3
Capitolo 1
LA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA
OSTRUTTIVA
1.1 PUNTI CHIAVE
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una comune
malattia, prevenibile e trattabile, caratterizzata da persistenti sintomi
respiratori e limitazione al flusso aereo, dovuta ad anomalie delle vie
respiratorie solitamente causate da una significativa esposizione a particelle
nocive o gas.
La BPCO riveste una grande importanza dal punto di vista
epidemiologico e di impegno nelle risorse, essendo una delle maggiori cause
di morbilità e mortalità in tutto il mondo. A causa dell’elevata prevalenza e
della possibilità di essere una patologia altamente invalidante, i costi della
BPCO possono rappresentare un importante onere economico e sociale per
la spesa sanitaria.
Diversi sono i fattori di rischio che possono portare allo sviluppo della
patologia e alla sua progressione, di cui il principale è il fumo di sigaretta.
Parte di questi fattori possono essere prevenuti tramite l’educazione al
paziente sulla patologia.
La principale caratteristica fisiopatologica è l’ostruzione bronchiale, in
genere accompagnata da un’abnorme risposta infiammatoria
broncopolmonare e sistemica ai fattori di rischio, in particolare agli
inquinanti ambientali e al fumo di sigaretta.
Ciò determina sia i sintomi
tipici della BPCO, quali tosse, dispnea e respiro sibilante, quanto le
manifestazioni sistemiche extrapolmonari, come perdita di forza muscolare,
scompenso cardiaco e cardiomiopatia ischemica, diabete e disturbi
neuropsicologici.
2, 4
4
1.2 EPIDEMIOLOGIA
La BPCO è una delle principali cause di morbilità e mortalità nel mondo e
comporta ingenti costi economici e sociali. La prevalenza, la morbilità e la
mortalità variano da paese a paese, in base alla struttura della popolazione,
ai servizi sanitari e all’eterogeneità ambientale. Ma, in particolare, la
prevalenza della patologia è strettamente correlata a quella dell’abitudine
tabagica. È previsto che l’esposizione ai fattori di rischio nei prossimi
decenni porterà ad un aumento della prevalenza e dell’impatto della BPCO.
1.2.1 PREVALENZA E MORTALITA’
Differenti sono i metodi d’indagine, i criteri diagnostici e gli approcci
analitici utilizzati per rilevare i dati sulla prevalenza della BPCO. Facendo
una revisione di 128 studi condotti tra il 1990 e il 2010, è scaturito che la
prevalenza di BPCO è 10 volte più elevata nei pazienti ex-fumatori e
fumatori, rispetto ai non fumatori; è maggiore nei soggetti di 40 anni e oltre,
rispetto a quelli con età inferiore; ed è inoltre più alta negli uomini rispetto
alle donne. (Questa stima si è modificata negli ultimi anni, in cui si è
osservato un aumento considerevole dei casi di BPCO nelle donne per la
diffusione in tale gruppo dell’abitudine tabagica). Il numero di casi di
BPCO nel 1990 ammonta a 227,3 milioni di casi nel mondo nei soggetti con
età pari o superiore ai 30 anni, con una prevalenza globale del 10,7%; nel
2010 il numero aumenta fino a 382 milioni di casi con una prevalenza
globale dell’11,7%.
Allo scopo di valutare la prevalenza e i fattori di rischio della BPCO in
soggetti con età superiore ai 40 anni, lo studio internazionale Burden of
Obstructive Lung Diseases (BOLD) ha utilizzato un metodo standardizzato,
che comprende la valutazione di questionari e la misura spirometrica pre e
post-broncodilatatore. Anche in questo studio è stata dimostrata la
5
prevalenza dello stadio II o più grave di BPCO del 14,3% negli uomini,
rispetto al 7,6% nelle donne.
Tutti gli studi condotti hanno dimostrato che complessivamente ci sono
circa 3 milioni di decessi l’anno causati da BPCO e che, con l’aumentare del
consumo di tabacco e del numero di anziani, entro il 2030 ci saranno oltre
4,5 milioni di morti l’anno per BPCO e malattie correlate.
È dunque chiaro che la BPCO è una delle principali cause di morte in molti
paesi. I dati attuali suggeriscono che la mortalità per BPCO è in aumento e,
entro il 2020, si prevede che la BPCO diventi la terza causa di morte a
livello mondiale.
1, 2, 5, 6
1.2.2 COSTI ECONOMICI E SOCIALI
La BPCO, avendo una prevalenza ed un impatto così importanti, comporta
un significativo costo economico, a partire dal numero di ricoveri
standardizzati per età che ammonta a circa 200 per 100.000 abitanti l’anno.
In Europa complessivamente le patologie respiratorie ammontano al 6%
della spesa sanitaria, di cui la BPCO rappresenta il 56%, che corrisponde a
38,6 miliardi di euro. Tuttavia, una vera stima della spesa non può essere
fatta, poichè non è quantificabile il valore economico dell’assistenza fornita
dai familiari e il costo reale delle cure domiciliari, che vanno ad incidere
sulla produttività lavorativa e domestica.
Al costo economico va sommato il costo sociale, inteso come quota di
mortalità e di invalidità attibuite alla patologia. Un metodo proposto dagli
autori del Global Burden of Disease (GBD) per farne una stima è la misura
del Disability-Adjusted Life Year (DALY). Il DALY per una specifica
patologia è pari alla somma degli anni persi per morte prematura e anni di
vita trascorsi con invalidità, adattata alla gravità della disabilità.
È stato stimato nel 2013 che la BPCO rappresenti la 5
a
causa di perdita di
6
DALY nel mondo e la 2
a
negli Stati Uniti, solo dopo la cardiomiopatia
ischemica.
2, 5
1.3 FATTORI DI RISCHIO E PREVENZIONE
La BPCO è una malattia multifattoriale, data dalla complessa interazione tra
diversi fattori di rischio. Questi possono essere classificati in due categorie
(Tabella 1):
Fattori propri dell’ospite (non modificabili) Fattori genetici;
Fattori pre e post-natali;
Età e sesso.
Fattori di esposizione ambientale
(modificabili)
Fumo di sigaretta;
Fattori professionali;
Inquinamento indoor e outdoor;
Tabella 1 – Fattori di rischio
Tutti questi fattori, a loro volta, possono rappresentare dei fattori causali
della malattia oppure fattori che ne influenzano l’evoluzione nel tempo e la
prognosi.
A determinare la BPCO è l’interazione complessa tra i fattori propri
dell’ospite e i fattori di esposizione ambientale, in particolare tra geni e
ambiente.
Il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio ambientale e circa
l’80/90% di soggetti con diagnosi di BPCO sono fumatori a lungo termine.
Ad influire possono essere anche il genere, che predispone maggiormente
una persona a fumare oppure l’esposizione a determinati ambienti
professionali; a questi vanno poi aggiunti fattori non modificabili come il
peso del bambino alla nascita oppure un’aspettativa di vita più lunga, che
porta ad una più prolungata esposizione nel tempo ai fattori di rischio
ambientali.
2, 7, 8
7
1.3.1 FATTORI PROPRI DELL’OSPITE
Considerando che solo il 20% dei fumatori sviluppa BPCO, si ritiene che a
concorrere allo sviluppo della patologia siano anche dei fattori di rischio
genetico. Il fattore di rischio meglio documentato è il deficit di α1-
antitripsina, un importante inibitore circolante delle proteasi sieriche. Ciò
comporta un’alterata proporzione tra proteasi (elastasi neutrofila) e
antiproteasi (α1-antitripsina) nella patogenesi. Altri studi hanno identificato
con certezza pochi altri geni come causa di BPCO: tumor necrosis factor- α,
glutatione S-trasferasi e superossido desmutasi 3.
Inoltre, è stato dimostrata anche la presenza di un rischio familiare e si
stima che nei fratelli dei soggetti affetti da BPCO il rischio di malattia sia
tra 2 e 4 volte più elevato che nei soggetti senza storia familiare di BPCO.
Recentemente, si è avuto conferma che diversi geni implicati nello sviluppo
e nella crescita polmonare, come la proteina hedgehog-interacting,
rappresentino un ulteriore fattore di rischio.
Oltre ai fattori genetici, qualsiasi fattore che modifica lo sviluppo polmonare
durante la gestazione e l’infanzia va ad aumentare il rischio individuale di
malattia; in particolare, è stata confermata un’associazione positiva tra il
peso alla nascita e il VEMS (volume espiratorio massimo in un secondo) in
età adulta, oltre ad una correlazione con le infezioni respiratorie riportate
nella prima infanzia.
2, 5, 7
1.3.2 FATTORI DI ESPOSIZIONE AMBIENTALE
Tra i fattori di esposizione ambientale, il fumo di tabacco è il più
importante fattore condizionante l’evoluzione della limitazione cronica al
flusso aereo tipica della BPCO.
8
Il fumo riduce lo sviluppo della funzionalità respiratoria durante
l’adolescenza, che si traduce nella riduzione del volume espiratorio forzato
al primo secondo (FEV1) alla maturità, misura chiave della funzionalità
respiratoria. Il fumo ne accelera poi il declino nell’età adulta e nella
vecchiaia.
Fig. 1 – Diagramma schematico degli effetti del fumo sul FEV1 in non fumatori sani
e in fumatori sensibili, come anche gli effetti dello smettere di fumare.
Nero: non fumatori (mai) o non suscettibili al fumo; rosso: fumatori attivi e
suscettibili al fumo; verde: ex fumatori dall ’eta di 45 anni; blu: ex fumatori dall ’eta
di 65 anni. FEV1: volume espiratorio forzato a 1 s. La linea rosa orizzontale indica il
livello per cui i sintomi sono verosimilmente invalidanti, la linea nera
intermittente il livello per cui e probabile il decesso. Notare che la cessazione del
fumo rallenta il declino della funzionalita respiratoria.
5
Anche il sesso sembra influenzare il rischio di effetti respiratori avversi dal
fumo. La maggior parte degli studi mostra che il fumo ha maggiori effetti
avversi sulla funzione respiratoria tra le donne rispetto agli uomini. È stato
inoltre dimostrato che la cessazione dell'abitudine al fumo per ≥10 anni era
associata a una prevalenza molto più bassa della BPCO e dei sintomi
respiratori. La cessazione dell'abitudine al fumo migliora la funzione
respiratoria e previene un eccessivo declino della funzionalità polmonare nei
fumatori con BPCO e nei fumatori senza sintomi cronici. I benefici per la
salute derivanti dall'abbandono del fumo, in relazione al tasso di
9
diminuzione del volume espiratorio forzato in 1 secondo (FEV1) e alla
mortalità, sembrano essere più significativi per le persone che smettono di
fumare prima dei 40-50 anni di età.
Tuttavia, il 25-45% dei pazienti con BPCO è rappresentata da non fumatori.
Ciò suggerisce che anche l’esposizione al fumo passivo ( conosciuta anche
come Enviroment Tabacco Smoke o ETS
2
) e l’esposizione professionale
possono influenzare lo sviluppo e la progressione della malattia. In
particolare il 15% dei casi di BPCO è riconducibile all’esposizione a gas
tossici nei luoghi di lavoro, polvere di grano nelle fattorie e fumi nelle
fabbriche.
Un ulteriore fattore di rischio rilevante per la BPCO è l’inquinamento
ambientale, da distinguersi in inquinamento ambientale indoor (utilizzo di
combustibili biologici domestici per cucinare o riscaldarsi nei Paesi a basso
livello di sviluppo) e outdoor. Rischiosa è l’esposizione al fumo di
biomassa, caratterizzato da tutti i prodotti di stress ossidativo dei
combustibili (ozono, ossidi di zolfo, monossido di carbonio, ossidi di azoto
ecc.), a cui è sottoposta metà della popolazione mondiale.
Gli effetti negativi si riflettono soprattutto sui meccanismi di protezione,
come la clearance muco-ciliare, la tosse, ecc., che aumentano il ristagno di
muco e il rischio di infezioni, fino alla reale distruzione del parenchima
polmonare. Ogni volta che si respira, si inalano particelle di “polveri
innocue”, tra cui virus o batteri, che si fermano nel naso o nelle vie aeree
superiori e, intrappolate nel muco, sono poi espulse dal sistema muco-ciliare
o dalla tosse, senza raggiungere i polmoni. Col tempo il fumo, provocando
una risposta infiammatoria esagerata, compromette il sistema immunitario e
le capacità di difesa meccanica, le alterazioni diventano tali da non
consentire più la normale depurazione del muco ed il ristagno delle
secrezioni, anche per l’inefficacia della tosse, instaurando così un circolo