Introduzione
consente di non essere impreparati di fronte alle continue innovazioni o,
meglio ancora, di riuscire ad anticipare i concorrenti proponendo nuove
soluzioni che consentano di dare all’azienda un vantaggio competitivo da
first-mover.
Con la consapevolezza dell’evoluzione continua che caratterizza l’economia
digitale e della possibilità di mutamenti anche notevoli per il futuro, il
presente lavoro si occupa dello studio di una particolare strategia che le
imprese possono adottare per adeguarsi oppure per sfruttare le opportunità
offerte dalla nuova realtà: la strategia di diversificazione.
Lo studio di tale strategia non è casuale: il punto di partenza è dato
dall’analisi della realtà aziendale italiana ed internazionale, che evidenzia un
gran numero di aziende che hanno intrapreso un processo di diversificazione
negli ultimi anni. Gli esempi sono numerosi: il gruppo CDC, attivo nella
produzione e distribuzione di PC, che diventa anche Internet Service Provider
e società di telecomunicazioni con le controllate Interfree e Policom; il
gruppo Edison, produttore e distributore di energia elettrica, che si propone
come fornitore di servizi telefonici e di trasmissione dati a banda larga con
Edisontel; Compagnie Générale des Eaux, società francese che si occupa della
fornitura di acqua, di elettricità e di servizi di engineering, che cambia il
proprio nome in Vivendi e diventa uno dei leader europei del settore
multimediale.
L’analisi dei comportamenti delle aziende serve quale riferimento iniziale per
lo sviluppo di uno studio che si propone di comprendere le motivazioni che
spingono un’azienda ad intraprendere una strategia di “diversificazione
digitale”.
Introduzione
In prima battuta, osservare casi di aziende operanti in settori completamente
diversi che operano strategie di diversificazione verso settori legati alle
tecnologie digitali fa sorgere il dubbio che molti comportamenti siano dettati
da mode manageriali più che dall’effettiva ricerca della creazione di valore
per l’azienda. Le motivazioni per comportamenti dettati dalla moda più che
dalle effettive esigenze aziendali in realtà esistono.
I manager possono restare affascinati dalle potenzialità dell’economia
digitale, enfatizzate dai media e dalla comunità economica internazionale,
spingendosi quindi in strategie dettate più dal timore di restare esclusi dal
nuovo modello che dall’effettiva ricerca del valore per l’azienda.
Il comportamento dei concorrenti può costituire una sollecitazione a seguirne
le mosse, creando un effetto a catena imposto dalla necessità di non perdere
colpi nei loro confronti.
Per le aziende quotate in borsa può esistere un incentivo ulteriore, dato dai
mercati finanziari internazionali che premiano con multipli borsistici più
elevati le aziende in qualche modo legate al modello digitale. Questo fattore
può costituire per i manager un espediente per far salire i corsi azionari
dell’azienda che dirigono.
Nella convinzione che le mode manageriali non possano costituire un fattore
valido per le scelte aziendali e mediante l’osservazione dei risultati delle
aziende, che propongono evidenti casi di successo di strategie diversificative,
il lavoro cerca di comprendere se il nuovo modello dell’economia digitale
comporta nuove opportunità e nuove logiche per la strategia di
diversificazione. In particolare, si intende verificare se esistono delle regole
precise che permettono alle aziende di attuare una strategia di diversificazione
vincente, che consenta di creare valore a livello corporate.
Introduzione
La realtà aziendale, che fornisce lo spunto per lo studio in un’ottica di
strategia aziendale di un particolare comportamento delle imprese, costituirà
un riferimento costante in tutto il lavoro, nella convinzione che solo
dall’incontro tra teoria e realtà aziendale si possano costruire schemi di
riferimento efficaci per le decisioni.
È proprio per questo motivo che la trattazione si compone, oltre che di una
parte teorica, comunque sempre rivolta a trovare nella realtà aziendale
conferme e chiarimenti, di una parte di analisi di un caso aziendale specifico,
che serve da un lato a verificare se la teoria esposta nei capitoli precedenti sia
valida in uno specifico ambito organizzativo e dall’altro ad approfondire la
prima parte con il comportamento pratico di un’impresa operante sul mercato.
L’azienda scelta come caso di studio è la Poligrafica San Faustino, impresa
bresciana attiva nella grafica e nei servizi avanzati di comunicazione.
Poligrafica San Faustino è un esempio concreto di come un’azienda abbia
utilizzato la strategia di diversificazione come strumento per posizionarsi
adeguatamente di fronte alla nuova realtà digitale.
La società, che ha sempre fatto della ricerca e dell’innovazione lo strumento
per crescere, da piccola impresa familiare fino ad azienda leader nei mercati
degli stampati promo-pubblicitari personalizzati e delle etichette autoadesive
speciali, nella seconda metà degli anni novanta si è lanciata in una nuova
sfida, forse la più importante nel suo sentiero di crescita.
Nel 1997, infatti, il management ha iniziato un processo di diversificazione
dell’attività aziendale verso il settore dei prodotti e servizi multimediali (cd-
rom, creazione di siti Internet, registrazione di domini, servizi di hosting e di
conversione di pagine web). L’intenzione del management era quella di
posizionare l’azienda quale fornitrice globale di applicazioni e servizi
Introduzione
multimediali, nell’ottica di una transizione verso una comunicazione sempre
più digitale. L’idea si è rivelata vincente, in quanto effettivamente le
tecnologie digitali di trasmissione delle informazioni si sono diffuse ad una
velocità eccezionale, facendo quindi crescere la domanda di servizi da parte
delle imprese.
La volontà di offrire una gamma completa ed integrata di servizi multimediali
ai clienti ha spinto l’azienda ad allargare progressivamente la propria offerta.
La creazione del mall virtuale Casarossi, grande magazzino elettronico
destinato ad ospitare le proposte di e-commerce di un vasto numero di aziende
partner; il potenziamento dell’area strategica d’affari Polimedia quale
fornitore di ogni genere di servizio e applicazione Internet per le aziende; la
costituzione di Antea (in joint-venture con la genovese Fox & W), società
attiva nella fornitura di servizi di comunicazione strategica interattiva alle
aziende sono le principali mosse dell’azienda per qualificarsi come player
globale nell’e-business.
La quotazione della società al Nuovo Mercato della Borsa Italiana, avvenuta
nell’ottobre del 1999, si inserisce all’interno di questa fase evolutiva
dell’azienda. In effetti, le finalità principali dell’ingresso in borsa della società
sono state la raccolta della liquidità occorrente per finanziare gli investimenti
necessari per la crescita delle nuove aree d’affari e l’aumento della visibilità
del brand aziendale a livello nazionale ed internazionale.
Poligrafica San Faustino è un caso aziendale stimolante, per diversi motivi.
Innanzitutto per la dinamicità della famiglia Frigoli (composta da cinque
fratelli), che deteneva il controllo totale della società e ancora in possesso
della quota di maggioranza della società dopo la quotazione in borsa. I fratelli
Frigoli, dimostrando di aver compreso lo spirito dell’economia digitale, che
Introduzione
richiede tempi e capacità di risposta immediati, non hanno esitato a
trasformare l’azienda di famiglia in società aperta all’azionariato pubblico pur
di proiettarla verso sentieri di crescita altrimenti improbabili.
In secondo luogo, il carattere in progress della strategia dell’azienda, che non
consente di concludere con giudizi assoluti in positivo o in negativo sulla
strategia assunta, consente al lavoro riflessioni più ampie, che coinvolgono
anche gli scenari e le strategie per il futuro. Ciò non significa la rinuncia a
giudizi chiari e precisi sul comportamento strategico dell’impresa, ma la
necessità di collocarlo in un contesto altamente volatile come quello attuale,
in cui è imprescindibile il costante riferimento all’evoluzione futura dei
comportamenti economici delle aziende e dei singoli individui, incerti più che
mai in un momento di radicale cambiamento delle abitudini sociali e dei
modelli di business.
In questo senso, di grande interesse è il tenace impegno dell’azienda nel
perseguire lo sviluppo del mall virtuale Casarossi, destinato al commercio
elettronico business-to-consumer di una vasta selezione di prodotti. Al
momento il mercato italiano dell’e-commerce si presenta più potenziale che
reale, a causa di diverse variabili quali la scarsa penetrazione dei PC nelle
famiglie, la limitata diffusione di Internet, la diffidenza nell’utilizzo della
carta di credito, che frenano il comportamento del consumatore finale.
Tuttavia, il management della società continua ad investire ingenti risorse nel
progetto di e-commerce, al fine di raggiungere uno standard qualitativo
elevato. Questo impegno, che comporta la rinuncia a parte di redditività nel
breve periodo, è il frutto di una visione del business orientata non ai profitti
immediati ma alla creazione di valore nel medio-lungo termine. Ovviamente
Introduzione
si tratta di una scommessa per il futuro, e solo il tempo potrà dire se sia stata
una scelta lungimirante oppure azzardata.
Il percorso che si seguirà nello svolgimento dal lavoro prevede dapprima uno
studio della diversificazione come comportamento strategico in generale. Si
considera infatti fondamentale inquadrare precisamente il concetto di
diversificazione all’interno del sistema delle strategie aziendali, spiegare le
motivazioni e le logiche alla base della scelta di questo tipo di strategia ed
infine le modalità concrete di gestione di un’impresa multibusiness.
Nel primo capitolo si introdurrà il concetto di diversificazione in un’ottica di
strategia aziendale, distinguendolo dai concetti di differenziazione e
integrazione verticale. Verrà adottata la concezione di diversificazione più
accreditata nell’ambito degli studi di strategia aziendale, che la definisce
come l’allargamento della gamma dei prodotti commercializzati da
un’impresa che comporta la sua entrata in nuovo mercato. Quindi verranno
proposti differenti sistemi per stabilire quando il lancio di un nuovo prodotto
da parte dell’azienda implichi il suo ingresso in un nuovo mercato (e quindi
una strategia di diversificazione delle attività). Dopo aver determinato quando
un’azienda ha operato una strategia di diversificazione, è fondamentale
analizzare i rapporti tra la nuove attività intrapresa e quelle preesistenti. In tal
senso, verrà presentata la classificazione che distingue la diversificazione in
correlata e conglomerale, sulla base delle interdipendenze tra le attività. La
diversificazione è correlata quando è possibile condividere alcune attività
lungo la catena del valore tra le diverse aree d’affari, grazie alla presenza di
clienti, canali, tecnologie e altri fattori comuni (interrelazioni tangibili),
oppure trasferire da un’area d’affari ad un’altra competenze chiave ovvero
know-how relativo alla gestione di un particolare tipo di attività
Introduzione
(interrelazioni intangibili). La diversificazione è conglomerale quando non
esistono correlazioni tra le diverse attività, escluse quelle relative alla gestione
finanziaria e al management di vertice.
Il secondo capitolo sarà dedicato all’analisi delle motivazioni che spingono
un’azienda ad intraprendere un processo di diversificazione. La creazione di
valore per i soci verrà assunta quale riferimento che dovrebbe ispirare ogni
scelta dell’azienda. Partendo da questo riferimento, saranno contrapposte le
motivazioni “classiche”, dettate da fini estranei alla creazione di valore (cioè
la diversificazione dei rischi, la crescita aziendale, la ricerca del potere di
mercato), alle motivazioni orientate ad accrescere il valore dell’azienda per i
soci. In particolare, secondo una visione resource-based dell’attività
aziendale, si assumono le risorse e le competenze quali unico fattore capace di
dare all’azienda un vantaggio nei confronti dei concorrenti e quindi consentire
di creare valore a livello aziendale. Le aziende che dispongono di risorse e
competenze che possono essere condivise o trasferite a nuove unità di
business hanno l’opportunità di intraprendere una strategia di diversificazione
correlata potenziale fonte di valore aggiuntivo. Questa condizione non è però
sufficiente. Anzitutto è necessario che il settore in cui si intende entrare sia
attrattivo: ciò si verifica calcolando il ROE atteso del nuovo settore e
confrontandolo con quello del settore di origine. In secondo luogo si deve
valutare il costo di ingresso nella nuova attività, considerando l’esistenza di
barriere all’entrata presenti in molti business. Infine è fondamentale
considerare che le correlazioni tra le attività sono sempre potenziali, e la loro
effettiva realizzazione dipende dall’impostazione di un’efficace strategia a
livello aziendale.
Introduzione
Nel terzo capitolo si concentrerà l’attenzione sulla strategia a livello aziendale
(corporate strategy), definita come la via lungo la quale un’azienda cerca di
creare valore attraverso la configurazione e il coordinamento delle sue diverse
aree di business. Verrà proposto un modello di strategia a livello aziendale
che considera quattro elementi determinanti per il successo del sistema:
l’orientamento strategico di fondo, le risorse, le aree strategiche d’affari e il
contesto organizzativo. Una strategia di successo presuppone che i singoli
elementi costituiscano un sistema integrato, caratterizzato da un equilibrio
interno che permetta loro di rafforzarsi l’un l’altro. Per questo è necessario
che la strategia di portafoglio sia orientata ad una logica sinergico-
organizzativa. Le logiche finanziarie, supportate dalle matrici di portafoglio
che tanto successo hanno avuto negli anni sessanta, non costituiscono più un
valido supporto per la progettazione di una strategia.
La seconda fase prevede un inquadramento dell’economia digitale quale
nuovo sistema di riferimento per il comportamento delle imprese.
Il quarto capitolo presenterà alcuni concetti chiave dell’economia digitale.
Dopo aver descritto il modello digitale, che è costituito dall’incontro tra
contenuti, tecnologia digitale e reti di telecomunicazione, verrà posta
l’attenzione su alcuni cambiamenti che il modello provoca nei tradizionali
rapporti economici. L’interattività implicita nel modello comporta una
ridefinizione dei rapporti tra cliente e fornitore, che divengono sempre più
forti e diretti. L’azienda deve trasformarsi da product-oriented a customer-
focused, coinvolgendo sempre più il cliente nell’attività di definizione e
creazione del prodotto e utilizzando le maggiori informazioni rese disponibili
dalle tecnologie digitali per orientare la propria attività verso la soddisfazione
del cliente. In questo scenario è fondamentale che le strategie aziendali siano
Introduzione
orientate al dinamismo e non alla staticità, in quanto i cambiamenti sono
rapidi e le opportunità sono grandi, così come le minacce.
Il quinto capitolo rappresenterà il punto d’incontro tra lo studio della strategia
di diversificazione e lo studio dei concetti chiave dell’economia digitale. In
altri termini, si cercherà di applicare le concettualizzazioni teoriche sulla
strategia di diversificazione al nuovo ambiente.
Anzitutto verrà introdotto il concetto di “diversificazione digitale”, inteso
come i processi di diversificazione intrapresi verso i settori che formano il
modello digitale (tecnologia, media, telecomunicazioni) e i processi di
diversificazione orientati anche verso altri settori sulla base di risorse e
competenze rese disponibili dalla rivoluzione digitale (l’informazione in
primis). Quindi, dopo aver analizzato l’attrattività dei settori del modello
digitale, si cercherà di scoprire se esistono nuove motivazioni che possono
indurre un’azienda ad intraprendere una strategia di diversificazione nell’era
digitale.
Il sesto ed ultimo capitolo presenterà il caso di un’azienda che ha realizzato
una strategia di “diversificazione digitale”. Poligrafica San Faustino verrà
analizzata come esempio reale di come l’era digitale influisca sulle strategie
aziendali e di come le aziende più dinamiche possano cogliere le opportunità
offerte dal nuovo scenario.
Gli obiettivi del lavoro sono molteplici, ma riconducibili a due punti
fondamentali:
a) Verificare, attraverso lo studio della strategia di diversificazione e dei
rapporti economici insiti nel nuovo modello dell’economia digitale, se l’era
digitale comporta possibilità prima sconosciute per la realizzazione di
strategie di diversificazione vantaggiose per l’azienda.
Introduzione
Questo fine principale è raggiungibile solo dopo aver raggiunto due sotto
obiettivi preliminari:
- Per quanto riguarda la strategia di diversificazione, l’obiettivo è quello di
fornire una panoramica delle linee di pensiero più accreditate nell’ambito
degli studi di economia aziendale, approfondendo quindi i punti di vista
giudicati più evoluti, soprattutto in relazione all’attuale realtà economica.
In particolare, si cercherà di individuare ed approfondire i modelli di
comportamento giudicati più appropriati per la realtà in cui stiamo
entrando.
- In riferimento all’economia digitale, l’obiettivo principale è quello di
identificare i cambiamenti più importanti che essa comporta nei rapporti
economici tra azienda e clienti, che sono poi gli elementi più critici per
valutare i cambiamenti da adottare anche nelle strategie dell’impresa.
b) Verificare, attraverso l’analisi di un’azienda che ha usato la
diversificazione come strumento strategico nel nuovo scenario dell’economia
digitale, l’efficacia della strategia di diversificazione come strumento per
riconfigurare l’azienda.
Questo obiettivo principale può essere scomposto in diversi obiettivi
secondari:
- verificare la validità delle teorie sulla diversificazione proposte mediante
lo studio di una realtà aziendale;
- confrontare i cambiamenti dei rapporti economici nell’economia digitale
analizzati nella parte teorica con gli effettivi cambiamenti riscontrati in
un’organizzazione operante sul mercato;
Introduzione
- analizzare la flessibilità della strategia e le prospettive per il futuro,
collegate all’evoluzione dei rapporti economici e dell’ambiente in
generale.
CAPITOLO I.
LA DIVERSIFICAZIONE: CONCETTI E DEFINIZIONI
1. L’ANTITESI SPECIALIZZAZIONE-DIVERSIFICAZIONE
2. CONCETTI E MISURE DI DIVERSIFICAZIONE
2.1. Diversificazione: definizione e misure
2.2. Differenziazione e integrazione verticale
3. CATEGORIE DI DIVERSIFICAZIONE
3.1. La diversificazione correlata
3.2. La diversificazione conglomerale
3.3. La diversificazione orientata
Capitolo I – La diversificazione: concetti e definizioni
I.1. L’ANTITESI SPECIALIZZAZIONE-DIVERSIFICAZIONE
Una delle decisioni strategiche più importanti cui un’impresa può trovarsi di
fronte è la scelta di diversificazione delle attività. Storie di grandi successi,
quali General Electric e 3M, si accompagnano a rilevanti esempi di fallimenti,
quali l’ingresso di Coca Cola nel settore vinicolo o di United Airlines nel
settore alberghiero e nel noleggio di automobili.
La molteplicità di risultati ottenuti nella realtà aziendale con le scelte di
diversificazione è associata al dibattito tra gli economisti sull’efficacia
intrinseca di tale strategia.
A titolo esemplificativo riportiamo le opinioni di due studiosi in materia, che
possono servire quale punto di partenza dell’analisi.
Nel 1935 il macroeconomista N. Kaldor sosteneva che “l’estensione della
produzione comporta sempre un certo costo; in altri termini la produttività
fisica di una data quantità di risorse calcolata in termini di ciascun prodotto
sarà sempre minore quanto maggiore è il numero di beni distinti che devono
venir prodotti contemporaneamente”. Tale autore provava così il suo assunto:
“Che ciò sia vero per una larga quota di beni prodotti congiuntamente è
dimostrato dal fatto che lo sviluppo di una industria è sempre accompagnato
dalla specializzazione o disintegrazione, cioè dalla diminuzione del numero di
beni prodotti dalle singole imprese”.
1
E’ da sottolineare che l’autore adotta
una visione del fenomeno della diversificazione a livello macroeconomico,
non interessandosi allo studio del fenomeno a livello di singola impresa. Egli
dimostra la sua tesi con l’osservazione empirica del comportamento delle
imprese nei primi decenni del ventesimo secolo, periodo caratterizzato da una
1
Kaldor, “Market imperfection and excess capacity”, Economica (New Series), 1935.
Capitolo I – La diversificazione: concetti e definizioni
produzione industriale fortemente standardizzata e da una frenetica
propensione delle grandi imprese verso la ricerca di economie di scala. Quindi
il suo pensiero è fortemente influenzato dalla situazione del periodo storico in
cui scriveva.
Di segno opposto le considerazioni di E.T. Penrose, che nel 1959 affermava
che “l’impresa specializzata è vulnerabile. La redditività e la sopravvivenza
stessa dell’impresa sono messe in pericolo dai mutamenti che possono
intervenire nella domanda del tipo di beni che essa produce e dalla maggiore
concorrenza posta in essere dagli altri produttori. La sua espansione è limitata
dall’espansione del mercato dei suoi beni o dalla frazione del mercato
esistente in cui riesce ad inserirsi”.
2
Tale autrice, partendo da una concezione
dell’impresa come “complesso di risorse” (su cui si veda il par. II.4),
considera l’evoluzione nei gusti e nelle esigenze dei clienti (attuali e
potenziali) e le mosse dei concorrenti come i fattori determinanti per la
sopravvivenza e lo sviluppo dell’impresa, e considera la diversificazione
(specie se accompagnata da innovazione) come una scelta obbligata per porsi
al riparo da mutamenti improvvisi e incontrollabili. In alternativa, l’impresa
potrebbe tentare di premunirsi attuando pratiche di concorrenza sleale o
garantendosi una posizione monopolistica all’interno del mercato di
riferimento, in modo da proteggersi nei confronti dei concorrenti e dei clienti.
Questi due interventi, anche se sono datati e osservano il fenomeno da
prospettive diverse, sono utili per evidenziare il dibattito che il tema della
diversificazione delle attività ha suscitato (e suscita tuttora) tra gli economisti.
2
Penrose, The theory of the growth of the firm, Basic Blackwell, Oxford, 1959.