin afferma: “nei mercati efficienti solo gli insider possono
far quattrini, almeno in modo congruo. Qualsiasi cosa io e voi sappiamo, il mercato l’ha già
scontata”.
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Un’altra importante teoria è quella delineata da Fama nel 1870
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. L’autore afferma
che un mercato si trova in una condizione di efficienza se il pricing applicato
rispecchia fedelmente le informazioni disponibili in quel particolare istante
temporale.
Tale configurazione di efficienza informativa non deve però essere esplicitata in
termini assoluti; essa deve essere messa in relazione con le informazioni contenute
nel sistema dei prezzi. Sulla base della tipologia di informazioni riflesse dai prezzi, è
possibile distinguere tre forme di efficienza informativa:
a. Efficienza in forma debole: nel caso in cui i prezzi osservati sul mercato
riflettano tutta l'informazione contenuta nella serie storica dei prezzi stessi;
in un mercato caratterizza da efficienza debole, quindi, i finanziatori sono
impossibilitati a generare profitti sistematicamente più elevati sulla base
unicamente delle serie storiche.
b. Efficienza in forma semi-forte: se i prezzi attuali, oltre a riflettere i prezzi
del passato, incorporano anche tutte le altre informazioni disponibili al
pubblico (publicly available data) nel momento della valutazione; in tale
situazione, quindi, gli investitori non possono sperare di ottenere
rendimenti sistematicamente più elevati in virtù della mera acquisizione
delle informazioni di pubblico dominio passate e presenti.
c. Efficienza in forma forte: se i prezzi attuali, oltre a riflettere i publicly
available data, incorporano anche informazioni riservate; ne deriva che in
un mercato efficiente in forma forte nemmeno soggetti che dispongono di
informazioni privilegiate possono sperare di ottenere rendimenti più
elevati senza sopportare dosi maggiori di rischio.
Per concludere, Fama afferma che vi sono tre particolari condizioni al fine di
garantire una condizione di piena efficienza informativa:
1. mancanza di costi di transazione e di imposte;
2. set di informazioni disponibili senza costi nei diversi istanti temporali;
3
Fama E.F., Efficient Capital Markets: a Review of Theory and Empirical Work, Journal of Finance,
1970.
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3. aspettative omogenee degli investitori sui prezzi attuali e futuri.
Si rileva che la presenza contemporanea delle tre condizioni sopra descritte,
all’interno del mercato finanziario, è di difficile riscontro.
1.3 Il caso di informazione simmetrica tra datore e prenditore di
fondi
Questo campo di analisi si caratterizza per un uguale livello di informazione
disponibile tra le due controparti. Di conseguenza, il soggetto in surplus ha la
capacità di utilizzare tutta l’informazione in suo possesso per effettuare un’azione di
screening che gli permetta di discriminare senza incertezza tra prenditori meritevoli e
prenditori di cattiva qualità.
Anche in questa condizione però si possono verificare fenomeni legati al
razionamento del credito. Con razionamento del credito si intende la situazione in cui
la domanda di credito eccede l’offerta; in questo caso, il credito erogato dai soggetti
in surplus è inferiore alle richieste dei soggetti in deficit.
Un primo fattore caratterizzante nel concetto di razionamento del credito è legato
alla natura dello squilibrio tra domanda e offerta. Se il surplus di domanda è
transitorio e connesso a ritardi nell’aggiustamento del prezzo del credito, si ha una
situazione di razionamento di disequilibrio di breve periodo. Nel caso in cui, invece,
vengano introdotti vincoli di natura istituzionale si otterrebbe una forma di
razionamento di disequilibrio di lungo periodo, in quanto tali vincoli impedirebbero
il naturale aggiustamento della curva di domanda e offerta. In ultimo, se l’eccesso di
domanda permane indipendentemente dalla presenza di fattori di natura esogena, si
entra nell’ambito del razionamento di equilibrio derivante essenzialmente da
imperfezioni del mercato del credito.
Il fenomeno del razionamento di lungo periodo (Fig. 1.1) si osserva nel caso in
cui la banca massimizzi il suo profitto in corrispondenza di un tasso sui prestiti pari a
i₂. Detto tasso è inferiore al tasso di equilibrio i₁, punto in cui domanda e offerta di
prestiti si eguagliano. Nell’altro caso, quando si osserva una situazione di
razionamento di breve periodo, il tasso di interesse i₂ raggiunge il tasso di equilibrio
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i₁; l’aggiustamento tra i tassi però richiede un certo lasso temporale a seguito di
diversi fattori (ad esempio eccessi di offerta/domanda di depositi oppure presenza di
costi di aggiustamento dei tassi sui prestiti).
Fig 1.1 – Fenomeno del razionamento del credito
Uno dei primi modelli che ha cercato di spiegare le cause del razionamento del
credito è stato quello di Hodgman (1960)
4
. Tale teoria si focalizza principalmente sul
rapporto tra dimensione del prestito e rischio di insolvenza. In particolare,
all’aumentare della dimensione del prestito cresce anche il rischio di default del
debitore e con esso il tasso di interesse praticato. Se si postula tale concetto, la curva
di offerta dei prestiti per determinati clienti può assumere una conformazione
backward bending (Fig. 1.2).
In questo caso esistono due possibilità, se la domanda di credito è relativamente
limitata vi sono equilibri multipli; se la domanda è elevata, essa viene in parte
razionata. Nella seconda ipotesi, quindi, Hodgman argomenta che, all’aumentare
della dimensione del prestito, un aumento del tasso di interesse non è sufficiente a
prevenire il rischio di insolvenza e la banca cessa di concedere prestiti
indipendentemente dal tasso di interesse.
4
Hodgman D., Credit Risk and Credit Rationing, vol. 74, The Quarterly Journal of Economics, 1960.
E
R
E
EO
E
Domanda di prestiti Offerta di prestiti
Prestiti
Razionamento del credito
r
i
2
i
1
Processo di
aggiustamento