3
Introduzione
L’idea di questa tesi nasce dall’unione di due mie grandi interessi, che durante
questo percorso di studio universitario ho avuto la possibilità di sviluppare e
approfondire: la disciplina del marketing con la relativa attività e la lingua
tedesca nelle sue varie “sfaccettature”, dalla letteratura alla linguistica,
passando per la cultura, convertendo tutte in una smisurata attrazione verso la
Germania, in qualità di Paese, che mi ha portata più volte a visitarla, non
soltanto da semplice turista, ma anche da stagista presso l’asilo nido Haus
Regenbogen di Bornheim e da studentessa universitaria presso la Freie
Universität di Berlino.
L’argomento del presente lavoro, dunque, sarà un’analisi delle strategie
lessicali nei messaggi pubblicitari in riferimento all’area tedesca ed
esclusivamente alla forma di comunicazione scritta, riguardante pertanto la
stampa.
Questa relazione è articolata in due parti: una parte teorica, costituita da tre
capitoli, ha l’obiettivo di illustrare tre particolari strategie utilizzate per la
creazione degli annunci pubblicitari, vale a dire i processi di formazione delle
parole, l’impiego delle figure retoriche e i giochi di parole; mentre una seconda
parte applicativa, costituita da un unico capitolo, è dedicata all’analisi di un
corpus di articoli tedeschi, in cui verranno individualizzate le strategie esposte
nella prima sezione.
Al fine di comprendere al meglio quanto verrà esposto nei capitoli secondo e
terzo, il primo capitolo è dedicato ad un’introduzione generale sugli studi sulla
comunicazione nei messaggi pubblicitari; partendo dalla spiegazione dell’attività
di marketing di un’azienda si introduce l’argomento della comunicazione di
marketing, per passare in seguito al tema specifico di uno strumento del mix
promozionale, come è la pubblicità e il linguaggio pubblicitario ad essa
connesso. Il testo principale di riferimento è stato Fondamenti di Marketing di
Jim Blythe.
Il secondo capitolo tratta specificatamente la prima strategia lessicale, vale a
dire la formazione delle parole. All’interno di questo capitolo si dedica una prima
4
sezione alla spiegazione dei processi di formazione delle parole nella lingua
tedesca: la composizione, la derivazione, la conversione e la “con-stituzione”. A
tal proposito è stato preso in considerazione il nono capitolo a cura di Maria
Thurmair dell’opera di Harald Weinrich, Textgrammatik der deutschen Sprache.
In particolar modo viene riservato più spazio al processo della composizione, di
cui in seguito si prende in analisi il processo di lessicalizzazione dei composti,
distinguendoli tra neologismi e costruzioni ah hoc. Dopo aver fornito le nozioni
base, ci si focalizza sull’applicazione di tale strategia negli annunci pubblicitari,
proponendo un’interessante classificazione dei composti presente nell’opera
Wortbildungsstrategien in der Werbung dell’autrice Ulrike Krieg.
Il terzo capitolo ha come oggetto le due strategie mancanti: l’uso delle figure
retoriche e i giochi di parole. Per quanto riguarda l’uso delle figure retoriche si
propone un’originale confronto tra due opere, Die Sprache der
Anzeigenwerbung di Ruth Römer e Werbesprache, Ein Arbeitsbuch di Nina
Janich, al fine di mostrare un approccio diverso a tale argomento. Viene
dedicato a entrambe le due autrici un sottoparagrafo, affinché il mio lavoro
possa risultare più chiaro. In riferimento invece ai giochi di parole, viene presa
in considerazione esclusivamente l’analisi proposta da Nina Janich nella sua
opera.
Nel quarto capitolo, infine, si procede all’analisi di diversi annunci pubblicitari,
scelti dalle riviste Der Spiegel, Focus e Brigitte, relative all’intero anno 2008.
Vengono analizzate in maniera approfondita solo sette pubblicità, per le quali si
propone una personale interpretazione, frutto esclusivamente di miei ipotesi e
osservazioni. Al seguito viene invece proposta un’analisi soltanto delle headline
di diciannove pubblicità.
Nella parte finale di questa tesi vi è un’appendice in cui si potranno trovare i
grafici e le tabelle a cui si è fatto riferimento nei diversi capitoli, nonché le
pubblicità considerate.
5
PRIMA PARTE
6
Capitolo primo
Studi sulla comunicazione nei messaggi pubblicitari
7
Introduzione
In questo primo capitolo fornirò un quadro generale del contesto in cui si
sviluppa l’argomento da me scelto, ovvero le strategie linguistiche negli annunci
pubblicitari.
Inizierò descrivendo genericamente l’attiva di marketing, in modo tale da
potermi collegare all’attività di comunicazione da essa operata e andando
sempre più nello specifico, alla pubblicità. Relativamente a quest’ultima mi
occuperò della creazione e struttura di un annuncio pubblicitario scritto e
dell’analisi del linguaggio utilizzato.
Tengo a precisare, che il vero oggetto di questa relazione sono soltanto tre
strategie pubblicitarie, vale a dire i processi di formazione delle parole, le figure
retoriche e i giochi di parole, che saranno trattati dettagliatamente nei capitolo
due e tre. Pertanto, gli argomenti presenti in questo primo capitolo, non
verranno trattati nello specifico.
1.1 L’attività di marketing di un’azienda
Il marketing è talmente importante
da non poter essere considerato
una funzione separata […]
E’ l’intera impresa considerata
dal punto di vista
del suo risultato finale,
vale a dire
dalla prospettiva del cliente
[ P e t e r D r u c k e r
1
]
Per spiegare in che cosa consiste l’attività di marketing di un’azienda riprenderò
molte definizioni e classificazioni presenti nell’opera Fondamenti di Marketing di
Jim Blythe
2
. Ho scelto questo testo, perché lo considero molto esauriente e
chiaro negli argomenti soprattutto per coloro che, come me, sono solo all’inizio
dello studio di questa disciplina davvero interessante e pervasiva, nonché di
grande rilevanza per un’azienda.
1
Peter Ferdinand Drucker (Vienna 1901- Claremont 2005). E‘ stato un’economista e scrittore
austriaco naturalizzato statunitense
2
J. Blythe, Fondamenti di Marketing, Pearson Education Milano, 2006
8
Nonostante esistano molteplici definizioni di marketing, l’autore Blythe ne
esamina solo due che ritiene le più utilizzate
3
; la prima è stata formulata dall’UK
Chartered Institute of Marketing che considera il marketing come “il processo di
management che individua, anticipa e soddisfa le esigenze dei clienti in modo
efficace e redditizio”, mentre la seconda appartiene all’ American Marketing
Association che fornisce una definizione un po’ più articolata della prima,
secondo la quale il marketing è “il processo che pianifica e realizza la
progettazione, la politica dei prezzi, la promozione e la distribuzione di idee,
beni e servizi volti a creare mercato e a soddisfare obiettivi di singoli individui e
di organizzazioni”. Blythe sottolinea, tuttavia, la presenza di limiti in entrambe le
definizioni
4
; quella del Chartered Institute of Marketing è stata criticata poiché
indica il profitto come unico fine del marketing, quando in realtà, un’attività di
marketing può venire effettuata anche da organizzazioni, come istituzioni
benefiche ed enti pubblici, che non hanno come obiettivo la realizzazione di
utili. Mentre la definizione dell’American Marketing Association, che risale al
1985, è stata contestata in quanto sembrava considerare puramente passivo il
ruolo assunto dai clienti nell’interazione e proprio in direzione di un’ottica più
relazionale con gli stakeholder che tale definizione è stata sostituita nel 2007 da
una più valida, che descrive il marketing così: “una funzione organizzativa e un
insieme di processi volti a creare, comunicare e trasmettere un valore ai clienti,
e a gestire i rapporti con essi in modo che diano benefici all’impresa ed ai suoi
proprietari”
5
. Malgrado sia opinione diffusa che lo scopo del marketing sia
convincere la gente a comprare cose che non desidera realmente o addirittura
ingannare il pubblico, i responsabili di marketing, in realtà, sono assolutamente
consapevoli dell’importanza dei clienti, ai quali è fondamentale comunicare
informazioni corrette e vere al fine di indurli a una scelta giusta, appagante e
che soprattutto si ripeta nel tempo, creando quel comportamento di
fidelizzazione da sempre auspicato dalle imprese
6
.
3
Ivi, pp.2, 3
4
Ibid.
5
Dal sito dell’American Marketing Association: http://www.marketingpower.com, sezione:
http://www.marketingpower.com/AboutAMA/Pages/DefinitionofMarketing.aspx
6
J. Blythe, Fondamenti di Marketing, pp.2, 3
9
Per raggiungere i propri obiettivi chi opera nel marketing deve occuparsi del
cosiddetto marketing mix
7
, termine che indica la combinazione di variabili con
cui l’azienda affronta il mercato. Tali variabili, chiamate anche leve decisionali,
sono le 4P (in inglese four P’s) teorizzate da Jerome McCarthy e riprese in
seguito da altri autori:
• Product (Prodotto)
• Price (Prezzo)
• Place (Distribuzione, oppure Punto di vendita)
• Promotion ( Comunicazione, oppure Promozione)
Per la mia analisi sul linguaggio pubblicitario approfondirò in seguito la variabile
della Comunicazione, ora mi limito a fornire una breve spiegazione di tutte e
quattro.
Il prodotto è il bene o servizio che si vende in un mercato per soddisfare
determinati bisogni dei consumatori. Il prezzo deve esprimere il valore del
prodotto cui si riferisce e a tal riguardo chi si occupa delle politiche di prezzo sa
bene che i consumatori sono disposti a pagare un po’ di più per qualcosa che
risponda in modo ottimale alle loro necessità. La distribuzione è l’insieme delle
attività necessarie che permettono il reperimento del bene a tutti i consumatori;
come punti vendita possono essere considerati i negozi, i cataloghi, i tagliandi
pubblicati su un periodico o una consegna a domicilio. Infine la comunicazione
riguarda la serie di attività volte a promuovere, pubblicizzare e far conoscere al
mercato un’azienda o un suo determinato prodotto o servizio.
Blythe aggiunge che, in concomitanza di una maggiore offerta di servizi da
parte dell’aziende e non più solo di prodotti fisici, questo modello a 4P è
risultato troppo riduttivo e ripropone così lo schema “a sette P” che Booms e
Bitner elaborarono specificamente per il marketing dei servizi nel 1981 e che
accanto alle quattro variabili di McCarthy ne considera altre tre nuove
8
:
• People (Persone)
• Process (Processo)
7
Ivi, pp.9-13
8
Ivi, p.11
10
• Physical Evidence (Prova fisica)
Le persone sono coloro che erogano il servizio e che molto spesso sono a
contatto diretto con il consumatore; un esempio possono essere i dipendenti di
un negozio, oppure i camerieri di un ristorante. Anche il processo con cui i
diversi servizi vengono erogati fa parte di ciò che il consumatore acquista e
spesso un buon processo implica un costo maggiore; ad esempio il servizio di
un ristorante di classe non è paragonabile a quello dei fast food e
analogamente il costo di un piatto servito in un ristorante è ben più alto, in
quanto comprende per l’appunto un decoroso servizio al tavolo e una qualità
del cibo superiore. Infine la prova fisica riguarda l’ambiente in cui il servizio
viene erogato e comprende l’arredamento, l’atmosfera e il comportamento del
personale.
Blythe ipotizza, inoltre, che in futuro potranno venire aggiunte ulteriori leve,
come ad esempio l’utilizzo di internet, che ormai sta acquistando un ruolo
sempre più strategico, tuttavia qualunque diventi il numero delle variabili,
l’efficacia commerciale del marketing mix risiede nella coerenza tra tutte le
azioni che si intraprendono e la realtà competitiva che si affronta, nella
focalizzazione dell’offerta sulle caratteristiche del segmento di mercato scelto
come obiettivo e infine nell’adattamento delle azioni allo stadio del ciclo di vita
del prodotto
9
.
1.2 La comunicazione di marketing
La comunicazione è una delle attività più primitive e naturali degli esseri umani.
Nella Comunicazione Verbale di Eddo Rigotti e Sara Cigada
10
viene riportato il
seguente significato del verbo comunicare
11
: “mettere a disposizione di un
altro”, “mettere a parte di …”, “far partecipare un altro di un bene che ho” e
viene in seguito specificato che “quanto viene scambiato nella comunicazione
9
Ibid.
10
Eddo Rigotti e Sara Cigada, Comunicazione Verbale, Milano, Apogeo, 2004
11
Ivi, p.1-3. Viene specificato che il verbo origina dal latino communico, che contiene il
formativo cum (“con”, “assieme a”) e la radice munus che in latino rappresenta un caso di
polisemia, significando sia “dono”, “bene” che “compito”. Segue poi un’analisi di queste due
accezioni.
11
non può essere un bene materiale, si deve trattare di segni. Non, tuttavia, segni
qualsiasi, ma segni che producono un senso
12
”.
Oggetto del mio interesse, però, non è tutta la comunicazione, ma solo la
comunicazione verbale, ovvero quella comunicazione che si realizza nei testi o
messaggi linguistici e che presenta due aspetti significativi: il primo è la
pervasività, data dalla vasta gamma di strumenti usati e luoghi in cui avviene la
comunicazione che si sono sviluppati nel corso dei secoli; basta pensare che in
antichità, esisteva solo l’agorà come luogo in cui comunicare con la gente,
mentre oggi ci sono numerosi strumenti a sostegno della comunicazione, in
ultimo la piattaforma di internet. Il secondo è la complessità, dovuta alle
molteplici dimensioni dell’esistenza umana da essa coinvolte: la comunicazione
verbale nasce infatti dall’incontro della tradizione delle scienze linguistiche con
le scienze della comunicazione
13
.
In questo paragrafo considererò l’attività di comunicazione nell’ambito del
marketing, poiché come spiegato in precedenza, la comunicazione è una delle
leve del marketing mix, in cui l’azienda investe di più e che permette all’azienda
stessa un contatto diretto e non con i clienti, che rappresentano i destinatari
principali di tutta la sua attività.
Affinché un’azienda sviluppi comunicazioni di marketing efficaci, Blythe
propone di seguire il seguente processo, caratterizzato da sei fasi
14
:
• Identificazione del pubblico: nonostante ogni consumatore abbia le
proprie esigenze e preferenze, risulta praticamente impossibile per chi si
occupa di marketing fabbricare su misura o personalizzare tutti i prodotti
per adattarli ai requisiti individuali. Di conseguenza, affinché la
comunicazione risulti più efficiente ed efficace il mercato su cui si intende
operare viene segmentato, vale a dire vengono identificati gruppi di
persone con caratteristiche, bisogni e preferenze comuni a cui l’azienda
12
Ivi, p.23. Si parla pertanto di comunicazione come evento, designando l’evento come una
qualsiasi cosa che accade inaspettatamente e si impossessa di noi, perché ci cambia in modo
superficiale (DÍATHESIS per Aristotele), agendo sulla disposizione emotiva dell’interlocutore, o
in modo più profondo (HÉXIS per Aristotele), provocando un cambiamento nell’atteggiamento
dell’interlocutore. Così quando un evento comunicativo si compie, esso produce un
cambiamento nel destinatario e questo cambiamento è il “senso” dell’avvenuta comunicazione.
13
Ivi, pp.10-13
14
J. Blythe, Fondamenti di marketing, pp.206, 207