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INTRODUZIONE
Il quadro economico - sociale che interessa il mondo imprenditoriale nelle moderne
economie globali ha subito, da alcuni anni a questa parte, (più precisamente a partire
dagli anni ‟70) una profonda evoluzione. Molti di quei servizi, che precedentemente
venivano svolti internamente dalle imprese e che fornivano sostegno all‟attività
dell‟impresa stessa, sono stati oggetto di una graduale esternalizzazione presso
professionisti ed altre società specificatamente preposte all‟erogazione dei medesimi
servizi. Ciò ha comportato un aumento del peso del settore terziario, più precisamente
quello avanzato relativo ai servizi per le imprese.
La crescita esponenziale del terziario avanzato ha consentito negli ultimi anni di
individuare un‟insieme di servizi innovativi, facenti parte del contesto dei servizi per
le imprese ad elevato contenuto di valore aggiunto, in grado di supportare in modo
essenziale lo sviluppo dell‟attività di impresa, fornendo occupazione ad un elevato
numero di addetti e creando di ricchezza per il sistema.
Lo scopo di questo lavoro è quello di individuare in modo preciso e dettagliato le
dinamiche connesse allo sviluppo dei servizi innovativi nel terziario avanzato, per
mezzo di un‟analisi che passa in rassegna le ragioni per le quali il terziario offre un
importante sostegno all‟attività di impresa.
Tale analisi viene svolta a partire dalle classificazioni ISTAT del settore terziario
avanzato, comparto dei servizi per le imprese e, più precisamente, nei servizi
innovativi.
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La FITA (Federazione Italiana del Terziario Avanzato) aggrega i suddetti servizi in
due grandi categorie:
1) Servizi della conoscenza ( knowledge Intensive Services )
2) Servizi operativi ( Operational Business Services )
L‟analisi prosegue con un approfondimento della rilevanza di tali servizi nelle
Marche, attraverso un‟accurata analisi delle dinamiche del terziario innovativo nella
nostra regione per mezzo di dati del censimento ISTAT del 1991 e 2001 e della
Camera di Commercio negli anni dal 2001 al 2008. Sempre nell‟ambito del
medesimo contesto verranno effettuate anche analisi comparate con altre regioni
italiane mostrando le differenze rilevate in termini di numerosità delle imprese,
fatturato mediamente e numero di addetti.
Vengono successivamente presentati, i risultati inerenti la scomposizione del terziario
avanzato e dei sevizi innovativi per natura giuridica e per provincia, osservando in
quest‟ultimo caso, il livello di concentrazione dei servizi in ciascuna di esse.
Il quarto capitolo sarà dedicato all‟esposizione del risultato di un approfondimento su
dati di bilancio delle società di capitali (principalmente società a responsabilità
limitata) che, nelle Marche, svolgono servizi innovativi nel terziario avanzato.
In base ai dati, è stato possibile analizzare il trend evolutivo dei servizi innovativi
nella nostra regione valutando, attraverso alcuni indicatori specifici di bilancio, i
punti di forza e debolezza di una comparto produttivo importante per le moderne
economie evolute.
Viene a tal fine proposto un approccio analitico finalizzato a valutare aspetti inerenti
la redditività e la sostenibilità della crescita delle imprese che erogano servizi
innovativi nel terziario avanzato marchigiano.
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Il capitolo conclusivo fornirà alcune conclusioni maturate a seguito dei risultati
presentati.
Si ringrazia la Camera di Commercio di Macerata per aver fornito i dati, in base ai
quali, sono state realizzate le elaborazioni proposte.
Si ringrazia, in oltre, coloro che hanno collaborato fornendo chiarimenti e
delucidazioni in merito ad alcune delle argomentazioni esposte.
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CAPITOLO 1
SERVIZI AVANZATI E TERZIARIO INNOVATIVO: IL RUOLO PER LO
SVILUPPO DEL SETTORE PRODUTTIVO
1.1) L’EVOLUZIONE DEI SISTEMI PRODUTTIVI E IL PROCESSO DI
TERZIARIZZAZIONE
E‟ stato già osservato come, nei Paesi ad economia evoluta, il terziario occupi una
posizione determinante in termini di addetti e di contributo alla creazione di ricchezza
del sistema. La sua crescita, diffusa in maniera evidente in tutti i principali Paesi
industrializzati a partire dagli anni Settanta, è stata inizialmente interpretata a partire
da una impostazione “stadiale” dell‟evoluzione dei sistemi economici, secondo la
quale lo sviluppo del terziario costituiva un progressivo spostamento della domanda
dai beni materiali ai servizi di rango superiore (Cucculelli, 2004).
La crescita economica che ha interessato i primi anni 2000, è stata dunque
responsabile, del fenomeno di “terziarizzazione” sistematica della domanda finale
(Cucculelli, 2004). Ciò vuol dire sostanzialmente che l‟insieme dei servizi offerti nel
contesto del terziario hanno assunto un ruolo centrale, almeno in alcuni ambiti, a
sostegno dell‟attività di impresa.
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Una diversa interpretazione tende, contrariamente a quanto detto sopra, a relegare in
sottordine, se non proprio a trascurare, l‟autentico contenuto rivoluzionario insito nel
processo di terziarizzazione delle economie dei Paesi evoluti. I Paesi ad economia
avanzata transitano verso forme produttive e sociali più evolute non tanto perché un
numero crescente di abitanti possono permettersi un tenore di vita superiore, ma
perché si verifica una forte crescita del complesso dei servizi che si rivolgono al
mondo della produzione e della trasformazione industriale [ Momigliano e
Siniscalco, in Pasinetti L. (a cura di), 2004].
I due autori osservano, infatti, che alla crescita del terziario non corrisponde un
processo di deindustrializzazione, ma una trasformazione della produzione industriale
che porta ad un inesorabile aumento della domanda nel settore dei servizi. L‟industria
rimane dunque il motore principale dl sistema produttivo poiché la fase di transazione
verso uno stadio post-industriale implica l‟avvio di quelle attività terziarie che più di
altre, sono in grado di contribuire all‟innalzamento della produttività e/o del valore
aggiunto della produzione. Il settore dei servizi cresce quindi in modo autonomo, ma
è la domanda da parte dell‟industria che fa sì che questo settore cresca. E‟ il sistema
produttivo industriale, in ultima istanza, che crea gran parte dell‟occupazione
nell‟economia dei servizi [ Momigliano e Siniscalco, in Pasinetti L.(a cura di), 2004 ].
Bisogna dire che la centralità, più volte ribadita, del terziario nello sviluppo
economico italiano degli ultimi anni, è testimoniata dal fatto che il comparto dei
servizi si è evoluto a ritmi crescenti nonostante vi sia stata assenza di specifiche
strategie di investimento e di sostegno sul piano istituzionale (Censis –
Confcommercio, 2005). Nel terziario si concentrano numerose tipologie di attività e
di attori che ne rappresentano la ricchezza attuale e il potenziale futuro. Basti pensare
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ai flussi di scambio che si realizzano all‟interno del terziario fra soggetti più diversi
(come imprese e famiglie) e fra contenuti di servizi altrettanto articolati legati
dall‟immaterialità del prodotto finale. Si tratta per lo più di servizi riconducibili ad
un‟offerta molto eterogenea, che va dai servizi avanzati all‟impresa ( ad esempio la
ricerca, l‟informatica, la progettazione, la consulenza professionale, ecc.), al
trasporto, ai servizi di cultura alla persona, ai servizi di fornitura di attrezzature, beni
e altri macchinari, al commercio e al turismo (Censis, 2005).
Bisogna poi sottolineare che, a partire dagli anni Novanta, in tutti i Paesi industriali, i
servizi operativi e il terziario professionale sono stati i comparti più dinamici in
termini di occupazione e di reddito: mentre gli addetti della grande industria e, con
qualche ritardo, quelli dei servizi di rete si riducevano progressivamente, quelli dei
servizi operativi e del terziario professionale crescevano in misura maggiore di
quanto fosse necessario a compensare le perdite dei comparti tradizionali (Censis -
Confcommercio, 2005).
Ciò per diversi motivi. Innanzitutto molte imprese di servizio, sia nelle aree operative
che in quelle professionali, sono nate per la volontà delle imprese produttive di
concentrarsi nel loro “core business”, trasformando i costi fissi dei servizi in costi
variabili. Inoltre le imprese di servizi, create spesso dalla costola di una grande
impresa industriale, hanno fatto leva sulle economie di specializzazione e si sono
confrontate con il mercato: non solo con quello delle grandi organizzazioni da cui
provenivano e con le quali spesso conservavano accordi commerciali, ma anche con
quello del mondo della piccola media impresa, dei servizi di rete e della Pubblica
Amministrazione. Di conseguenza, i servizi alle imprese e soprattutto il terziario
professionale, hanno svolto il ruolo fondamentale di trasferire tecnologie e cultura di
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impresa. Infatti, le piccole medie imprese industriali, nate spesso da felici intuizioni
relative a innovazioni di prodotto o di processo, ma solitamente concentrate sulle
tematiche tecnico-produttive, grazie alla possibilità di ricorrere agli specialisti del
terziario professionale, si sono aperte alle problematiche della finanza,
dell‟organizzazione, della logistica o del marketing fino ad allora di esclusivo
dominio della grande impresa. Il terziario, quindi, rappresenta il tessuto connettivo
dell‟economia e della società italiana, ed è per questo che nessun cambiamento che
interessi il Paese può avvenire o verificarsi senza transitare dai processi o dalle
innovazioni che riguardano tale comparto (Censis – Confcommercio, 2005).
Più recentemente la convergenza tra le tecnologie informatiche e quelle della
comunicazione ha accelerato la tendenza allo sviluppo del terziario professionale.
L‟abbandono del modello organizzativo burocratico-fordista, l‟assunzione di nuovi
paradigmi “a rete” e la caduta dei vincoli di contiguità spaziale e di simultaneità
temporale hanno favorito il formarsi di “nodi” specializzati, dotati di autonomia
organizzativa e proiettati sul mercato.
Infine, l‟accelerazione delle innovazioni di processo e organizzative legate
all‟Information Communication Technology, ha fornito una ulteriore spinta verso una
maggiore richiesta di servizi esterni (outsourcing), non solo nel campo
dell‟informatica ma anche in quelli dell‟amministrazione, della gestione, della
produzione, del marketing e della logistica. Lo slogan di una impresa di terziario
professionale è significativamente: “Voi pensate a produrre e a vendere: al resto
pensiamo noi”.
Le imprese di terziario professionale, che attraverso il rapporto con numerose
organizzazioni clienti hanno l‟occasione di approfondire e di ampliare la propria
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specializzazione e visione dei problemi, fungono da vere e proprie “api
impollinatrici” dell‟intero sistema economico nel quale diffondono rapidamente
nuove soluzioni tecniche e organizzative.
La conseguenza di queste tendenze è una ristrutturazione radicale del mercato del
lavoro. In primo luogo nel terziario professionale tende a concentrarsi la domanda
delle risorse umane più qualificate di cui esso diventa una sorta di “incubatore”,
sempre più spesso utilizzato dalle imprese utenti come agenzia di formazione. In
secondo luogo le imprese del terziario professionale e dei servizi operativi, spesso
caratterizzate da forme organizzative flessibili, risultano qualificate da tassi di
mobilità in entrata e in uscita del personale molto più elevate della media.
Infine, le forti economie di localizzazione che caratterizzano i servizi alle imprese
tendono a concentrarne lo sviluppo nelle aree metropolitane. L‟area milanese è in
proposito emblematica e lo studio dell‟occupazione e della domanda di professioni
nei servizi alle imprese in essa localizzati, permette di cogliere con notevole anticipo
le tendenze che si manifestano nel Paese.
Un altro studio riguardante il fenomeno della terziarizzazione e lo sviluppo dei
servizi alle imprese (Mola, 2006), espone una serie di argomentazioni in parte
coincidenti con quanto appena sostenuto. Secondo esso, infatti, in Italia come altrove
( e nel nostro Paese, in particolare in una regione manifatturiera come la Toscana), il
comparto dei servizi che risultano destinati alle imprese, è stato oggetto di un
interesse scientifico sostanziale (non cioè, meramente classificatorio ma volto a
cogliere la reale novità di questo “piccolo, ma in rapida crescita” manipolo di attività
per gli equilibri sistemici delle società industriali avanzate) soltanto a partire dagli
inizi degli anni Novanta, quando, nel quadro dei più generali processi di
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terziarizzazione delle economie occidentali, tutti gli indicatori statistici internazionali
hanno cominciato a far registrare tassi di incremento di questo specifico genere di
prestazioni superiori a quelli di qualunque altro comparto produttivo (F.I.T.A., 2005).
Le ragioni di tale “disinteresse” hanno però solo in parte a che vedere con cause di
natura quantitativa. Un primo motivo – collegato a quanto appena detto, visto che
come ogni demografia, anche quella economica si basa su categorizzazioni
tendenzialmente acquisite e sicure – è stato certamente ravvisato nell‟estrema
difficoltà di selezionare un criterio il più obiettivo possibile, al fine di consentire
l‟individuazione del tipo di azioni riconducibili all‟insieme delle attività intese come
input all‟opera organizzata di fabbricazione/erogazione di beni e servizi (Mola, 2006).
La messa a punto, per esempio, di distinzioni quali quelle fra producer e consumer
services, fra i servizi intermedi e servizi finali, fra old, new and complementary
services, ecc., se da un lato ha contribuito a superare l‟iniziale fase caratterizzata da
un approccio generico e “residuale” al problema della “smaterializzazione” della
attività produttive, dall‟altro ha messo capo ad una serie di dicotomie terminologiche,
la cui persistente permeabilità semantica non ha certo aiutato la ricerca empirica:
talvolta scoraggiandola ad operativizzazioni non del tutto univoche dell‟oggetto di
studio, con raccolta ed elaborazioni di dati solo parzialmente confrontabili, talvolta
costringendola, in nome di una tale comparabilità, all‟impiego di categorie
delimitative del campo di indagine ad un livello di astrazione talmente alto, però, da
non riuscire a rendere, agli occhi dell‟osservatore, le micro dinamiche evolutive (la
crescita qualitativa e quantitativa, appunto, di quelle che già A. Marshall chiamava
“economie esterne di intermediazione”) di uno sviluppo fonemico molto più ampio e
comprensivo (la terziarizzazione in genere), (Mola, 2006).
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Nonostante lo sforzo prolungato di puntualizzare delle tipologie ideali con cui
guardare alla realtà, si è arrivati come accennato, all‟ausilio di griglie classificatorie
oggi più efficaci dal punto di vista dell‟esaustività, di quanto non fosse stato sino ad
un recente passato. Come sottolinea sinteticamente F. Martinelli, esiste oggi fra
economisti e sociologi, un accordo di massima sulla definizione articolata e univoca
di “servizi alle imprese”, una definizione che affianca ad un insieme di operazioni più
generalmente reputate di supporto alle attività produttive ( i producer services in
senso lato: i servizi bancari, finanziari ed assicurativi, i trasporti, le telecomunicazioni
e la distribuzione commerciale all‟ingrosso) una classe più delimitata, costituita dalle
prestazioni nei campi della ricerca e dello sviluppo, della consulenza professionale in
contabilità, fiscalità, normative legali, ecc., del marketing e della pubblicità,
dell‟assistenza tecnica specializzata in hardware elettronici, informatici ed in
linguaggi macchina fino, all‟estremo opposto, a quelle in settori come i servizi di
editoria operativa o i servizi di magazzinaggio, movimentazione merci, di vigilanza di
pulizie locali e cose simili ( ovvero i Business services in senso stretto).
Sono questi ultimi che, come documentato all‟inizio di questa trattazione in merito
alla tesi proposta da Tiziana Mola nel 2006, hanno fatto registrare statisticamente
incrementi quantitativi di tutto rispetto, stimolando così una nuova riflessione sulle
caratteristiche sociologiche di chi vi attende e sulle ricadute sociali e del loro
sviluppo, riflessione che sfocia in teorizzazioni riguardanti la miglior validità di un
approccio neo-industriale rispetto ad uno post-industriale, aspetti che non risultano
estremamente pregnanti nell‟ambito della presente analisi che, piuttosto tende ad
offrire “finestre di riflessione” sul tema inerente il percorso evolutivo dei servizi in
Italia.