Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia. Il caso del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
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dagli anni ‘50 ad oggi, la diminuzione della popolazione è stata di oltre il 50%, allo
stesso tempo si è registrato uno scarso ricambio generazionale, ed infine anche il reddito
è inferiore a quello medio delle Province (di Macerata, di Ascoli Piceno, di Perugia) in
cui ricade il Parco stesso.
Il Parco quindi si pone come finalità quella di recuperare tutti i valori che determinano
l’identità naturalistica, culturale e storica dei Sibillini, e al tempo stesso di garantire uno
sviluppo socio-economico razionale e duraturo dell’area.
La prima parte della tesi è relativa al Governo delle aree protette, della legislazione sui
Parchi nazionali, per concludersi, poi, con l’analisi delle attività dell’Ente Parco.
Gli aspetti legislativi, introdotti da una ricostruzione storico- culturale dei concetti di
protezione ambientale e di Parco, intesi come fattori di vita e di sviluppo di zone
depresse, sono strutturati secondo l’evoluzione legislativa della materia ambientale in
Italia, in relazione alla realtà amministrativa delle aree protette. In particolar modo
vengono trattati gli Organi che costituiscono l'Ente Parco e gli strumenti di
pianificazione dell'ambiente utilizzati nella gestione dell'area protetta.
Cardine della legislazione sulle aree protette è la Legge quadro 394/’91 che individua la
propria finalità nel “garantire e promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la
valorizzazione del patrimonio naturale del paese”.
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Ci troviamo di fronte alla
concezione di una tutela ambientale “dinamica”ossia l’obiettivo non è tanto quello di
porre in essere delle limitazioni all’attività umana, ma di orientarla in vista della tutela.
La Legge regola l’organizzazione e la gestione delle aree naturali protette statali,
attraverso l’individuazione dei soggetti attori del Parco, dei contenuti del Piano del
Parco (per la pianificazione territoriale) e del Piano pluriennale economico e sociale
(P.P.E.S). Il Piano del Parco, assume per la gestione del territorio un'importanza
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Art. 1 Legge 394/’91.
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fondamentale in quanto sostitutivo ad ogni livello degli altri strumenti di pianificazione,
ed è stato concepito e realizzato solitamente come un piano “integrato” che contiene una
disciplina generale di carattere ambientale, naturalistico, urbanistico e di fruizione, e che
si articola in alcuni casi in piani di gestione e valorizzazione. Il Piano pluriennale
economico e sociale è, invece, lo strumento di programmazione economica voluto dalla
legge per la promozione delle attività compatibili, che grazie alla nuova normativa (L.
426/‘98) viene avviato contestualmente alla elaborazione del Piano del Parco. Il P.P.E.S
va inserito tra gli strumenti di incentivazione, che contengono disposizioni atte a
favorire, nel rispetto delle esigenze di conservazione, lo sviluppo del turismo e delle
attività locali e tradizionali, mediante la concessione di sovvenzioni a privati e a Enti
locali, la predisposizione di attrezzature, servizi ed impianti di carattere turistico
naturalistico, la promozione di attività tradizionali artigianali, agro – silvo – pastorali,
culturali ecc.
Nello svolgimento di questa tesi sono stati analizzati i diversi strumenti di
pianificazione, attraverso un’analisi degli attori che prendono parte ai processi
decisionali, e al contempo, attraverso l’individuazione dei fattori determinanti la realtà
socio – economica dell’area. Il lavoro si concentra su di una moderna visione dei Parchi,
che li considera ambiti nei quali le attività di tutela della natura sono destinate ad essere
durature solo in quanto collegate alle complesse relazioni tra l’uomo e il suo ambiente e
per contrastare una concezione che tendeva a negare, in linea di principio, il ruolo delle
amministrazioni locali in tema ambientale e la partecipazione delle comunità locali alla
realizzazione di uno sviluppo fondato sulla valorizzazione del patrimonio naturale,
culturale e sociale.
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La seconda parte della tesi riguarda la struttura socio – economica del Parco, si
analizzano gli specifici caratteri del Parco mediante l'elaborazione dei dati e delle
informazioni disponibili che costituiscono la base per le strategie e gli obiettivi
dell'economia ambientale.
Il territorio del P.N.M.S. si presenta con un elevato numero di paesaggi compositi, in
continua trasformazione, ricchi di risorse naturali e culturali, significativamente
intrecciate, che ha reso necessario, per una opportuna conoscenza, venire a contatto con
un ampio spettro di discipline (geologia e geomorfologia, idrogeologia, pedologia,
idraulica, climatologia, flora e vegetazione, fauna, risorse e usi agricoli del suolo,
sistema insediativo, assetto infrastrutturale, assetto paesistico, assetto socio economico).
I tre principali sistemi fisico, biologico e antropico vengono valutati attraverso i
seguenti fattori: fattori strutturanti, intesi come l’insieme delle componenti e delle
relazioni con cui l’organizzazione dei sistemi locali si manifesta concretamente e
adattivamente; fattori caratterizzanti, intesi come componenti e relazioni che connotano
ciascun sistema locale conferendogli una identità tale da distinguerlo da altri, anche con
strutture simili; fattori o situazioni qualificanti, intesi come elementi o condizioni tali da
conferire ad un sistema locale una certa qualità o importanza o valore senza variarne la
struttura o i caratteri; fattori o situazioni di criticità, intesi come l’insieme di elementi o
di condizioni, in atto o potenziali, di degrado o de-qualificazione o alterazione, più o
meno acuta, non tali da compromettere la struttura o i caratteri o la qualità dei sistemi.
Tale lavoro ha permesso di avere una visone di insieme degli elementi e dei sistemi di
relazioni di maggior stabilità e permanenza, riconoscere una pluralità di fattori
“qualificanti” (alcune situazioni di valore unico come l’altopiano carsico di
Castelluccio, i boschi della valle di Castelsantangelo, un sistema insediativo storico di
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importanza storico – architettonica, ecc.) come di situazioni di criticità (una fragilità
diffusa dei versanti dipendente dalla elevata acclività, la diffusa presenza di nuclei
storici in stato di degrado fisico, ecc.).
Questa parte si conclude con l’analisi delle strategie di sviluppo locale messe a punto
dal Piano Pluriennale Economico e Sociale. Nel caso di un territorio come quello dei
Monti Sibillini, il Piano pluriennale economico e sociale del Parco è un piano integrato
con la pianificazione degli altri Enti locali e quindi gli interventi previsti in tale
documento dovranno essere realizzati in linea di principio con le risorse finanziarie ed
organizzative dell’Ente Parco, dei Comuni e delle Comunità Montane. Alcuni interventi
potranno essere realizzati con risorse finanziarie e organizzative soltanto dell’Ente
Parco. Gran parte degli interventi, tuttavia, si dovranno realizzare attraverso Accordi di
Programma, come peraltro previsto dalla Legge quadro sulle aree protette, quindi essere
realizzati con risorse rese disponibili dagli attori collettivi di volta in volta interessati.
Si evidenzia come la competizione dei sistemi locali, sulle risorse finanziarie
disponibili, costringa gli attori locali a formulare progetti sullo sfondo delle risorse
potenzialmente disponibili dall’esterno, cioè proveniente da livelli istituzionali
superiori, e di conseguenza come il P.P.E.S. costituisca non soltanto un sistema di
interventi da effettuare, ma anche un sistema di interventi con il quale competere per
l’acquisizione delle risorse finanziarie disponibili a livello nazionale ed europeo per
stimolare lo sviluppo locale. In un sistema territoriale come quello dei Monti Sibillini,
lo sviluppo locale è necessariamente generato dal cumularsi degli effetti dei processi di
innovazione collettivi e privati. Quindi lo sviluppo locale è generato da un intervento
imprenditoriale e politico ad elevato grado di coerenza. Si è visto come nell’ultimo
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decennio si sia consolidato un orientamento strategico verso uno sviluppo economico
locale fondato sulla conservazione del patrimonio naturale e culturale. Allo stesso
tempo, sembra esservi stato un cambiamento negli obiettivi perseguiti dagli
imprenditori, i quali ora assumono l’orizzonte strategico dello sviluppo economico
fondato sulla conservazione e promuovono iniziative con esso coerenti.
Nel suo complesso il territorio dei Monti Sibillini non è affatto carente nella sfera della
mobilitazione imprenditoriale che, soprattutto negli ultimi anni, è stata stimolata dai
sistemi di incentivi regionali e locali (tra cui quelli introdotti dall’Ente Parco stesso ) e
dalla stabilizzazione delle strategie di sviluppo locale realizzatasi con l’istituzione del
Parco.
I parchi possono essere luoghi di qualità dell’ambiente, della vita, delle produzioni e
dell’accoglienza turistica. Il tutto necessità, però, di efficienti strumenti di
pianificazione di carattere territoriale ed economico, in grado di produrre un nuovo
sviluppo, sostenibile
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e durevole, che offra possibilità di crescita alle popolazioni locali
e opportunità di lavoro per i giovani. Dall’agricoltura compatibile, al turismo,
all’artigianato, al recupero dei centri storici, dai prodotti di qualità: queste sono alcune
delle opportunità che si offrono in un’area protetta.
La terza parte della tesi è relativa agli strumenti e alle azioni per lo sviluppo socio
economico dell’area dei Sibillini. Vengono resi gli strumenti e le strategie relative allo
sviluppo socio-economico del Parco, individuando i finanziamenti tradizionalmente
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Cfr. pag.4 e ss. dell’Introduzione. Nel 1987 la World Commission on Environment and Development
alla Conferenza delle Nazioni Unite per l’ambiente e lo sviluppo (UNCED) ha definito lo sviluppo
sostenibile come quello che “risponda alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle
generazioni future di soddisfare le proprie”.
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usati in un’area protetta, e al tempo stesso rivolgendo lo sguardo alle azioni
“innovative”. Tali strumenti di finanziamento possono essere schematicamente
suddivisi in strumenti di pianificazione paesistica (i piani paesistici previsti dalla L. 431/
‘85), strumenti di pianificazione territoriale (piani e quadri territoriali regionali) e
strumenti di programmazione economica (programmi regionali di sviluppo). I piani
socioeconomici dei Parchi devono rapportarsi alla programmazione regionale
(programmi regionali di sviluppo) e a quella degli altri enti territoriali (piani
socioeconomici delle comunità montane, piani provinciali, ecc.), tuttavia nello stesso
tempo devono essere in sintonia con tutte le forme di programmazione legate a quella
che è stata definita la “nuova programmazione”. In particolare si fa riferimento ai Piani
operativi regionali (POR) dell’obiettivo 1, ai Documenti unici di programmazione
(DocUP) dell’obiettivo 2 e ai Piani integrati territoriali (PIT: adottati per le regioni
obiettivo 1 ma anche per alcune regioni obiettivo 2) e a tutte le altre forme legate alla
programmazione negoziata (in particolare ai patti territoriali).
Nell’ultima parte si è posta l’attenzione su come “fare impresa” nelle aree naturali
protette.
L’affermazione dei Parchi come grande patrimonio dell’Italia e come elemento
fondamentale della competitività, anche economica, del sistema Italia è largamente
condivisa.
La finalità è quella di stabilire una linea di comportamento a tutela dell’identità che sia
di sostegno allo sviluppo di tutto il territorio. Infatti, non è sufficiente che esistano
alcune zone di riequilibrio che seguano indisturbate le loro leggi ecologiche: esse
devono essere connesse tra loro perché rappresentino veramente un sostegno al sistema
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di riequilibrio territoriale, creando una rete di maglie e di nodi. Però questo processo si
può attuare solo a patto che venga praticato e controllato da una governance che
coordini tutte le componenti dello sviluppo del sistema, guidandolo verso l’obiettivo
della sostenibilità multidimensionale con un’ottica di tutela dell’identità locale e
insieme di crescita complessiva.
Il Parco, oggi, può rappresentare per una comunità locale la possibilità di avvantaggiarsi
attraverso il rafforzamento dell'identità e delle peculiarità del suo territorio di cui
l'uomo, con le sue attività, deve essere considerato parte integrante.
In primo luogo oggi si sottolinea fortemente il principio della territorializzazione delle
politiche economiche, incentrate sulla valorizzazione delle risorse e delle specificità
territoriali, con particolare attenzione all'ambiente e alle risorse naturali; questo porta a
facilitare l'incontro tra pianificazione territoriale ed economica in un progetto di
territorio. In secondo luogo esistono nuovi strumenti di programmazione negoziata che
favoriscono la possibilità di coordinare le politiche tra le istituzioni e tra queste e gli
attori locali, in un'ottica di valorizzazione delle risorse locali e di sviluppo dal basso.
I parchi, nel momento in cui tra i temi della nuova programmazione assumono maggiore
importanza la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente e del patrimonio culturale,
potrebbero rivestire un ruolo trainante.
L’attività di sviluppo economico all’interno di un Parco, e la sua gestione, può avere un
orientamento prettamente imprenditoriale e/o appoggiarsi all’attività del non- profit.
Per quel che riguarda il primo aspetto, il fatto che la maggior parte dei beni e dei servizi
prodotti da un'organizzazione di gestione di un Parco naturale (o più semplicemente
“Ente Parco”) non sia negoziabile sul mercato, pone l’organizzazione stessa
nell’impossibilità di trarre una remunerazione finanziaria diretta dal processo di
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fornitura di tali beni e servizi alla collettività; ne discende che le potenzialità
imprenditoriali degli Enti Parco risultano fortemente limitate dalla natura del loro
processo di erogazione del servizio.
In un’ottica prettamente imprenditoriale del Parco è interessante il sistema “Prodotto
d’area”. Con tale termine si definisce un sistema di offerta, organizzata e
commercializzabile, di beni e servizi, e di connessioni fra gli stessi, reso disponibile da
un territorio, per valorizzare la sua identità e la sua vocazione, allo scopo di aumentare
la qualità della vita e il potere di attrattività verso i turisti-ospiti, intesi come residenti
temporanei.
L’ulteriore fattore che il management dei parchi può coniugare allo sviluppo
dell'orientamento imprenditoriale per migliorare sensibilmente l'equilibrio economico-
finanziario delle organizzazioni di gestione è costituito dall'attivazione dei meccanismi
non-profit.
L'inserimento di fattori di produzione e di logiche di azione di tipo non-profit all'interno
degli Enti Parco può determinare notevoli effetti positivi quali disporre di una quantità
di risorse (soprattutto umane) a prezzo inferiore di quello di mercato; attivare e/o
consolidare alcuni meccanismi di funzionamento organizzativi, basati sul
coinvolgimento del personale, sull'identificazione negli obiettivi organizzativi del
Parco, sullo sviluppo di un senso di missione e via dicendo; volontari che agiscono con
motivazioni etiche di tipo ecologico, che si fanno talvolta promotori, ad esempio,di
piccole idee ed innovazioni che contribuiscono in modo determinante ad un continuo
miglioramento organizzativo.
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Oggi, affinché “il sistema Parchi” non sia soltanto un insieme di progetti è necessaria
una struttura nazionale che metta in rete le diverse esperienze, valorizzi e faccia
conoscere i progetti e le iniziative dei Parchi. Ed è proprio il tema della comunicazione
che deve diventare una priorità per i singoli Parchi e per l’intero sistema delle aree
protette.
Nella promozione di un area protetta non ci si può limitare ad immaginare una pura
strategia di marketing, bensì si deve saper integrare il marketing con la pianificazione
strategica e, di conseguenza con lo sviluppo sostenibile.
Lo scopo del marketing territoriale, legato ad un Parco, infatti non è solo quello di
“vendere” un prodotto “territorio”, ed in alcuni casi, un’occasione di investimento in
aree obiettivo, bensì quello di “vendere”, con riguardo al sistema, dei vantaggi
comparativi: sapendo cioè capire cosa manca rispetto ai concorrenti, come colmare le
eventuali carenze e cosa, sempre rispetto ai concorrenti, distingue il territorio.
Ma si deve “vendere” anche nel rispetto della tutela del sistema locale, quindi
sopportando i vincoli imposti dall’ordinamento e sfruttando al meglio i finanziamenti
provenienti dall’esterno.
Pertanto all’interno delle aree protette deve essere intensificata la simbiosi tra
pianificazione, progettazione, realizzazione, comunicazione e marketing, poiché
costituiscono attività che si tengono a vicenda, se correttamente poste in essere possono
rafforzare l’identità socio economica di tali aree.