2 Introduzione
socio-economiche dell’impresa. Successivamente, si procede ad un’estensio-
ne dei modelli di sopravvivenza tenendo in considerazione l’eterogeneita` non
osservata.
La tesi e` strutturata come segue: nel Capitolo 1 viene brevemente ana-
lizzata la riforma della PAC, nel Capitolo 2 si presentano: la popolazione
oggetto di studio, la tabella dei regressori e alcune statistiche descrittive.
Il Capitolo 3 include le stime della sopravvivenza nell’intero periodo di ri-
ferimento 1999-2004, ottenute con un modello logit. Nel Capitolo 4 viene
stimato un modello di sopravvivenza a tempi discreti per il periodo dal
2000 al 2004. Nei capitoli 5 e 6 si procede ad un’estensione delle analisi:
viene verificata la presenza di eterogeneita` non osservata, e successivamen-
te, utilizzando un approccio bayesiano empirico, viene stimata la probabi-
lita` di chiusura dell’attivita`, nell’intero periodo di riferimento, includendo
l’eterogeneita` non osservata.
Capitolo 1
La Politica Agricola
Comunitaria
1.1 La Politica Agricola Comunitaria
La Politica Agricola Comunitaria (PAC) ha avuto origine nell’Europa oc-
cidentale degli anni cinquanta, dopo anni di guerra che avevano danneggiato
il tessuto sociale e paralizzato l’agricoltura rendendo incerto l’approvvigio-
namento di viveri. [UE, 2005a] Originariamente, la PAC mirava a favorire
l’incremento della produttivita` nella catena alimentare affinche´ i consumato-
ri potessero contare su approvvigionamenti stabili di alimenti a prezzi acces-
sibili, ma anche per garantire la redditivita` del settore agricolo comunitario.
La PAC offriva agli agricoltori sovvenzioni e prezzi garantiti, incentivandoli
cos`ı a produrre e forniva aiuti finanziari per la ristrutturazione del settore,
ad esempio sostenendo gli investimenti nelle aziende agricole per garantirne
lo sviluppo, sia dal punto di vista delle dimensioni, sia sotto il profilo delle
capacita` gestionali e tecnologiche, per adeguarsi al clima sociale ed econo-
mico dei tempi.
Malgrado la grande efficacia della PAC nel conseguire l’obiettivo del-
l’autosufficienza, negli anni ottanta la Comunita` Europea si trovo` a fare i
conti con eccedenze quasi continue dei principali prodotti agricoli, alcuni
dei quali erano esportati (con l’aiuto di sovvenzioni), mentre altri dovevano
essere immagazzinati o eliminati all’interno della Comunita`. Queste misure
3
4 1. La Politica Agricola Comunitaria
avevano un costo di bilancio elevato, causavano distorsioni in alcuni mercati
mondiali, non sempre erano nel pieno interesse degli agricoltori e divenne-
ro impopolari agli occhi dei consumatori e dei contribuenti. Nello stesso
periodo andava crescendo, nella societa`, la preoccupazione per la sostenibi-
lita` ambientale dell’agricoltura: all’inizio degli anni novanta il vertice di Rio
sulla Terra1 rappresento` una tappa estremamente significativa sotto questo
aspetto.
Nei primi anni di vita della Comunita`, la PAC rappresentava una quota
notevole delle spese di bilancio, superando in alcuni casi i due terzi del tota-
le. La maggiore severita` della disciplina di bilancio, la crescita delle attivita`
comunitarie in altri settori e una serie di riforme della PAC hanno deter-
minato una diminuzione della percentuale di risorse destinate alla politica
agricola comune. La PAC, al giorno d’oggi, costa circa 50 miliardi di euro
l’anno: meno del 50 % del bilancio comunitario. Meno dell’1% del PIL e`
speso per il 5,5 % della popolazione dedita all’agricoltura (dati relativi ai
paesi dell’UE-15 prima dell’allargamento del 2004) [UE, 2005a].
Figura 1.1: Evoluzione della spesa per la PAC.
1Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo (United Nations Conference
on Environment and Development −UNCED), svoltasi a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno
1992.
1.2 La riforma della PAC 5
1.2 La riforma della PAC
La PAC e` stata piu` volte riformata negli ultimi anni per adeguare le
norme comunitarie relative al settore agricolo ai nuovi equilibri del mercato
comunitario ed internazionale, alle nuove esigenze finanziarie del bilancio
dell’ Unione Europea e alle nuove aspettative dei cittadini e dei consumato-
ri.
Ben tre riforme sono state emanate negli ultimi 11 anni: la riforma Mac-
Sharry del 1992, la riforma di Agenda 2000 nel 1999 e quella piu` recente,
denominata ormai comunemente riforma Fischler, che e` diventata operativa
dal primo Giugno 2005 [Frascarelli, 2004]. Quest’ultima, approvata con il
compromesso di Lussemburgo del 25 Giugno 2003 e successivamente pro-
mulgata con i regolamenti del Consiglio e della Commissione, riveste una
particolare importanza in quanto cambia radicalmente il modo in cui l’Unio-
ne Europea sostiene il settore agricolo, in una prospettiva di lungo periodo,
visto che le previsioni finanziarie sono state fissate fino al 2013.
A partire dall’autunno 2004, gli agricoltori devono confrontarsi con regole
nuove e con cambiamenti che andranno a influenzare in maniera sostanziale
le scelte produttive aziendali.
La riforma si articola in sei punti essenziali.
1. Disaccoppiamento: un pagamento unico per azienda agli agricoltori
UE, indipendente dalla produzione; sostituisce la maggior parte dei pa-
gamenti diretti della PAC. Gli agricoltori, in linea di principio, riceve-
ranno il pagamento unico per azienda sulla base delle somme percepite
nel periodo di riferimento 2000-2002.
2. Condizionalita`: il pagamento unico per azienda sara` condizionato al
rispetto delle norme in materia di salvaguardia ambientale, sicurezza
alimentare, sanita` animale e vegetale, protezione degli animali e al-
l’obbligo di mantenere la terra in buone condizioni agronomiche ed
ecologiche.
3. Modulazione: riduzione di tutti i pagamenti diretti allo scopo di finan-
ziare la nuova politica di sviluppo rurale. La modulazione si applica
6 1. La Politica Agricola Comunitaria
alle aziende che ricevono piu` di 5000 euro/anno di pagamenti diretti,
nelle seguenti percentuali -3% nel 2005, -4% nel 2006, -5% dal 2007 in
poi.
4. Aumento delle risorse per lo sviluppo rurale: potenziamento della po-
litica di sviluppo rurale, nuove misure a favore dell’ambiente, della
qualita` e del benessere animale, aiuto agli agricoltori per interven-
ti che favoriscano l’adeguamento alle norme di produzione in vigore
nell’UE.
5. Disciplina finanziaria: meccanismo finanziario atto a garantire, sino al
2013, il rispetto delle previsioni finanziarie della PAC.
6. Revisione di alcune organizzazioni comuni di mercato (OCM)2
7. Riforme di alcuni importanti OCM quali: settore lattiero caseario,
riso, foraggi essiccati, olio di oliva e tabacco.
1.2.1 Il disaccoppiamento
Il disaccoppiamento rappresenta il cuore della nuova PAC. Uno dei pri-
vilegi piu` rilevanti del disaccoppiamento e` quello di orientare l’agricoltura al
mercato e ridurre le molteplici distorsioni indotte dal precedente regime di
pagamento. Dal punto di vista della teoria economica, il disaccoppiamen-
to viene visto come una misura auspicabile soprattutto per la sua capacita`
di restituire al mercato la sua funzione di determinare i prezzi, di rendere
piu` trasparente il sostegno e, quindi, di orientare le scelte dei produttori in
direzioni piu` rispondenti agli interessi della collettivita`. In quest’ottica, il
regime unico di pagamento disaccoppiato conseguira` una maggiore rispon-
denza dell’offerta alla domanda dei consumatori e potra` portare un beneficio
2Le organizzazioni comuni di mercati (OCM) rappresentano il primo pilastro della
PAC. Costituiscono lo strumento fondamentale di regolazione dei mercati nella misura in
cui disciplinano la produzione e il commercio dei prodotti agricoli di tutti gli Stati membri
dell’Unione Europea:
• eliminando gli ostacoli agli scambi intracomunitari di prodotti agricoli;
• mantenendo una barriera doganale comune nei confronti dei paesi terzi.
1.3 Le sovvenzioni alle imprese agricole 7
ai produttori, che potranno trarre pienamente vantaggio dalle opportunita`
di mercato.
Gli agricoltori temono che il disaccoppiamento possa costituire il pri-
mo passo verso il progressivo smantellamento del sostegno agricolo; invece,
secondo la Commissione Europea, con il disaccoppiamento gli agricoltori be-
neficeranno di una PAC piu` semplice, senza pregiudizio per l’ammontare di
aiuti che essi ricevono. .
Contestualmente, non si possono e non si devono nascondere i rischi del
disaccoppiamento, che sono altrettanto importanti: tra questi vanno rilevati
i rischi di abbandono dell’attivita` produttiva agricola da parte delle aziende
meno competitive, soprattutto nelle zone montane e svantaggiate, dove gli
agricoltori potrebbero “incassare” il pagamento unico disaccoppiato e disat-
tivare la produzione, portandola al livello minimo richiesto dalla normativa
(ad esempio, convertendo la produzione in prati o pascoli).
Tra gli svantaggi del disaccoppiamento vanno incluse anche le molteplici
carenze di equita` distributiva; effettivamente le modalita` di attribuzione
dei diritti all’aiuto cristallizzano il sostegno in base al comportamento degli
agricoltori nel periodo 2000-2002, creando situazioni di disparita`, che pe-
nalizzano gli agricoltori che in passato hanno adottato una buona pratica
agricola, mediante rotazioni agrarie, mentre nel futuro penalizzano i giovani
e le imprese che effettuano investimenti.
1.3 Le sovvenzioni alle imprese agricole
Con la nuova PAC le sovvenzioni alle aziende agricole dovrebbero ri-
spondere maggiormente ad una logica di mercato, per cui i flussi di denaro
saranno instradati verso soggetti che possono ripagare con certezza il loro
“debito”. Trattandosi di sovvenzioni, gli agricoltori non sono tenuti a re-
stituire quanto ricevono, ma viene chiesto loro di mantenere “in vita” la
propria azienda. La PAC e` nata con questo obbiettivo: mantenere in vita
le imprese agricole per garantire l’autosufficienza per i principali generi ali-
mentari al fine di scongiurare nuove situazioni di penuria alimentare come
quelle del dopoguerra. [UE, 2005a]
In Italia il 76,8% delle aziende agricole ha una dimensione inferiore ai 5
8 1. La Politica Agricola Comunitaria
ettari [UE, 2005b], e il 79,4% utilizza una forza lavoro inferiore ad 1 unita`
(ULA). [Istat, 2003] Questo dato e` direttamente collegato con la capacita`
dell’impresa di rimanere attiva nel tempo. Le piccole e grandi imprese non si
differenziano soltanto, come parrebbe a prima vista per un elemento tecnolo-
gico (si pensi alla possibilita` per una grande impresa agricola di acquistare
macchine che una piccola impresa non puo` permettersi): le differenze di
scala si traducono in un vantaggio generale a favore delle grandi imprese.
Tra tutti i fattori che esercitano un’influenza sulle “fortune relative delle
imprese di differente dimensione” la diminuzione dei costi unitari e` un fat-
tore importante, ma non l’unico: la scala, infatti agisce in modo pervasivo
in tutti gli ambiti della vita dell’impresa. Le grandi imprese possono otte-
nere prezzi piu` bassi negli acquisti delle materie prime e dei semilavorati e
conseguire economie nella gestione delle riserve accumulate. Considerazioni
analoghe valgono per la distribuzione. Ad essere coinvolto, da ultimo, e` lo
stesso mercato del credito. Il fatto di poter disporre di un capitale proprio
di dimensioni rilevanti permette alle grandi imprese di aver meno bisogno
del credito e di ottenerlo a condizioni piu` vantaggiose rispetto alle piccole
imprese [Solinas, 2005]. Le piccole imprese, d’altro canto, possono produrre
beni maggiormente personalizzati e talora possono essere piu` flessibili. Per
superare i loro limiti, possono associarsi tra di loro, aderire a consorzi, o a
societa` cooperative. Per un nuova impresa, i primi anni di vita, di norma,
sono tra i piu` critici: il recupero dei costi di avviamento e la scarsita` dello
stock di conoscenze possono annoverarsi tra le principali fonti di difficolta`.
Le imprese italiane vivono in media quasi 12 anni, 1 impresa su 4 chiude
entro 3 anni di vita e oltre 4 su 10 nei primi 5 anni. [Infocamere, 2002]
In questa analisi si considera vitale un’azienda con un’aspettativa di vita
non inferiore ai 5 anni.
Capitolo 2
I dati
In questa ricerca viene utilizzato un dataset che integra dati sulla soprav-
vivenza delle imprese agricole venete, ricavati dagli archivi REA (Repertorio
delle Notizie Economiche e Amministrative) del sistema delle CCIAA con i
dati ISTAT del V Censimento Generale dell’Agricoltura. Oggetto di studio
e` la popolazione delle imprese che soddisfano i seguenti requisiti:
- essere iscritte negli archivi REA a fine 1999,
- essere state rilevate nel Censimento del 2000.
Di questa popolazione viene ricostruita la sopravvivenza negli archivi REA
sino alla fine del 2004.
2.1 Il Registro REA
Il Registro delle Imprese presso le Camere di Commercio e` un’anagrafe
giuridico-economica, completamente informatizzata, che assicura un sistema
organico di pubblicita` e informazione per le imprese. Sono tenuti all’iscrizio-
ne tutti i soggetti che svolgono attivita` economica. Tuttavia, in base all’art.
2, comma 3, della legge n. 77 del 1997 “i produttori agricoli che nell’an-
no solare precedente hanno realizzato un volume d’affari non superiore ai
2.500 e, sono esonerati da tutti gli obblighi documentali e contabili, e quindi
la loro iscrizione al registro delle imprese non e` obbligatoria”.
Il comma 31 della legge 24 Novembre 2006 n.286, che converte il De-
creto Legge 3 rOttobre 2006 n.262, modifica l’art. 34 del d.p.r. 633/1972
9
10 2. I dati
(Decreto IVA) e stabilisce che i produttori agricoli che nell’anno solare pre-
cedente hanno realizzato, o in caso di inizio attivita`, prevedono di realizzare
un volume d’affari non superiore a 7.000 e, sono esonerati dal versamento
dell’imposta. Poiche´ l’art. 2 della legge 25 Marzo 1997 n.77 prevede che i
produttori agricoli in regime di esonero non sono obbligati all’iscrizione al
registro delle imprese, ne deriva che non sono obbligati all’iscrizione al regi-
stro delle imprese gli imprenditori agricoli che hanno realizzato, o prevedono
di realizzare, un volume d’affari non superiore a 7.000 e. Questa modifica
non va ad intaccare la qualita` dei dati utilizzati poiche´ e` avvenuta dopo il
2004. A fine 1999, il Veneto contava 114.901 sedi in totale.
Le imprese iscritte alla Camera di Commercio sono obbligate ad iscriversi
anche agli archivi REA; questi si prestano bene alle analisi di sopravviven-
za poiche´ le denunce da effettuare al REA devono essere presentante entro
trenta giorni dalla manifestazione dell’evento denunciato. La cancellazione
dall’archivio dovrebbe coincidere con la cessazione dell’impresa, dato che
l’iscrizione comporta una spesa annua non trascurabile.
2.2 Il Censimento Generale dell’Agricoltura 2000
E’ utile fare un’osservazione: il Censimento ha rilevato le aziende agri-
cole, un’entita` che non coincide necessariamente con le sedi di impresa del-
l’archivio REA. Nell’archivio REA vengono distinte le unita` locali, definite
come “l’impianto funzionalmente autonomo e fisicamente distinto dala sede
dell’impresa dove si esercitano attivita` relative o connesse a quella esercita-
ta dall’impresa stessa.” Per l’ISTAT invece l’unita` di rilevazione e` definita
come “l’unita` tecnico-economica costituita da terreni anche non contigui, ed
eventualmente da impianti ed attrezzature varie in cui si attua la produzio-
ne agraria, forestale e zootecnica ad opera di un conduttore, e cioe` persona
fisica, societa` o ente, che ne sopporta il rischio sia da solo, sia in forma asso-
ciata” [Istat, 2000a]. Il Censimento ha permesso di raccogliere informazioni
su vari aspetti dell’azienda agricola, sia economici che sociali. Le singole
sezioni del questionario riguardavano notizie: