INTRODUZIONE
L’economia mondiale sta vivendo quella che è stata definita come la
peggior crisi dopo la Grande Depressione del 1929. Le grandi potenze
stanno riscrivendo le “regole del gioco”, in particolare per i mercati finanziari,
i principali artefici di questo crack.
In questo contesto i governi dei Paesi piø industrializzati (Stati Uniti in
primis) hanno individuato il settore dell’energia come la principale via
d’uscita da questa difficile situazione. Investire oggi, in particolare nelle fonti
rinnovabili, potrebbe significare non solo liberarci dalla schiavitø del petrolio
ed eliminare definitivamente il problema dell’effetto serra, ma anche
rivitalizzare l’economia planetaria, aumentando l’occupazione e creando
nuovi mercati dinamici in economia. Da una parte si realizzerebbe quella
“Rivoluzione Energetica” invocata dall’ Agenzia Internazionale per l’Energia
che consentirebbe di vincere la sfida alla crescita delle emissioni e al
cambiamento climatico, dall’altra si realizzerebbe quello che Ban Ki-Moon,
segretario delle Nazioni Unite, definisce “New Deal verde”, ovvero una
politica economica, che ricorda quella adottata dal presidente Usa Franklin
Delano Roosevelt per uscire dalla crisi del 1929, fatta di investimenti statali
in grandi opere e infrastrutture, in grado di rilanciare l’economia planetaria.
Per questa ragione è sembrato interessante analizzare il modo di operare di
un grande player del mercato europeo; dobbiamo infatti considerare quello
continentale come il nostro mercato di riferimento in virtø della ferma volontà
dell’ Unione di integrare i vari mercati nazionali in un unico spazio, per poter
trarre i relativi vantaggi economici e politici derivanti da una maggiore
dimensione.
Il forte interesse verso questo settore, nasce dalla grande trasformazione
che ha subito negli ultimi anni, per mezzo della direttiva 96/92/CE. La
conseguente liberalizzazione ha ridisegnato completamente gli assetti del
mercato, costringendo gli ex monopolisti nazionali, a cercare nuove vie di
sviluppo dove investire le ingenti somme ricevute per la dismissione di parte
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della capacità generativa. Il percorso piø naturale è stato quello della
internazionalizzazione, potendo in questo modo sfruttare al meglio le
proprie risorse e le proprie competenze tramite l’espansione in altri mercati
dello stesso settore.
L’elaborato è stato strutturato come segue: nel primo capitolo è stato
esposto il funzionamento del mercato elettrico italiano allo scopo di far
comprendere ad un pubblico piø amplio come è strutturato un libero
mercato dell’elettricità. Sono state descritte le funzioni delle varie figure
istituzionali e non, componenti il mercato stesso per poi passare a vedere il
reale meccanismo operativo che regola ogni giorno dell’anno l’andamento
del sistema italiano, ed alla fine effettuare una breve analisi competitiva.
Nel secondo capitolo è stato dato uno sguardo a quel che accade nel resto
dell’Europa continentale: è stata in particolare data una breve descrizione
dei mercati tedesco, francese, spagnolo ed, ovviamente, scandinavo. Anche
per questi Paesi è stata svolta una breve analisi competitiva allo scopo di
vedere quali sono stati i reali effetti della liberalizzazione nel settore della
generazione ed in quello della vendita.
Il terzo capitolo è stato dedicato inizialmente ad una descrizione teorica
delle strategie aziendali, prima in generale e successivamente sia a livello di
business che di corporate, per poi andare a vedere quali sono i principali
metodi di valutazione delle strategie attuate.
Il capitolo finale è quello dedicato all’analisi delle strategie attuate dalla
Vattenfall: sono stati osservati innanzitutto i fattori critici di successo nelle
attività svolte dall’azienda; poi sono stati esaminati i mercati di riferimento
per vedere, infine, come l’impresa sfrutta le proprie risorse e competenze
per ottenere successo nel settore d’appartenenza.
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CAPITOLO PRIMO: IL MERCATO ELETTRICO ITALIANO
“Non vi è industria, alla pari di quella elettrica, che possa dirsi piø
profondamente radicata e intrecciata alla storia economica, finanziaria,
istituzionale di ogni paese. Ciò ne spiega, insieme, la diversità e l'originalità
degli assetti organizzativi e degli ordinamenti giuridici di regolazione.
Strutture e leggi si sono consolidate nel tempo in funzione: delle tradizioni
istituzionali (centralismo, federalismo, localismo); delle specificità dei singoli
mercati (estensione assoluta, distribuzione territoriale, densità spaziale dei
consumi); degli squilibri sociali ed economici territoriali; della disponibilità di
risorse energetiche interne e dei conseguenti problemi di vulnerabilità
esterna; dei rapporti sociali interni; delle culture economiche e politiche
(statalismo o liberismo). E, infine, ma forse prima di tutto: delle finalità di
interesse generale e dei relativi obblighi che ogni stato ha ritenuto e ritiene
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debbano essere connessi all'erogazione del servizio pubblico elettrico.”
1.1 Breve storia
La storia del settore elettrico italiano può essere, a grandi linee, suddivisa in
tre parti: quella che va dalle origini fino alla nazionalizzazione (1881-1962),
gli anni del monopolio portato, appunto, dalla nazionalizzazione, ed infine, la
stagione della liberalizzazione con il recentissimo approdo ad un mercato
completamente libero.
1.1.1 Dalle origini alla nazionalizzazione (1881-1961)
Se volessimo dare un inizio alla storia dell’energia elettrica nel nostro Paese
potremmo prendere come data di riferimento il 1881.In questo anno infatti
venne fondato a Milano il Comitato promotore per l’energia elettrica, che si
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Cosi McGowan
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proponeva di sviluppare questa nuova fonte di energia innanzitutto
attraverso il suo utilizzo nell’illuminazione pubblica urbana per poi introdurla
negli altri ambiti della società civile.
I primi impianti di generazione vennero costruiti, appunto, a Milano ed erano
delle piccole centrali a carbone. Tuttavia queste a parte per la piccola quota
destinata all’illuminazione cittadina erano impianti di autoproduzione.
Una tappa importante si ebbe con l’avvio della costruzione della rete di
trasmissione nazionale che permise di iniziare a sfruttare i bacini idrici delle
Alpi. Ci fu un relativamente rapido sviluppo del settore elettrico soprattutto
grazie all’apporto di capitali tedeschi attirati oltre che dalla possibilità di
effettuare investimenti redditizi anche dalla possibilità di avere un nuovo
mercato di sbocco per l’esportazione dei loro macchinari elettrici. Nel 1904
poi, venne inaugurata a Lardarello, in Toscana, la prima centrale
geotermica del mondo. L’energia idroelettrica rimase, comunque, la
principale fonte del nostro Paese e soltanto dopo il secondo dopoguerra
venne sorpassata dal termoelettrico. Da un punto di vista organizzativo
dobbiamo dire che nel 1903 venne varata una legge secondo la quale il
servizio di fornitura di elettricità spettava ai comuni. Ci fu quindi la nascita
delle aziende municipalizzate che si ponevano come obiettivo di erogare
l’energia ad un prezzo piø basso rispetto al settore privato allo scopo di
renderla accessibile a quanti piø consumatori possibili date le grandi
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esternalità di rete che questo avrebbe creato.
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Il concetto di esternalità di rete, o network externality, è molto generale, ed è rilevante per lo
studio delle reti a prescindere dalla loro natura fisica. Sono presenti esternalità di rete quando il
valore di un determinato bene è tanto piú grande quanto maggiore è il numero di unità vendute. Il
telefono è un esempio tipico. Se al mondo esistesse un solo esemplare di apparecchio telefonico,
esso non avrebbe alcun valore. Il valore di un apparecchio telefonico è legato al fatto che con esso
si può comunicare con altri simili apparecchi, ed è tanto maggiore quanto piú elevato è il numero di
persone collegate alla rete telefonica. Similmente, accedere a Internet è utile se tramite essa si può
dialogare con molte persone, o se è possibile ``visitare'' molti computer simili a quello di partenza.
Come nel caso dell'utilizzo di Internet nei momenti di congestione, una azione individuale ha anche
un effetto sociale. Qui, anzichØ di costo sociale, si dovrebbe parlare di beneficio sociale (o di
esternalità positiva): chi accede a Internet non solo beneficia se stesso, ma anche gli altri perchØ,
perchØ, in presenza di esternalità di rete, lo sviluppo di una rete in regime di concorrenza
aumentando la dimensione della rete, rende disponibili per tutti delle possibilità di collegamento in
piú. Detto questo, dovrebbe essere intuitivamente comprensibile perfetta (ovvero, con molti
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Durante il ventennio fascista ci fu un’altra ondata di investimenti che
contribui’ in modo determinante all’eletttrificazione del Paese, grazie
soprattutto a capitali americani. Iniziarono anche ad essere costruite le
prime interconnessioni con l’estero e da subito si capi’ come il settore
elettrico fosse un settore molto concentrato: le principali aziende del tempo
erano Edison, SIP (Società Idroelettrica Piemonte), SADE (Società Adriatica
di Elettricità) e SME (Società Meridionale dell’Elettricità).
1.1.2 Il monopolio dell’Enel (1961-1992)
Durante il secondo conflitto mondiale l’Italia perse fortunatamente soltanto
un quarto della sua capacità generativa installata. La maggior parte degli
impianti era infatti nel nord del Paese che non venne attraversato dal fronte.
Questa situazione fece si che ci volle soltanto qualche anno per tornare ai
livelli produttivi precedenti al conflitto. Questi anni sono pero anche
caratterizzati dal crescente forte interesse verso le politiche economiche di
stampo keynesiano che dopo la grande depressione del ’29 erano diventati
predominanti negli Stati Uniti. L’intervento pubblico nell’economia quindi
veniva visto sempre piø necessario soprattutto in settori strategici come
quello energetico, supportato dal fatto che dopo la guerra in molti Paesi
prevalevano politicamente forze di sinistra. Anche in Italia era confermata
questa tendenza e in Parlamento vi era un’accesa discussione sulla
necessità di una nazionalizzazione del settore com’era già avvenuto in
Francia e in Inghilterra.
fornitori di connessione che si fanno concorrenza tra di loro, senza che nessuno abbia una
posizione dominante, e senza interventi esterni di alcun tipo) non è efficiente e genera una
dimensione sub-ottimale della stessa. In questo caso, infatti, ogni utente decide se collegarsi o
meno unicamente in base al beneficio personale, e senza considerare il beneficio che,
collegandosi, arrecha agli altri. In questo semplice ragionamento è contenuta l'intuizione del
perchØ, in presenza di esternalità di rete, in linea di principio l'intervento pubblico può essere
giustificato (in generale, la presenza di esternalità è uno degli elementi fondamentali con i quali si
giustifica l'intervento pubblico in economia).
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Fondamentale fu a questo punto la figura di Enrico Mattei. Questo dopo
essersi distinto come partigiano con la sua brigata durante la liberazione
chiese di prendere in mano l’Agip. Ottenne l’incarico nonostante con il Piano
Marshall fosse previsto lo scioglimento di tale società in quanto vi erano già
la Esso ed altre compagnie energetiche americane e di nascosto dal
Governo iniziò a cercare il petrolio in Val Padana intuendo come fosse
assolutamente necessario per lo sviluppo del Paese essere
energeticamente indipendenti. In realtà trovò giacimenti di gas ma non
petrolio, ed è per questa ragione che dopo la costituzione di Eni per sua
espressa volontà, cercò di entrare immediatamente nel nucleare, che veniva
vista allora come la grande scommessa per il futuro.
Anche le grandi aziende private si muovevano in quella direzione Edison in
testa. Tra il ‘56 e il ’58 vennero varati i programmi per la costruzione di tre
centrali: quella di Trino da parte di Edison, quella di Latina da parte di Eni e
quella di Garigliano da parte di SENN (Società elettronucleare nazionale)
che era partecipata dall’IRI e da altre aziende private. Il forte tasso di
sviluppo dei consumi di energia elettrica portati dal boom economico con
l’affermazione dell’”American way of life” riportò però ancora una volta alla
ribalta il tema della programmazione economica e della politica energetica.
Per quest’ultima si confrontavano tre linee: una difensiva, dei sostenitori
dello status quo (in particolare ovviamente i grandi gruppi elettrici del
tempo); un’altra, quella di Mattei, che vede nell’ENI lo strumento intorno a
cui costruire un ente energetico nazionale unico; una terza che propone una
struttura ad hoc per la gestione da parte dello stato del sistema elettrico.
Sottocaso delle due ultime ipotesi, l’opzione a favore di una transizione
graduale verso la nazionalizzazione, mediante l’ipoteca dello stato sui soli
impianti nucleari, di cui si prevedeva allora un ruolo dominante nel sistema
elettrico del futuro.
Prevalse la terza ipotesi e con la legge del 6 Dicembre 1962 nacque
l’ENEL, ente economico avente personalità giuridica di diritto pubblico, che
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poteva finanziarsi solo tramite l’emissione di obbligazioni e a cui era vietato
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promuovere la costituzione di società o di assumere partecipazioni .
L’ENEL assorbi’ cosi l’attività di ben 1270 imprese elettriche private
attraverso indennizzi immediati, dando a queste un’organizzazione
amministrativa tecnica ed operativa comune.
Indubbiamente ci fu un diretto vantaggio sociale derivante dalla
nazionalizzazione: il nuovo ente era per legge obbligato all’elettrificazione
del Paese dando cosi la possibilità all’intera popolazione di ottenere i
vantaggi derivanti dall’allaccio alla rete elettrica.
Il parco generativo, in questi anni, era sempre piø caratterizzato dalla
presenza del termoelettrico grazie soprattutto ai bassi prezzi del petrolio.
Subito dopo la prima crisi petrolifera del 1973, che portò alle cosidette
politiche di austerity, si rifece viva la discussione sull’indipendenza
energetica e l’ENEL riprese gli studi sul nucleare, ottenendo permessi per la
costruzione di nuove centrali. L’incidente di Chernobyl nel 1986 e il
successivo referendum del 1987 portarono però al definitivo abbandono di
tale fonte.
1.1.3 Il processo di liberalizzazione (1992-2007)
Il 1992 è l’anno delle grandi privatizzazioni in Italia. Anche l’ENEL non
sfugge a tale processo innescato dall’adesione dell’Italia all’Unione
economica europea e con la legge del 29 gennaio 1992 n. 35 recante
disposizioni per la “trasformazione degli enti pubblici economici,
dismissione delle partecipazioni statali ed alienazione di beni patrimoniali
suscettibili di gestione economica.” diventa una società per azioni. A quasi
trent’anni dall’istituzione, l’Enel, ente economico nazionale con personalità
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giuridica di diritto pubblico subisce così una radicale trasformazione,
diventando una società per azioni a capitale integralmente pubblico, non piø
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G.B.Zorzoli “Mercato elettrico italiano”
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Art 1, legge 1643/62
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direttamente titolare della riserva, ma concessionaria dello Stato per un
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periodo non inferiore a venti anni ; la legge attribuisce alla nuova società, a
titolo di concessione, le attività che prima erano riservate all’ente ; azionista
unico della società è il Ministero del Tesoro. Con questo provvedimento si
apre anche in parte alla liberalizzazione della produzione, che tuttavia
diventa effettivamente libera soltanto con il recepimento della direttiva
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CE/96/92 attraverso il decreto Bersani del 1999 . Tale decreto ha obbligato
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la dismissione da parte di ENEL di una consistente parte delle sue centrali
non potendo piø per legge un produttore avere una quota maggiore del
50%. Anche la attività di vendita è stata liberalizzata dando cosi la
possibilità, prima ai clienti industriali (Luglio 2004) e poi a quelli domestici
(Luglio 2007) di poter liberamente scegliere il proprio fornitore di energia
elettrica. Inoltre è stata istituita la Borsa Elettrica, un mercato dove gli
operatori possono comprare e vendere energia cosi come avviene per le
altre principali commodities. La trasmissione e la distribuzione sono le
uniche due fasi rimaste regolate: essendo la rete utilizzata da tutti gli
operatori del mercato, questa necessita nel nostro sistema di essere gestita
da una società neutrale. La proprietà e la gestione sono attualmente su
concessione dello stato riunite sotto Terna SpA. Tramite la liberalizzazione
del settore si punta a creare concorrenza fra gli operatori, invogliati a
migliorare l'efficienza degli impianti per ridurre il costo marginale di
produzione dell'elettricità e potersi così meglio difendere sul mercato. Il
confronto diretto con gli utenti da parte dei distributori, inoltre, dovrebbe
produrre una serie di effetti positivi, come la fornitura di servizi aggiuntivi,
l'implementazione di sistemi di rilevamento dei carichi orari (con la connessa
possibilità di controllo e regolazione dei picchi), il miglioramento della
continuità e della qualità del servizio, la scomparsa di gare ed appalti dettate
da logiche di spartizione perverse in presenza di mercati fortemente
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Napolitano G., “L'energia elettrica e il gas”
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D. Lgs. 16 Marzo 1999 n. 79
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Ciò avvenne attraverso la creazione e la vendita delle cosiddette Gen.co: Elettrogen, Interpower
ed Eurogen
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imperfetti ed una maggiore consapevolezza degli aspetti strutturali da parte
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dell'utenza energetica .
1.2 La filiera elettrica
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1.2.1 Generazione
Per attività di generazione si intende la gestione di unità di produzione di
energia elettrica. L’energia elettrica viene generata da impianti che
trasformano in elettricità le fonti di energia e le immettono nella rete di
trasporto. Le principali modalità di produzione sono:
gli impianti termoelettrici tradizionali,funzionanti a carbone,ad olio
combustibile e a gas;tra questi stanno assumendo sempre piø rilievo
le centrali a ciclo combinato caratterizzate dalla massima efficienza
grazie all’utilizzo congiunto delle turbine a gas e delle turbine a
vapore
gli impianti nucleari che producono elettricità dal processo di fissione
nucleare
gli impianti geotermici che sfruttano il calore naturale dei serbatoi
geotermici presenti nel sottosuolo
gli impianti di cogenerazione capaci di produrre contemporaneamente
sia calore che energia elettrica massimizzando lo sfruttamento del
combustibile.
gli impianti idroelettrici,azionati dal movimento dell’acqua
Da qualche anno ,poi,in considerazione delle problematiche ambientali
diventate sempre piø pressanti dopo l’adesione dell’UE al trattato di Kyoto ci
si sta muovendo sempre piø verso metodi di sviluppo dell’energia da fonti
rinnovabili. Le principali modalità sono:
impianti eolici,che sfruttano l’energia del vento
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http://www.fire-italia.it/caricapagine.asp?target=elettricita/storia.asp
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Questo paragrafo si basa interamente sulle indicazioni riportate sul sito del Gestore dei Servizi
Elettrici in materia di generazione elettrica.
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