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Introduzione
Nel corso del tempo, nella storia di popoli e di nazioni, nel percorso collettivo di
gruppi sociali e nella vita di ogni singolo essere umano esiste una generale o detta-
gliata pianificazione per gestire le risorse materiali e immateriali. Tutte le diversifi-
cate scelte personali e politiche di sviluppo riguardano l'uso e la valorizzazione del
capitale sociale, di quello economico ed, infine, di quello culturale; queste strategie
possono essere complesse e articolate ma anche semplici ed essenziali con l'obiet-
tivo ultimo di migliorare costantemente il benessere e le condizioni di vita sia del
singolo individuo che dell'intera umanità.
Per capitale sociale s'intende l'insieme delle relazioni che un individuo crea, valo-
rizza e mobilita per arricchire la propria identità ma anche per convertile in capitale
economico. Vi sono legami forti, ovvero famigliari e affettivi, ma anche deboli che
spesso corrispondono a rapporti lavorativi. Il capitale economico, invece, è compo-
sto dal reddito, dalle risorse materiali, da tutti i beni e servizi che sono misurabili e
convertibili in denaro. Infine il capitale culturale riguarda l'insieme delle compe-
tenze tecniche e delle abilità intellettive e creative che un individuo sviluppa per
esperienze personali o grazie a percorsi collettivi come quelli scolastici (Mascagni,
2010).
Quando in alcune aree del mondo la pianificazione delle risorse disponibili è stata
supportata da scoperte tecnologiche e specifici sistemi valoriali, alcuni paesi euro-
pei hanno iniziato un processo di accumulazione e arricchimento economico e di
miglioramento delle condizioni di vita. Infatti, in Europa e negli Stati Uniti, la tec-
nologia sempre più avanzata è stata supportata da un sistema valoriale fondato su
un insieme di principi legati alla razionalità formale, che Weber identificava con
norme uguali per tutti e alle quali seguivano le azioni migliori in termini di profitto.
Secondo Weber questo tipo di razionalità si manifesta in modo esplicito nelle “mo-
derne burocrazie, in cui le regole dell'organizzazione dettano quale sa il modo d'a-
gire più razionale”; inoltre viene specificato che “la razionalità formale è sorta solo
nel mondo occidentale con l'avvento dell'industrializzazione” (Ritzer, 2012:44).
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Nel corso del XX secolo alcuni Paesi hanno basato il loro sviluppo sul profitto,
sull'utilitarismo e sull'accumulo di capitale economico come principi cardini ed es-
senziali per il benessere; nonostante il motore dello sviluppo fosse principalmente
il surplus economico, queste realtà hanno vissuto un progresso complessivo che ha
consentito un innalzamento sensibile degli standard di vita e un miglioramento del
benessere. Infatti la tecnologia si è aggiornata costantemente, la produzione ha in-
crementato il suo volume, il reddito pro capite è aumentato e ciascun cittadino ha
modificato le proprie spese potendo dedicarsi maggiormente alla salute, all'istru-
zione, alle attività di svago nel tempo libero (capitale sociale e culturale). Tale pro-
gresso materiale e immateriale viene confermato dall'andamento dell'Indice di Svi-
luppo Umano (HDI), che unisce tre indici misurando Pil e speranza di vita alla na-
scita e grado di scolarizzazione: infatti l'HDI, secondo i dati dell'UNDP (United
Nation Development Programme), assume valori molto alti e costantemente cre-
scenti in Europa e negli Stati Uniti tra il 1980 e il 2013
(undp.org,://hdr.undp.org/en/content/table-2-human-development-index-trends-
1980-203).
Ma questo inarrestabile miglioramento non possiede limiti? Quali problemi si na-
scondo dietro a questo benessere europeo e americano?
Le politiche, che hanno prevalso nei piani di crescita economica e sviluppo sociale,
presuppongono una totale fiducia nel sistema finanziario e nei meccanismi del mer-
cato; tuttavia tali modalità d'intervento hanno avuto delle ripercussioni nella ridi-
stribuzione a livello mondiale, nazionale e locale determinando disuguaglianze so-
cio-economiche e creando rapporti di potere e di dipendenza. Inoltre, con l'inizio
del terzo millennio i dubbi, che già erano sorti in passato, s'ingigantiscono e ap-
paiono più che leciti: la crisi del 2006-2007 non si è ancora risolta, in Italia ed in
altri Paesi d'Europa i problemi persistono e le politiche attuali sembrano delle toppe
inefficaci ad un sistema che ha portato alla luce tutti i suoi limiti. Infatti l'attuale
crisi ha innescato una cascata di problemi che non sarebbero emersi se la struttura
politico-sociale fosse stata solida ed equilibrata; i danni riguardano qualsiasi settore
economico e sociale: dal crollo del Pil all'incremento del tasso di disoccupazione,
dal calo dei consumi alla stagnazione del livello di benessere, fino all'aumento della
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vulnerabilità e dell'isolamento. Dunque è legittimo domandarsi se questi problemi
si rivelino esclusivamente come conseguenze della crisi oppure rappresentino pro-
blematiche già esistenti e facenti parte dell'intero sistema. Oggi, dopo quasi dieci
anni, si può pensare che non siano solo effetti negativi della crisi ma che siano im-
putabili ad un sistema capitalistico ormai incapace di sopperire ai suoi limiti?
A riguardo, l'analisi di Amartya Sen (2009) appare lucida: “The idea of capitalism
did in fact have an important role historically, but by now that usefulness may well
be fairly exhausted”. Poi continua suggerendo che "A crisis not only presents an
immediate challenge that has to be faced, it also provides an opportunity to address
long-term problems. This is why the present crisis also makes it important to face
the neglected long-term issues like conservation of the environment and national
health care". E lo stesso Sen aggiunge che "What is also needed is a clearheaded
perception of how different institutions actually work, and of how a variety of or-
ganizations—from the market to the institutions of the state—can go beyond short-
term solutions and contribute to producing a more decent economic world".
Nel corso del primo capitolo si esporranno le cause che hanno dato vita alla crisi fi-
nanziaria e al suo conseguente effetto nell'economia reale, successivamente si ana-
lizzeranno le conseguenze economiche e sociali negli Stati Uniti e in Europa e an-
che in Italia. Nello specifico si guarderà ai danni causati nei percorsi e nelle scelte
di vita dei singoli cittadini e di interi gruppi; in questo modo verranno esposti i li-
miti del sistema capitalistico e le problematiche emerse e amplificate dall'attuale
crisi.
L'attuale crisi viene spesso paragonata a quella del 1929 per le conseguenze dram-
matiche sulla popolazione, e a questo proposito Franckin D. Roosevelt, quando di-
venne presidente quattro anni dopo, fece un discorso in cui precisava che la possi-
bilità di una rinascita vincente e felice dipendeva dall'applicazione dei valori socio-
culturali piuttosto che dai dogmi per il profitto monetario. Nello stesso discorso si
rivolge a tutta la platea esortando a non identificare la felicità con il denaro e la ric-
chezza come insieme di beni materiali; al contrario, invita a trarre gioia e realizza-
zione da ogni scopo raggiunto e da qualunque attività creativa, innovativa. Infine
sollecita ad abbandonare quelle strategie finanziarie ed economiche che violano i
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diritti del cittadino e che speculano ingiustamente, ma rassicura e unisce intorno al
diritto intoccabile di democrazia (Franklin D. Roosevelt, 1933).
Queste parole appaiono più che mai attuali, ma qual è la strategia politica corretta
da adottare per risolvere i problemi nell'immediato? E' davvero lungimirante il ten-
tativo di ricomporre l'equilibrio tra le politiche economiche e quelle sociali, le quali
si basano prevalentemente sull'efficienza in termini di crescita economica e arric-
chimento? Oppure è doveroso contemplare modelli di sviluppo che mirano a stabi-
lire un nuovo equilibrio strutturale tra capitale sociale, economico e culturale?
Alla luce delle problematiche interne al capitalismo e di quelle che affliggono la
società attuale, nel secondo capitolo si cercherà di esporre i caratteri e le peculiarità
dei modelli di sviluppo alternativi e di alternative allo sviluppo; ovvero s'intende
proporre delle strategie di progresso e di miglioramento della vita ma, contempora-
neamente, lontane dai valori e dagli obiettivi propri del capitalismo. Si descrive-
ranno gli approcci che propongono soluzioni imminenti alle difficoltà attuali e che,
nello stesso tempo, incentivano politiche di sviluppo economicamente equo e so-
cialmente sostenibile, affinché si possa garantire benessere economico e salutare e
valorizzare sia l'individuo che la collettività nel lungo periodo.
Attraverso il terzo capitolo si approfondirà l'approccio dell'Economia Solidale, de-
scrivendo le caratteristiche, gli obiettivi ed le realizzazioni empiriche di alcuni pro-
getti. Le idee e le misure attive sono state scelte per proporre una modalità di svi-
luppo che si allontana dalla concezione mainstream ma che riesce ad ottenere risul-
tati positivi e a garantire la realizzazione dell'individuo in tutta la sua eterogenea to-
talità all'interno di un tessuto sociale comunitario. Nello specifico verranno descritti
due esempi maggiormente diffusi sul territorio italiano: l'impresa sociale e il GAS.
Il quarto capitolo consentirà di ricondurre queste possibilità alternative di sviluppo
e progresso all'interno di un frame teorico, esposto da Karl Polanyi e riletto da G.
Primo Cella. In questo modo, grazie al prezioso contributo di G. P. Cella, si analiz-
zeranno le tre forme principali di scambio: reciprocità, politica e mercato, ad esse si
aggiungerà una quarta modalità di scambio, ipotizzata dallo stesso Cella, ovvero
l'associazionismo. Alla luce di quest'analisi teorica, verranno trovate connessioni,
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continuità e rotture tra il modello polanyiano e le strategie di sviluppo alternativo,
elaborate in epoca più recente.
Nel corso del quinto capitolo ci si concentrerà su due casi specifici descrivendone
gli aspetti principali, analizzando la realizzazione delle caratteristiche del modello
economico solidale e mostrando le differenze tra i due esempi. Infatti a partire da-
gli approcci alternativi e, soprattutto, dall'economia solidale verranno operativizzati
alcuni concetti astratti e principi dell'economia solidale, al fine di rilevare empirica-
mente dati e testimonianze che possano illustrare la presenza e la rilevanza, la com-
plessità e la multidimensionalità, la problematicità e l'efficienza di strategie alterna-
tive di sviluppo.
In conclusione, si proverà a mettere in luce gli elementi deboli e negativi del mo-
dello di sviluppo basato sul capitalismo; e successivamente il discorso verrà con-
centrato maggiormente nella descrizione teorica delle strategie di sviluppo alterna-
tivo, in parte complementari ed in parte in continuità tra loro, e ci si soffermerà
sull'approccio dell'economia solidale analizzando teoricamente ed empiricamente le
principali caratteristiche.