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CAP. 1 LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO
1.1 L’attaccamento come sistema motivazionale primario: i contributi
di John Bowlby e di Mary Ainsworth
La teoria dell’attaccamento è frutto del lavoro congiunto di John Bowlby (1969) e
Mary Ainsworth (1978). Il legame di attaccamento è quell’aspetto specifico della
relazione tra adulto e bambino connesso con il mantenimento e la regolazione
della sicurezza e della protezione (Bowlby, 1969)
Grazie a Bowlby (1969) il legame di attaccamento alle figure familiari di
riferimentio diventa un sistema motivazionale primario centrale nei primi anni di
vita che spinge il bambino a mantenere la vicinanza fisica verso chi si prende cura
di lui al fine di ottenerne la protezione. Questo approccio è assolutamente distante
dalle teorie allora dominanti come quelle psico-analitiche (Freud, 1896?) per cui
l’attaccamento inteso come legame con l’oggetto rappresenta una pulsione
secondaria nel bambino perché subordinata all’appagamento dei bisogni primari
(es. fame, freddo). Ne consegue che alla base del legame madre-bambino non c’è
un reale desiderio di rapportarsi all’altro quanto la necessità di sfruttarlo come
strumento di appagamento delle pulsioni.
La convinzione che esista una disposizione innata (cioè derivante dal patrimonio
biologico di ogni individuo per il fatto di appartenere alla specie umana) a
stringere legami di attaccamento viene mutuata da Bowlby dall’etologia ( Lorenz,
1937), la scienza che studia il comportamento animale dal punto di vista
dell’importanza che esso ha per l’adattamento all’ambiente, e ne propone la
comparazione con le abitudini e i comportamenti dell’uomo (metodo
comparativo).
Secondo questo punto di vista, perciò, la capacità dell’individuo di stabilire
relazioni significative e stabili con altri membri della propria specie è
fondamentale per la propria sopravvivenza, nella misura in cui la costante
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vicinanza con una persona più forte, competente ed esperta fornisce al piccolo
immaturo un contesto entro il quale crescere sicuro. Ne consegue che il legame di
attaccamento ha una doppia funzione, fornire protezione e sicurezza da un punto
di vista biologico e psicologico rispettivamente.
Pietra miliare nell’ambito della psicologia sociale umana è la nozione introdotta
dalla Ainsworth (1978) di base sicura in seguito agli studi effettuati negli anni
settanta con altri ricercatori del suo gruppo applicando una metodologia di
indagine da lei stessa messa a punto e denominata Strange Situation. Furono
descritti diversi tipi di attaccamento tra cui quello di tipo sicuro. Un bambino che
ha esperito un attaccamento sicuro sarà capace di socializzare senza problemi,
all’atto della scolarizzazione e progressivamente, svilupperà una personalità
equilibrata e un’attitudine flessibile verso se stesso e verso la realtà esterna.
Anche Bolwby attribuisce importanza al ruolo della situazione reale vissuta dal
bambino. Per sviluppare un equilibrio psicomotorio il bambino deve vivere una
relazione affettuosa, intima e continuativa con la madre.
Bowlby (1969, 1982 ) pensava che esistesse un periodo privilegiato durante il
quale l’individuo sembra maggiormente predisposto a costruire il legame di
attaccamento: tale intervallo di tempo viene definito periodo sensibile ed è
caratterizzato dal fatto che, nel corso di esso, molte delle risorse e delle
competenze dell’individuo sono “catalizzate” al raggiungimento di un determinato
obiettivo evolutivo. Per il piccolo dell’uomo il periodo sensibile per la costruzione
del legame di attaccamento è considerato il primo anno di vita, particolarmente
rilevante per lo sviluppo.
Un altro importante aspetto che Bowlby esporta dall’etologia è quello di
comportamento di attaccamento e di sistema comportamentale. Con il primo
termine si intende qualsiasi tipo di comportamento finalizzato a cercare e
mantenere la prossimità e la vicinanza fisica con una persona, chiaramente
identificata, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato (figura di
attaccamento). Secondo Bowlby, il neonato presenta delle risposte istintuali, nel
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corso del primo anno di vita, come la suzione, lo stringersi, il piangere, il seguire e
il sorridere che si evolvono, durante il secondo semestre del primo anno, in 4
comportamenti di attaccamento sempre più maturi e finalizzati allo scopo. I
sistemi comportamentali che regolano l’esplorazione e la paura influenzano
profondamente l’attivazione e la disattivazione di quelli di attaccamento. Mentre
la paura attiva immediatamente il sistema di attaccamento, l’attivazione del
sistema di esplorazione ha l’effetto contrario di inibirlo. È grazie a questa modalità
di funzionamento dei sistemi che i genitori, in alcune circostanze, possono
distrarre un bambino che vuole essere preso in braccio proponendogli un gioco
nuovo da esplorare. In questi casi, se il sistema di attaccamento non è fortemente
attivato, il desiderio di esplorare l’oggetto può disattivare la richiesta di contatto
fisico e di vicinanza avanzata precedentemente dal bambino (Cassidy, 1999).
Il sistema comportamentale di esplorazione svolge l’importante funzione di
fornire al bambino le informazioni sul funzionamento dell’ambiente circostante e
quindi svolge una funzione adattiva, perché l’individuo impara a conoscere come
funzionano gli oggetti, a che cosa servono, come si possono superare gli ostacoli,
come ci si può procurare il cibo. Quando l’esplorazione diventa pericolosa, il
sistema di esplorazione si disattiva lasciando il posto al sistema di attaccamento,
che mette il bambino nelle condizioni di ricercare la vicinanza della madre per
ricevere conforto e protezione. Quando invece il sistema comportamentale di
attaccamento non è attivo (per esempio, quando il bambino sta bene o quando è
seduto tranquillamente sulle ginocchia della madre o vicino a lei), l’esplorazione
aumenta; in questo caso il legame di attaccamento esistente contribuisce a
sostenere l’attività esplorativa.
Anche il sistema comportamentale che regola la paura è strettamente connesso
a quello di attaccamento e svolge l’importante funzione di proteggere il bambino
(Bowlby, 1973). Alcuni stimoli, tra cui i rumori molto forti, il buio e l’essere
lasciato da solo, pur non essendo di per sé pericoloso, generano nel bambino uno
stato di paura perché rendono più alta la probabilità di andare incontro a situazioni
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pericolose. Poiché il sistema che genera la paura e quello di attaccamento sono
strettamente interconnessi, in un bambino impaurito il sistema di attaccamento si
attiva immediatamente, in modo tale che il bambino possa cercare protezione
presso un adulto e avere maggiori opportunità di sopravvivere.
Il sistema comportamentale di affiliazione, che si differenzia da quello di
attaccamento, spinge l’individuo a cercare di mantenere la vicinanza con i propri
simili, anche in assenza di un legame di attaccamento nei loro confronti. La
funzione adattiva di questo sistema consiste nel permettere all’individuo di
passare parte del tempo in compagnia di altri individui: l’affiliazione quindi
dovrebbe garantire una maggiore possibilità di sopravvivenza perché gli individui
che vivono in compagnia di altri hanno meno probabilità di essere attaccati dai
predatori. I comportamenti affiliativi inoltre fanno aumentare la possibilità di
trovare il cibo, costruire dei rifugi, creare un’atmosfera più accogliente e
accoppiarsi (Huntingfort, 1984). Ciò che differenzia principalmente il sistema
affiliativo da quello di attaccamento sono le condizioni che attivano e disattivano i
due sistemi. Come ha detto Bowlby, 1969, mentre il bambino cerca la figura di
attaccamento quando ha paura, è stanco, affamato o allarmato da una qualche
caratteristica dell’ambiente circostante, lo stesso cerca al contrario un compagno
di gioco quando è di buon umore ed è sicuro di poter contare sulla disponibilità
della figura di attaccamento.
Il sistema comportamentale di accudimento comprende quei comportamenti
genitoriali tendenti a promuovere la vicinanza col bambino e a offrire conforto
quando il piccolo è o potrebbe essere in pericolo (Bowlby, 1969). Questi
comportamenti hanno la funzione di assicurare la sopravvivenza del bambino e il
successo riproduttivo della specie. Quando il sistema di accadimento della madre
è attivato, è probabile che nel bambino sia disattivato quello di attaccamento per
cui il piccolo può dedicarsi liberamente all’esplorazione (George, Solomon,
1999). Il sistema di accudimento può essere attivato da stimoli interni (ad esempio
presenza di ormoni, rappresentazioni, credenze, stati interni particolari), da altri
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sistemi comportamentali (ad esempio sistema di esplorazione o paura, da fattori
esterni (pericolosità dell’ambiente, presenza di persone sconosciute), o legati a
stati particolari del bambino (fame e stanchezza del piccolo); può inoltre essere
attivato dal comportamento del piccolo che chiede di essere preso in braccio.
Il sistema comportamentale di attaccamento è uno dei sistemi che motivano e
regolano il comportamento del bambino, che cerca la vicinanza alla figura di
attaccamento con l’obiettivo interno di ricerca di sicurezza. A questo si alterna
l’altro sistema fondamentale per lo sviluppo e per la padronanza dell’ambiente
circostante, quello esplorativo, che motiva il bambino ad esplorare l’ambiente in
cui si trova. L’esplorazione di nuovi ambienti è strettamente correlata alla fiducia
del bambino nei confronti della stabilità e della disponibilità della figura di
attaccamento, utilizzata come base sicura (Ainsworth, 1973).
Il sistema comportamentale di attaccamento risponde a condizioni come stimoli
interni al bambino, tipo fame o stanchezza, ma anche esterni, tipo il ritrovarsi in
un ambiente nuovo o il sopraggiungere di un forte rumore, poiché il sistema
comportamentale di attaccamento lavora insieme agli altri 4 sistemi
comportamentali, quello di accudimento, di paura, di esplorazione e di
affiliazione.
Esiste un sistema comportamentale opposto a quello dell’attaccamento, il sistema
esplorativo, che costituisce una fonte importante di informazioni per lo sviluppo
del piccolo e per la sua padronanza dell’ambiente circostante.
L’alternarsi dei due sistemi è strettamente collegato al sentimento di sicurezza
sperimentato dal bambino in un dato momento e in un determinato contesto:
quando si sente protetto e al sicuro, infatti, il bambino è in grado di disattivare
parzialmente il sistema di attaccamento a vantaggio di quello esplorativo;
diversamente, in condizioni di pericolo il sistema di attaccamento sarà
notevolmente attivato allo scopo di consentire al soggetto di raggiungere un
adeguato livello di prossimità fisica con l’adulto.
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Quando la desiderata vicinanza con la figura di attaccamento non può essere
attuata per l’inaccessibilità della figura materna, il piccolo è pervaso da un
sentimento negativo noto come l’ansia di separazione.
A differenza di A.Freud e di M. Klein, per Bowlby il dolore e il lutto compaiono
quando sono attivati i comportamenti di attaccamento e la madre non è
disponibile. Come nell’adulto anche il bambino ha dei processi di elaborazione
del lutto come comportamenti diretti alla persona perduta, ostilità, richieste di
aiuto e disperazione.
1.2 Le differenze individuali nell’attaccamento.
1.2.1 Gli antecedenti
La teoria dell’attaccamento ha un carattere esplicitamente evoluzionistico: la
predisposizione all’attaccamento presente alla nascita, ossia a ricercare e a
mantenere la vicinanza con una figura specifica, è parte integrante del patrimonio
genetico della specie umana, perché funzionale alla sopravvivenza.
Di importanza fondamentale è l’assunto che l’attaccamento sia riferito ad una
figura discriminata, preferita dal piccolo tra i diversi adulti che hanno una
funzione di accudimento nei suoi confronti; tale idea prende il nome di
monotropismo (Bowlby, 1951), concetto con cui si definisce la tendenza del
bambino ad avere un’unica figura di attaccamento, solitamente la madre biologica.
In realtà, tuttavia, uno degli aspetti più interessanti della revisione teorica degli
ultimi anni prende spunto proprio dalla critica al concetto di monotropismo e dai
risultati di diversi lavori empirici che hanno riscontrato come, durante la prima
infanzia, il bambino sia in grado di costruire relazioni significative con varie
figure adulte (purchè legate a lui in modo continuativo e intimo), che hanno le
caratteristiche di un vero e proprio legame di attaccamento: si pensi, per esempio,
alla figura paterna, ai nonni o alla relazione di molti bambini con baby-sitter o