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“L’ anno breve” si apre con la denuncia dei crimini di Stalin, ad opera di
Chruscev, in occasione del xx Congresso del PCUS, a Mosca.
Il presente lavoro si propone di scoprire la storia del giornalismo ungherese
dalla prima guerra mondiale al 1963, ponendo particolare attenzione al
1956 e alla rivoluzione ungherese.
Grazie alla generosa disponibilità dell’ Accademia d’ Ungheria a Roma e
della Casa di Imre Nagy a Budapest, mi è stato possibile recuperare gran
parte dei giornali dell’ epoca, grandiosi testimoni della storia e del popolo
magiaro, nonchè dei pochi testi in lingua italiana che trattano della
rivoluzione ungherese, fatto questo sicuramente non proponibile una
quindicina di anni fa : scavare nella storia del giornalismo ungherese
significa infatti addentrarsi nella fitta rete della politica interna, del
rapporto dei governi di Budapest con Mosca, della censura, della stampa
legale e sovversiva, delle torture e delle persecuzioni.
In seguito a difficili traduzioni, in cui mi sono impegnata meticolosamente
per riportare con esatta fedeltà le notizie dai giornali ungheresi, piuttosto
che narrare la storia e la letteratura che caratterizzano i testi giornalistici
magiari, mi scuso fin d’ ora se alcune traduzioni possono sembrare lontane
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dall’ italiano, ma ciò è dovuto essenzialmente alla totale diversità della
lingua ungherese dalla lingua italiana.
Questa tesi comincia con un capitolo molto vasto, dedicato all’ analisi
accurata delle diverse fasi della storia del giornalismo ungherese, fino al
1956, attraversata da diversi cambiamenti politici anche molto rilevanti.
Il primo paragrafo del capitolo, a testimonianza di un arco di tempo che
spazia dagli anni venti e arriva fino agli anni quaranta, passando attraverso
la dittatura fascista prima e la dittatura nazista poi, ripercorre il periodo
della censura , caratteristica dominante di una pur ricca storia dei principali
giornali ungheresi.
I successivi quattro paragrafi, all’ interno di questo primo capitolo, sono
divisi a seconda del tipo di giornali che caratterizzavano gli anni seguenti,
passando quindi in rassegna i giornali liberali, i giornali cosiddetti
“minori”, e quelli del giornalismo riformista che iniziavano a circolare in
Ungheria, portando una ventata di aria fresca nel torrido panorama della
politica interna.
Solo a partire dal 1953, dal primo e breve governo di Imre Nagy, si può
parlare di libertà di stampa, ma non si fa quasi in tempo a descriverla,
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attraverso i giornali del periodo, che già scompare per far nuovamente
posto alla censura.
Il secondo capitolo si addentra invece nel vivo della rivoluzione ungherese,
ripercorrendola storicamente in ogni suo evento, a partire però proprio dal
suo uomo simbolo,Imre Nagy, e dal suo primo governo nel 1953, che se
pur per pochi mesi, ha ridato speranza e gioia alla popolazione stremata
dalle dittature, dalla guerra, da una situazione economica che stava
precipitando sempre più.
Attraverso la documentazione di libri di storia e le testimonianze scritte,
dal posto, di reporter stranieri del calibro di Indro Montanelli, è emerso un
quadro completo della rivoluzione che ha messo il suo timbro nella storia
europea del novecento.
Il primo paragrafo di questo secondo capitolo, è essenzialmente la storia
delle prime riforme del programma di governo di Imre Nagy .
Il secondo paragrafo tenta invece di raccontare la pesante dittatura di
Ràkosi, tornato in Ungheria dopo essere stato per lungo tempo a Mosca.
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Il terzo paragrafo prosegue nel descrivere la supremazia dell’ ala stalinista
capeggiata da Ràkosi, all’ interno del governo ungherese, dal quale emerge
la nuova coppia al potere.
Il quarto ed il quinto paragrafo propongono la successione cronologica
degli avvenimenti che caratterizzano le convulse e sanguinose giornate
della rivoluzione, dal 23 ottobre 1956 alla fine del secondo governo Nagy.
Il terzo capitolo prosegue poi, secondo una successione logico-
cronologica, la descrizione degli episodi che hanno caratterizzato la
rivoluzione ungherese, dall’ inasprimento dei rapporti tra l’ Ungheria e
l’Unione Sovietica, del primo paragrafo, fino al governo di Kàdàr e
Münnich, quarto paragrafo, che conclude la rivoluzione anche nella sua
seconda fase.
Il quarto capitolo descrive invece, attraverso le testimonianze dei
sopravvissuti e grazie alla pubblicazione del Libro Bianco prima e degli
atti d’ accusa del processo, molto tempo dopo, quella che si può
considerare come una sentenza a porte chiuse, i cui imputati, hanno la
propria morte davanti agli occhi prima ancora dell’ inizio di un processo
più volte interrotto e influenzato dalle pressioni politiche esterne.
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É interessante ricordare, e lo accenno nel quarto paragrafo del capitolo, con
la Petizione del circolo Olof Palme, che l’esatta ubicazione del luogo di
sepoltura di Imre Nagy e dei suoi compagni, nonostante le numerose
richieste inernazionali, è rimasto sconosciuto fino a poco tempo fa, fino a
quando è avvenuto il completo crollo dell’ ex impero sovietico e con esso
l’ Ungheria si è liberata dal passato opprimente e ha potuto finalmente
guardare al futuro.
L’ ultimo capitolo di questa tesi, analizza nel dettaglio ogni giorno della
rivoluzione ungherese del ’56.
Nei cinque paragrafi che lo caratterizzano, mi baso sui giornali ungheresi
dell’ epoca, sulla cronaca, sui titoli, sulle fotografie, sui commenti tra le
righe ma anche i proclami e i comunicati via radio dei protagonisti, per
ricostruire la rivoluzione così come poteva essere letta allora dal popolo
attraverso le prime pagine dei suoi quotidiani più autorevoli.
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Ripercorrendo dunque le diverse fasi dell’ intera rivoluzione, ci si accorge
di descrivere anche la storia della libertà di stampa del giornalismo
ungherese, della situazione internazionale con la crisi di Suez, del
sentimento patriottico che unisce una nazione al di là dei confini, e della
sconfitta della democrazia, la fine di una grande illusione chiamata libertà,
in nome del socialismo.
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Capitolo 1
STORIA DEL GIORNALISMO UNGHERESE
1.1. La libertà di stampa e la censura dagli anni ’20 agli anni ’40.
Il 7 dicembre del 1918, il capo del governo ungherese Kàroly Mihaly,
diede finalmente l’ ordine di ripristinare la libertà di stampa in tutta la
Repubblica ungherese : la censura di guerra lasciava il posto alla ripresa
della vendita dei giornali per le strade di Budapest.
Nei primi mesi del 1919, qualche rotocalco di impronta rivoluzionaria
ricevette il permesso di utilizzare liberamente la carta per la stampa :
inutile dire che la vita di questi rotocalchi fu brevissima.
Il Consiglio della Repubblica ungherese, ufficializzò in data 23 giugno
1919 la libertà di stampa, di parola e di pensiero.
In realtà, ciò non si verificò all’ atto pratico e la libertà di stampa fu allora
solo di tipo concettuale.
Molti furono i giornali “vietati” dal governo, di settimana in settimana ed
in numero sempre crescente.
Verso la fine di giugno dello stesso anno, a Budapest si trovavano solo
cinque giornali nazionali e venticinque quotidiani stranieri in circolazione.
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Non avevano subito “contraccolpi” invece, i giornali dei ragazzi e i
rotocalchi femminili, mentre furono assolutamente aboliti dal governo i
rotocalchi satirici.
Il governo successivo, guidato da Friedrich, mise in atto nuove
disposizioni a partire da agosto : al di fuori del giornale Budapesti
Közlöny (Bollettino di Budapest) era proibita la vendita di altri periodici
ungheresi.
Nel dicembre 1919, il nuovo capo del governo, Bethlen Istvàn, abolì
l’eccezionale controllo che da troppo tempo ormai “soffocava” la stampa
ungherese.
Negli anni ’20 dunque, si susseguirono ancora numerosi divieti, come per i
giornali Az Ujsàg (Il Giornale) e Vilàg (Mondo), ma fortunatamente questi
episodi cominciarono pian piano a diminuire.
Nel 1925, in Ungheria circolavano ben 934 giornali, dei quali 618 nella
capitale e 316 nelle province.
Nel 1930, il numero dei giornali che uscivano nelle edicole di Budapest era
notevolmente aumentato.
In quegli anni, il giornale ufficiale del Consiglio dei ministri era il Vörös
Ujsàg (Giornale Rosso).
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Tra i vecchi quotidiani, continuarono ad esistere negli anni trenta, il
Budapesti Hirlap (La Gazzetta di Budapest), Az Est (La Sera), Friss Ujsàg
(Giornale Fresco), Kis Ujsàg (Piccolo Giornale), Magyarorszàg
(Ungheria), Magyar Ujsàg (Giornale Ungherese), Nèpszava (Voce del
Popolo), 8 Òrai Ujsàg (Il Giornale delle ore 8), Uj Lap (Nuovo Foglio), Az
Ujsàg (Il Giornale), Vilàg (Mondo), Hètfòi Naplò (Il Foglio del Lunedì).
Fino al 1933, il partito al governo non aveva avuto un suo giornale
ufficiale, se pur, Bethlen Istvàn avesse elogiato particolarmente il
Budapesti Hirlap (Gazzetta di Budapest) considerandolo il giornale più in
linea con il suo partito.
Inoltre, egli riteneva che un altro giornale che si potesse definire “vicino”
al suo schieramento politico fosse il 8 Òraj Ujsàg (Il Giornale delle ore 8).
Negli stessi anni, alcuni giornali furono messi al bando dal governo, in
quanto “bollati” come ebrei, distruttivi, di sinistra : per la maggior parte
erano venduti ai cittadini di Budapest.
Anche i giornali cattolici, in quegli anni, ebbero molti problemi e spesso si
trovavano ad affrontare dei durissimi “faccia a faccia” con la politica
ufficiale .
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Era evidente, da parte dei giornali vicini alla Chiesa Cattolica, la
disapprovazione più totale nei confronti del nazismo così come delle
discriminazioni razziali.
Nel 1934, il nuovo “foglio del Partito” divenne il giornale Uj
Magyarorszàgot (Nuova Ungheria).
Il giornale intitolato A Magyarorszàg (L’ Ungheria) invece, alla fine degli
anni trenta divenne un simbolo di legittimità e liberalismo (considerate
armi di difesa contro le politiche filo-nazista e sovietica) per tutto il
giornalismo ungherese.
Dal 1938, il giornale subì però un cambiamento netto : il nuovo
proprietario infatti, modificò la tendenza politica seguita fino ad allora
dalla testata e optò per una linea nazionalsocialista.
Per questo, molti dei giornalisti che scrivevano prima per A Magyarorszàg
decisero di licenziarsi immediatamente.
Il giornale che più di tutti sposava le tendenze politiche degli anni ’30 e
’40 era il Függetlensèget (L’ indipendenza), filo-fascista : spesso e
volentieri organizzava anche raduni e manifestazioni di piazza per il suo
partito.
Inoltre, tre volte a settimana usciva nelle edicole ungheresi con un allegato
contenente fotografie e programmi radio del sabato.
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La sua tiratura crebbe notevolmente, ed in un solo anno raggiunse le
70.000 copie.
Pubblicizzava la difesa della “razza” e contribuiva alla propaganda nazista,
aiutando dunque quelli che considerava come i propri amici tedeschi.
Il propretario di Függetlensèget era lo stesso del giornale Esti Ujsàg
(Giornale della Sera).
In seguito allo scoppio della guerra, il governo ungherese guidato da
Hórthy, diede l’ ordine a tutte le testate, evidentemente riferendosi a quelle
di parte, di “smorzare” gli articoli che elogiavano la politica dei nazisti.
Dal 1929 al 1942, il giornale più importante per il nazismo ungherese era il
Pesti Ujsàg (Giornale di Pest).