7
è cercato di ovviare a questo problema con l’approvazione della
legge del 7 giugno 2000,n. 150, che tenta di disciplinare
uniformemente e organicamente le attività di informazione e di
comunicazione con particolare riferimento alle strutture, ai servizi e
alle professionalità sorti nel frattempo. In riferimento specifico a
quest’ultimo aspetto, la 150/2000 ha previsto l’obbligo di
individuare i profili professionali e di attivare i programmi
formativi adeguati a creare nell’amministrazione le nuove
professionalità, di cui è sprovvista, da adibire alle nuove funzioni.
Le colpe, che causano il lento assorbimento della Legge in
questione, solo in parte possono essere imputabili alla rigidità dei
vincoli legislativi imposti dalle norme, i ritardi debbono essere
imputati in buona parte a quella scarsa propensione al mutamento
che ancora persiste in numerose amministrazioni. L’avvento delle
nuove professioni, legate alle funzioni di informazione e di
comunicazione, all’interno degli apparati, rappresenta un’ottima
opportunità di rinnovamento per le amministrazioni che desiderano
migliorarsi: un’attività di comunicazione ben progettata e bene
attuata, è senza dubbio infatti un elemento indispensabile nel
processo di cambiamento. L’aspetto più interessante del
provvedimento, è senza dubbio rappresentato dalle disposizioni in
essa contenute relative all’individuazione dei profili professionali e
alla attualmente in corso il riconoscimento giuridico della
professione, infatti sono al tempo stesso emblemi e leve strategiche
del cambiamento della p.a. Le conoscenze tecniche possedute in
materia di comunicazione, le motivazioni e le abilità sociali di cui
devono essere in possesso i dipendenti che svolgono questa
professione rappresentano una risorsa indispensabile per qualsiasi
amministrazione che voglia migliorarsi con i cambiamenti. Proprio
perché ritenuta fondamentale la preparazione di questi
professionisti, abbiamo cercato con questo lavoro, di capire e dare
8
la dovuta importanza allo strumento della formazione. “Oggi la
formazione coinvolge virtualmente tutti i funzionari, tanto da
divenire parte dell’esperienza lavorativa di tutti i dipendenti delle
pubbliche amministrazioni. Non si tratta più di un’opportunità
occasionale, legata a progetti una tantum o a specifiche circostanze;
la formazione è divenuta una realtà strutturale, che si collega alle
grandi trasformazioni dello Stato - il federalismo e il passaggio di
competenze alle Regioni e agli enti locali – e all’effettivo esercizio
dell’autonomia da parte delle amministrazioni. In modo sempre più
integrato con il cambiamento organizzativo, essa contribuisce a
questa trasformazione ed apporta il proprio contributo attraverso la
valorizzazione e la crescita delle competenze.”
1
La formazione
pubblica rappresenta una grande sfida per le amministrazioni
italiane, essa si pone come strumento di conoscenza e preparazione
per le figure professionali nate a seguito dell’introduzione delle
funzioni di informazione e comunicazione all’interno dell’apparto
pubblico. La competenza di tali figure è fondamentale e strategica,
per garantire un reale cambiamento e rinnovamento nella pubblica
amministrazione , che necessita di nuovi punti e nuovi modelli di
riferimento tecnici e teorici per fronteggiare la richiesta del
cittadino-utente e il repentino stravolgersi delle abitudini sociali. Ci
siamo posti l’obiettivo di effettuare un’analisi dell’attività
formative italiana, raccogliendo, testimonianze dei dipendenti,
espletando gli sforzi, degli Enti nel riconoscere alla formazione un
ruolo primario nell’effettivo cambiamento dall’amministrazione
pubblica, con il fine di capire le motivazioni che bloccano il
decollo della professione di comunicatore pubblico, quanto esse
dipendono dalla struttura e dall’organizzazione dei corsi di
formazione, e quante invece le colpe sono d’attribuire ed una
1
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Dipartimento della funzione pubblica “P. A.
duemila. I nuovi profili professionali per le pubbliche amministrazioni” Roma 2001
9
mentalità ancora impreparata. In particolare abbiamo esaminato, i
programmi formativi , di 10 corsi attivati in Italia negli ultimi due
anni, e preso considerazione l’attività del Formez, uno dei
maggiori Enti preposti alla formazione del personale pubblico in
materia di comunicazione ed informazione, riconosciuti dallo Stato.
10
Capitolo 1
L’innovazione e le principali riforme nella pubblica amministrazione
1. I primi passi verso il cambiamento dell’amministrazione pubblica:contesto
sociale e riforme
Al fine di costruire un’organica cornice conoscitiva, riteniamo
utile presentare uno schematico excursus sull’evoluzione
normativa, che negli ultimi quindici anni, in tempi e modi
differenti, ha inserito il tema della comunicazione pubblica
all’interno del rapporto fra Governo, istituzioni pubbliche, mass
media e cittadini. In primo luogo è da citare la Legge 400/1988.
Con questa articolata riforma della Presidenza del Consiglio si
istituisce, tra l’altro, il Dipartimento per l’informazione e l’editoria
: il Dipartimento, prospettando una strategica azione comunicativa
che superi gli originari e limitati momenti della persuasione e della
propaganda, promuove innovative campagne di pubblicità sociale,
nonché attività ed eventi che danno un valido ritorno sia interno
che internazionale. Ma la riforma della struttura e dell’assetto
organizzativo della pubblica amministrazione vera e propria,
prende piede nei primi anni novanta, con l’istituzione delle leggi n.
142/1990
2
, n. 241/1990
3
, ed il decreto legislativo n. 29/1993
4
.
Prima di allora lo Stato accentrato aveva essenzialmente funzioni
2
Legge 8 giugno 142 1990 “Ordinamento delle autonomie locali”
3
Legge 7 agosto 241 1990 “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di
accesso ai documenti amministrativi”
4
Decreto legislativo n. 29 3 febbraio 1993 “Razionalizzazione dell’organizzazione delle amministrazioni
pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego ,a norma dell’art.2 della legge 23
1992, n. 421
11
perlocutorie, se così si possono chiamare, ovvero di comando nei
confronti del cittadino che passivamente doveva accettare, senza
poter obiettare. La comunicazione che si realizzava era di tipo
unidirezionale, dall’amministrazione alla popolazione, e si
esplicava attraverso divieti e sanzioni. Dopo il fascismo in
particolare, i governi repubblicani preoccupati per l’uso fatto
dell’informazione dal regime, ridussero gli ambiti di applicazione
della comunicazione istituzionale e questo impedì lo sviluppo di
forme di comunicazione di pubblico interesse. Di conseguenza le
leggi suddette si pongono come obiettivo il rinnovamento di gran
parte degli elementi che compongono il sistema amministrativo:
funzione, procedure, organizzazione del personale; nell’intento di
costruire un nuovo rapporto tra amministrazione pubblica e
cittadini. Nel particolare la prima delle suddette leggi (142/1990)
conclude il percorso di decentramento dello Stato avviato negli
anni settanta, che da definitiva autonomia amministrativa alle
singole regioni; la seconda (241/1990) apre un nuovo dialogo tra
Stato e cittadini, basato su nuovi principi: trasparenza dell’attività
amministrativa, partecipazione, semplicità, responsabilità e
autonomia. Infine il decreto legislativo n°29 1993, investe in primo
luogo la riorganizzazione del pubblico impiego, e sancisce
l’obbligo a tutte le regioni d’istituire uffici di relazione con il
pubblico. Tali interventi provocarono resistenze da parte di una
pubblica amministrazione che per oltre quarant’anni era rimasta
intaccata, a dimostrazione di una bigotta convinzione che vede il
cambiamento in negativo; ma apre anche una nuova era per il
cittadino che da cliente attivo rivendica i propri diritti in una
società ormai pluralista e informata. A determinare tale
cambiamento concorrono, con diversa intensità, fattori storici,
12
economici, sociali, che “richiedono amministrazioni pubbliche
rinnovate, capaci di elaborare e attuare politiche efficaci, di
migliorare la qualità dei servizi”
5
, di essere più amichevoli e
affidabili nei confronti dei cittadini e in grado di risolvere i nuovi
problemi collettivi che la globalizzazione sta mettendo in evidenza,
abbandonando il tradizionale modello di organizzazione
amministrativa caratterizzato da un’organizzazione rigida ed
ordinata gerarchicamente. Una forte spinta all’accelerazione delle
riforme, caratterizza gli anni che vanno dal 1994 al 1999, in seguito
alle Leggi Bassanini sulla semplificazione amministrativa .Tali
norme non si limitano ad intervenire solamente nell’ambito del
decentramento di funzioni amministrative, ma s’interessano
dell’ambito amministrativo nel suo complesso intervenendo tra
l’altro in materia di riforma degli enti locali, in materia di
semplificazione della documentazione amministrativa, in materia di
pubblico impiego, di giurisdizione e di ordinamento universitario,
prevedendo inoltre l’applicazione delle nuove tecnologie in vista di
un ulteriore miglioramento del rapporto tra il cittadino e le
istituzioni
6
. Infine per quanto riguarda il periodo che va dal 2000
al 2003 , parleremo qui di seguito, della legge n ° 150 del 2000, la
direttiva del 7 febbraio 2002 , e il decreto del Presidente della
Repubblica del 21 settembre 2001 n ° 422 , che concernano
l’attività d’informazione e comunicazione delle pubbliche
amministrazioni e il pubblico impiego da utilizzare per tali attività.
Concludiamo dicendo che il principio guida di queste importanti
leggi di riforma era ed è quello di “realizzare un’Amministrazione
trasparente e aperta, capace di dialogare con i cittadini-utenti e
5
DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA, Lavoro pubblico e flessibilità , Roma 2002 pag. 9
6
Lorenzo Maiocchi e Roberto Conte Leggi Bassanini Principi generali e semplificazione della
documentazione amministrativa, ottobre 2000 , pag. 2
13
soprattutto, di fornire servizi adeguati alle loro esigenze ed a quelle
delle imprese”
7
2. Le riforme degli ultimi anni
Abbiamo visto come le vecchie e nuove riforme si dirigano nello
stesso punto,quello di cercare un nuovo dialogo con il cittadino
basato sull’efficienza e sulla disponibilità. Questo nuovo dialogo si
potrà realmente avere quando sarà chiaro che “la pubblica
amministrazione e il cittadino lungi dall’essere in relazione e/o dal
comunicare habermasianamente, costituiscono universi paralleli (in
forma di sistemi autopoietici ed autoreferenziali che fondano le
proprie possibilità di apertura sulla potenza e sulla specificità della
propria chiusura) differenziati da codici e programmi che non
consentono loro d’interagire.”
8
Questo costituire universi paralleli è
determinato dal fatto che la pubblica amministrazione è qualificato
alla base del suo operato da un sapere ideologico-normativo, ciò fa
sì che anche quando essa sembra essere aperta verso i cittadini, non
sta facendo altro che attenersi ad un regolamento legislativo che ne
scandisce l’operato. Significativi cambiamenti ,comunque, si sono
registrati nel modo in cui vengono prese le decisioni : la direttiva ,
l’ordine, il comando e perfino i provvedimenti, sebbene continuino
a rappresentare gli strumenti privilegiati dalle amministrazioni ,
sono ora affiancati da nuove modalità di azione (gruppi di lavoro,
work shop, convegni, consulenze esterne). L’amministrazione deve
7
Intervento del dott. Massimo Pensato, Capo dell’Ufficio del Segretario Generale della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, al Convegno “Tante leggi: come orientarsi ?”
www.cnipa.gov.it/site/content_files
8
Andrea Pitasi “Universi Paralleli” Milano 2003, pag.77
14
essere portatrice di nuove forme di comunicazione capaci di ridurre
le distanze e creare nuove relazioni, di stimolare il cambiamento
attraverso nuove e continue proposte , di semplificare i linguaggi,
eliminando o quanto meno, rimodellando in chiave più moderna, il
cosiddetto “burocratese”, d’istituire un dialogo che si adatti alla
figura del cittadino-utente, non più attore passivo, ma reattivo ai
suoi bisogni sociali. Ed è stato proprio a tal proposito emanata il 7
giugno del 2000 la legge n ° 150 che disciplina le attività di
informazione e di comunicazione della pubblica amministrazione ,
“la legge rappresenta un’importante novità, in quanto obbliga le
p.a. ad assicurare spazio all’attività d’informazione e
comunicazione, in attuazione dei principi di trasparenza e di
efficacia dell’azione amministrativa. […] Questa legge segna il
riconoscimento della comunicazione come risorsa e strumento di
promozione dell’amministrazione e dei suoi servizi”
9
La
comunicazione pubblica, in tal modo, cessa di essere un’attività
residuale delle amministrazioni per divenire una vera e propria
funzione, legittimata e riconosciuta alla pari delle altre linee di
attività svolte dalle pubbliche amministrazioni. E’ chiaro che una
legge non risolve tutti problemi per magia, infatti, le resistenze, di
cui parlavamo poc’anzi, s’incontrano anche per la comunicazione.
“C’è chi ritiene questa funzione un optional oppure un sinonimo di
buona stampa ; di conseguenza c’è chi considera il comunicatore
non un professionista specializzato nel dialogo con i media e con i
cittadini , ma una specie di uomo di parole e di corridoio”. E’
importante notare che dalla lettura della legge suddetta, emerga
una differente specificità che diversifica le attività e le finalità di
informazione da quelle di comunicazione. Essa affida all’ufficio
9
PRESIDENZA CONSIGLIO DEI MINISTRI DIP. FUNZIONE PUBBLICA, Informare e comunicare
nella p.a. , Roma 2002, pag. 14.
15
relazioni con il pubblico la gestione delle attività di comunicazione,
e all’ufficio stampa le competenze relative all’informazione con e
verso i media. Tale distinzione riguarda prevalentemente la
differente funzione che esplicano l’una e l’altra. “Chi da
informazioni non è tenuto a preoccuparsi del feedback , della
retroazione, la comunicazione al contrario implica un rapporto
biunivoco tra emittente e ricevente, la chiave della comunicazione
moderna è la centralità del ricevente. Il comunicatore pubblico
deve quindi quotidianamente calibrare il linguaggio in funzione di
chi ascolta , in un’ottica di servizio non di profitto in senso
stretto”
10
. La profonda trasformazione che i nuovi media hanno
apportato ai modelli comunicativi ha contribuito a facilitare “ la
graduale sostituzione o sovrapposizione del termine informazione a
quello di comunicazione.[…] Il fatto di usare i termini
informazione e comunicazione in maniera intercambiabile è uno
dei corni del problema che è stato già in gran parte risolto, in
quanto da più parti e da più tempo è stata sottolineata la sostanziale
diversità tra essi, soprattutto in relazione alla minore o maggiore
capacità di coinvolgere l’utente in un processo in cui egli sia attore
e creatore nello stesso tempo. In questo caso la linea di
demarcazione tra informazione e comunicazione è data dal fatto
che la prima ha una capacità di “messa in serie” che le garantisce
una relativa indipendenza da un destinatario sempre più bersaglio e
sempre meno beneficiario di questo processo; la comunicazione,
invece, si realizza solo se il soggetto umano può “abitarla” e viverla
secondo modalità proprie”.
11
Istituita dalla stessa Legge è la figura
del Portavoce, determinante per una corretta e proficua sintonia tra
10
Intervista a Sergio Talamo ,giornalista professionista e docente universitario; responsabile Ufficio
Stampa e Comunicazione del Formez. www.scienzedellacomunicazione.it
9
Agata Piromallo Gambardella Le sfide della comunicazione. 2001 pag. 4
16
l’organo di vertice dell’amministrazione e gli organi
d’informazione. Il Portavoce, incaricato dal medesimo organo, non
può, per tutta la durata del relativo incarico, esercitare attività nei
settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle
relazioni pubbliche. Nello specifico le attività di comunicazione
affidate agli uffici per le relazioni con il pubblico, secondo la legge
150/2000, sono finalizzate a :
o garantire l’esercizio dei diritti d’informazione ,
accesso e partecipazione di cui alla legge 241/90
o agevolare l’utilizzazione dei servizi offerti ai
cittadini anche attraverso l’illustrazione delle
disposizioni normative e amministrative e
l’informazione sulle strutture e sui compiti nelle
amministrazioni medesime
o promuovere l’adozione di sistemi
d’interconnessione telematica e coordinare le reti
civiche
o attuare , mediante l’ascolto dei cittadini e la
comunicazione interna, i processi di verifica della
qualità dei servizi e di gradimento degli stessi da parte
degli utenti
o garantire la reciproca informazione fra l’Urp e
le altre strutture operanti nell’amministrazione, nonché
fra l’Urp delle varie amministrazioni
12
.
12
PRESIDENZA CONSIGLIO DEI MINISTRI DIP. FUNZIONE PUBBLICA, Comunicazione
istituzionale , Roma 2002, pag. 1