Introduzione
II
Le funzioni aziendali più coinvolte in questo tipo di processo
sono il marketing, le vendite e il supporto, funzioni che hanno un
rapporto diretto con il mercato e che quindi sono chiamate spesso
FrontOffice. Ognuna di queste funzioni possiede informazioni sui
clienti, gestisce contatti con loro e decide azioni è quindi
fondamentale che la collaborazione e lo scambio di informazioni sia
immediato e tempestivo, l’approccio CRM si pone questo come
obiettivo interno all’azienda per raggiungere l’obiettivo principale di
maggiore redditività nel business.
Nella prima parte, si affrontano le tematiche relative alle
discipline inerenti al knowledge management e alla gestione dei flussi
informativi dell’impresa, divenuti asset sempre più importanti nel
bilancio aziendale; attraverso un breve excursus sull’evoluzione del
marketing viene, quindi, sottolineata l’importanza del marketing
relazionale come nuova filosofia aziendale in grado di rendere
competitiva l’impresa.
I paradigmi precedenti, dal marketing operativo al marketing
one to one, cambiato il contesto non solo economico, ma anche
culturale e sociale, non sono sempre in grado di assicurare risultati
efficaci. Il marketing relazionale si prospetta come risolutivo per una
corretta comprensione del mercato: valutare il rapporto tra cliente e
impresa, significa valutare non una transazione, ma una relazione.
Uno dei principi del marketing relazionale è aumentare il
valore del ciclo di vita del cliente (Customer Life Time Value). Questo
valore, sintetizzabile con una formula algebrica, dipende da più
elementi: il numero delle transazioni generate dal singolo cliente, il
numero dei clienti dell’impresa, i ricavi e costi per ogni transazione e
il time value del singolo cliente. Il CRM consente all’azienda,
attraverso l’utilizzo di strumenti adeguati, di agire su queste variabili
in modo efficace ed efficiente.
Introduzione
III
Il secondo capitolo è dedicato ad una panoramica sul mercato
dei prodotti di Customer Relationship Management, con una
particolare attenzione per il mercato europeo, in leggero ritardo
rispetto a quello USA e alla realtà italiana, valutando il livello di
successo delle soluzioni CRM a seconda dei diversi settori e tipologie
di imprese. Parallelamente sono riportati alcuni risultati di un
sondaggio che esprime, dal punto di vista della clientela, come
l’esigenza di migliorare la relazione cliente-impresa non sia
univocamente ricercata dalle imprese.
Nella terza sezione del lavoro viene descritta la natura logica e
organizzativa del Customer Relationship Management come strategia
che applica i principi del marketing relazionale: ne vengono
sottolineate le potenzialità operative e le possibilità che fornisce il suo
utilizzo corretto, viene analizzato il processo di gestione della
relazione in tutte le sue fasi e si chiude con una panoramica sugli
impatti dell’implementazione di un sistema del genere sulla realtà
aziendale.
Il quarto capitolo riguarda gli aspetti tecnologici legati ad un
sistema CRM, dalla struttura di un’architettura-tipo, alla descrizione
dei singoli moduli applicativi correlati, con particolare attenzione per
gli aspetti legati alle tecnologie di Internet e alle possibilità di
integrazione dei sistemi di Customer Rerlationship Management con
le funzionalità dei portali aziendali. Un discorso più particolareggiato
è stato dedicato alle strutture e al funzionamento dei datawarehouse,
alle tecniche di gestione dei dati (datamining, tecnologie OLAP) e alle
funzionalità di trasformazione dei dati in azioni aziendali (quali, ad
esempio, Content manager, Interaction manager).
La quinta sezione si concentra sugli aspetti relativi
all’implementazione di un sistema di Customer Relationship
Management, in particolare descrivendone gli step operativi, le varie
catene del valore delle operazioni coinvolte e gli attori coinvolti, sia
esterni che interni all’azienda. La seconda parte del capitolo è
Introduzione
IV
dedicata alla valutazione delle operazioni di implementazione, sia in
termini operativi sia, soprattutto, in termini di redditività, cercando di
sopperire alla difficoltà della definizione del ROI di un progetto
informatico (e di CRM in particolare), proponendo un possibile
approccio di calcolo del ritorno economico (il cosiddetto metodo del
Fast ROI).
L’ultima parte del lavoro presenta Marketing.Manager, un vero
e proprio prodotto di CRM elaborato dalla società austriaca
Update.com e distribuito in Italia dal Gruppo Formula, ne descrive le
caratteristiche e funzionalità e quindi ne analizza tre casi reali di
applicazione, presso la stessa Formula, la società produttrice di
macchinari per l’automazione Rocwell Automatico Italia e la società di
consulenza informatica IrisCube, analizzandone in ognuno dei casi i
motivi di scelta, i processi implementativi e soprattutto le valutazioni
sul successo del progetto e sull’impatto economico e organizzativo
del CRM sulle loro realtà aziendali.
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
1
Capitolo 1
L’ORIGINE DEL CONCETTO DI
CUSTOMER RELATIONSHIP MANAGEMENT
1.1 Knowledge management e vantaggio competitivo
1.2 Dal mass marketing al marketing relazionale
1.1 KNOWLEDGE MANAGEMENT E VANTAGGIO
COMPETITIVO
Si sente discutere molto spesso di New Economy e di
stravolgimenti dei mercati, delle organizzazioni e delle nuove
strategie di gestione aziendale. Molti opinionisti sono caduti nella
trappola del trionfalismo, decretando la fine dell'epoca dell'Economia
delle risorse tangibili per battezzare il passaggio all'Economia della
Conoscenza o dell'Attenzione.
Di sicuro il cambiamento nelle organizzazioni è in atto e molto
dipende dall'introduzione di strumenti informatici e dalla
competitività innescata sui mercati, dove le aziende devono
gareggiare per il continuo raggiungimento di vantaggi competitivi.
Ma, come spesso capita in situazioni di transizione, l'entusiasmo per
il nuovo a tutti i costi fa perdere di vista le potenzialità e le criticità
degli strumenti e le effettive sfaccettature della realtà che tuttora
appare abbastanza caotica.
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
2
Si sente la necessità di strategie che, a parte i grandi proclami
della prima ora, sappiano indirizzare e coadiuvare il percorso delle
aziende in mercati sempre più complessi.
La rivoluzione digitale ha infatti coinvolto tutti gli aspetti della
vita e del tessuto sociale, introducendo quel ritmo e quella velocità
che, con i suoi vantaggi e svantaggi, ha modificato il comportamento
e le modalità di reazione delle aziende. Questo cambiamento, per
molti versi legato all'introduzione dell'Information & Communication
Technology, ha stravolto metodi e flussi di produzione,
comunicazione e vendita facilitando la collaborazione tra le persone e
favorendo quello che è stato definito l'aumento del quoziente
intellettivo dell'azienda tutta, che genera il raggiungimento di
vantaggi competitivi.
Lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie hanno dato una
spinta decisiva al processo di globalizzazione, agendo allo stesso
tempo come causa e come effetto, all’interno di un circolo virtuoso
che pare inarrestabile.
Le innovazioni tecnologiche hanno, infatti, reso possibile la
riduzione del costo delle comunicazioni e delle transazioni attraverso i
confini nazionali, facilitando la capacità delle persone di comunicare a
grande distanza e la conseguente maggiore integrazione e
interdipendenza delle economie. Tali sviluppi, a loro volta, richiedono
alle imprese un accrescimento del loro patrimonio tecnologico,
indispensabile per rimanere competitive nei nuovi mercati.
Attraverso i due fenomeni della digitalizzazione dei segnali e
della loro convergenza sugli stessi mezzi trasmissivi, la tecnologia ha
creato le condizioni per l’evoluzione della società industriale verso
quella dell’informazione. Nella società dell’informazione acquista
sempre maggiore importanza quell’insieme di caratteristiche
immateriali (le informazioni e la conoscenza) che “viaggiano” insieme
al bene fisico, apportando al medesimo valore aggiunto (figura 1.1).
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
3
In tale contesto il brain e il knowledge capital, come capacità di
elaborare dati grezzi e di comprendere le interazioni di causa ed
effetto delle informazioni risultanti, hanno sostituito la moneta come
principali fonti di produzione di ricchezza.
Il paradigma tradizionale della scarsità e della finitezza delle
risorse, alla base della catena del valore reale, viene così integrato.
Infatti anche il consumo diventa produttivo come nel caso dell’e-
commerce dove crea nuova informazione riguardo ai valori, ai bisogni
e alle preferenze del consumatore. Trasmettendo un’informazione non
la si perde, né facendone uso la si distrugge. Gli individui, le imprese,
le istituzioni sociali nella loro attività quotidiana, acquisiscono,
trasmettono e producono nuove informazioni in modo continuo.
Nel passaggio da un’economia delle sostanze (economia dei
beni reali) ad un’economia degli eventi (economia dell’informazione),
diventa quindi sempre più importante e critica, oltre alla formazione
permanente, la capacità di saper filtrare, leggere e interpretare i
messaggi che arrivano dall’oceano sempre più esteso e incontrollato
del cyberspazio.
Figura 1.1 - Catena del valore dell’informazione
Fonte: “The marketing revolution”, Harvard School press, Boston, 1994
In tale contesto l’azienda capace di gestire le informazioni
meglio dei concorrenti acquista un vantaggio competitivo perché:
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
4
• può comprendere meglio dei concorrenti il valore che il cliente
assegna alle offerte esistenti sul mercato, e può aggiornare di
conseguenza le proprie proposte;
• è in grado di progettare e gestire dinamicamente tutti i processi
aziendali che influenzano tale valore, così da poter
comprendere, progettare, produrre, consegnare e comunicare
meglio il valore dell’offerta;
• è in grado di costruire un’immagine basata proprio su quegli
elementi che il cliente considerava di valore aggiunto.
Si sente la necessità di adeguarsi alle istanze ed alle
problematiche di una completa rivoluzione nel modo di fare business,
coinvolgendo l'organizzazione tutta in una trasformazione della
cultura aziendale e della fruizione di nuove modalità di comunicazione
(chat, newsgroup, ecc.) al fine di adottare una strategia di
condivisione della conoscenza e di apporto sistematico delle
informazioni da parte dei suoi componenti.
L'intero processo di comunicazione, basato fino ad ora
sull'utilizzo di strumenti al servizio della gestione delle risorse umane,
cambia in modo radicale. Ne consegue un modo innovativo e molto
più efficiente di fare comunicazione interna. La comunicazione
diventa infatti "l'insieme dei rapporti interpersonali (più o meno
mediati) che costituiscono il processo organizzativo stesso. Secondo
quest'ottica organizzare e comunicare sarebbero momenti
complementari del corso di decisioni ed azioni nel quale la vita
aziendale si concreta."
1
.
Lo sviluppo organizzativo aziendale ha infatti subito veri e
propri stravolgimenti negli ultimi venti anni e lo sconvolgimento della
struttura gerarchica ha comportato effettivi apporti positivi in termine
di snellimento delle procedure burocratiche, ma anche problemi di
1
Paparella M., Torre I., “Tecnologia Internet e comunicazione aziendale”, Utet, Torino, 2000
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
5
comunicazione e di trasmissione informativa che senza l'aiuto degli
strumenti informatici risulterebbero difficilmente risolvibili.
La comunicazione aziendale si pone allora come strumento di
coesione e di vantaggio strategico che l'azienda può ottimizzare e
controllare in base agli obiettivi di business che si prefigge perché “il
problema non sta nello scegliere se comunicare o meno quanto
piuttosto nella scelta del modo in cui comunicare”
2
. E' ormai assunto
base degli studi di comunicazione il principio secondo cui non si può
non comunicare.
Il cuore del problema è dunque l’informazione, il cui possesso
facilita l’attività interna all’organizzazione e la competitività
sull’esterno. Ma l’informazione è solo la base su cui fondare il
cambiamento, poiché in realtà dal suo trattamento, dalla sua
interpretazione e metabolizzazione nasce la conoscenza, nuova
ricchezza nell’era della New Economy.
La società dell’informazione cede il passo alla società della
conoscenza e le aziende riscoprono che il valore della condivisione
della conoscenza diventa determinante per raggiungere vantaggi
competitivi.
Per knowledge management si intende il processo di recupero,
organizzazione e sistematizzazione di tutto ciò che viene
genericamente indicato come conoscenza e si traduce in azienda in
un vasto insieme di competenze, esperienze e informazioni che
costituiscono la base del vantaggio competitivo.
1.1.1 La conoscenza come asset aziendale
Per affrontare con criterio il problema occorre rispondere a un
quesito: cosa è la conoscenza?
• la conoscenza è nella testa delle persone
2
Tesi di Watzlavick P., professore del Mental Research Institute di Palo Alto, California, tratta
da www.crmcommunity.com, 2000
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
6
• la conoscenza è un flusso non una cosa
• la conoscenza è nelle reti e nella comunità
• la gestione delle conoscenze si fa con un orientamento alla
connection non alla collection
• la conoscenza in grado di generare valore è la conoscenza in
azione
• la conoscenza non è una risorsa il cui valore si misura in
quantità, si misura in azione
• la conoscenza è una risorsa contestuale e deperibile
• la conoscenza è una risorsa che contribuisce al valore di
un'organizzazione.
Knowledge Management vuol dire identificare, gestire e
valorizzare cosa l'organizzazione sa o potrebbe sapere: skill ed
esperienze delle persone, archivi, documenti e biblioteche, relazioni
con i clienti e fornitori, e altri materiali archiviati in database
elettronici
3
.
La complessità della gestione risiede nel forte grado di
personalizzazione della conoscenza e, di conseguenza, nell’intenso
coinvolgimento umano necessario per trasformare la conoscenza da
patrimonio essenzialmente personale in un vero e proprio asset
aziendale, tendenza che, dal punto di vista strategico, sorge come
risposta ad un ambiente esterno caratterizzato da profonda
incertezza.
L’approccio più attuale suggerisce, invece, di rivolgere
l’attenzione all’interno dell’organizzazione, di evidenziare le risorse
disponibili e di valorizzarle su un range sempre più ampio di mercati
diversi. Questo tipo di approccio sottolinea il ruolo chiave del capitale
intellettuale nel creare e sostenere il vantaggio competitivo.
3
Definizione di Davenport T., Professore di Gestione dei sistemi informative alla Boston
University e Direttore dell’Institute for Strategic Change di Accenture, tratto da
www.accenture.com, 2002
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
7
Il capitale intellettuale, che comprende competenze tecniche,
capacità di problem solving, creatività e capacità manageriali, ha
un’importanza critica non solo nell’ambito della consulenza (per la
quale costituisce l’asset primario), ma in generale in tutti i settori
knowledge intensive (biotecnologie, informatica, ecc.).
L’importanza del capitale intellettuale risiede nelle sue
caratteristiche di unicità e originalità, che ne fanno una concreta
fonte di vantaggi competitivi. Se, infatti, da un lato è difficile estrarre
e sistematizzare il patrimonio conoscitivo dell’impresa, dall’altro, una
volta che l’azienda è riuscita a farne un proprio capitale, diventa un
prezioso elemento di unicità e un vantaggio estremamente difficile da
imitare.
Figura 1.2 – Lo schema del valore di Skandia
Fonte: “Sviluppo & Organizzazione” n. 173, maggio-giugno 1999
Da un punto di vista terminologico, occorre fare chiarezza su
alcune distinzioni tra concetti apparentemente simili, come quelli di
Intellectual capital management (ICM) e knowledge management
(KM).
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
8
Come si può verificare dall’osservazione dello schema illustrato
nella figura 1.2, l’intellectual capital (IC) rappresenta una parte
consistente del valore dell’impresa e la sua gestione consiste nel
rinnovare e nel massimizzare il patrimonio intellettuale aziendale
attraverso attività che vanno dall’acquisizione di nuove conoscenze,
alla creazione di importanti relazioni tra esse. L’IC resta un valore
nascosto finchè non viene scisso nei suoi elementi costitutivi che
sono il capitale umano, legato strettamente alle singole persone, e il
capitale strutturale dell’azienda.
Il capitale umano comprende il patrimonio di competenze e
abilità degli impiegati mentre il capitale strutturale è il risultato che
rimane concretamente all’azienda in termini di documenti, manuali e
basi di dati relativi a tutte le attività intraprese dall’azienda. Lo
human capital non è proprietà dell’azienda, può solo essere, per così
dire, affittato mentre lo structural capital è posseduto dall’azienda e
può essere commercializzato.
All’interno del capitale strutturale si individuano due elementi
fondamentali: organizational capital, indicato anche come conoscenza
di produzione, che rappresenta la conoscenza insita nei processi e
nell’area dell’innovazione e customer capital, ovvero le conoscenze di
relazione e contesto, che è l’espressione del valore del rapporto che
sussiste tra l’azienda e i propri clienti, nonché dell’inserimento
dell’azienda nell’ambiente economico che la circonda.
Esiste poi un’ulteriore distinzione, all’interno del capitale
dell’innovazione, tra due aspetti: uno, più concreto, intellectual
property, che rappresenta l’insieme di conoscenze documentate (in
brevetti, tecnologia, programmi di formazione, ecc.), e uno che
rappresenta l’essenza inafferrabile della conoscenza, intangibile
assets, cioè il valore della cultura aziendale che contribuisce alla
definizione dello stile dell’impresa e della sua immagine.
Il knowledge management nasce con prospettive tattiche
operative e rispetto all’ICM ha caratteristiche di maggior dettaglio e
Capitolo 1 – L’origine del concetto di CRM
9
focalizzazione sulla pianificazione, sull’implementazione,
sull’attuazione e sul monitoraggio di tutte le attività necessarie per
l’effettivo ICM. L’obiettivo principale del KM consiste nel
massimizzare i ritorni del patrimonio conoscitivo aziendale e nel
mantenere sempre aggiornato tale bene.
Figura 1.3 – Le quattro aree operative del KM
Fonte: “Sviluppo & Organizzazione” n. 173, maggio-giugno 1999
Da un punto di vista manageriale, il KM si compone di quattro
elementi (vedi figura 1.3), strettamente correlati al perseguimento
dell’efficacia:
• funzioni di governo: monitoraggio e incentivazione delle attività
relative alla conoscenza;
• funzioni di staff: costruzione e mantenimento della
infrastruttura di conoscenza;
• funzioni operative: creazione, organizzazione e trasformazione
dei knowledge assets;
• realizzazione del valore della conoscenza: diffusione ed
applicazione dei knowledge assets.