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provenienti dall Europa dell Est, soprattutto dalla Romania, che costituiscono parte
dell immigrazione recente; asiatici, soprattutto cinesi, che aumentano col passare degli anni.
La maggior parte dei nuovi arrivati Ł spinta ad emigrare, come Ł evidente, dalla fame e
dalle insostenibili condizioni di vita nel Paese d origine, in cui spesso non ci sono possibilit
di futuro.
Molti emigrano cos verso la terra dell abbondanza di cui tanto hanno sentito parlare
dai mass media e da altri mezzi di informazione. Altri vanno solo alla ricerca di qualcosa di
migliore, altri ancora scappano da guerre civili C omunque si vengono spesso a trovare
davanti una realt diversa da come ne avevano senti to parlare. Nuovi ostacoli da superare per
avere riconosciuti dei diritti che dovrebbero spettargli solo come esseri umani.
Oggi viviamo in un periodo storico caratterizzato dall eliminazione delle distanze,
tutti possiamo essere a contatto anche vivendo da una parte all altra del mondo. Le merci
circolano liberamente, lo sviluppo tecnologico Ł progredito tanto da non avere quasi piø
limiti, i mass media e di mezzi di comunicazione di massa consentono a tutti di essere
continuamente informati sul mondo intero.
Questa Ł la globalizzazione che fa confluire l intera popolazione mondiale verso un
unico stile di vita, avvicinando anche popolazioni lontane. Ma questo fenomeno riguarda in
particolare l occidente e le parti piø ricche del mondo. I piø poveri rimangono esclusi per
l ennesima volta nella storia da un processo di sviluppo che li far sprofondare ancora di piø,
perchØ, come gi accade, aumentano le distanze economiche che separano i Paesi
sottosviluppati da quelli piø ricchi.
In piø in molti casi si mettono in pratica misure di chiusura all esterno, attivando
processi di esclusione verso tutte quelle persone che provengono da realt piø svantaggiate.
6
Cos si contraddicono gran parte delle decisioni prese a livello europeo che
ribadiscono piø volte la necessit di integrazione degli immigrati da parte degli Stati membri
dell Unione Europea.
Bisognerebbe contribuire veramente, e non solo a parole, a far s che questa
integrazione avvenga.
Con questo lavoro voglio analizzare la situazione degli immigrati in Spagna, quello
che dovrebbe essere fatto e quello che in realt vi ene fatto perchØ possa avvenire la loro
integrazione.
Nel primo capitolo comincer cos parlando di ci c he Ł previsto a livello europeo in
materia di immigrazione e integrazione. Basandomi sulle norme europee che si sono
susseguite negli anni, analizzer la situazione att uale.
Nel secondo capitolo parler della situazione attua le degli immigrati in Spagna e delle
leggi spagnole che regolano il fenomeno migratorio.
DopodichØ, nel terzo ed ultimo capitolo affronter l argomentazione che ha ispirato
l intero lavoro: l integrazione degli immigrati in Spagna.
Ho scelto la Spagna perchØ ho passato sei mesi l in erasmus ed ho avuto modo di stare
a diretto contatto con le situazioni affrontate in questo lavoro, avendo fatto a Salamanca il mio
tirocinio in un associazione, la Salamanca Acoge, che si occupava proprio di accoglienza e
integrazione degli immigrati.
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1. IMMIGRAZIONE E INTEGRAZIONE IN EUROPA
1.1 LE CAUSE E LE CONSEGUENZE DELL IMMIGRAZIONE
La globalizzazione presente continua ad imporre delle limitazioni alla libera
circolazione delle persone, limitazioni assenti, invece, per esempio riguardo alla libera
circolazione dei flussi finanziari nel mondo.
Come sottolineano Acosta e Atienza1, il processo di globalizzazione in atto allontana
la realt dei Paesi piø sviluppati, solitamente il nord ed un sud integrato alla logica di
accumulazione, da quelli meno sviluppati e poveri. Cos le popolazioni delle aree
maggiormente vulnerabili del pianeta sprofondano sempre piø nel sottosviluppo, tanto da
preferire l essere sfruttati nelle societ ricche, piuttosto che l esclusione totale nei loro Paesi
d origine. Quindi per loro, l alternativa alla diso ccupazione e la miseria, diventa
l emigrazione verso gli Stati sviluppati, dove spesso non hanno riconosciuto nessun diritto e
lavorano a salari bassissimi.
L Europa Ł parte integrante di questo processo di sviluppo globalizzato e quindi
illusione continua di benessere per tutte le popolazioni provenienti dalle parti piø povere del
pianeta. Pensiamo a gran parte dell Africa, la cui popolazione vive spesso in condizioni
subumane; ai Paesi dell America Latina; a Paesi dell Asia, soprattutto la Cina; ma anche a
Paesi entrati a far parte recentemente dell Unione europea, come la Romania su tutti.
1
Alberto Acosta y Jaime Atienza, Las migraciones e n la globalizacion , Documentacion Social Revista de
estudios sociales y de sociologia aplicada, n. 135, Madrid, pp. 179 194.
8
Oggi in molti emigrano dall America Latina per dirigersi negli Stati Uniti d America o
nelle ricche terre europee. La Spagna Ł una meta importante per le popolazioni latino
americane. E pensare che nel secolo passato succedeva esattamente il contrario. Un elevato
numero di europei emigrava verso i Paesi dell America Latina per crisi economiche o motivi
politici. Parlando della Spagna in particolare, dopo la guerra civile nel 1936, si registra un
gran numero di esiliati politici in Messico.
Il processo di globalizzazione attuale integra e disintegra, nel senso che nello stesso
tempo include ed esclude dallo sviluppo globale. La diffusione mondiale dei modelli di
consumo influenza tutti i gruppi umani che non vi hanno accesso, tramite la mondializzazione
dei mezzi di comunicazione. In piø Ł importante parlare anche dei trasporti. Oggi si Ł allargata
molto la rete, che unisce ormai tutto il mondo e si sono abbassati enormemente i prezzi di
trasporto di beni e persone.
L esito di questo processo Ł nelle mani di chi pu cambiare la sua direzione, quindi
delle relazioni politiche ed economiche internazionali tra i vari Stati che vi sono coinvolti a
livello decisionale.
I motivi principali che inducono agli spostamenti tra differenti parti del pianeta sono
sempre stati gli stessi nella storia e continuano ad esserlo oggi:
1. crisi economica nel Paese d origine;
2. prospettive di un futuro migliore in un altro luogo;
3. possibilit lavorative o terre da popolare nel luog o di arrivo;
4. guerre nel Paese d origine;
5. reti di conoscenze nello Stato dove si Ł diretti, quindi nazionali che gi vi si sono
recati aprendo cos la strada agli altri.
In piø nelle migrazioni recenti si verificano spesso delle affluenze ininterrotte di emigranti da
un Paese o da un altro, mentre in passato dopo un po di tempo finivano per motivi diversi. Lo
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Stato da cui emigravano infatti si sviluppava con il tempo, o terminava la guerra che li
spingeva ad andarsene, cosicchØ non c era piø quella necessit .
Sicuramente c Ł da aggiungere a tutto questo lo sviluppo delle comunicazioni e dei
trasporti a cui si faceva cenno prima. Questi sono fattori essenziali che facilitano
materialmente la possibilit di conoscere realt di verse e di emigrare anche velocemente e
ripetutamente.
Inoltre la situazione attuale di chiusura delle frontiere, attuata dalla maggior parte
degli Stati recettori di immigrazione, alimenta le attivit delle mafie globali e locali che
aiutano gli immigrati ad entrare nel nuovo Paese in cambio di ingenti somme di denaro o di
condizioni veramente inumane. Per gli immigrati aumentano anche i rischi e la marginalit ,
visto che dopo viaggi terribili e pericolosi, in barche che spesso non arrivano a destinazione,
devono vivere nell ombra.
D altra parte i Governi dei Paesi d origine degli e migranti, oltre ad essere colpevoli
delle carenze presenti nel loro territorio, non controllano questi flussi in uscita.
Le societ d origine degli emigranti si trasformano , peggiorando ancora la loro
situazione.
Infatti si accetta la superiorit delle altre nazio ni e del loro modello di sviluppo, rispetto a
quello della propria. Questo perchØ un gruppo di emigrati ne chiama sempre un altro, fino allo
spopolamento dello Stato d origine delle persone piø valenti, che solitamente sono quelle che
hanno la possibilit di emigrare e l ambizione di t rovare qualcosa di migliore. Cos c Ł una
fuga dei piø qualificati, anche se poi nel Paese d arrivo spesso svolgono mestieri di livello
inferiore, non vedendosi riconosciuti i titoli che avevano in partenza.
Dal Paese di arrivo gli immigrati inviano denaro ai famigliari rimasti in quello
d origine. Ma spesso questo non viene reinvestito per incentivare l economia, ad esempio in
nuove attivit , ma consumato per un miglioramento e sclusivo della famiglia che lo riceve.
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Cos si forma una nuova divisione nelle societ d o rigine tra chi pu permettersi uno stile di
vita occidentale e chi invece deve accontentarsi di quello che il Paese pu offrirgli.
Si produce anche un cambiamento di vita e di cultura per gli emigranti, rispetto ai
connazionali rimasti nello Stato d origine.
Secondo Acosta e Atienza2, per il futuro servirebbe una vera cooperazione allo
sviluppo nelle aree caratterizzate maggiormente dalle emigrazioni. Infatti se ne Ł parlato e
tanto ancora se ne parla, ma i risultati continuano a non vedersi. Alcune azioni che potrebbero
promuoversi per la cooperazione internazionale sono:
1. fare in modo che le potenzialit degli immigrati al l estero siano redditizie per uno
sviluppo locale. Quindi reinvestire in maniera produttiva le capacit acquisite ed i
soldi guadagnati, con l emigrazione, nel Paese d or igine. Perci bisogna incentivare le
possibilit di invio di denaro al Paese d origine e far s che si avviino iniziative
comunitarie di produzione.
2. Avere sempre presenti le cause e le conseguenze delle migrazioni passate, cos da
evitare errori gi commessi e sviluppare in maniera produttiva le situazioni che si
presentano, portandole ad un effettivo beneficio.
3. Appoggiare ed incentivare la riunione e le iniziative delle associazioni transnazionali
di immigrati, che mantengono attivi i contatti tra il Paese di arrivo e quello d origine.
Cos pu esserci uno scambio continuo di conoscenze e informazioni importantissime
allo sviluppo comune dell intero Paese e non di singoli individui.
4. Approfittare dello scambio culturale che le migrazioni offrono, sia ai nuovi arrivati,
sia alle societ di accoglienza. Molti popoli immig rati in una democrazia occidentale
potrebbero conoscere e diffondere molti diritti che nel proprio Paese non sono
riconosciuti, come in alcuni casi quelli della donna. Noi allo stesso modo potremmo
2
Ibidem.
11
ritrovare quei valori semplici che abbiamo perso con il complessificarsi veloce ed
ininterrotto delle nostre societ . Secondo gli auto ri3, ci siamo, infatti, ormai abituati a
consumi superficiali, a un pensiero egoistico diffuso ed alla totale assenza di
solidariet .
5. Sfruttare anche la reciproca opportunit che si pre senta, sia agli autoctoni, quanto agli
immigrati, di scambiare e diffondere i prodotti differenti delle due nazioni a livello
commerciale. Nel caso dei migranti Ł ovvio che parteciperanno al consumo dei
prodotti propri dello Stato che li accoglie. Probabilmente sar , come solitamente
avviene, uno Stato ricco ed esportatore, quindi i prodotti saranno commercializzati
anche nella nazione stessa da dove provengono gli immigrati. Al contrario non ci sar
una diffusione dei prodotti nazionali del Paese d origine degli stessi immigrati nel
Paese che li accoglie. Svilupparla sarebbe positivo sia all integrazione degli stessi nel
nuovo ambiente che all economia dello Stato di origine.
6. E essenziale poi analizzare le cause che portano all emigrazione per individuarle e
poter agire materialmente per risolvere i problemi incontrati.4
1.2 IL SIGNIFICATO DEL TERMINE INTEGRAZIONE
Secondo Zubero5 le migrazioni di massa che caratterizzano l epoca attuale,
impongono la necessit di sviluppare politiche adat te a controllare il fenomeno.
3
Ibidem.
4
Alberto Acosta y Jaime Atienza, op. cit., pp. 179 194.
12
L integrazione degli immigrati Ł il metodo migliore per farvi fronte. Ma come mettere in
pratica politiche efficienti di integrazione?
Innanzitutto Ł bene chiarire il significato che si d al termine, perchØ non sempre Ł
inteso in maniera univoca quando se ne fa uso, visto che si presta a piø di un interpretazione.
Spesso i governi di molti Stati parlano di integrazione sociale degli immigrati nelle nuove
societ di accoglienza. Ma bisogna non confondere l integrazione con l assimilazione, in cui
sono gli immigrati a dover adattarsi alla nuova cultura, da cui vengono assimilati perdendo la
propria. Non si tratta nemmeno di multiculturalismo, inteso come convivenza di culture
differenti in una stessa societ , visto che in real t in questo caso si vengono a formare delle
ghettizzazioni dove la societ ospitante rimane sep arata da quella immigrata, che viene cos
marginalizzata. Parliamo, invece, della necessit d i un integrazione completa degli immigrati
che porti all interculturalit , quindi allo scambio ed all interazione continua da cui ne escono
arricchite tutte le culture in gioco.
Nel linguaggio delle scienze sociali il termine Ł usato con due significati distinti.
Uno di essi indica il processo attraverso cui un soggetto sociale forte ne assorbe un
altro piø debole. In questo senso l integrazione Ł sia l assimilazione forzata di un
gruppo etnico da parte di un altro, sia il riconoscimento di pieni diritti accordato da
una maggioranza dominante a minoranze che ne erano in precedenza escluse, sia
ancora l accettazione in seno a un gruppo di uno o piø individui tenuti prima in
condizione di marginalit . In una seconda accezione piø generale (di cui la prima pu
considerarsi un caso particolare) integrazione indica la tendenza di una pluralit di
entit distinte a formare un intero, del quale dive ntano parti non piø autosufficienti.
Limitandosi all esame dei fenomeni d integrazione c he interessano le societ umane, Ł
storicamente accertato che queste si siano evolute da forme relativamente semplici,
connotate da un alto grado di coesione interna, verso altre piø ampie e complesse,
dotate di un energia di legame via via minore . 6.
Questo Ł il significato di integrazione sociale che d Martignetti.
5
Imanol Zubero, Que significa integrarse? De la in tegracion como fin a la integracion como proceso ,
Documentacion Social Revista de estudios sociales y de sociologia aplicada, n. 132, Madrid, 2004, pp. 7 -34.
6
Giuliano Martignetti, s. v. Integrazione , in L enciclopedia , La biblioteca di repubblica, volume 11, Redazioni
Grandi Opere di Cultura UTET, 2003, p. 61.
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Partendo dal significato generale, quindi dalla seconda accezione, si pu vedere bene
che l integrazione Ł come una sorta di puzzle, in cui pezzi differenti vanno a formare un tutto
senza poter piø funzionare autonomamente. E il fatto che tutte le societ umane siano partite
da forme semplici e coese per arrivare a forme piø complesse, ma meno unite, Ł un dato di
fatto sotto gli occhi di tutti.
Il primo significato dato al termine Ł, invece, piø particolare e sicuramente non
univoco. Si pu quindi interpretare in diverse mani ere. Diciamo che di solito gli Stati si
rifanno all assimilazione forzata e non ad un integ razione come si pu pensare in una
democrazia. Quest ultima dovrebbe prevedere l altra interpretazione e cioŁ il completo
riconoscimento di diritti e doveri a minoranze che ne erano prima escluse.
Questa Ł l integrazione vera e propria, come la intendiamo in questo lavoro, quindi
l accettazione dell altro e il dargli la possibilit di far parte in tutto e per tutto alla nuova
societ . Alla societ ospite, di accoglienza, cos come di solito viene chiamata la Terra
d arrivo per l immigrato. E una societ che ospita o che accoglie toglie tutti i diritti al nuovo
arrivato? Diritti che dovrebbero spettargli prima come essere umano, che come nazionale o
straniero? Queste sono le domande a cui risponde benissimo la definizione di integrazione a
cui facciamo riferimento.
Come Imanol Zubero sottolinea nel suo lavoro7, le culture devono dialogare tra loro
per crescere e svilupparsi, devono aprirsi e non chiudersi all esterno. Solo cos possono
arricchirsi, altrimenti si indeboliranno con il tempo.
Secondo Berger e Luckmann8, tutte le culture complesse sono plurali e multiculturali.
Sono composte da modi e visioni di vita differenti che convivono in una stessa societ . Ci
sono ma restano invisibili in un mondo che, con la globalizzazione, ci vuole esternamente tutti
7
Imanol Zubero, op. cit., pp. 7 -34.
8
L. Peter Berger e Thomas Luckmann, Modernidad, pluralismo y crisis de sentido, Barcelona, Paidos, 1995, p.
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