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CAPITOLO 1
IL DOLLARO COME VALUTA INTERNAZIONALE DI RIFERIMENTO
1.1 COSA E’ UN SISTEMA MONETARIO INTERNAZIONALE?
Un sistema monetario internazionale consiste nell’insieme delle regole, abitudini,
strumenti, strutture e organismi che intervengono nell’esecuzione dei pagamenti
internazionali. I sistemi monetari internazionali possono essere classificati a
seconda del modo nel quale i tassi di cambio vengono determinati ovvero
secondo il tipo di attività utilizzata come riserva internazionale. Tra i diversi tipi
di sistemi dei cambi possiamo trovare un sistema di cambi fissi con banda di
fluttuazione ristretta intorno a una parità centrale, un sistema di cambi fissi con
banda di fluttuazione ampia, un sistema a parità aggiustabili, a parità striscianti,
un sistema con fluttuazioni controllate o un sistema di tassi di cambio
liberamente fluttuanti. Tra i diversi sistemi di riserve internazionali, vi è il gold
standard (con l’oro quale unica attività di riserva internazionale), sistemi
puramente fiduciari (quali un sistema puro di dollar standard o di exchange
standard privi di qualunque connessione con l’oro) o il gold-exchange standard
(una combinazione dei primi due).
Le varie classificazioni si combinano in diversi modi. Per esempio, il gold
standard è un sistema di tassi di cambio fissi, ma si può avere un sistema di
cambi fissi senza alcuna connessione con l’oro, con riserve internazionali
costituite da qualche valuta nazionale, come il dollaro non più ancorato all’oro.
Analogamente, si può avere un sistema di parità aggiustabili o di fluttuazioni
controllate, in cui le riserve siano formate da oro e valute internazionali oppure
solamente da valute internazionali. In un sistema di tassi di cambio perfettamente
fluttuanti non vi è in linea di principio alcun bisogno di riserve perché i tassi di
cambio variano automaticamente e istantaneamente per aggiustare gli squilibri
della bilancia dei pagamenti man mano che questi si verificano.
Un buon sistema monetario internazionale massimizza il flusso degli scambi e
degli investimenti internazionali e porta a una ridistribuzione “equa” dei vantaggi
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dello scambio tra i diversi paesi del mondo. Un sistema monetario internazionale
può essere considerato secondo i criteri dell’aggiustamento, della liquidità e della
fiducia. Il criterio dell’aggiustamento si riferisce al processo in virtù del quale
vengono corretti gli squilibri della bilancia dei pagamenti. Sotto questo aspetto,
un sistema internazionale dei pagamenti è buono se minimizza i costi e la durata
dell’aggiustamento. Il criterio della liquidità consiste nell’ammontare delle
attività internazionali di riserva disponibili per compensare temporanei squilibri
della bilancia dei pagamenti. Un buon sistema monetario internazionale fornisce
una adeguata quantità di riserve internazionali, di modo che i paesi riescano a
correggere i disavanzi della propria bilancia dei pagamenti senza dover subire
una deflazione ovvero senza esportare inflazione nel resto del mondo. Il criterio
della fiducia fa riferimento al grado di convinzione che il meccanismo di
aggiustamento funzioni in modo adeguato e che le riserve internazionali
manterranno il proprio valore in termini tanto assoluti che relativi.
1.2 COSA E’ MONETA NEL SISTEMA INTERNAZIONALE?
La moneta nel sistema internazionale è tutto ciò che viene accettato in pagamento
nelle transazioni internazionali e che funge da riserva di valore.
Storicamente e a tutt’oggi viene usata prevalentemente come valuta
internazionale quella emessa da autorità nazionali. Essa circola
internazionalmente fuori dal paese che la emette.
Questo ruolo finisce per essere svolto in prevalenza dalla valuta del paese più
solido, più forte produttivamente, considerato più stabile e più aperto
finanziariamente: privati e istituzioni trovano conveniente usarla per regolare le
loro transazioni ed anche per fatturare (unità di conto) e per trasportare nel tempo
i valori stilando in quella valuta debiti e crediti (riserva di valore).
Quindi le classiche tre funzioni della moneta internazionale sono:
1. Riserva di valore: i governi internazionali e in particolare le banche
centrali scelgono di tenere le proprie riserve sotto forma di diverse valute
per gli scopi più disparati mentre i privati scelgono di detenere una
moneta internazionale come moneta sostitutiva per operazioni sui mercati.
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2. Mezzo di scambio: questa funzione permette ai governi di utilizzare la
moneta come veicolo negli scambi con l’estero, ad esempio in uno
scambio commerciale tra Arabia Saudita e Italia i primi chiedono il
pagamento della loro merce in dollari, pur non essendo il dollaro la
moneta di nessuno dei due paesi; e la stessa cosa vale per i privati quando
commerciano beni reali o scambiano attività finanziarie sui mercati
internazionali.
3. Unità di conto: questa funzione permette ai governi di ancorare la propria
moneta alla moneta internazionale così da stabilizzarne le fluttuazioni;
mentre i privati la usano per denominare i propri commerci e le
transazioni finanziarie. Ad esempio, l’Arabia Saudita fattura le proprie
esportazioni verso l’Italia in dollari anche se il pagamento potrebbe essere
fatto nella valuta locale.
Krugman (1984) ha illustrato in dettaglio le implicazioni delle funzioni che
devono essere soddisfatte da una valuta internazionale, sia a livello privato che a
livello ufficiale, come sintetizzato nella tabella sottostante, in modo da
permettere di misurare il suo rango internazionale.
Private and official functions of an international currency
Use of the currency Private Official
Means of payment (p1) Vehicle (o1) Foreign exchange
intervention
Unit of account (p2) Invoicing (o2) Currency peg
Reserve of value (p3) Holdings of
Financial Assets
(o3) Central banks’
holdings of Foreign reserves
Fonte: Krugman, 1984
Inutile dire che le tre funzioni presentano una forte complementarità, il che
implica che una moneta internazionale gode di economie di scala.
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Guardando solo alcune di queste caratteristiche (O2 e O3, P1 e P3), McKinsey
(2009) costruisce un indice di rango internazionale di una moneta (vedi figura),
da cui il predominio del dollaro emerge chiaramente.
Lo status internazionale di una moneta è una media ponderata dei cinque diversi criteri riportati nel
grafico.
Fonte: McKinsey Global Institute 2009 (basato su IMF COFER, Fitch Corporate Bond Report Q2 2009, Bank for International
Settlements, IMF estimates).
Sebbene la quota di riserve in valuta estera detenute in dollari a livello mondiale
è in costante calo, rimane significativamente elevato rispetto alla valuta
successiva, vale a dire l’euro (come al I trimestre del 2010 la quota in dollari
delle riserve assegnate estere è sceso a 61,5%, in calo dal 63% nel 2009). E’
anche interessante osservare come il livello delle riserve estere denominate in
euro detenute dai paesi sviluppati e meno sviluppati (PMS), è stato in costante
aumento durante i primi anni di vita dell’UEM e si è sostanzialmente stabilizzato
a partire dalla fine del 2003 in poi.
La Banca Centrale Cinese riflette una tale tendenza, dal momento che circa il
62% delle sue attuali riserve estere sono in dollari, mentre meno della metà di
tale percentuale si è mantenuta in euro. L’accumulo cinese di riserve estere
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denominate in dollari è anche una conseguenza della politica di cambio fisso che
è stato seguito per conservare la sua competitività contro gli Stati Uniti, e che è
spesso accusata dagli analisti e commentatori della stampa economica.
Se da un lato la creazione dell’euro, nel 1999, avrebbe dovuto determinare una
riduzione del livello delle riserve estere denominate in dollari del mondo, la crisi
del Sud-Est asiatico del 1997-1998, invece, ha obbligato i paesi in via di sviluppo
e meno avanzati ad aumentare il livello delle riserve estere denominate in dollari,
al fine di migliorare la loro protezione, soprattutto in presenza di un debito estero
in dollari. E’ un dato di fatto, il livello di riserve estere a partire dal 1999 è
costantemente aumentato, con il raddoppio della quota dei paesi in via di
sviluppo dal 33% al 66% del totale (IMF, 2010).
In questo modo, tuttavia, gli Stati Uniti sono stati incoraggiati ad assorbire
risorse ben oltre le proprie possibilità. Questo è il motivo per cui di solito si
sostiene che la recente crisi finanziaria globale è stata determinata dalla
saturazione globale di risparmio che ha permesso agli Stati Uniti di eseguire
deficit commerciali, finanziati volentieri dalla Cina e da altri paesi in surplus.
L’accumulo eccessivo di dollari come riserve in valuta estera da parte delle
banche centrali di tutti i paesi del mondo, e specialmente quelli in via di sviluppo
e meno avanzati, è sintetizzato dalle cifre relative alla Cina, le cui riserve
valutarie in dollari raggiungono quasi il 12% del Pil degli Stati Uniti e superano
il 50% del proprio Pil.
E’ inevitabile concludere che, se il ruolo di leader del dollaro a livello mondiale
ha una responsabilità nella costruzione della recente crisi finanziaria globale,
l’architettura internazionale economica e monetaria ha bisogno di essere
profondamente modificata.
Non è tanto il pese egemone che impone la sua valuta, ma è un comportamento
spontaneo del mercato che, utilizzando prevalentemente una valuta, la rende
internazionale.
Quanto più una valuta è utilizzata, tanto più la piazza finanziaria che la emette
finisce per essere una piazza specializzata per transazioni internazionali. Essa
finisce per avere economie di scala nell’informazione, nella produzione di servizi
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finanziari e specializzazione degli intermediari, per cui, le transazioni in quella
valuta avvengono a costi molto contenuti, rafforzando la predisposizione ad
usarla. E’ il mercato che finisce per prendere una valuta come valuta di
riferimento. Certamente, diviene il paese le cui vicende, decisioni di politica
economica e perseguimenti di scopi internazionali (anche politici e militari)
hanno una influenza abnorme nell’economia internazionale e sui regimi monetari
e finanziari.
Nessuna valuta svolge mai questa funzione interamente da sola, ma la svolge in
maniera prevalente. Infatti oggi il sistema internazionale usa, oltre il dollaro e
sterline anche yen, euro e altre valute in misura minore (franchi svizzeri, dollari
canadesi), ma il dollaro rimane ancora la moneta più importante.
1.3 USO INTERNAZIONALE DEL DOLLARO STATUNITENSE
L’epoca del gold standard (che fu in vigore a partire all’incirca dal 1880 e fino al
1914) fu un’epoca di grande espansione economica e stabilità in gran parte del
mondo. La sterlina era l’unica valuta internazionale importante e Londra l’unico
centro finanziario internazionale. Dunque non poteva esserci alcuna crisi di
fiducia nella sterlina né potevano determinarsi spostamenti verso altre valute e
altri centri finanziari concorrenti. Vi era allora più flessibilità dei prezzi rispetto a
oggi e i paesi subordinavano l’equilibrio interno a quello esterno.
Con lo scoppio della Prima guerra mondiale, il gold standard ebbe termine. Tra il
1919 e il 1924, i tassi di cambio fluttuarono ampiamente. Per questo motivo, il
Regno Unito e altri paesi ritornarono all’oro (gli Stati Uniti erano già tornati
all’oro nel 1919). Il nuovo sistema era un sistema di gold-exchange standard, nel
senso che sia l’oro che le valute convertibili in oro (sterlina, dollaro, franco
francese) erano impiegate come riserve internazionali.
Nel 1925 il Regno Unito tornò al gold standard riportando il prezzo della sterlina
in oro al livello di prima della guerra (Winston Churchill). Tuttavia, il livello dei
prezzi britannico nel 1925 era ancora molto più alto del livello del periodo gold
standard prebellico.