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INTRODUZIONE
Negli ultimi anni la demenza è diventata una patologia frequente a causa
dell'aumento della durata della vita. Si tratta di una patologia particolare in
quanto non coinvolge soltanto il malato ma anche il suo nucleo familiare. La
società di oggi non appare pronta ad affrontare la disgregazione della personalità
che consegue dalla demenza. Viviamo in un'epoca che cerca di contrastare
l'invecchiamento con ogni mezzo possibile, come se invecchiare fosse qualcosa
di sbagliato. Ma mentre per il corpo esistono tante soluzioni, per la mente resta
spesso l'incomprensione e l'isolamento. L'allungamento della vita permesso dalla
medicina e dal progresso ha poco senso se deve condurre a questa condizione
discriminante. Da queste considerazioni si capisce quanto sia fondamentale
attraverso il processo di valutazione, poter individuare il deterioramento
cognitivo e pianificare un adeguato programma terapeutico che possa aiutare sia
il paziente che il caregiver.
La demenza causa la compromissione delle funzioni cognitive e, al tempo stesso,
alterazioni della personalità e del comportamento. La valutazione
neuropsicologica è un processo volto a indagare il funzionamento cognitivo della
persona. Essa è utile per il processo di diagnosi di demenza e per valutare anche
il grado di peggioramento della patologia con il passare del tempo.
La seguente tesi ha lo scopo di indagare quali siano gli strumenti di valutazione
neuropsicologica e quanto siano efficaci nel rilevamento della demenza. Per
comprendere al meglio come intervenire nel caso di un paziente affetto da
demenza è fondamentale capire cosa essa sia e come valutarla. L'elaborato
tenterà quindi di spiegare quali siano le principali e più comuni forme di
demenza, come avvenga il processo di valutazione del paziente e quali siano i
test neuropsicologici più utilizzati nella pratica clinica oggi.
Il primo capitolo è dedicato alla definizione di demenza e alle più comuni
tipologie di demenza esistenti. Verranno descritte:
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la demenza di Alzheimer
la demenza frontotemporale
la demenza a corpi diffusi di Lewy
la demenza vascolare
la Corea di Hungtinton
la demenza da idrocefalo normoteso
il Deterioramento Cognitivo Lieve
Per ognuna di esse verranno messe in luce le cause, il quadro clinico e il decorso.
Il secondo capitolo tratta il processo di valutazione del paziente affetto da
demenza. Fondamentale ai fini della diagnosi appaiono la raccolta dei dati
anamnestici, il colloquio con il paziente stesso e il colloquio con i familiari. La
fase successiva consiste nella somministrazione dei test neuropsicologici. Essi
hanno lo scopo di misurare la compromissione cognitiva del soggetto affetto da
sospetta demenza. Il processo di valutazione prevede due fasi distinte: la fase di
valutazione globale e la fase di valutazione delle abilità specifiche. A tal
proposito nell'elaborato verranno descritti alcuni dei test di screening più
utilizzati nella pratica clinica e, per quanto riguarda l'approfondimento delle
funzioni cognitive specifiche, verrà esposta la Batteria per il Deterioramento
Mentale di Carlesimo et al., (1996). Tutti i test all'interno della batteria saranno
analizzati, ne verrà descritta la struttura, le abilità cognitive indagate e verranno
presentati diversi studi per dimostrare l'utilità di tali test nel processo diagnostico.
Il terzo capitolo verrà interamente dedicato alla descrizione e all'analisi di un test
di screening in particolare, ossia il Milan Overall Dementia Assessment di
Brazzelli et al., (1994). Ne sarà descritta la struttura e la somministrazione dei
singoli test all'interno della batteria. Sarà poi esposto un confronto tra questo test
e il Mini Mental State Examination di Folstein et al., (1975) cercando di
individuarne i punti di forza e i punti di debolezza di entrambi.
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A conclusione del terzo capitolo, dopo aver mostrato l'utilità dei test
neuropsicologici nel rilevare i deficit associati alla demenza, sarà presentata
anche un'analisi critica sul processo di valutazione cognitiva dell'anziano.
Verranno descritti alcuni limiti dei test e verranno proposti tre modelli di
riferimento che suggeriscono di integrare nella valutazione del paziente
molteplici aspetti con lo scopo di affrontare le problematiche legate all'uso dei
test: il concetto di riserva cognitiva, il modello biopsicosociale e quello
dell'Embodied Cognition.
La presentazione di tali modelli non vuole in alcun modo sostituirsi a quella
neuropsicologica, ma vuole solamente far emergere la consapevolezza che la
giusta integrazione tra i vari elementi possa sicuramente avvantaggiare il
paziente durante il suo viaggio attraverso la malattia.
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CAPITOLO I
La demenza
1.1 La definizione di demenza
La demenza o deterioramento cognitivo progressivo viene considerata come una
conseguenza di una patologia acquisita in cui è evidente un declino di diverse
funzioni cognitive. Si assiste dunque a un deterioramento delle prestazioni
dell'individuo in vari ambiti della vita quotidiana (Vallar e Papagno, 2011).
Tale condizione però non deriva da patologie che compromettono il normale
sviluppo delle funzioni cognitive in quanto il declino si presenta in un individuo
che fino ad un certo momento ha preservato normali capacità.
La demenza può quindi essere concepita come una sindrome, ossia un insieme di
condizioni patologiche acquisite e con decorso progressivo il cui quadro clinico
presenta alcuni aspetti comuni. Vi è infatti un decadimento delle funzioni
cognitive che, fino al momento dell'insorgenza della patologia, avevano
contraddistinto l'individuo ed è presente una compromissione globale di tali
funzioni, ma il paziente mantiene uno stato di vigilanza, ossia non vi è
alterazione dello stato di coscienza né delirium (Quattropani e Coppola, 2013).
Il DSM V affronta questa tematica distinguendo tra il disturbo neurocognitivo
maggiore e lieve. Tra i criteri proposti sono presenti:
un significativo o modesto declino cognitivo da un precedente livello di
prestazioni in uno o più domini cognitivi;
i deficit cognitivi interferiscono o non interferiscono con l'indipendenza
nelle attività quotidiane;
i deficit cognitivi non si verificano esclusivamente nel contesto di un
delirium;
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i deficit cognitivi non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale.
Va inoltre indicato se il disturbo è dovuto a:
malattia di Alzheimer
degenerazione frontotemporale
malattia a corpi di Lewy
malattia vascolare
trauma cranico
uso di sostanze/farmaci
infezione da HIV
malattie da proni
morbo di Parkinson
malattia di Huntington
altra condizione medica
eziologie molteplici
senza specificazione
(American Psychiatric Association, 2014)
L'eziologia di uno stato dementigeno è un fattore importante in quanto permette
di poter formulare un intervento in modo adeguato. Alcune forme sono di tipo
degenerativo e quindi senza possibilità di cura, altre invece sono associate a
patologie di per sé non degenerative e quindi trattabili spesso in modo efficace
(Lavadas e Berti, 2014).
A seconda dell'insorgenza del decadimento demenziale possiamo individuare due
tipi di esordio: uno disesecutivo e uno strumentale. Dal punto di vista
neuropsicologico questi due quadri corrispondono all'atrofia di regioni cerebrali
distinte: nel primo caso sono interessate le regioni prefrontali con
compromissione di funzioni come motivazione, attenzione e capacità di
inibizione; nel secondo caso sono interessate le regioni retrorolandiche
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(temporo–parietali) con compromissione inizialmente della memoria seguita poi
da deficit di tipo afasico, agnosico e aprassico (Vallar e Papagno, 2011).
E' possibile anche distinguere tra demenze corticali e sottocorticali. Le prime
sono caratterizzate da un deterioramento cognitivo dovuto a una diffusa atrofia
corticale. Un esempio noto di demenza corticale è la demenza di Alzheimer. Le
seconde sono caratterizzate da un interessamento delle strutture sottocorticali
come si osserva nella malattia di Hungtington o in quella di Parkinson (Kumar e
Prakash, 2015).
Nei paragrafi che seguono saranno illustrate nel dettaglio le caratteristiche di
diverse patologie dementigene.
1.2 La malattia di Alzheimer
Si può definire la demenza di Alzheimer come «un deterioramento cognitivo
cronico progressivo a esordio insidioso in assenza di segni neurologici specifici»
(Quattropani e Coppola, 2013). Si tratta di una patologia neurodegenerativa
progressiva e fatale che si manifesta con un deterioramento della memoria e
cognitivo, un impoverimento delle attività della vita quotidiana e disturbi del
comportamento (Cummings, 2004). Purtroppo ancora oggi non sono note le
cause e non si può formulare una diagnosi certa finché il paziente è in vita: le
indagini neuroradiologiche possono risultare anche negative (Quattropani e
Coppola, 2013).
Il nome della malattia deriva da Alois Alzheimer, un neurologo tedesco che per
primo ne descrisse le caratteristiche. Quello che si nota nei pazienti è la presenza
di placche amiloidi, ossia formazioni extracellulari costituite in una parte centrale
da proteine amiloidi e in una periferica da dendriti neuronali, fasci di fibre
aggrovigliate noti come viluppi neuro-fibrillari e depauperamento neuronale. La