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Introduzione
Il presente elaborato si pone come obiettivo l’analisi dell’uso delle nuove tecnologie
nell’ambito delle nuove forme di fruizione del patrimonio culturale e di come esse fungono da
mediatrici tra l’umano e il patrimonio visibile ed immateriale, attivando meccanismi di
interazione tra istituzione museale e utente.
Nel primo capitolo, dopo una breve introduzione sulla definizione di rivoluzione digitale,
abbiamo visto come la diffusione pervasiva di internet, abbia prodotto profondi cambiamenti,
non solo nelle nostre abitudini e nei nostri comportamenti individuali e collettivi, ma anche in
campo culturale se si pensa all’utilizzo che si sta facendo delle nuove tecnologie nella
produzione e trasmissione del sapere.
Nel secondo capitolo si è cercato di delineare lo stato dell’arte della digitalizzazione del
patrimonio culturale, analizzando il caso di spazi virtuali come la piattaforma Europeana,
finanziata dalla Commissione Europea, che offre la possibilità di conoscere e vivere la cultura
dei paesi europei, fornendo supporto alle istituzioni culturali che intendono mettere a
disposizione i loro contenuti e aiutare le industrie creative a sviluppare prodotti culturali. Si è
proceduto ad analizzare e definire le ICT e la loro importanza, trattando quella differenza
sociale detta digital divide, tra chi ha accesso ad Internet e chi non ne ha. Si è visto in particolare
come Internet sia sempre più frequentemente utilizzato nella diffusione, nella comunicazione e
nella fruizione del patrimonio culturale, attraverso i social media, i social network, le
piattaforme e le web app ed i loro campi di applicazione.
Nel terzo capitolo, sono stati presi in esame i seguenti casi studio: MAV Museo Archeologico
Virtuale di Ercolano, Museo Egizio di Torino, MANN Museo Archeologico Nazionale di
Napoli, Museo Lavazza e Museo Laboratorio della Mente, procedendo alla compilazione di
schede riassuntive, volte all’analisi delle applicazioni di realtà virtuale, di realtà aumentata e
mixed reality in essi contenuti, al messaggio che le installazioni vogliono comunicare e in che
modo lo comunicano. La ricerca si è concentrata sul tema dello storytelling digitale, nato
dall’unione tra l’arte della narrazione e la tecnologia, che grazie al suo valore comunicativo ed
alla sua versatilità può essere utilizzato nel campo dell’educazione, del sociale, aziendale e
culturale. Sono stati analizzati e riportati dodici esempi relativi alle strategie di storytelling
adottate in ambito museale, sintetizzate in una tabella per una più chiara comparazione dei dati.
Il progetto architettonico, quello multimediale, le soluzioni tecniche e tecnologiche adottate e
le strategie narrative sono stati estrapolati utilizzando fonti virtuali, sfruttando proprio gli
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strumenti della comunicazione 4.0 delle attività e delle collezioni museali (siti web, social
network, articoli su riviste digitali etc.).
Nel quarto capitolo è stato trattato il passaggio fondamentale da museo di collezione a museo
di narrazione, dove si è vista la ricerca di rendere la visita culturale un’esperienza emotivamente
coinvolgente.
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Capitolo 1:
La Rivoluzione digitale: sfide, limiti ed opportunità
Per “rivoluzione digitale”, in cui l’espressione “digitale” indica in campo tecnologico il metodo
in cui vengono codificate e trasmesse le informazioni
1
, si intende l’espansione dei prodotti
digitali e la conseguente digitalizzazione dei mezzi di informazione, diventati indispensabili a
tutte le sfere sociali. A differenza delle precedenti rivoluzioni possiamo affermare che è la vita
quotidiana, e non solo la comunità scientifica, ad esserne influenzata. In particolare, la
diffusione pervasiva di internet, ha prodotto profondi cambiamenti non solo nelle nostre
abitudini e nei nostri comportamenti individuali e collettivi, ma in campo culturale se si pensa
all’utilizzo che si sta facendo delle nuove tecnologie nella produzione e trasmissione del
sapere.
2
1
Treccani.it, De Martin J.C., La rivoluzione digitale
www.treccani.it/webtv/videos/Int_Juan_Carlos_De_Martin_rivoluzione_digitale.html consultato il 05/03/2019
2
Webeconomia.it, Scialò L., Rivoluzione digitale: cosa significa e situazione in Italia www.webeconomia.it/rivoluzione-
digitale-italia/10266/#Rivoluzione_digitale_cosa_significa consultato il 05/03/2019
Fig. 1 Breve storia della rivoluzione digitale
Fonte: Twitter.com, profilo Science and Technology Facilities Council UK
https//twitter.com/STFC_Matters/status/880384141354774528 consultato il 05/03/2019
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Internet, ovvero una serie di reti collegate fra loro mediante la comunicazione tra protocolli
comuni, può considerarsi il simbolo dell’era digitale.
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Esso offre innumerevoli opportunità
comunicative e partecipative, ma può fornire anche un riscontro sul divario tecnologico che può
esserci tra i vari paesi. La divisione fra il Nord e il Sud informativo, prende il nome di digital
divide, espressione nata in seno all’amministrazione statunitense della presidenza Clinton
(1993-2001) per indicare la disparità nelle possibilità di accesso ai servizi telematici tra la
popolazione americana.
4
Nonostante questo divario, dovuto anche alle differenze tra utilizzatori
nativi digitali
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e quelli che non hanno acquisito competenze tecnologiche, la crescita di internet
non è solo di natura economica ma basata sulla condivisione fra gli utenti e sulla libera ricerca
delle informazioni. Ricerca attraverso la quale anche le opere culturali giungono al pubblico in
conseguenza alla digitalizzazione del processo di produzione culturale che ne consente
riproducibilità e diffusione a costo zero. La digitalizzazione culturale offre un’opportunità di
cambiamento per le istituzioni quali archivi, musei, biblioteche etc. proponendo un’offerta che
sappia rispondere alla sempre più specifica domanda culturale.
6
In ambito museale, una comunicazione più semplificata e diretta con il fruitore potrebbe portare
vantaggi all’impresa culturale tra i quali:
- Indirizzabilità: conoscenza di una ‘domanda’ con caratteristiche ben specifiche attraverso
l’acquisizione di dati tramite il sito web;
- Interattività: i fruitori interagiscono con il museo divenendo parte attiva nel processo di
formazione della ‘domanda’;
- Memoria: i dati relativi agli utenti possono essere conservati ed utilizzati per finalità di
marketing;
- Controllo: inteso come controllo selettivo della domanda;
- Accessibilità: superamento delle barriere linguistiche o di diversa abilità;
- Digitalizzazione: l’interazione fisica potrebbe anche non essere più necessaria
7
Il nuovo meccanismo di comunicazione di tipo many-to-many, ovvero dove la comunicazione
non è più unidirezionale, ha reso possibile la creazione di una rete di dialogo a più voci, dove
la partecipazione degli gli utenti che vogliono offrire il proprio contributo passa attraverso un
blog o un post su Facebook. Tale contribuzione, è l’effetto del desiderio di condividere le
3
Bonacini, E., Nuove Tecnologie per la fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale, Roma, Aracne Editrice, 2011, pag. 19
4
Treccani.it, Granelli A., digital divide http://www.treccani.it/enciclopedia/digital-divide_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-
Tecnica%29/ consultato il 05/03/2019
5
La definizione, coniata per la prima volta nel 2001 dallo scrittore Mark Prensky, indica la generazione di nati (negli Stati Uniti) dopo
il 1985 anno di diffusione di massa del pc a interfaccia grafica e dei primi sistemi operativi Windows.
6
Bonacini, E. op. cit., p. 34.
7
Bonacini, E. op. cit., p. 36-37
9
proprie esperienze, le proprie passioni ed i propri interessi che crea comunità di utenti
facilmente accessibili e sempre meno ‘privilegiati’.
8
Per l’arte ad esempio, le informazioni non arrivano più dagli ‘esperti’, ma da un pubblico che
ha generato un flusso di informazioni e di conoscenze relative ad un certo artista, ad una certa
mostra, ad un certo museo. Questo pubblico specifico potrebbe portare vantaggio al museo,
istituzione o spazio espositivo, attraverso dinamiche di partecipazione, di condivisione sui
social e alle forme narrative digitali.
9
Un altro aspetto della rivoluzione digitale è la possibilità di digitalizzare i documenti, i libri, le
opere d’arte e gli elaborati dell’uomo. L’utilizzo della digitalizzazione nel campo dei beni
culturali costituisce un aiuto essenziale per garantire la conservazione degli originali dall’usura,
per rendere fruibili opere molto delicate ad esempio in larga scala.
8
Solima, L., Il museo in ascolto Nuove strategie di comunicazione per i musei statali, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2012, p.
30
9
Federici, R., Sotto un cielo di stelle Vivere d’arte, Perugia, Morlacchi Editore, 2018, p. 96
Fig. 2 Generazioni in Rete, come abitiamo l’era digitale Fonte: ISTAT.it, Generazioni in rete: come abitiamo l'era
digitale www.istat.it/it/archivio/216672 consultato il 05/03/2019
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Tuttavia, esistono elementi di criticità quali l’obsolescenza della memoria informatica che, oltre
a subire danni non diversamente dai supporti tradizionali, unisce il rischio di non poter più
accedere ai dati con formati precedenti, oltre che alla volatilità intrinseca del file stesso.
Vi sono poi alcuni aspetti legati al mondo legislativo ed a quello amministrativo tra i quali: la
gestione del diritto d’autore, il rispetto delle norme sulla riservatezza, la garanzia della
autenticità dei contenuti, il deposito legale delle pubblicazioni elettroniche.
Allo stato attuale non siamo in possesso di standard nazionali e internazionali che diano delle
direttive univoche, considerando che i mutamenti tecnologici hanno una velocità tale da
richiedere altrettanta rapidità di scelta e di decisione in un contesto dove convivono punte di
eccellenza e situazioni di arretratezza informatica.
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Le rapide innovazioni tecnologiche e l’aumento della connettività hanno contribuito a
diffondere sempre più velocemente forme di “sharing economy”, che permettono la
condivisione e lo scambio non solo di beni, ma anche di competenze, denaro e spazi. Nel 2017
in Italia sono circa 6 milioni gli internauti di 16-74 anni che hanno usato la rete negli ultimi 3
mesi per trovare un alloggio contattando direttamente un privato tramite siti web/app. Questa
pratica è più diffusa tra le persone di 20-44 anni (oltre il 22%), tra i residenti nel nord est (23,3%
contro 11,5% del Sud), nei comuni centro dell’area metropolitana (22,7%) e tra dirigenti,
imprenditori, liberi professionisti, direttivi, impiegati (circa il 30%). Meno diffuso l’uso di tali
piattaforme per gli spostamenti: solo il 3,6% ha usufruito di un servizio di trasporto contattando
direttamente un privato tramite siti web/app. Per quanto riguarda la condivisione di contenuti
culturali il 55,4% delle persone di 6 anni è più negli ultimi 3 mesi ha consultato un wiki per
ottenere informazioni su un qualsiasi argomento mentre quasi un terzo (30,2%) ha pubblicato
sul web contenuti di propria creazione (come testi, fotografie, musica, video, software, ecc..
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Non è un caso che digitalizzazione, patrimonio culturale e creatività siano estremamente
connessi, così come non è un caso che lo stesso Presidente Juncker, nel suo Discorso sullo Stato
dell'Unione del 2016, ha asserito:
«Se il mondo ha scelto il digitale, dobbiamo anche dare forza ai nostri artisti e ai nostri creativi e
proteggerne il lavoro. Il settore artistico e creativo è il nostro fiore all'occhiello. La creazione di contenuti non
è un passatempo: è una professione. E fa parte della cultura di noi europei»
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Italia, S., Introduzione in “DigItalia”, numero 0, 2005
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ISTAT, report Cittadini, imprese ed ICT, 2017, p. 7
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Unina.it, Digitalizzazione, patrimonio culturale, creatività, identità europea, https://www.unina.it/-/14221790-digitalizzazione-
patrimonio-culturale-creativita-identita-europea- consultato il 05/03/2019